System of a Down a Yerevan, Armenia

A cent’anni dal genocidio degli armeni in Turchia: un percorso di informazione e riflessione, decimo post (*)

 

Il 23 aprile 2015, a Yerevan, i System of a Down hanno tenuto un concerto,

eccolo:

 

I System of a Down (conosciuti anche con l’acronimo SOAD) sono un gruppo musicale alternative metal statunitense, formatosi a Los Angeles nel 1994. Il gruppo è composto da Serj Tankian (voce, tastiera), Daron Malakian (voce,chitarra), Shavo Odadjian (basso) e John Dolmayan (batteria). Tutti e quattro i membri discendono dai superstiti del genocidio armeno del 1915, di cui parlano in molte canzoni.

da qui

 

“Fin da quando ci siamo formati” dice Serj “avevamo in mente di fare una musica non di solo intrattenimento, dove potevamo parlare delle nostre origini. Parlo spesso di queste cose ai concerti, di controinformazione, delle cose che non vengono a galla così facilmente. Noi facciamo metal e in Armenia di solito questa musica non è suonata. La musica tradizionale armena è drammatica, come la nostra. C’è una cosa che molti non sanno : il nostro popolo è stato massacrato, c’è stato un genocidio pari quasi quanto quello degli ebrei nella seconda guerra mondiale… e molti non lo sanno. Morti su morti dimenticati dal mondo e questo non ci sembra giusto. L’ingiustizia commessa dallo stato turco è stata una dei punti che mi hanno caratterizzato fin da ragazzo per questo ho sempre cercato di interessarmi di cosa succede nel mondo, perché le ingiustizie ci sono e vengono nascoste, e questo mi ha fatto aprire gli occhi. Ma questo si sente nella nostra musica, questo ci motiva; Alcuni dicono che noi facciamo “rock armeno” ma questo non ci dà grande orgoglio, perché facciamo qualcosa di diverso dalle musiche armene, ma le nostre origini sono una componente essenziale di noi stessi: L’Armenia è un influenza più o meno presente in ogni nostra canzone.” Shavo precisa che “usiamo una struttura ritmica a 4/4, senza nessun strumento tradizionale ma le vibrazioni, i suoni che ci sono nelle nostre canzoni, ti richiamano sempre le nostre origini medio-orientali , e questo ci piace molto.” Serj parla delle loro canzoni : “La questione armena è spiegata in P.L.U.C.K, è una canzone rivoluzionaria, che ti deve far pensare, di come le ingiustizie vengono commesse e come non vengono fuori. Ma sono i testi la cosa principe, spesso li scrivo e poi ci arrangiamo la musica sopra, oppure tagliamo i testi e li mettiamo lì, così è facile che una canzone abbia più testi perché in quel momento ci sentivamo così”

da qui

 

qui trovate molti testi dei SOAD

 

qui il testo

 

https://www.youtube.com/watch?v=YcyIYFD0PSA

Ils sont tombés sans trop savoir pourquoi
Hommes, femmes et enfants qui ne voulaient que vivre
Avec des gestes lourds comme des hommes livres
Mutilés, massacrés les yeux ouverts de effroi
Ils sont tombés en invoquant leur Dieu
Au seuil de leur église ou le pas de leur porte
En troupeaux de désert titubant en cohorte
Terrassés par la soif, la faim, le fer, le feu

Nul ne éleva la voix dans un monde euphorique
Tandis que croupissait un peuple dans son sang
Le Europe découvrait le jazz et sa musique
Les plaintes de trompettes couvraient les cris d’enfants
Ils sont tombés pudiquement sans bruit
Par milliers, par millions, sans que le monde bouge
Devenant un instant minuscules fleurs rouges
Recouverts par un vent de sable et puis d’oubli

Ils sont tombés les yeux plein de soleil
Comme un oiseau qu’en vol une balle fracasse
Pour mourir ne importe où et sans laisser de traces
Ignorés, oubliés dans leur dernier sommeil
Ils sont tombés en croyant ingénus
Que leurs enfants pourraient continuer leur enfance
Que un jour ils fouleraient des terres de espérance
Dans des pays ouverts de hommes aux mains tendues
Moi je suis de ce peuple qui dort sans sépulture
Que a choisi de mourir sans abdiquer sa foi
Qui ne a jamais baissé la tête sous le injure
Qui survit malgré tout et qui ne se plaint pas
Ils sont tombés pour entrer dans la nuit
Éternelle des temps au bout de leur courage
La mort les a frappés sans demander leur âge
Puisque ils étaient fautifs de être enfants de Arménie.

 

(*) Dal 17 aprile ogni giorno (alle 16) troverete qui in “bottega” un post sulla storia armena, sul genocidio del 1914, sulla diaspora, sui nodi storici che pesano sull’oggi. E’ il contributo della nostra piccola redazione per far sì che il ricordo non duri un giorno o una settimana… come spesso accade nelle commemorazioni ufficiali. Abbiamo disegnato, attraverso una dozzina di post, un affresco che pensiamo possa essere utile. Se qualcuna/o vuole aiutarci ad allargarlo, a proseguirlo… benissimo, si faccia sentire.

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

Un commento

  • Daniele Barbieri

    LA MEMORIA ARMENA: UNA MOSTRA A ROMA
    Inaugurata a Roma presso la Galleria del Cembalo (a Palazzo Borghese) la mostra fotografica sul genocidio degli armeni realizzata dalla fotografa statunitense Kathryn Cook, dal titolo «La memoria degli alberi». La mostra resterà aperta ai visitatori fino al 27 giugno.
    http://www.corrieredellemigrazioni.it/

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