Palermo, una via per il quotidiano «L’ora»

Lella Di Marco racconta di mafia e di giornalismo senza paura

L’inaugurazione ufficiale per «VIA GIORNALE L’ORA» è domenica 29 settembre nel centro storico di Palermo: da via Mariano Stabile via giornale L’ora porterà a via Pignatelli Aragona passando davanti all’ex palazzetto L’Ora. La manifestazione legherà rispettosamente la storia del quotidiano alla ricorrenza del centenario della nascita del suo storico direttore Vittorio Nisticò.

E’ una delle conquiste politiche del sindaco di Palermo Leoluca Orlando (noto negli ultimi tempi soprattutto per avere disobbedito agli ordini di quel tipo che su questo blog viene chiamato Matteo49milioniSalvini) e si avvale della collaborazione del «Comitato ex giornalisti de L’Ora», presieduto da Marcello Sorgi.

L’attacco ai giornalisti d’inchiesta non è soltanto un ricordo del passato. Cercare di chiudere la bocca a chi diffonde informazioni che dovrebbero rimanere ”occulte” è ancora uno sport privilegiato in molti Paesi.

Domenica a Palermo si ricorderanno i giornalisti di una testata coraggiosa e la figura di Nisticò, protagonista di una delle stagioni più difficili della storia italiana, finalmente connotata da indagini sulla mafia e sul suo rapporto con lo Stato.

Ai giornalisti de «L’ora» la mafia dedicò le sue “attenzioni”. Non solo intimidazioni, denunce, automobili danneggiate e una minaccia di morte da parte del bandito Salvatore Giuliano. Anche la sede fisica del quotidiano fu oggetto di attentati. Come quello del 19 ottobre 1958: 5 chili di tritolo contro le rotative. Ma il giorno dopo il quotidiano è di nuovo in edicola con un titolo a caratteri cubitali: «La mafia ci minaccia, l’inchiesta continua».

Un coraggio pagato a cario prezzo. Furono ammazzati tre giornalisti de «L’ora»: Cosimo Cristina, il 5 maggio 1960; Mauro De Mauro che scomparve per sempre nel settembre 1970; Giovanni Spampinato, ucciso il 27 ottobre 1972.

 

NELLA FOTO: VITTORIO NISTICO’

 

La giornata di commemorazione si aprirà alle 10,30, in piazzetta Francesco Napoli. Poi alle 18,30, al Teatro Santa Cecilia (via Piccola del Teatro Santa Cecilia 5), in collaborazione con il Brass Group e con la Biblioteca Centrale della Regione Siciliana – che in ottobre pubblicherà il libro “L’Ora Edizione straordinaria. Il romanzo di un giornale raccontato dai suoi cronisti” – si terrà un reading di testi di Nisticò raccolti su “Accadeva in Sicilia” (Sellerio, 2001). Sullo schermo scorreranno interviste a Nisticò e altri giornalisti dell’Ora. Un quotidiano che ha avuto fra i suoi collaboratori anche Renato Guttuso, Leonardo Sciascia, Salvatore Quasimodo, Felice Chilanti e Giuliana Saladino.

 

Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ricorda il grande significato politico delle sfide de L’ORA alla mafia, a cominciare dall’inchiesta su Luciano Liggio. E poi la chiusura del giornale il 9 maggio 1992, pochi giorni prima che iniziasse la guerra dentro la mafia con la mattanza fra le famiglie.

Dice il sindaco Orlando: «La Palermo di oggi non è più la capitale della mafia di cui L’Ora, quotidianamente, svelava con grande mestiere, oltre che con coraggio e sacrificio di vite, gli aspetti più cupi ed inquietanti».

Può darsi e spero sinceramente sia così. Certo è cambiata anche la Mafia .Si è globalizzata. Ha aperto succursali all’estero. Ha studiato in università straniere, conseguito specializzazioni professionali in settori chiave dell’economia che vuole gestire in proprio, senza la mediazione dei politici. Oggi la mafia siede nei consigli di amministrazione di alcune grandi banche e multinazionali. Partecipa così a incontri internazionali fra le grandi Potenze che decidono i destini del mondo. A Palermo avrà di certo lasciato i “rami secchi “ improduttivi. Ma come dicono alcuni «con i rifiuti si fanno più picciuli che con la droga».

E a proposito di politica e rifiuti, magari il sindaco si sarà chiesto se sono i suoi avversari politici che (per metterlo in cattiva luce) fanno scaricare i rifiuti dai paesi limitrofi nelle periferie di Palermo. I risultati ovviamente sono devastanti per la salute e il decoro di una città che i vuole rilanciare sul piano turistico e culturale, anche lavorando perché alcuni percorsi (come l’itinerario dell’architettura e urbanistica araba) sia riconosciuto dall’Unesco come «patrimonio dell’umanità».

Una nuova, rinata Palermo si collegherebbe allo splendore dei Florio, la famiglia di origine calabrese che emigrata in Sicilia (dopo il terremoto del 1783) seppe sviluppare una straordinaria imprenditoria in settori diversi: dal commercio delle spezie, all’attività vinicola, alla tonnara di Favignana… Con una discreta flotta navale la famiglia Florio intesseva rapporti con il Nord Africa e con l’America. E i Florio furono anche mecenati dell’arte. Proprio attraverso il giornale L’ORA seppero dare voce a una nuova classe imprenditoriale siciliana, una ricca borghesia moderna e progressista. Ma questa è un’altra storia che magari si racconterà in una prossima occasione.

 

 

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