Torna in edicola «Le fontane del paradiso»

Duemila anni prima «la vita era molto più semplice» ma adesso quella montagna non interessa solo i devoti del Buddha. I gradini che portano tanto in alto potrebbero essere solo i primi di una scala, anzi di un ascensore, verso il cielo. «Le fontane del paradiso» è uno dei romanzi più insoliti dello “scienziato” Arthur Clarke ma abbastanza prevedibile per “l’uomo” che si innamorò di Sri Lanka e un po’ anche del misticismo orientale.

L’azione si colloca quando «l’era spaziale ha quasi 200 anni». Per andare oltre – si chiede il dottor Morgan – occorre l’antigravità? O aveva ragione Yuri Artsutanov, l’ingegnere sovietico che nel 1960 propose un «ascensore spaziale»? Morgan è convinto di sì: con le attuali tecnologie è possibile «un ponte per le stelle, un semplice sistema di elevatori». Fin qui – riassunta all’osso – la prima parte del romanzo.

Nella seconda c’è uno scontro “religioso” che sarà bene non svelare (nell’eterno scontro con Guglielmo d’Occam ne esce male san Tommaso d’Aquino). Ma c’è anche l’imprevisto «grande incontro» con gli alieni o, per essere più precisi, con un loro messaggio “ambulante”. Ma occhio anche alle «farfalle d’oro» e alla rivisitazione di due eventi storici. Il primo è un interessante punto di vista sulla battaglia di Tours (o se preferite di Poitiers) nel 732 dopo Cristo e sui guai a cascata che provocò la vittoria del “barbaro” Carlo Martello sui ben più civili arabi. Il secondo è il meno noto disastro del ponte di Tacoma Narrows, il 7 novembre 1940. C’è poi una disputa giuridica sui limiti del potere di uno Stato (ammesso che qualcosa del genere esista, come polemizzava «un antico poeta»).

La terza parte del libro è aperta da una meravigliosa storia zen – merita un applauso, meglio con una mano sola – e narra come, fra guai e imprevisti, il primo «filo» verso le stelle viene teso.

La quarta parte, la più breve, è interlocutoria, Nella quinta l’avventura galoppa e si compie un evento importante come quello del 12 dicembre 1901 (Marconi trasmette i tre punti della lettera S attraverso l’Atlantico) ma c’è di tutto, persino spazio per una lacrimuccia.

Gran libro, un po’ dimenticato, «Le fontane del paradiso» (del 1979): evviva Urania che, a inizio aprile, lo riporta in edicola. Non so se sarà ripubblicato nella stessa traduzione di Vittorio Curtoni (ma spero correggendo i refusi) e con la utilissima «nota introduttiva» di Clarke che però andrebbe aggiornata alle novità scientifiche dell’ultimo trentennio; se non ci penserà Urania chiederò a qualche esperto di fare il punto in blog sull’elevatore e dintorni… Forse il sogno di un ascensore spaziale non è così lontano.

Come quasi tutti i libri di Clarke è molto tecnico ma riesce ad appassionare anche i non-scienziati. Qualche maligno ha obiettato che i personaggi clarkiani sono un po’ «legnosi» ma io mi dissocio; o per meglio dire accetto se, con lo stesso metro, valutiamo anche Renzo, Lucia e soci di quel pallosissimo tipo lombardo che ci fanno studiare a scuola.

 

 

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