Suprematismo occidentale 2: bugie scioviniste di…
… di Scurati e di Vecchioni per sostenere la supremazia morale europea.
Alcuni degli interventi che si sono susseguiti dal palco della manifestazione per l’Europa promossa da Michele Serra e la Repubblica e trasmessi in diretta video da Gedi hanno sollevato non poche critiche in merito ai contenuti. Al di là delle differenti vedute politiche, tutte legittime, dal palco celebri esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo hanno affermato autentiche falsità che non sono passate inosservate. Il più delle volte con lo scopo di forzare il discorso per sostenere una presunta supremazia morale europea nei confronti del resto del mondo.
Particolarmente problematici, in questo senso, sono stati gli interventi del cantautore Roberto Vecchioni, secondo il quale la cultura è esclusivo appannaggio europeo, e del giornalista, romanziere e saggista Antonio Scurati, le cui parole hanno “dimenticato” molte delle condotte e dei crimini compiuti nel recente passato proprio da Paesi europei.
Scurati e le bugie scioviniste per affermare a supremazia morale europea
Nello specifico, Scurati in un passaggio del suo discorso ha affermato che: «Noi non siamo gente che invade i Paesi confinanti, noi non siamo gente che bombarda e rade al suolo le città, noi non massacriamo e torturiamo i civili con gusto sadico, noi non sequestriamo i bambini e li deportiamo usandoli come riscatto. Lo abbiamo fatto fino a 80 anni fa, quando gli italiani, non tutti, erano fascisti ed erano alleati dei nazisti.
Ma proprio per questo abbiamo smesso di farlo, una volta e per tutte, per sempre. Se ci voltiamo dall’altra parte, non verso est ma verso ovest, vediamo delle altre cose che ci dicono ciò che non siamo e che non vogliamo essere. Noi non siamo gente che deporta gli immigrati, sì clandestini, a favore di telecamera. Non siamo gente che taglia i finanziamenti pubblici ad associazioni umanitarie, (…) ma non umiliamo nemmeno in mondovisione il leader di un Paese che da tre anni combatte per la propria sopravvivenza».
Nelle ore e nei giorni successivi le parole di Scurati hanno prodotto una sorta di fact-checking di diverse persone che ha smontato, punto per punto, le bugie proferite dal palco.
La prima ad aver avanzato appunti è la scrittrice italiana di origine somala Igiaba Scego, che ha sottolineato che le politiche europee in materia di immigrazione disattendono ciò che Scurati ha sostenuto. «Nell’Europa che ha esternalizzato le frontiere, messo in mano terzi la tortura, calpestando il diritto al viaggio delle persone del sud del mondo, tacendo sulle gravi violazioni del diritto internazionale degli ultimi anni, dire questo è diciamo, per usare un eufemismo, qualcosa di molto (ma moooltooo) lontano dalla verità», ha scritto qui Scego.
«Chi studia come me da tanto tempo le dinamiche coloniali e postcoloniali sa quanto dichiararsi innocenti sia pericoloso e nefasto – continua la scrittrice – Perché i crimini sono stati tanti, quelli di ieri e quelli di oggi. L’Europa affonda le mani nel sangue. E quando nelle linee guida del ministero dell’istruzione viene detto che solo l’Occidente conosce la storia, citando un po’ fuori contesto Bloch, (riesumando il concetto tossico di missione civilizzatrice) si può dire che in un certo senso può anche essere vero, perché l’Occidente affonda le sue radici nella violenza della storia e nel sangue del prossimo. E se vogliamo costruire un continente forse si deve partire da questo, da una storia problematica».
Scego non è stata l’unica a contestare nel merito le parole di Scurati. Anche la giornalista e autrice radiotelevisiva Francesca Fornario ha smontato punto per punto le retoriche e le bugie affermate dall’autore di “M. Il figlio del secolo”.
Fornario sottolinea che si tratta di una falsità il fatto che non invadiamo o bombardiamo le città, ricordando gli interventi militari in Serbia, Iraq, Afghanistan, Libia, Libano, Somalia e Niger fatti nel recente passato, non ottant’anni fa. Quando poi non siamo direttamente coinvolti nel massacro, molto spesso sono nostre le armi utilizzate per compiere genocidi, come avvenuto a Gaza fino a poche settimane fa.
In merito alla tortura e al sadismo nei confronti dei civili che non ci apparterrebbe, Fornario ricorda a Scurati il G8 di Genova o la vicenda di Stefano Cucchi.
Così come non è vero che non tagliamo i fondi alle associazioni umanitarie, dal momento che nove paesi tra i quali Italia, Germania, Paesi Bassi, Regno Unito, Finlandia hanno congelato per mesi i fondi destinati all’Unwra, l’agenzia delle Nazioni Unite che soccorre i profughi palestinesi, lasciandoli morire di fame, freddo e malattia.
Allo stesso modo non è vero che noi non umiliamo i leader di altri Paesi. Fornario ha ricordato Gheddafi, per decenni partner degli europei al punto che il suo esercito fu addestrato dall’Italia. Ma senza uscire dai confini Ue, altri hanno ricordato come il presidente greco Alexis Tsipras fu umiliato dalla Troika che impose una cura lacrime e sangue al suo Paese.
Ascolta QUI l’intervista a Francesca Fornario.
Vecchioni e l’Europa unica depositaria di cultura
Particolarmente problematiche sono state anche le parole del cantautore Roberto Vecchioni, che ha sostenuto che di fatto l’Europa sia l’unica depositaria della cultura.
«Voi chiudete gli occhi un momento e pensate ai nomi che vi dico: io dico Socrate, Spinoza, Cartesio, Hegel, Marx, e vi dico anche Shakespeare, Cervantes, Pirandello, Manzoni, Leopardi. Ma gli altri le hanno queste cose? L’Europa è pensiero continuo, è un continuo sovrapporsi, migliorarsi, cambiarsi, con errori infiniti, perché la democrazia non nasce perfetta. Pacifisti siamo noi perché teniamo alla nostra cultura. Poi questa parola, cultura, dovrebbe finire qui perché non so come sia, a parte qualche intellettuale in America. Dovrebbe essere nostra e basta. Certamente è nostra la cultura. Loro non sanno cosa sia».
Poiché mettersi a elencare pensatori russi o non occidentali sarebbe un esercizio troppo lungo, la migliore sintesi al discorso di Vecchioni l’ha fatta l’attore bolognese Nicola Borghesi in un post:
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***Tra
devo ancora riprendermi dalla quantità enorme di nefandezze sul passato e sul futuro espresse in quella piazza, alla presenza di Picierno e sodali, quelli che preleveranno con dolcezza i soldi per le armi (che finiranno agli USA) dai nostri conti correnti.
Fra i commenti alla manifestazione mi ha fatto molto riflettere questo: “è stata una elaborazione del lutto”. E ho pensato: sì, come quando a un funerale si tessono le lodi del morto, elencandone tutte le virtù (vere o presunte) e tacendo su tutto il resto… E chi o che cosa è morto per coloro che hanno partecipato al rito di elaborazione del lutto? Sono morte le idee fisse, preconcette, impermeabili a ogni messa in discussione, a ogni cambiamento. E questo legame profondo del lutto ha unito le diverse e opposte posizioni sul da farsi…
Mi sembra che in questa chiave si possa leggere una manifestazione da cui prendere le distanze per la confusione e opposizione degli obiettivi