Terroristi li chiamano

Solidarietà per due compagni ingiustamente accusati

Comunicato stampa della USB (*)

Nella giornata di ieri ( 15 settembre) due militanti della Rete Kurdistan in Sardegna, Antonello Pabis e Luiseddu Caria, sono stati inquisiti, le loro abitazioni perquisite, i loro cellulari sequestrati, da agenti dell’antiterrorismo nell’ambito di un’inchiesta ordinata da un PM. Conosciamo personalmente Antonello Pabis, come presidente dell’ASCE (Associazione Sarda contro l’emarginazione), come animatore della Rete Kurdistan in Sardegna, e come nostro iscritto a USB/Pensionati. Con Luiseddu abbiamo condiviso diverse battaglie contro le servitù militari e di solidarietà con il popolo kurdo. Nell’esprimere, dunque, la nostra piena ed incondizionata solidarietà ai due compagni vogliamo capire cosa si sta profilando all’orizzonte e dobbiamo dire che le avvisaglie non sono per nulla rassicuranti: Non è la prima volta che compagni e lavoratori sardi incappano nelle maglie di teoremi con accuse che se non fossero state ridicole sarebbero state infamanti: Pensiamo all’arresto di Bruno Bellomonte, alle tante denunce per manifestazioni contro le basi militari, per aver dimostrato solidarietà ai migranti ecc.  Accuse che, come dicevamo, non hanno retto alla prova dibattimentale ma che hanno procurato non pochi sacrifici (e perfino lunghi mesi di carcere in un caso) a tanti compagne e compagni. Siamo convinti che anche stavolta le indagini finiranno nel nulla, si scioglieranno al primo sole come la classica bolla di sapone, malgrado questo, troviamo oltremodo offensivo che i due compagni in questione possano essere accomunati, dalla stampa, a foreign fighter, termine che sta ad indicare i mercenari prezzolati che si recano in Siria (e non solo) per arruolarsi nelle fila dell’ISIS e spesso al soldo di potenze straniere. L’ISIS quella organizzazione terroristica, nata nei laboratori dei servizi francesi e statunitensi e cresciuta grazie ai petrodollari delle monarchie del Golfo, combattuta anche dai compagni kurdi delle formazioni delle YPG ai quali va la simpatia e l’appoggio dei due compagni in questione. Una bolla di sapone, un’inchiesta che ci inquieta viste le imminenti scadenze elettorali che non vorremmo venissero inquinate e “drogate” da argomenti che con la campagna elettorale nulla hanno a che vedere. Forse, qualcuno (e non sappiamo chi) con questa inchiesta vuole lanciare un segno, “tastare il terreno” e per questo i presagi sul prossimo futuro ci sembrano molto oscuri. Noi li inquadriamo nel segno di una montante repressione “preventiva” con la quale si intende rispondere alle giuste aspirazioni e immancabili lotte che saremo costretti giocoforza a portare avanti per avere una società più giusta o semplicemente meno ingiusta. Quel tipo di “repressione preventiva” che fa sì che nel primo giorno di scuola i licei di Cagliari vengano “presidiati” non da professori che spesso “mancano”, non da personale ATA perennemente in sotto organico ma da agenti di polizia e carabinieri che sono lì per fare “lezioni di legalità”! Ai due compagni va dunque, la nostra solidarietà, che è, poi la stessa solidarietà che dimostriamo a tutti i popoli che combattono per la loro libertà e autodeterminazione e quindi al popolo kurdo.

(*) Qui in bottega la vicenda ci pare molto grave perciò nei prossimi giorni ne riparleremo.

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *