Bologna e provincia: amianto, gruvi-Hera e acqua “potabile”

un dossier di Vito Totire

Un pressante invio alla Procura della Repubblica a riaprire le indagini e un appello ai cittadini per dare la sveglia ai “decisori” (che si occupino della salute pubblica). C’è un intreccio di interessi che ha cloroformizzato la città…

 

Un amico invita a cena un altro ma dice “ti devo informare di un dettaglio, uso piatti in cemento-amianto”. L’invitato suggerisce: “andiamo alla pizzeria vicino a casa tua e visto che nel tuo Comune ci sono solo tubazioni dell’acquedotto asbestos-free stiamo tranquilli”.

Fra 50 anni si racconterà che in molte città italiane c’era una commistione tra contenitori in amianto e usi alimentari e domestici dell’acqua… Incredibile , diranno i posteri. Nel frattempo quanti morti da amianto in più avremmo potuto evitare.

Nonostante l’età faccio ancora sogni assurdi. Come quando vedo le immagini intollerabili dei cinesi e degli indiani chini sui sacchi di amianto e mi domando: Non esiste un modo per andare a fare il magistrato laggiù?”. La giustizia non è un sogno, Raffaele Guariniello.

Dal 1999 denunciamo il rischio connesso alla presenza di cemento-amianto nelle tubazioni dell’acqua “potabile”. Ne abbiamo viste di tutti i colori. Al nostro grido “il re è nudo” la risposta è stata sostanzialmente una grave “ipoacusia” (insomma sordità) politica. Viceversa noi che l’udito non lo abbiamo particolarmente compromesso abbiamo registrato cose che sarebbero irripetibili (per problemi di decenza) ma che dobbiamo per forza commentare.

Il tema della “quantità” dell’amianto presente nelle acque si è cercato di aggirarlo in vari modi:

  1. asserendo che “è poco” ; ma per asserirlo si è fatto affidamento su letture in SEM paragonandole con le letture in TEM degli USA; peraltro l’Italia è un Paese indipendente dagli USA e quindi non è tenuto ad agire fotocopiando norme e linee-guida di statunitensi; significativamente si è riusciti nel G7 ambiente a Bologna, pur ospitando il Canada, a non discutere di amianto e di amianto nell’acqua; certamente un favore al Canada la cui disastrosa condizione di inquinamento dell’acqua costituisce un ostacolo anche nei confronti delle bonifiche in tutti gli altri Paesi;
  2. evitando di discutere pubblicamente i criteri per i quali vengono scelti i punti di campionamento. E noi continuiamo a chiedere perché non vengono effettuati esami sull’acqua di Crevalcore? Abbiamo sospettato che vi fosse una certa lungimiranza della Ausl nell’evitare di campionare dove non c’è amianto (sarebbe cioè come campionare a Lizzano in Belvedere); invece no a Crevalcore l’amianto c’è, infatti c’è stata una riparazione in via Provanone Caselle; DUNQUE COSA SI SAREBBE CAMPIONATO a Crevalcore nell’immediatezza del terremoto?
  3. dopo alcune udienze conoscitive presso il Comune di Bologna, dopo il chiarissimo filmato di Bugani e Marzeddu (*) e dopo un piccolo tentennamento in occasione della pubblicazione dei dati di Brandi ed altri (sulla incidenza di tumori della cistifellea nei consumatori di acque inquinate da amianto) i “decisori” si sono compattati: bonificare costerebbe troppo (dicono 300 milioni di euro). Le stime dei costi erano note da lungo tempo ma sorvoliamo: le risorse per bonificare ci sono; attualmente Hera versa cospicui contributi ai soci. Quindi visto che l’amianto è “poco” l’Arpa ha detto che è innocuo se ingerito (a parte che abbiamo documentato un effetto anche sull’inquinamento indoor) e abbiamo la “copertura” dell’ISS (documento del 2015 mai discusso con le associazioni degli esposti ad amianto…). Viste queste premesse e considerato pure – a qualcuno sarà balenato in mente ma non lo ha detto – che i danni si possono manifestare dopo decenni i “decisori” son giunti alle conclusioni: bevetevi quello che passa il convento…
  4. in questa situazione molto compromessa ci siamo rivolti alla magistratura; la Procura ha archiviato un nostro esposto dopo aver sentito Ausl e Arpa: incredibile. A nostro avviso la Procura potrebbe muoversi anche alla luce dei nuovi dati sulle rotture della rete: solo a Bologna città 500 rotture nel 2016; 442 nei primi otto mesi del 2017 contro le 345 del periodo precedente. Ammesso che gli interventi siano condotti con metodi che non comportano dispersione di fibre il problema è: cosa accade tra l’inizio delle fessurazione del tubo e il suo ripristino? Quante fibre si disperdono?
  5. su quest’ultimo tema torniamo su una vecchia questione; era stata programmata… Siamo dunque giunti a una nuova fase della nostra strategia di pressing: visto che anche giungere al 30-35% dei campioni positivi per amianto non ha smosso il Consiglio comunale di Bologna (cioè la maggioranza del Consiglio) dalla sua posizione di belle indiffèrence abbiamo cominciato a lavorare sulle rotture per chiarire meglio la mappa del rischio. Percorso inevitabile in quanto da qualche sindaco (cui abbiamo chiesto di sapere se nel suo Comune fosse presente amianto) abbiamo ricevuto l’illuminante risposta: “chiedete a Hera”;

