Palestina: solidarietà massima ogni giorno
Giulio Ferretto: una riscrittura di De Andrè per la Palestina. Le «10 cose da fare» di Sinistra Italiana. Alcune delle prossime iniziative (Firenze, Varese, Venezia, Brindisi ecc e tutta Italia il 28 agosto). L’appello di ZeroCalcare per Global Sumud Flotilla. Una poesia di Mahmoud Darwish. Un’analisi di Patrick Boylan sulla censura. Materiali dell’agenzia Anbamed. Con video.
Qui potete ascoltare la canzone di GIULIO FERRETTO e vedere il video: https://www.instagram.com/giulioferretto/reel/C8XY464P5-n/?hl=bg
Nella mia ora di libertà di Fabrizio De André. Testo riscritto da Giulio Ferretto
Di abbandonare la
mia terra,
La Palestina,
non mi va
Perciò ho deciso
di rinunciare
Ad un futuro di
libertà.
Se c’è una cosa
che separa
Un nativo
dal suo invasore,
È che è disposto a
rimanere
Anche se vive
in una prigione,
È che è disposto
a rimanere
Anche se vive
in una prigione.
È incominciata
nel ‘48
E ancora oggi
non è finita,
Ho visto uccidere
gente sola,
O a molti insieme
strappare la vita,
Non mi aspettavo
il vostro silenzio
Di fronte a uno stato
criminale,
Se fossi stato al
vostro posto,
Ma al vostro posto
non ci so stare,
Se fossi stato al
vostro posto,
Ma al vostro posto
non ci so stare.
Bombe a tappeto
in mezzo ai palazzi,
Sopra ospedali,
scuole, tende, e città
Muoiono donne
con i bambini
Sparati in testa
senza pietà,
Tanti governi
che son collusi
E che foraggiano
l’artiglieria,
Mostrando al mondo
che il potere
Siede sul trono
dell’ipocrisia,
Mostrando al mondo
che il potere
Siede sul trono
dell’ipocrisia.
Tanti governi che
son collusi,
Molti i codardi,
fra loro: lei,
Dove si insegnano
legge e diritti,
La vecchia terra
degli Europei,
Quel che diranno di
noi alla gente,
Quel che diranno
ve lo dico io:
“In fondo
se la son cercata,
È colpa loro
in nome di Dio,
In fondo
se la son cercata,
È colpa loro
in nome di Dio.”
Certo, bisogna
farne di strada
Da una ginnastica
d’obbedienza
Fino ad un gesto
molto più umano
Che ti dia il senso
della violenza,
Però bisogna farne
altrettanta
Per diventare così
coglione,
Da non vedere la
differenza
Fra Resistenza e
occupazione,
Da non capire la
differenza
Fra Resistenza e
occupazione.
E adesso imparo
un sacco di cose
In mezzo a gente
che muore di fame,
Tranne qual è il
crimine giusto
Per non passare da
criminale.
Ci hanno insegnato
che è da vigliacchi
Sparare a un uomo
che cerca il pane,
Ora sappiamo che è
un delitto
Solo se muore
un occidentale,
Ora sappiamo che è
un delitto
Solo se muore un
occidentale.
Di abbandonare
la nostra terra,
La Palestina,
non ci va,
E abbiam deciso di
rinunciare
Ad un futuro
di libertà,
Prendete adesso
il cellulare,
State a sentire
ancora una volta
La voce di Hind che
chiede aiuto
E vi ripete un’altra
volta:
Per quanto voi vi
crediate assolti
Siete lo stesso
coinvolti,
Per quanto voi vi
crediate assolti
Siete lo stesso
coinvolti.
Per quanto voi vi
crediate assolti
Siete per sempre
coinvolti,
Per quanto voi vi
crediate assolti
Siete per sempre
coinvolti.
Non sono palestinese.
Non potrò mai parlare a nome di un palestinese.
In questo genocidio, come negli altri di cui il colonialismo occidentale è responsabile, anche io sarò per sempre coinvolto.
Ringrazio tutte le persone che quotidianamente documentano tutto questo. Le persone grazie alle quali ho potuto creare questo video, molte delle quali sono state uccise. Grazie per il vostro coraggio e per aprire gli occhi al mondo.
Seguiamo i profili delle donne e degli uomini palestinesi.
Non restiamo in silenzio.
Usiamo i nostri privilegi per tenere alta l’attenzione sulla Palestina.
Grazie Donato Quarto per la preziosa chitarra.
Grazie DiLe foto per il supporto tecnico nel video.
E grazie al meraviglioso Fabrizio De Andrè per la continua e infinita ispirazione, la musica e la parte migliore del testo sono sue. – Giulio Ferretto
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10 COSE DA FARE INSIEME
Israele ha approvato il piano di divisione della Cisgiordania e contemporaneamente ha avviato l’operazione di occupazione totale della Striscia di Gaza.
Da una parte ieri è cominciata l’invasione terrestre di Gaza City e l’esercito ha già preso il controllo della periferia della città: un’operazione militare che si inserisce in un disegno ben più ampio e inquietante.
