«Per assassinarvi. Piacere, siamo spettri» di Savina Dolores Massa

recensione di Lucia Triolo

Leggere Savina Dolores Massa, narratrice e drammaturga sperimentata (*) in questa sua fatica poetica «Per assassinarvi. Piacere, siamo spettri»  – Il Maestrale, maggio 2017 – è una felice, convincente sorpresa.

Il fatto che che il volume nasca dall’accorpamento di due diverse sillogi – appunto “Per assassinarvi” e “Piacere, siamo spettri” – non inficia a mio avviso l’unità interna. Unità che è data dalla umanità, profonda e scarnificata che è protagonista del racconto poetico di Massa, più che mai donna e sarda. Non umanità/concetto, astratta e spersonalizzata. Tutt’altro! Incontri chi (io, tu, lui, lei) «ha udito la risata delle mani» o coloro (io, tu, lui, lei) che si vedono «spaventati di sé quanto ammaliati frugare con le unghie il proprio sangue» e ti ritrovi a pensare che questo, senza saperlo, è ciò che eri e che hai fatto.

Savina Dolores Massa ha il merito non da poco di mettercelo dinnanzi, di farlo vedere, come ha il merito di farci abitare la strada dell’«origine del ricordo» in “Piacere siamo spettri” tanto piena di noi, di ciascuno di noi come è dentro e forse ancora non lo sa: «Per quanto compia sforzi il ricordo / nessuno / vissuto oltre le due porte a sinistra della sua origine / ha lasciato tracce se non di vite non sapute».

Si legge e, passate tre strofe (o più) dal «centro dell’origine del ricordo», ti accorgi di ricordare ancora. Non hai perduto nulla: né il tuo tempo né il senso di malinconica pienezza che il testo ti ha regalato. Avverti quella pienezza che è data dal carattere sardo/isolano della sua natura e tutti i suoi personaggi ti abitano. Ti accompagna la sua fantasia, non riesci a staccarti e quando lo fai, ti dispiace. Perché nelle parole di Massa semplicemente ci si abita, c’è n’è per tutti. Chi di noi non si è trovato anche più di una volta nella sua storia personale «a contenere la vittoria della vita sul dolore»?

La sospensione voluta del senso, la frequenza del paradosso non appannano ma esaltano incredibilmente il fascino del tratto poetico sempre magistralmente musicale e ti rendi conto che il nostro modo di attribuire senso alle cose, alle vicende, alle frasi non è per nulla scontato. Nulla di più straniero di ciò che ci è familiare, se comprendiamo che la strada imboccata per incontrarlo non è l’unica possibile; altre ve ne sono più intriganti, profonde, avvolgenti, misteriose e belle come appunto quella di “Per assassinarvi. Piacere, siamo spettri” dove già nel titolo, per una forse voluta illusione di scrittura, si saldano in unica immagine le intestazioni delle due sillogi e il ribaltamento del senso (un vero e proprio ingarbugliamento, tutt’altro che confusione mentale) non comunica morte ma intensità di vita. Il senso nuovo che così si forma, ci accompagna prendendoci per mano: prima ci uccide (“Per assassinarvi”) e poi ci viene addosso resi ormai “fantasmi” felici lungo la «strada dell’origine del ricordo» (“Piacere, siamo spettri”).

 

(*)  In “bottega” trovate le recensioni dei precedenti romanzi e dell’antologia di racconti – sempre Il Mestrale – di Savina Dolores Massa.

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