In una prima fase abbiamo richiesto i dati sulle rotture a Bologna città nel 2016; questi dati non vanno confusi con le rotture generiche: parliamo di rotture sul cemento amianto. Ci sono state 500 rotture nel corso del 2016 nella sola Bologna; 17 in via Petroni; cosa hanno bevuto e respirato in quella via Petroni nei primi mesi del 2016? Questo dato non ha meritato alcun riscontro sugli organi di informazione di Bologna.

Andiamo avanti: abbiamo chiesto i dati relativi al 1-8-2017, allargati al resto della area Ausl. ll confronto rotture a Bologna città è di 442 contro le 345 dell’analogo periodo 2016.

Ed ecco quel che accade nel resto del territorio Ausl, sempre per i primi 8 mesi 2017 (per alcuni Comuni faremo qualche breve commento; ai sindaci dei Comuni interessati un quesito: ve ne state occupando?).

Anzola Emilia – 9 rotture: una sulla via Emilia, al 111; duplice rottura in via XII giugno; un Comune già noto presenza di amianto;

Argelato – 7 rotture: doppie in via Beata vergine e in via IV portoni; Comune già sede di zuccherificio; una certa presenza di strutture edilizie con cemento-amianto;

Baricella – 6 rotture: Comune già noto per presenza di amianto e sede di discarica esausta; incombe un progetto Herambiente per nuova discarica per rifiuti pericolosi tra cui, per il 4% amianto; come abbiamo visto l’amianto sotterrato c’è già;

Bentivoglio – 12 rotture: Comune sede di importanti strutture assistenziali; che acqua viene usata per i degenti dell’ospedale ? Sede di un hospice e anche dell’Istituto Ramazzini (che ha sempre preso posizione a favore degli interventi di bonifica);

Castel Maggiore – 15 rotture: Comune sede anche della discarica ASA meta di rifiuti pericolosi, che qualcun vuole ampliare con conferimento di cemento-amianto! In passato si è registrato un cluster di mesoteliomi ma molto verosimilmente di tipo occupazionale;

Castello d’Argile – 6 rotture: Comune già noto per la presenza di amianto; positivo all’amianto nell’ottobre 1998 con 3870 fibre a Mascarino via Primaria n. 36;

Castenaso – 16 rotture: noto per presenza di amianto (notizie a mezzo stampa per interessamento attivo di alcuni cittadini) con risposta dei “decisori”: non è un problema… Comune già problematico per i fumi dell’inceneritore del Frullo (Granarolo);

Crevalcore – 1 rottura: NESSUN CONTROLLO, vedi quanto detto su; forse qualcuno ha temuto che si riscontrassero dati analoghi a quelli di Carpi? Di recente il sindaco ha fatto alcune iniziative sull’acqua potabile in particolare da un anno a questa parte con un distributore in via Vivaldi ; se la fonte dell’acqua della fontana pubblica è il pozzo Sorgea dobbiamo escludere amianto ma evidentemente Sorgea non è l’unica fonte; poi è tipico degli enti dire che l’acqua va bene; Allora pubblicate tutti dati… la rottura del cemento-amianto conferma che occorreva fare esami soprattutto a ridosso del terremoto e che bisogna farne ancora adesso;