Dall’altra il governo israeliano ha appena rilanciato il progetto E1: 3.500 nuovi appartamenti per espandere l’insediamento di Ma’ale Adumim, a est di Gerusalemme, in Cisgiordania. Un piano congelato per decenni sotto la pressione internazionale, riattivato con orgoglio come risposta ai Paesi che hanno annunciato il riconoscimento dello Stato di Palestina.
La situazione è inaccettabile, la verità è sotto gli occhi di tutti e non possiamo più restare indifferenti. Il governo italiano ha deciso di restare in silenzio confermando la propria complicità, noi vogliamo attivarci. Per questo dobbiamo essere tante e tanti.
Ecco qui sotto 10 cose che puoi fare
– firma la nostra petizione contro il criminale di guerra Netanyahu
– chiedi con noi il Nobel per la Pace per Francesca Albanese
– non acquistare prodotti israeliani o di aziende che finanziano il genocidio. Il boicottaggio funziona, guarda cos’è successo nelle farmacie di Sesto Fiorentino– segui e supporta le azioni di BDS Italia per sapere come boicottare nel migliore dei modi
– appendi una bandiera palestinese al tuo balcone o alla tua finestra come abbiamo fatto nella nostra sede nazionale
– chiedi al tuo comune di condannare il genocidio a Gaza e prendere posizione. Come hanno fatto Firenze, Perugia e molti altri– aderisci allo sciopero degli acquisti. È iniziato il Global Strike for Gaza: nessuna spesa di giovedì, per saperne di più clicca qui
– continua a informarti, leggere, verificare, parlare e condividere
– continuiamo a riempire le piazze come abbiamo fatto insieme a giugno, chiedendo la pace in 300.000
– nei luoghi della politica ci sono molte e molti che alzano la voce ogni giorno per chiedere giustizia, seguici!
Siamo tantissime e tantissimi!Noi abbiamo scelto da che parte stare. E tu?
Grazie per tutto quello che potrai fare,
Sinistra Italiana
Fra le tantissime iniziative (molte da imitare) …. qui di seguito ne segnaliamo alcune. Grazie a chi in “bottega” ne segnalerà altre, anche utilizzando lo spazio per i “commenti”.
Capo d’Orlando 23|8. Cittadinanza onoraria per i bambini palestinesi
CIVITANOVA DEL SANNIO 26|8 h 17 via Roma”il conflitto Israele-Palestina”
FIRENZE 27|8 h 20,30 ” 8° Urlo per Gaza e Palestina Libera*”
– Per e in ricordo di Marah che è rimasta qua e per chi torna a Gaza. Tornare sempre a Gaza
– Per mettere i riflettori sulla partenza della Global Sumud Flotilla.
-Perchè urlare non è risolutivo, ma stare in silenzio è complice
– Perchè il genocidio è qui tra noi, in questa economia, nelle complicità istituzionali, nel settore bellico, nel commercio delle armi, nel conformismo, nell’immobilismo
– Show red card to Israel: nessuna partita di calcio sporca di genocidio
VARESE 30|8 Concerto per la Palestina:VA LivePal,musica per non morire”
Un evento che unisce musica, testimonianze e arte per sensibilizzare e raccogliere fondi per 2 associazioni attive sul fronte umanitario di Gaza
Un concerto per raccogliere fondi destinati a sostenere la popolazione palestinese. È l’iniziativa organizzata dal Comitato Varesino per la Palestina che si terrà sabato 30 agosto all’Arena dei Giardini Estensi di Varese, dalle 17 alle 23. L’evento, dal titolo “VA LivePal – Musica per non morire”, alternerà esibizioni musicali e momenti di riflessione, con l’obiettivo di mantenere alta l’attenzione sulla crisi umanitaria in corso.
Venezia 2025, appello delle star per la Palestina: «Non rimarremo in silenzio»
Centinaia di artisti italiani e internazionali hanno inviato una lettera aperta all’organizzazione della Mostra e alle istituzioni, chiedendo uno spazio aperto di confronto e denuncia sulla situazione in corso a Gaza
Quando mancano pochi giorni all’inizio della 82.ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, centinaia di esponenti del cinema italiano e internazionale hanno sottoscritto una lettera aperta indirizzata alla Biennale e alle sezioni collaterali delle Giornate degli Autori e della Settimana Internazionale della Critica. L’iniziativa, promossa dal collettivo Venice4Palestine (V4P), invita la kermesse e le istituzioni a non restare neutrali e a condannare apertamente quanto sta avvenendo in Palestina, prendendo pubblicamente posizione sulla questione.
Nella lettera, i promotori denunciano “lo strazio di un genocidio compiuto in diretta”, criticando il rischio che il Festival si trasformi in “una triste e vacua vetrina” impermeabile alla tragedia in corso. V4P invita invece la Mostra a essere “uno spazio di confronto, partecipazione attiva e resistenza, come avvenuto in passato”.
