Urania: l’esordio di Francesca Cavallero

db legge il romanzo e si schiera; poi fa quasi una dichiarazione di voto (per “Short 2019”) e pure un appello “per il vostro bene”

«Fantascienza della crudeltà» era il titolo – abbastanza fuori luogo (*) – di una vecchia (e bella) antologia: se la volete cercare, soprattutto nei mercatini preistorici, qui sopra vi mostro la copertina.

E «fantascienza della massima crudeltà» potrebbe essere una sintesi della prima parte (una settantina di pagine circa) del romanzo «Le ombre di Morjegrad» – in edicola: 264 pagine per 6,90 euri – con il quale Francesca Cavallero ha vinto il Premio Urania dell’anno scorso.

Il bipede che si firma db di tutto aveva bisogno tranne che di fantascienza crudelissima… Ma ho stretto i denti e ho finito il romanzo. Apprezzandolo. Anche perchè a pagina 79 la crudeltà diminuisce, è più giustificata e “spiega” anche le devastanti pagine precedenti che sono l’Inferno o poco meno (o poco più: non lo conosco direttamente anche se qui in Terra purtroppo ho visto un paio di luoghi terribilissimi).

Un bell’inizio, un’aggettivazione quasi sempre originale, ritmo e intreccio senza errori, finale (anzi finali) fuori dai luoghi comuni. Insomma un bell’esordio. Qualche volta, almeno per i miei gusti, l’autrice esagera in parentesi quadre e tonde oppure nell’ammucchiare le 4 S cioè sesso, sangue, soldi, sparatorie. Ma sono difettucci – o forse mie preferenze – in un romanzo che sembra annunciare vobis: la fantascienza italiana (forse) ha trovato un’altra “regina”.

Citabili? Due frasi in particolare. «Chloe non crede nel paradiso… ma sicuramente nell’Inferno… l’inferno si chiama Morjegrad» (appunto). E «un essere umano costerà sempre meno di un robot». Per ulteriori informazioni su entrambe le frasi chiedere all’Ilva di Taranto: lo dico con rabbia e non per gioco.

Chiuso il romanzo, questo Urania numero 1672 propone i tre racconti finalisti del “Premio Urania Short 2019” (se questo sfalsamento di un anno, rispetto all’altro concorso, vi turba prendete una camomilla: «Mercy» di Fabio Aloisio, «Sei mesi in una notte» di Elia Gonella e «Reboot» di Axa Lydia Vallotto. Si può votare il preferito con la scheda inserita nel libro. L’anno scorso mi sono astenuto perchè il terzetto non mi aveva convinto. Quest’anno mi trovo nella situazione opposta: per un motivo o per un altro tutti e tre funzionano, pur se nessuno mi fa fatto ululare alla Luna. Forse voterò per Elia Gonella ma prima rileggerò il trio con la calma necessaria: il voto è importante (o così dicono).

Urania annuncia per dicembre questo trio: «Su la testa» di John Scalzi (di solito non è malaccio); la riproposizione di «Il morbo bianco», un’opera minore (minorissima) di Frank Herbert; e l’antologia (meritoriamente allargata) «Storie di altri universi» di nientepopodimeno che SGP – ovvero Sua Geniale Pazzia – che risponde al nome di Raphael Aloysius Lafferty. A gennaio invece arriverà in edicola il pompatissimo «La quinta stagione» (primo di una trilogia) di N. K. Jemisin che qui in “bottega” è stato stroncato, senza pietà, da Bianca Menichelli… mentre i suoi libri precedenti erano piaciuti a molti (e soprattutto a molte: per esempio a Maria G. Di Rienzo).

Infine un appello. Mi ripeto ma lo faccia “per il vostro bene”. Se ancora non lo avete preso cooooooorrete in edicola prima che finisca: «Ultima genesi» di Octavia Butler è uno di quei romanzi che NON può mancare in una biblioteca di Babele.

(*) soprattutto per Theodore Sturgeon; cfr alcune mie considerazioni in Sesso, amore, fantascienza e X

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

Un commento

  • Pierluigi Pedretti

    Siccome ho ascoltato i tuoi consigli, “maestro”, su «Ultima genesi» di Octavia Butler, che non avevo mai letto. E avevi ragione: un capolavoro. Ora andrò a comprare anche Francesca Cavallero,«Le ombre di Morjegrad», che spero mi convinca, soprattutto perchè italiana. La fantascienza è femmina, anzi femminista. Accompagniamo queste narrazioni col bel saggio di Eleonora Federici, Quando la fantascienza è donna (Carocci 2016).

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