Galliera – 10 rotture: è un Comune noto per la presenza di cemento-amianto; speriamo non vengano in ente idee tipo “acqua del sindaco”; risulta che a Galliera sia stata effettuata una indagine con droni (molto di moda) per il censimento del cementoamianto in superficie – non entriamo nel merito adesso – ma quello underground il drone non lo vede…

Granaglione – 1 rottura: indice di una presenza di cemento-amianto molto limitata? Speriamo;

Granarolo Emilia – 21 rotture (e per una di queste si citano 5 strade!): ospita l’inceneritore, confina con FICO, davvero una situazione critica; una delle rotture deve essere stata molto grande in quanto ha coinvolto più strade: via Roma, via Dalla Chiesa, via della Canapa, via della Piantata, via dello Sport;

Malalbergo – 14 rotture: rottura tripla in via Nazionale, esigenza di energici interventi di bonifica; territorio già sede di zuccherificio;

Minerbio – 11 rotture: Comune tra Granarolo e Baricella; il sindaco si occupa di Ambiente per la città metropolitana; patria del grande Simoni sindaco e operaio della Casaralta, impegnato nella lotta contro l’amianto; anche per questo il tema meriterebbe maggiore attenzione (sindaco Minganti: parliamone):

Molinella – 8 rotture: Comune che ha già sofferto troppo per l‘impatto dell’amianto sulla salute degli operai nello zuccherificio; evidentemente non è stato sufficiente per alzare il livello di attenzione;

Ozzano Emilia – 13: pur confinante con San Lazzaro di Savena questo Comune si ostina a “sorvolare” sulla pur cospicua presenza di capannoni industriali con presenza di amianto; ci mancava pure l’acqua;

Pianoro – 3: Comune che ha emanato una ordinanza simile a quella di San Lazzaro per il censimento, però meno esaustiva; ci sono numerosi capannoni da bonificare; delle tre rotture una è a Rastignano; alcuni operai ci avevano informato della “assenza” di amianto a Loiano e della presenza di amianto da Rastignano in giù; è evidente invece che l’amainto “comincia” un po’ prima;

Sala Bolognese – 2: in via Suore e via Donelli; Comune con presenza di agricoltori biologici… speriamo. Comunque l’amianto potrebbe essere “poco”: più facile liberarsene?

S. Giorgio di Piano – 6 (di cui tre in via Selvatico): una rottura è in via Fariselli dove ha sede l’Ausl che solo pochi anni fa ha bonificato una consistente superficie delle sue tettoie;

S. Giovanni in Persiceto – 7: una in via Crevalcore; nessuna rottura multipla;

San Lazzaro di Savena – 19: all’epoca del varo della nota ordinanza (che noi, come Aea, avevamo proposto e sollecitato) del sindaco per il censimento dell’amianto chiedemmo che includesse l’amianto interrato; purtroppo la nostra proposta supplementare non fu accolta; avevamo già dati su rotture nel 2016 (erano state “solo” 7) ma nei primi 8 mesi del 2017 sono state 19. Anche in zone di altissima presenza umana: due in via Rimembranze e due in via Jussi, poi in via Seminario, via Brizzi, via Pio La Torre, due in via dei Gelsi, 3 in via Galletta, via Idice, in via Risorgimento, due in via Poggi, due in via Conti, via Mezzini. Domanda: come è alimentata la tanto pubblicizzata “acqua del sindaco”?

San Pietro in Casale – 24: la presenza di cementoamianto risulta nei nostri archivi; non era imprevedibile ma S. Pietro è stata “il peggio” della provincia nel 2017. Qualcuna di queste rotture per l’entità dei danni è giunti agli onori della cronaca anche per il grande spreco d’acqua (che non è alla fine la cosa peggiore). Come è noto S. Pietro in Casale è stata sede di uno zuccherificio con quello che ciò comporta in termini di rischio amianto. Molto preoccupati alcuni abitanti dell’arrivo di profughi ma i profughi non sono classificati cancerogeni dalla IARC. Nel frattempo i cittadini avevano l’amianto in casa? Studieremo meglio il territorio e la frazione, dal nome significativo, di “Ghetto”. Intanto consigliamo di preoccuparsi dei problemi reali e non dell’arrivo di qualche profugo;