Gli artisti chiedono alla Biennale di offrire luoghi e momenti per promuovere iniziative sulla Palestina durante tutta la durata del Festival, in continuità con la mobilitazione prevista il 30 agosto e sostenuta anche dalla rete Artisti #NoBavaglio. “Non esiste cinema senza umanità”, si legge nel documento, che invita il settore culturale e audiovisivo a non rimanere in silenzio davanti a quello che definisce “un crimine contro l’umanità”.
Tra le centinaia di firmatari figurano nomi di primo piano del cinema e della cultura, come i registi Marco Bellocchio, Gabriele Muccino, Matteo Garrone, Mario Martone, Daniele Luchetti e Ferzan Ozpetek, le attrici Barbora Bobulova, Alba Rohrwacher, Valeria Golino, Carolina Crescentini, Maya Sansa, Greta Scarano, Lunetta Savino, Jasmine Trinca, Laura Morante, gli attori Claudio Santamaria, Toni Servillo e Fabrizio Gifuni. Al loro fianco anche artisti e personalità internazionali come Céline Sciamma, Charles Dance, Margarethe von Trotta e Roger Waters.
Di seguito, il testo integrale della lettera aperta, alla quale si può aderire inviando una mail a venice4palestine@gmail.com
LETTERA APERTA ALLA BIENNALE DI VENEZIA
ALLA MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA ALLE GIORNATE DEGLI AUTORI
ALLA SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA CRITICA
A PROFESSIONITƏ DEL CINEMA E DELL’AUDIOVISIVO, DELLA CULTURA E DELL’INFORMAZIONE
“Fermate gli orologi, spegnete le stelle”
Il carico è troppo per continuare a vivere come prima. Da quasi due anni a questa parte ci giungono immagini inequivocabili dalla striscia di Gaza e dalla Cisgiordania. Assistiamo, incredulә e impotenti, allo strazio di un genocidio compiuto in diretta dallo Stato di Israele in Palestina. Nessunә potrà mai dire: “o non sapevo, non immaginavo, non credevo”. Tuttә abbiamo visto. Tuttә vediamo.
Eppure, mentre si accendono i riflettori sulla Mostra del Cinema di Venezia, rischiamo di vivere l’ennesimo grande evento impermeabile a tale tragedia umana, civile e politica. Lo spettacolo deve continuare, ci viene detto, esortandoci a distogliere lo sguardo – come se il “mondo del cinema” non avesse a che fare con il “mondo reale”.
E invece è proprio attraverso le immagini, realizzate da colleghә, magari amicә, che abbiamo appreso del genocidio, delle aggressioni violente e anche omicide a registә e autorә in Cisgiordania, della punizione collettiva inflitta al popolo palestinese e di tutti gli altri crimini contro l’umanità commessi dal governo e dall’esercito israeliani. Quelle immagini che in questi mesi sono costate la vita a quasi 250 operatorә dell’informazione palestinesi.
La Biennale e la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica dovrebbero celebrare la potenza dell’arte come mezzo di trasformazione, di testimonianza, di rappresentazione dell’umano e di sviluppo della coscienza critica. Ed è proprio questo a renderla uno straordinario mezzo di riflessione, di partecipazione attiva e di resistenza.
In risposta alle dichiarazioni spesso tiepide, vaghe o, peggio, comode espresse dagli organi di potere, dell’informazione e della cultura, rivendichiamo una posizione chiara e priva di ambiguità: è tempo non solo di empatia ma anche di responsabilità.
La semantica, il linguaggio, le parole e le immagini, non sono accessori, specie per chi crede nell’arte: sono una forma di resistenza fondamentale e necessaria. Altrimenti dovremmo arrenderci all’evidenza che essere cineastә o giornalistә, oggi, non ha più alcun senso.
Per questo, noi attivistә, giornalistә e professionistə del cinema e dell’audiovisivo crediamo che per una volta lo spettacolo, almeno per qualche momento, debba fermarsi, interrompere il flusso di indifferenza, aprire un varco alla consapevolezza. Chiediamo quindi alla Biennale, alla Mostra, alle Giornate degli Autori e alla Settimana della Critica di prendere una posizione netta e sostenere queste istanze.
Rivendichiamo altresì la necessità di spazi e modalità di narrazione per la Palestina rivolgendoci a tuttә coloro che possono e vogliono spostare qualcosa a qualsiasi livello.
A Venezia tutti i riflettori saranno puntati sul mondo del cinema, abbiamo tuttә il dovere di far conoscere le storie e le voci di chi viene massacratә anche con la complice indifferenza occidentale.
Esortiamo tutti i settori della cultura e dell’informazione a utilizzare, in occasione della Mostra, la propria immagine e i propri mezzi per creare un sottofondo costante di parole e di iniziative: che non venga mai meno la voce della verità sulla pulizia etnica, sull’apartheid, sull’occupazione illegale dei territori palestinesi, sul colonialismo e su tutti i crimini contro l’umanità commessi da Israele per decenni e non solo dal 7 ottobre.
