Cosa sono i virus?

di Alessandro Ghebreigziabiher – il tema che non ti aspetti (*)

Ludovica è un’adolescente comune, a un occhio affrettato.
Anche a uno con tempo da vendere, se è per questo.
E’ che spesso, per capire, non basta lo sguardo e altri sopravvalutati sensi.
A ogni modo, deve fare un tema per casa, non ha molta voglia di scrivere, ma la media deperisce giorno dopo giorno ed è costretta a impegnarsi per una decisa rimonta in vista del prossimo, intermedio scrutinio.
TitoloCosa sono i virus informatici?
Svolgimento
Ovvero, la nostra scrive la suddetta parola, ma poi decide di iniziare con il classico copia in colla da internet, così, per esser certa di aver detto almeno qualcosa di giusto.
A onor di ciò, si affida alla preziosa Wikipedia: Un virus informatico è un programma che infetta il pc, creando al contempo copie di se stesso, di solito senza farsi scoprire dall’utente, proprio come i virus biologici. Coloro che fabbricano e diffondono virus sono chiamati hacker, i quali si approfittano della debolezza dei sistemi operativi per danneggiare i computer, rallentandone o condizionandone il funzionamento.
Ludovica rimane con la penna sospesa sul foglio e, come sovente capita quando s’imbatte in qualcosa che la rende particolarmente perplessa, inizia a mordicchiare il tappo.
Va detto che la ragazza è davvero stanca.
Inoltre, cercate di comprendere e tollerare le parole che seguiranno, perché l’insegnante non lo farà, di questo Ludovica è sicura.
Troppe volte ha provato a seguire la via canonica, richiesta dai ministeriali programmi educativi e non le riesce di oltrepassare la linea della sufficienza.
Al massimo Viky vira sull’ovvio, ha detto la prof di lettere ai suoi genitori, in occasione dell’ultimo ricevimento.
Non l’ha rivelato ai suoi, neppure a se stessa, ma ci è rimasta male, dentro, dove l’occhio non giunge e il cuore non duole, ma l’anima sì.
Per questa ragione, prende fiato, rilegge più volte la definizione premessa come per caricare meglio il colpo e spara i suoi pensieri sul foglio.
virus sono i social network, nessuno si senta escluso, ovvero bannato, che ci avvelenano di mediocrità costringendoci letteralmente a far copie di noi stessi, tutte uguali, tutte diversamente idiote, per non farci scoprire noi altri, a scapito dell’utente che ha niente, utilizzato da tutti fuorché l’ormai ex proprietario della sua identità.
Sono gli hacker della nostra stessa vita, che con le nostre caricature caricate sulle spalle serviamo il grande amico di nessuno offrendo in dono un colossale mi piace al mondo virtuale che diventa sempre più grande, sempre più piccolo.
virus sono i giornali di Stato e quelli di potere, la stampa di partito e i portavoce digitali della mafia, i blog personali travestiti da blog collettivi e i blog collettivi mascherati da indipendenti, i banner pubblicitari camuffati da articoli di denuncia e gli spot pubblicitari con il banner dalle solidali intenzioni, le piattaforme dei movimenti dal basso gestite dall’alto e la miriade di pagine social bercianti follia di cui neanche i gestori conoscono più l’origine. Tutti costoro scaricano direttamente nella pancia dei connessi fidelizzati, o solo per eccesso di clic, copie rimasterizzate di vaneggiamenti vecchi come il mondo stesso, dove il nemico è sempre l’altro e l’amico è tale, finché il nemico è comune e soprattutto comodo.
virus sono le star e i vip, i famosi reali e quelli posticci, i leader costruiti e quelli manovrati, gli ammirati e i seguiti, che malgrado non esistano davvero nella vita di chi guarda, invadono i nostri occhi e le nostre menti con la loro effigie resa sacra dall’adorazione virtuale, taroccata con mano abile e chirurgica. Non si limitano a frenare immaginazione e ambizione verso un modello reale, ovvero se stessi.
Le cancellano del tutto.
E’ così che per quanto sottoscrittori e fan, seguaci e sostenitori, amici e membri del medesimo, gigantesco gruppo, quando la luce va via ci sentiamo molto più soli del giorno prima.
Perché, alla fine della fiera, i virus siamo noi.
Già, noi, che proprio come spiega l’enciclopedia all’inizio del racconto, ci inquiniamo a vicenda, cercando disperatamente di far copie di noi stessi nella vita degli altri, rendendoli meno differenti possibile da quello che ci aspettiamo.
Siamo noi gli hacker, perché ciascuno di noi sta scrivendo questa folle sceneggiatura.
E profittando della fragilità del mondo che per sua fortuna è rimasto fuori del palazzo dai mattoni di bit e le finestre di byte, rallentiamo ogni giorno che passa il nostro cammino verso il progresso che nei giorni andati gli incompresi scrittori di fantascienza hanno sognato per noi…

da qui

 

Sullo stesso argomento Alessandro Ghebreigziabiher SEGNALA:

 

(*) Ripreso da «Storie e Notizie» – numero 1534 – che Alessandro Ghebreigziabiher così presenta: «Il blog Storie e Notizie ha iniziato a muovere i suoi primi passi verso la fine del 2008 e contiene racconti e video basati su reali news prelevate dai maggiori quotidiani e agenzie di stampa on line, al seguente motto: “Se le notizie sono spesso false, non ci restano che le storie”. L’obiettivo è riuscire a narrare le news ufficiali in maniera a volte fantasiosa, con l’auspicio di avvicinare la realtà dei fatti più delle cosiddette autorevoli fonti di informazione. La finzione che superi la verità acclarata nella corsa verso la comprensione delle cose è sempre stata una mia ossessione. “Storie e Notizie” ha un canale Youtube, una sua pagina Facebook e anche la versione in lingua inglese, Stories and News. A novembre 2009 ha debuttato l’omonimo spettacolo di teatro narrazione». RICORDO che qui in bottega «Storie e notizie» viene ospitato – scorrete il colonnino e lo troverete – a ogni uscita. Ma se preferte potete iscrivervi alla newsletter. [db]

 

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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