Sasso Marconi – 5: premesso che è troppo anche una sola rottura, come si fa ad averne 5 in un Comune così vicino alle fonti di approvvigionamento; queste 5 valgono per 15! E poi bonificare costerebbe molto poco;

Valsamoggia – 15: come è noto Valsamoggia accorpa diversi ex-Comuni, occorre studiare gli stradari per comprendere se vi siano particolari concentrazioni; una risulta sicuramente a Crespellano, un Comune in cui fu peraltro emanata un’ordinanza per il censimento del cemento-amianto simile a quella di Pianoro (cioè meno esaustiva di quella di s. Lazzaro di Savena). Con il Comune di Monteveglio stipulammo una convenzione –non onerosa – per supporto e consulenza gratuita: purtroppo è rimasta lettera morta forse anche per l’avvicendamento dell’assessore con cui la stipulammo, ma la si può riprendere in considerazione;

Zola Predosa – 19: brutta situazione; 3 rotture in via Pirandello; 2 in vicolo Manara, ecc. Forte presenza di capannoni, sede di una polveriera in cui denunciamo presenza molto rischiosa di amianto.


CHE DIRE DEL DISASTRO DI BOLOGNA CITTA’ ?

La prima cosa sarebbe che sindaco, assessori e i consiglieri comunali che hanno consentito questa situazione dovrebbero andare a casa il prima possibile. Diversi anni fa il Consiglio comunale di Reggio Emilia votò alla unanimità la bonifica dei 300 km. di cemento/amianto della rete cittadina: basta documentarsi. Nel caso di Bologna la maggioranza invece… se l’è bevuta.

Come abbiamo visto le rotture solo in crescita; in generale ma qui stiamo parlando di cemento-amianto. Viene spontaneo chiedersi: dopo la prima o la seconda rottura nella stessa strada si aspetta la terza? Vi sono infatti rotture doppie o triple (non si è ripetuto il caso delle 17 rotture de 2016 in via Petroni) ma spesso le multiple sono avvenute in strade con rotture verificatesi anche nell’anno precedente.

Non si sono verificate rotture (nel 2017) in via del Gomito ma in via Ferrarese sì e ciò ripropone il quesito che abbiamo già posto in una precedente denuncia: cosa bevono le persone detenute? Oltretutto chi sta in carcere di solito non ha tanti soldi per l’acqua oligominerale dello spaccio interno. Ci potrebbe essere un problema di inquinamento indoor delle celle di detenzione? O ci si adagia per il fatto che le persone detenute tanto poi non potranno essere reclutati in una eventuale indagine epidemiologica?

Ci sono poi altre questioni significative.

La più importante riguarda FICO per cui è pronto anche l’autobus tipo Aerobus cioè a costi maggiori di quello urbano. Nel caso di Aerobus forse la motivazione è il bagaglio al seguito? Nel caso di FICO sarà che quando tu torni certamente pesi di più? Non approfondiamo.

IL FATTO PERO’ CHE CI PREOCCUPA – LO AVEVAMO GIA’ DETTO – E’ QUALE ACQUA SARA’ USATA PER FICO: ESISTE UNA FONTE SOTTERRANEA DI ACQUA PURA? HERA FORNIRA’ ACQUA IN BUSTA COME PER IL PAPA (a proposito quella per la visita di Bergoglio era asbestos free?). L’area di Fico è circondata da tubazioni in cemento/amianto soggette a rotture; senza andare troppo lontano ne abbiamo contate diverse nei primi 8 mesi del 2017: san Donato 185, Pilastro 2, Larga angolo Pilastro, Ada Negri, Pilastro 52, san Donato-Viadagola, Pirandello, Casini, Larga 20, via del Commercio Associato, san Donato 203, san Donato angolo Villola, san Donato 171.

OSSERVAZIONI PARTICOLARI

La presenza di cemento-amianto è sostanzialmente ubiquitaria in città e sono frequenti i casi di rotture multiple in periodi brevi. Nei primi 8 mesi del 2017 possiamo citare: via Pallotti, via s. Donato, via Protti, via Pilastro, via Giacobbi, via Pollastri, via Ponte Romano, via Siepelunga, via Mitelli. via Boiardo, via Fioravanti, via Banchieri, via Ferrarese, via Toscana, via Licinia, via Emilia Levante, via Gobetti, via Regnoli, via del Fossato… e si potrebbe continuare.