Invitiamo chi lavora nel cinema a immaginare, coordinare e realizzare insieme, durante la Mostra, azioni che diano risonanza al dissenso verso le politiche governative filosioniste: un dissenso espresso nel segno della creatività, grazie alle nostre capacità artistiche, comunicative e organizzative.
Noi artistә e amantә dell’arte,
noi professionistә del settore e appassionatә del cinema, noi organizzatorә e addettә all’informazione,
noi che siamo il cuore pulsante di questa Mostra, ribadiamo con fermezza che non saremo complici ignavә, che non rimarremo in silenzio,
che non volgeremo lo sguardo altrove,
che non cederemo all’impotenza e alle logiche del potere.
Ce lo impone l’epoca in cui viviamo e la responsabilità di esseri umani. Non esiste Cinema senza umanità.
Facciamo in modo che questa mostra abbia un senso e che non si trasformi in una triste e vacua vetrina.
Insieme, con coraggio, con integrità. Palestina libera!
Zerocalcare e la Global Sumud Flotilla: “Oltre 40 imbarcazioni civili per rompere l’assedio a Gaza”
Il fumettista ha postato sui social un video in cui sostiene la Global Sumud Flotilla, in partenza a fine agosto per portare aiuti umanitari a Gaza. “Oltre 40 imbarcazioni civili partiranno a fine agosto per portare aiuti a Gaza e rompere un assedio disumano.
Il 31 agosto prenderà il largo «la più grande missione marittima civile mai tentata verso Gaza». La Global Sumud Flotilla partirà da Barcellona e da un porto italiano: decine di imbarcazioni, una rete che coinvolge attivisti in 44 paesi, una campagna coordinata a terra e l’obiettivo dichiarato di forzare l’attenzione internazionale sul blocco e sull’accesso umanitario
La Global Sumud Flotilla partirà dalla Spagna, con un secondo concentramento fissato per il 4 settembre dalla Tunisia. La scala è inedita: «decine di imbarcazioni», una rete che coinvolge attivisti in 44 paesi, una campagna coordinata a terra e l’obiettivo dichiarato di forzare l’attenzione internazionale sul blocco e sull’accesso umanitario. I format, le date e le cifre sono stati annunciati pubblicamente nelle ultime settimane dagli organizzatori e ripresi da più testate.
Questo progetto nasce a valle della Global March to Gaza: si è creata una rete internazionale competente e coesa.Un’azione via mare con ordini di grandezza inediti anche : la mobilitazione tiene insieme realtà della Freedom Flotilla e piattaforme nazionali; tutti i partecipanti seguono due giorni di training «di resistenza non violenta, perché la cosa più difficile è non reagire».
Il 31 agosto salperanno barche da Barcellona e da un porto italiano del nord. Il 4 settembre partiranno altre imbarcazioni dalla Tunisia e da porti italiani del Sud.
COMUNICATO COBAS – “CHI HA PAURA DEL DISSENSO?” Tre anni di allontanamento a Guido Viero per aver gridato: “Palestina libera”
La Confederazione Cobas della provincia di Lucca esprime piena solidarietà a Guido Viero, colpito da un provvedimento di allontanamento di tre anni dal Comune di Pietrasanta. La sua “colpa”? Aver espresso il proprio pensiero all’ incontro alla Versiliana con Matteo Salvini dell’ 11 agosto, dicendo: “Palestina libera, governo complice del genocidio.”
Parole forti? Sì. Ma vere. E, soprattutto, legittime. Una semplice manifestazione di dissenso – una bandiera palestinese, una frase – diventa “rumorosa contestazione” e viene trasformata in pericolo per la “sicurezza” da chi dovrebbe invece garantire il diritto a esprimersi liberamente. Questo non è ordine pubblico: è repressione. È censura. È una vergognosa punizione politica mascherata da provvedimento amministrativo.
Questo clima repressivo non è un’eccezione: è parte integrante della strategia del governo Meloni, che con i Decreti Sicurezza ha costruito un impianto normativo pensato per colpire chi dissente, chi manifesta, chi alza la voce. Uno Stato che invece di proteggere il diritto al dissenso, lo criminalizza, mostra solo la propria debolezza e paura.
In un Paese in cui la sede romana di Casa Pound – occupata dal 2003- resta intoccabile mentre centri sociali come il Leoncavallo vengono chiusi, chi osa contestare il potere viene trattato come un problema da rimuovere. È il manuale base dell’autoritarismo. Lo conosciamo bene. E non lo accettiamo.
Guido Viero è una coscienza libera, una voce scomoda. Una di quelle voci che la nostra Costituzione, con l’articolo 21, dovrebbe tutelare, non zittire. Colpirlo significa colpire tutti noi, cittadini liberi e pensanti. Tutti quelli che ogni giorno resistono, costruiscono pensiero critico, rifiutano il silenzio imposto.
