Thiong’o : dal semplice al complesso
Molti giurano che, dopo il nigeriano Soyinka, il prossimo africano a vincere il Nobel della letteratura sarà il quasi 75enne keniano Ngugi Wa Thiong’o. Per la verità l’Africa come continente ha altri due Nobel ma sono della minoranza bianca. E la linea del colore – piaccia o no – fa una grande differenza.
Sarebbe un Nobel al romanziere e drammaturgo ma anche al filosofo e saggista; al libero pensatore visto che le sue critiche al Kenia post-coloniale gli sono costate una lunga detenzione e poi l’esilio. E forse all’uomo che ha avuto il coraggio di tornare a scrivere nella sua lingua originaria (il gikuyu) abbandonando l’inglese.
Pochi i suoi libri tradotti in italiano: i romanzi «Se ne andranno le nuvole devastatrici», «Un chicco di grano» (il più famoso) e lo scandaloso (politicamente) «Petali di sangue» (tutti da Jaca Book) e poi un’antologia di scritti pubblicata da Meltemi con il significativo titolo «Spostare il centro del mondo» ovvero “La lotta per le libertà culturali”.
«Sogni in tempo di guerra» è un’auto-biografia nella quale Thiong’o cerca di tracciare «una linea netta tra fatti e finzione», apre «qualche finestra» sulla sua anima, spiega come nelle parole scritte possa esserci la stessa musica che amava da piccolo nei racconti attorno ai fuochi ma soprattutto impara a passare «dal semplice al complesso, un modo di vedere le cose che non mi ha più abbandonato».
Mentre intorno al giovane Thiong’o divampa la lotta anti-coloniale, lui cresce curioso, sospinto da una mamma che non cessa di chiedergli «è il meglio che potevi fare?» e di spronarlo ad «avere sogni anche in tempo di guerra». Una madre ancora più amata quando gli annuncia che andrà a scuola, un privilegio per chi è povero (ma «a volte potresti non avere il pranzo» viene avvisato). La scuola è meravigliosa nella sua “stranezza” e il bambino cresce, pieno di domande: chi è l’uomo magrissimo con gli occhiali la cui foto campeggia nei negozi degli indiani? Perché siamo diventati “ahoi” (fittavoli) sulla nostra terra? Perché gli africani hanno combattuto nelle due guerre mondiali ma le loro terre sono state date agli europei? E lui riuscirà a non piangere il giorno della circoncisione rituale?
Ngugi Wa Thiong’o
«Sogni in tempo di guerra»
edizione originale 2010
traduzione di Guendalina Carbonelli
Jaca Book
220 pagine, 16 euri
UNA PICCOLA NOTA
Questa mia recensione è uscita – al solito: parola più, parola meno – il 27 ottobre sul supplemento libri del quotidiano “L’unione sarda”. (db)
Ottimo articolo. Andrebbe diffuso oltre la pubblicazione su l’ Unione Sarda. Tutto sommato Thiong’ o non e’ molto conosciuto in Italia. Il mio piccolo contributo sra’ di postarlo nella mia pagina FB. Importante e’ che ha scritto sulla lingua. Con quale lingua dovrebbe scrivere.uno scrittore africano la sua od inglese, francese etc,.ec.. Anche in polemica con Soyinka.