Walter de chevet

di Claudio Del Bello   

Ho conosciuto Walter Peruzzi come editore, nell’occasione

della pubblicazione dei suoi libri. È con riferimento a questa circostanza che voglio parlarne. Sapevo del suo passato di militante. Fatemelo dire, uno dei tanti che fummo. Con una differenza importante, però: il suo impegno come promotore e organizzatore di tante riviste come «Lavoro Politico», «Marx 101»… e l’ultima, la fondamentale e longeva «Guerre&Pace» che, con «Giano» di Luigi Cortesi, è stata ed è un presidio critico – e altri non ce ne sono stati – sul fronte della geopolitica e dell’informazione contro le guerre.

Negli incontri per «Il cattolicesimo reale», e poi in quelli per «Il gioco dell’oca», stavamo dalla stessa parte del tavolo, non avevamo bisogno di guardarci per parlare il gergo antico della tipografia.

Non che fosse irenico, era tosto, anzi scorbutico e pronto alla vertenza, eppure i due libri sono usciti come frutto di una collaborazione effettiva, e «Il gioco dell’oca» l’ha scritto con altri tre coautori. Scorbutico e causidico, eppure l’ho visto discutere con dom Franzoni e don Mazzi, perché la sua preparazione è solida, i suoi libri sono strutturati.

Laureato in Filosofia alla Cattolica di Milano, conosceva il proprio oggetto dall’interno e ne padroneggiava i dispositivi logici. Il “compagno tomista”, scherzavo. Soprattutto «Il cattolicesimo reale» è una lunga argomentazione, seria e documentata che intreccia temi garantendo nei confronti dell’unilateralità e dell’ideologia più o meno consapevole, assicurando una restituzione complessiva dell’oggetto.

«Il cattolicesimo reale» è un libro aperto e amichevole per i suoi lettori, in cui cioè l’architettura non è vincolante perché l’impianto non è deduttivo, perché permette di entrarvi, e ritornarvi, da molte parti, grazie a numerosi apparati e a un generoso indice analitico. Per questo, molti cattolici lo hanno preso in considerazione.

Laici e credenti uniti nella lotta? Certo non per la Verità, ma per una maggiore comprensione, per la possibilità di dialogo: nel pubblico, nella politica, nel sociale, nel dibattito culturale, nella ricostruzione scientifica. Intransigente, con una certa cortesia.

D’altra parte questo di Peruzzi è un libro difficile da metabolizzare in poco tempo, proprio come il suo autore. Credo anzi che debba essere un «livre de chevet», cinque pagine da leggere prima di addormentarsi. E così che tengo il suo libro. Un testo di consultazione, non un libro di storia, ma pagine in cui cercare gli antecedenti e le modificazioni di ciascuno di quegli impedimenti, di quegli impacci che hanno limitato e limitano non solo la libertà del cittadino ormai laico, ma anche quella del credente, o per lo meno di quei credenti che considerano la fede non un limite ma una risorsa per lo sviluppo della persona.

I libri che ha scritto, le riviste che ha fatto. Ci resta molto di lui.

BREVISSIMA NOTA

Qui in blog Alexik, per 8 domeniche, ha selezionato e proposto brani da «Il cattolicesimo reale» di Walter Peruzzi. (db)

 

Redazione
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