Ci chiediamo: è questa la democrazia nata dalla Resistenza? Una democrazia che allontana chi dissente? Chi governa non ha il diritto di proteggersi dal dissenso: ha il dovere di ascoltarlo.
Chiediamo l’immediato ritiro di questo provvedimento ridicolo e pericoloso. Ma chiediamo anche che si avvii una riflessione politica e pubblica: sulla libertà, sul diritto al dissenso, sulla complicità del nostro governo di fronte al genocidio in Palestina.
Ciò che accade a Guido non è un caso isolato: è parte di un clima repressivo alimentato dall’alto e legalizzato da norme che vanno cancellate.
Se dire la verità diventa un problema allora il problema riguarda la democrazia!
Confederazione Cobas della provincia di Lucca
LUNI (SP) – 26|8 h 21 “un coro per la pace”
Mercoledì 26 agosto, alle 21.00, sempre nella chiesa di Nicola, si terrà “Un coro per la pace”, esibizione del coro “Arcobaleno di Voci”
BUDRIO (BO) – 26|8 h 20,30 “cocomerata per Gaza”
Ceglie Messapica 28|8, corteo di protesta contro Salvini e Tajani promosso dal Comitato per la pace e contro il genocidio del popolo palestinese
Il Comitato contro il Genocidio del Popolo Palestinese, contro il riarmo, per la pace” di Brindisi promuove un corteo giovedì 28 Agosto 2025, alle ore 19 con partenza da piazza della Repubblica (vicino all’ospedale), a Ceglie Messapica per protestare contro i ministri Salvini e Tajani che saranno presenti nel centro messapico per uno dei dibattiti del sito “Affari Italiani”.
La protesta è contro il governo Meloni e i suoi ministri, che si fregiano di rappresentare gli interessi e i confini della “nazione” Italia, mentre in realtà sono al servizio degli Usa, della NATO e di Israele.
Un governo che subisce la politica dei dazi dell’alleato Trump, che danneggia l’economia italiana a suon di miliardi pari ad una legge finanziaria; che approva l’aumento al 5% delle spese militari nel bilancio nazionale, che tra 10 anni raggiungeranno in Italia la cifra stratosferica di oltre 100 miliardi di euro; che fa proprio il programma di riarmo europeo con altri 800 miliardi di euro in funzione anti Russia, senza tenere conto dei rischi di una guerra nucleare in Europa e senza mettere in campo un’azione diplomatica con l’Unione Europea per giungere alla fine della guerra in Ucraina.
E per l’adesione vergognosa alle politiche di genocidio, apartheid e deportazione del governo fascista e guerrafondaio B. Netanyahu contro il Popolo Palestinese a Gaza e nei Territori occupati della Cisgiordania.
Il premier Netanyahu, indagato per corruzione dalla magistratura di Tel Aviv, colpito da mandato di arresto della Corte Internazionale di Giustizia per genocidio e per occupazione illegale della Cisgiordania, ha ormai consumato ogni residuo di credibilità anche davanti all’opinione pubblica interna. Il progetto di costruzione della “grande Israele” è il tentativo di salvare il suo potere a spese della vita e del diritto all’autodeterminazione del Popolo palestinese, stremato dai bombardamenti, dagli attacchi di terra di 22 mesi, dalla fame e dalle malattie. Il governo Netanyahu è una minaccia costante per la pace mondiale a causa dei continui attacchi di guerra contro i paesi confinanti: Libano, Siria, Yemen, Iran, Iraq.
Il governo Meloni, al pari della quasi totalità dei governi occidentali, gli USA in testa, non ha interrotto con Israele i rapporti diplomatici, militari, non ha sospeso i trattati in essere, fornisce armi e tecnologie militari. Blatera la soluzione dei due stati, in assenza di alcuna azione concreta, e per pura propaganda invia aerei C130 per lanciare aiuti sulle macerie della Striscia di Gaza e finge di aiutare qualche centinaia di bambini di Gaza nelle strutture sanitarie italiane, mentre almeno 20.000 bambini palestinesi sono stati uccisi, centinaia di migliaia muoiono di fame, sono mutilati, traumatizzati, abbandonati, resi orfani, sono malati, privi di cure mediche, assistenza; sono deprivati di istruzione e futuro.
E il ministro Tajani, con la faccia contrita, ha il coraggio di attendere i bambini feriti e gli accompagnatori all’aeroporto di Roma. Davvero non di può sopportare.
Chiamiamo questo governo a rendere conto in ogni sede, in ogni piazza del nostro paese di queste nefandezze e pretendiamo il rispetto della Costituzione italiana nella politica estera (art.11 ripudia la guerra);, del diritto internazionale, della difesa dei diritti umani e l’autodeterminazione dei popoli.