E’ sfortunato l’ex-presidente del Consiglio Romano Prodi circondato anzi accerchiato dal cementoamianto fra via Gerusalemme e via Santa. E ricordiamo che in via Gerusalemme risultarono dati positivi per la ricerca dell’amianto erogato dal rubinetto. D’altra parte il cemento-amianto non risparmia né via Rivani (sede del PD) né via Castiglione (direzione generale Ausl) dove – anche lì – la ricerca di amianto nell’acqua è stata positiva.

PROPOSTE

Dal 1999 andiamo denunciando che un’acqua per essere considerata potabile deve essere assolutamente indenne da amianto (e da cancerogeni o sospetti tali). Da più parti si è tentato di offuscare, aggirare, rinviare, minimizzare. Rimane un dato: l’amianto danneggia il Dna, ha effetti immunodepressivi, ha una azione oncogena multi-potente e multi-bersaglio. Non esiste una dose per quanto bassa che possa essere considerata sicura. La pietosa fandonia dell’amianto “innocuo se ingerito” lasciamola alle multinazionali e multi-criminali che ancora lucrano sull’amianto e a cui il signor ministro Galletti ha fatto un notevole assist con il silenzio sul tema amianto al “G7 ambiente” di Bologna.

Abbiamo denunciato e dimostrato che l’amianto delle tubazioni da un contributo importante anche all’inquinamento dell’aria nelle abitazioni servite: c’è ancora da discutere?

COSA PROPONIAMO

  • una nuova udienza conoscitiva comunale a Bologna (e una prima negli altri Comuni) sull’amianto riservata al problema dell’acqua potabile
  • bonifica immediata delle tubazioni con l’obiettivo: acqua potabile asbestos free entro due anni; con priorità per quelle più ammalorate e per quelle contenenti amianti anfiboli (la Ausl non differenzia più fra crisotilo a anfiboli da anni nelle ricerche sull’acqua… perché differenziare costa troppo !). QUESTI INTERVENTI AVREBBERO EFFETTI MOLTO POSITIVI ANCHE CONTRO GLI SPRECHI DI ACQUA;
  • i costi paventati per la bonifica sono ridicoli in relazione ai vantaggi derivanti dalla prevenzione sanitaria e degli sprechi di acqua; non ci risulta poi che Hera abbia bisogno di mutui o prestiti; CERTI COMUNI DEVONO SMETTERLA DI STARE ZITTI PERCHE’ INCASSANO SOLDI DA HERA: questo atteggiamento assomiglia troppo da vicino alla infausta prassi della “monetizzazione del rischio” che il movimento operaio ha archiviato decenni fa; peccato che poi la Emilia-Romagna (partitica ed istituzionale) ABBIA ARCHIVIATO A SUA VOLTA IL MOVIMENTO OPERAIO E LA SUA CULTURA…
  • ai cittadini chiediamo di segnalarci ogni caso di patologia potenzialmente asbesto-correlabile in particolare nelle zone a rischio al fine della refertazione alla Procura della repubblica; particolare attenzione va riservate alle donne che trascorrono più tempo in casa e nelle faccende domestiche e che in tutta Italia sono più colpite da mesoteliomi da esposizioni “ignote” e da mesoteliomi peritoneali;
  • servono esami in occasione dei ripristini post-riparazione; risulta che questi controlli erano previsti da una convenzione ATO/Ausl ma – a nostra richiesta alla Ausl – la risposta è stata: “mai sentito dire”;
  • controllo ispettivo degli interventi di riparazione; abbiamo detto che verosimilmente il problema peggiore è la dismissione di amianto prima della riparazione. Non abbiamo dubbi sul fatto che gli operatori cerchino di intervenire al meglio ma è anche vero che devono sempre intervenire in condizioni di urgenza e di notevole distress… Risulta una nota critica della CGIL, diffusa da radio Città del Capo, sul tema delle riparazioni. Parliamone;
  • cogliere la occasione per darsi una sveglia: che i sindaci (i tanti che non lo hanno ancora fatto: in primis Bologna) adottino ordinanze o migliorino le poche esistenti per il censimento del cementoamianto e stavolta anche di quello “interrato”
  • ANCHE I COMUNI CHE NON HANNO IL PROBLEMA DOVREBBERO INFORMARE I CITTADINI: motivo in più per fidarsi dell’acqua salvo verificare che nonostante l’assenza di amianto ne territorio comunale non ve ne sia a monte. Questa “differenza” – non si capisce perché – è stata messa in luce solo dal Comune di Lizzano in Belvedere e solo al momento in cui si doveva far passare il progetto europeo Acqualabel; è verosimile che qualche Comune (Granaglione e speriamo Crevalcore ed altri) avendone “poco” di amianto possano liberarsene con maggiore facilità.