Vogliamo riaffermare che la logica del più forte, il predominino del profitto, il riarmo e l’economia di guerra, il saccheggio delle risorse naturali del pianeta, la distruzione dell’ambiente, la costruzione delle grandi opere come il ponte sullo Stretto di Messina e la TAV che alimentano la corruzione e le mafie, incontrano l’opposizione delle comunità locali e delle popolazioni del mondo che rifiutano di pagare il prezzo di queste politiche distruttive e perseguono invece politiche economiche centrate sui bisogni sociali (istruzione, sanità, trasporti, lotta alla violenza di genere, crescita dell’ occupazione e qualità del lavoro), di cura e difesa del territorio, di rafforzamento delle relazioni pacifiche tra i popoli, armonizzazione tra le diverse forme di vita sul pianeta.
Comitato contro il genocidio del Popolo Palestinese, contro il riarmo, per la pace
TUTTA ITALIA – 28 Agosto
La Giornata è promossa dagli operatori del servizio sanitario della rete #digiunogaza, dalla rete “Sanitari per Gaza” e dalla campagna BDS “TEVA? No grazie”
COME PARTECIPARE AL DIGIUNO
Chi aderisce al Digiuno è invitato a testimoniarlo, fuori dall’orario di lavoro, all’esterno della propria struttura sanitaria di appartenenza od ovunque si trovi, simbolicamente intorno all’ora del pranzo.
Chi aderisce al Digiuno è invitato a fotografarsi con il cartello “Digiuno contro il genocidio a Gaza” ed a condividere la foto sui propri social con l’hashtag #digiunogaza, e con i propri contatti e le proprie reti in modo da amplificare il messaggio
ROMA – Giovedì 28 Agosto h 17,30 Pantheon “basta armi a Israele””
Firenze 28|8 h 21 ex Baracche Verdi “Ground Zero” nell’ambito di “Palestina Fuorischermo”
GROTTAGLIE(TA) 29|8 h 18 “Gaza e la questione Palestinese”
Venerdì 29 agosto – “Gaza e la questione palestinese” con: Valentina Petrini, giornalista e attivista,Riccardo Noury, portavoce Amnesty International;Francesca Albanese, relatrice ONU per la Palestina; Alberto Negri, inviato e reporter di guerra e Leonardo Palmisano, sociologo, scrittore.
PAESTUM (SA) – Mercoledì 29 Agosto h 21 camping La Giara “Palestina libera tutti”
LESIGNANO – REP DI SAN MARINO – Venerdì 29 Agosto
VENEZIA – Sabato 30 Agosto h 17 Lido di Venezia – manifestazione
STOP AL GENOCIDIO
PALESTINA LIBERA!
In occasione della Mostra internazionale del Cinema di Venezia, molte organizzazioni e movimenti veneziani e metropolitani hanno indetto una importantissima manifestazione contro il genocidio in corso a Gaza e in tutta la Palestina per mano del Governo e dello Stato criminale di Israele.
Come Opzione Zero ci battiamo da 20 anni per difendere l’ambiente, il territorio e la salute di chi lo abita, perchè crediamo che la vita umana, così come quella di tutti gli altri esseri che popolano il Pianeta, abbia un valore inestimabile.
Per questo motivo siamo contro al guerra e per la Pace sempre, e oggi più che mai questo significa stare dalla parte del popolo palestinese!
Non possiamo rimanere indifferenti e inerti di fronte alla barbarie che da troppo tempo si sta compiendo impunemente in quella terra martoriata.
Aderiamo convintamente a questa manifestazione, e ci mettiamo a disposizione per la sua riuscita.
La manifestazione sta crescendo di giorno in giorno e le adesioni pervenute sono già tantissime. Invitiamo tutti i comitati e le realtà ambientali a fare altrettanto; sollecitiamo tutti i nostri attivisti e simpatizzanti a partecipare e a mobilitarsi per coinvolgere quante più persone possibile.
Restiamo umani!
Bosco Chiesanuova (VR) 22-31 AGOSTO – Alzare lo sguardo, per andare oltre il confine: Film Festival della Lessinia
I diritti dei popoli, le migrazioni, le prevaricazioni sugli umili, dal 22 al 31 agosto
NOVI LIGURE- 31|8 h 18 p.za delle Piane “NOVI si mobilita per Gaza”
31|8 Global Sumud Flotilla: decine di barche si preparano a salpare verso Gaza per rompere l’assedio
A fine agosto salperanno le barche della Global Sumud Flotilla, una nuova iniziativa per rompere l’assedio a Gaza via mare, la più grande mai organizzata.
TUNISI-lunedì 4 agosto la coalizione della Global Sumud Flotilla (GSF) ha tenuto una storica conferenza stampa presso la sede dell’Unione Generale dei Lavoratori Tunisini riunendo partecipanti da oltre 44 Paesi.
In quell’occasione sono iniziati i preparativi per la più grande missione civile marittima verso Gaza dall’inizio dell’assedio israeliano nel 2007. L’obiettivo della Global Sumud Flotilla è rompere il blocco illegale imposto da Israele e denunciare la complicità internazionale di fronte al genocidio in corso contro il popolo palestinese. Alla conferenza stampa, rivolta a media locali e internazionali, hanno preso la parola rappresentanti chiave della Global Sumud Flotilla, tra cui Muhammad Nadir Al-Nuri, Yasemin Acar, MariaElena Delia, Saif Abukeshek e Hayfa Mansouri.
Il programma prevede che decine di imbarcazioni civili salperanno verso Gaza alla fine dell’estate 2025. Il lancio principale avverrà dalla Spagna il 31 agosto, seguito da ulteriori partenze dalla Tunisia e da altri Paesi il 4 settembre. Parteciperanno delegazioni da oltre 44 Paesi, tra cui Malesia, Stati Uniti, Brasile, Italia, Marocco, Sri Lanka, Tunisia, Paesi Bassi e Colombia. «Il popolo palestinese non ha bisogno di essere salvato. Sa salvarsi da sé. Noi ascoltiamo ciò che chiede, e chiede che siano rispettati i suoi diritti: il diritto a vivere, a nutrirsi, a muoversi, a essere libero, a essere libero con dignità», ha dichiarato Maria Elena Delia, portavoce per l’Italia del Global Movement to Gaza.
La flottiglia è una iniziativa civile legale e pacifica, fondata sul diritto internazionale. Gli organizzatori sottolineano che qualsiasi intercettazione da parte di Israele costituirebbe un atto di pirateria. La missione della Global Sumud Flotilla è umanitaria ma anche profondamente morale, chiedendo la fine dell’assedio, delle tattiche di fame, della disumanizzazione sistemica dei palestinesi e del genocidio. Gli organizzatori condannano la complicità dei governi occidentali e arabi e invitano la popolazione globale a esigere responsabilità. A bordo della flottiglia non ci saranno solo aiuti, ma anche medici, avvocati, giornalisti, attivisti e artisti, tutti in viaggio per affermare la solidarietà con Gaza e dichiarare: “Non siete soli.”
“Se la terra palestinese avesse voce, parlerebbe con la lingua dell’ulivo”
“Siamo le olive e gli alberi delle olive.
Quando ci sparano,
non moriamo,
cresciamo nei cuori.
Quando ci strappano la terra,
ci aggrappiamo alle radici,
e la terra ci risponde con la voce degli ulivi.
Non siamo ospiti qui,
siamo la terra stessa che resiste“
(Mahmoud Darwish)
Ci sono alberi che crescono in fretta, che fioriscono e sfioriscono nel giro di una stagione. E poi c’è l’ulivo. L’ulivo non ha fretta. Sa che il tempo non si misura in anni, ma in generazioni: chi lo pianta non lo fa per sé, ma per i figli, per i nipoti, per chi verrà dopo. È un gesto di fiducia nel futuro.
In Palestina, dove ogni lembo di terra è attraversato da ferite e memoria, l’ulivo è più di un albero: è una radice che tiene salda l’identità. “L’ulivo è la preghiera della terra”, scrive Elias Sanbar. Un mormorio antico, che resiste anche quando tutto intorno si spezza, una memoria che respira.
Gli ulivi punteggiano le colline di Jenin, di Nablus, di Betlemme. Alcuni hanno secoli, altri più di un millennio.
Ogni famiglia custodisce i propri alberi come si custodisce una storia: con affetto, con cura, con rispetto. Raccontano di raccolti, di mani che intrecciano rami, di bambini che imparano a conoscere la terra guardando i nonni chinarsi tra le foglie.
Nel cuore delle colline di Nablus, a Jenin, nei villaggi intorno a Hebron, le donne raccolgono i frutti con le dita umide d’olio e d’attesa. L’olio che ne nasce non è solo alimento: è luce, è rito, è dote, è preghiera. Si unge il pane, si unge il neonato. Si unge la morte.
Ogni famiglia palestinese custodisce l’olio in ampolle come si conserva il sangue degli avi. E quando si parte, si porta con sé un piccolo flacone, come un pezzo di casa.
Ma da anni ormai, gli ulivi vengono abbattuti. A decine, a centinaia, a migliaia. Le motoseghe arrivano all’alba, accompagnate da ruspe e soldati. I coloni scendono dalle colline armati di fiamme e silenzi. A volte è il Muro a decidere. A volte una strada “di sicurezza”. A volte il puro arbitrio. Solo tra il 2020 e il 2023, secondo le Nazioni Unite, oltre 35.000 ulivi palestinesi sono stati sradicati. Dal 1967, più di 800.000 alberi sono stati distrutti, come se si potesse cancellare la terra togliendole le radici.
A Burin, una mattina di ottobre, il vecchio Salem torna a guardare la collina dove aveva piantato i suoi ulivi cinquant’anni fa. Li aveva chiamati uno a uno con i nomi dei suoi figli. Trova solo ceppi anneriti, rami spezzati, olio disperso nella polvere. “Non hanno tagliato alberi, hanno tagliato la mia lingua – mormora – Perché non so più come spiegare ai miei nipoti chi siamo”.