 

Hera e l’amministrazione comunale di Bologna (in compagnia di altre della provincia) sono le belle addormentate sulle fibre di amianto:

SVEGLIAMOLE.

I cittadini possono chiedere informazioni sulla loro strada indirizzandoci una richiesta a vitototire@gmail.com.

Abbiamo i dati su Bologna città 2016; Bologna città e provincia (solo territorio Ausl) primi otto mesi 2017; san Lazzaro di Savena 2016; territorio Ausl di Imola 2016.

Nel nostro lavoro ci stiamo ispirando a John Snow nelle indagini sul colera del 1855 a Londra: indagheremo casa per casa con la collaborazione degli esposti ad amianto e chiediamo la collaborazione di tutti.

Bologna, 14 ottobre 2017

Vito Totire è medico del lavoro e psichiatra, presidente di AEA-associazione esposti amianto e rischi per la salute

FONTI:

Bugani-Marzeddu, H2A, filmato sull’amianto nell’acqua potabile, reperibile via youtube

Guariniello R., La giustizia non è un sogno, Perché ho creduto e credo nella dignità di tutti, Rizzoli 2017

Ransom J. A., Introduzione alla psichiatria sociale (sulla attività di John Snow ai tempi del colera di Londra 1855 pp.17-22) Il Mulino Bologna, 1973.

(*) in “bottega” cfr H2A. L’acquedotto in amianto

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

3 commenti

  • Massimo Lambertini

    Chiedo un consiglio: si sa se i filtri delle caraffe trattengono le fibre di amianto?

    Uso una caraffa Brita con filtro Mantrax, causa la forte presenza di calcare (abito a Bologna subito fuori Porta Lame).

    Non vorrei dover tornare all’acqua in bottiglia di plastica…

    Grazie per l’attenzione e complimenti per l’impegno.

    • Il produttore di quel filtro lo consiglia per ridurre la presenza (eventuale) di rame, piombo, cloro e calcare;
      il problema dell’amianto sta nella estrema sottigliezza delle fibre che , nei casi più difficili, possono essere di diametro inferiore a 0.2 micron;
      occorrerebbe sapere quale sia la capacità di filtro del Mantrax; cosa che non è specificata nel materiale illustrativo , diciamo, facilmente reperibile;
      credo che quel filtro possa trattenere solo faci molto grossi e forse anche la silice (nell’acqua di Bologna c’è pure questa);
      nel post-terremoto del modenese fummo contattati da un imprenditore che disse di disperre di un filtro efficace per l’amianto; gli proponemmo di presentare un rpogetto alla regione per una verifica; lui si disse d’accordo ma non se ne fece niente perché non c’è il “clima” giusto per ragionare con enti che preferiscono rimuovere il problema;

      in definitiva: 1) il filtro descritto è meglio usarlo che non usarlo ; 2) per l’amianto secondo me è in grado probabilmente di filtrare fasci molto spessi il che vuol dire, purtroppo, scarsa efficacia; 3) tuttavia anche qualche fibra molto ma molto sottile non potrebbe essere trattenuta in quanto impatta “di fianco” invece che “di testa” rimanendo quindi imbrigliata ? 4) credo che bisognerebbe fare delle prove di laboratorio ma queste saranno considerate uno spreco fino a quando a nome di Arpa parleranno funzionari che dicono cose infondate (tipo l’amianto se ingrito è innocuo!!!) e fino a quando in Italia qualcuno (parlo di istituzioni pubbliche) dirà che fino a 1 milione di fibre non c’è da preoccuparsi e che i principio di precauzione scatta dopo 1 milione…

      insomma occorre creare un forza di pressione popolare dal basso per fare in modo che le stutture sanitarie pubbliche si rendanon conto di quali sono i problemi senza paura di dare dispiaceri a gruvieHera.

      Vito Totire, AEA

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