A Al-Walaja, vicino a Betlemme, per costruire il Muro sono stati abbattuti più di 1.300 ulivi. Alcuni, secolari, sono stati trapiantati altrove: nei giardini delle città israeliane. Usati come decorazione. Come trofei di una conquista.
È una guerra che non fa rumore, ma colpisce al cuore. Perché l’ulivo dice una sola cosa, semplice e irriducibile: “Io sono qui da sempre. E da sempre curo questa terra”. Per questo gli ulivi vengono presi di mira. Perché parlano, senza bisogno di parole.
A Yanun, nel distretto di Nablus, i contadini ogni anno tornano a piantare nuovi alberelli. Sanno che non daranno frutto subito. Sanno che potrebbero essere bruciati, spezzati. Ma piantano lo stesso. Come atto di fede. Come gesto d’amore. Come resistenza.
In una testimonianza raccolta da B’Tselem, un contadino dice: “Quando pianto un ulivo, non penso a me. Penso a mio figlio. E al figlio di mio figlio. Se anche lo sradicheranno, loro sapranno che noi c’eravamo”.
Gli ulivi non muoiono in silenzio. Scricchiolano sotto i colpi, si spezzano con un suono che assomiglia a un grido. E il loro odore di resina bruciata resta nell’aria per giorni. Chi passa di lì lo respira, come si respira un lutto. “Se l’ulivo sapesse chi lo ha piantato – ha scritto Mahmoud Darwish -, il suo olio diventerebbe lacrime”.
Molto importante anche “La massiccia campagna israeliana per censurare i post pro Palestina su Facebook e Instagram” di Patrick Boylan
https://www.lindipendente.online/2025/08/22/la-massiccia-campagna-israeliana-per-censurare-i-post-pro-palestina-su-facebook-e-instagram/
Importante per due motivi.
1. Svela uno dei trucchi che usa Israele per soffocare il grido disperato dei palestinesi e i nostri commenti al riguardo (ovvero, la manipolazione dell’Intelligenza Artificiale o IA).
2. Di riflesso, ci mette in guardia contro un uso acritico di IA nella nostra vita quotidiana:
— quando cerchiamo una risposta su Google e Google ci offre un “sunto imparziale” generato da IA;
— quando scegliamo da una lista di video propostaci da You Tube in base a presunti “criteri imparzaili”,
— quado conversiamo con l’IA di ChatGPT che sembra a tutti gli effetti “imparziale” ma non lo è.
Patrick
Chiudiamo questo dossier con tre segnalazioni da ANBAMED – Anbamed, notizie dal Sud Est del Mediterraneo (testata online fondata da Farid Adly) – che, come abbiamo già scritto, ogni giorno dà notizie ma anche audio e video che i media italiani preferiscono ignorare. Potete iscrivervi gratuitamente alla newsletter con un messaggio a: anbamedaps@gmail.com
BOICOTTAGGI
Prosegue la campagna di boicottaggio dei prodotti della società farmaceutica israeliana Teva. Le ragioni del clamore che ha fatto il video della dottoressa e dell’infermiera, che spiegavano il valore del boicottaggio, sono sviscerate nel comunicato di BDS-Italia e Sanitari per Gaza: “Si potrebbe discutere della postura etica di un Paese che si scandalizza per un video di sensibilizzazione e di denuncia più che per i video e le immagini che arrivano da Gaza, e che richiamano alla memoria un passato che nulla ha insegnato.
Si potrebbe discutere anche della postura etica di media che parlano nientemeno che di video-choc, e di politici che si appellano nientemeno che al decoro del camice, chiedendoci se codesto decoro si perda nel denunciare la uccisione sistematica di medici e paramedici, assieme alla distruzione mirata di ogni ospedale e presidio medico, fino alla negazione di medicinali e apparecchiature, financo delle incubatrici per bambini oppure se sia macchiato dal silenzio assordante dietro cui i vari Ordini si nascondo da ventidue mesi”. Per leggere tutto: clicca
Appello per il dott0r Hussam Abu Safiya
Anche del dott. Dott. Marwan el-Homs, direttore degli ospedali da campo, rapito dal suo ospedale 12 giorni fa non ci sono tracce evidenti. Un’unità speciale dell’esercito di occupazione ha fatto irruzione armi alla mano nella struttura sanitaria e ha prelevato il dott. El-Homs ed altri 3 infermieri.
Al-jazeera ha realizzato un documentario sul caso del dott. Abu Safiya, ostaggio palestinese in mano dell’esercito israeliano dal 27 dicembre 2024.
“Me lo hanno portato davanti strisciando, accompagnato da quattro carcerieri. Gli era proibito alzare la testa o la schiena, bendato e ammanettato. Le manette rimasero sulle sue mani per tutta la durata della visita, che non ha superato i trenta minuti. La visita si è svolta dietro una parete di vetro, utilizzando un ricevitore telefonico tenuto dal prigioniero in una delle mani ammanettate”. Lo ha detto in una dichiarazione stampa l’avvocata Ghaid Qassem, legale del dott. Hussam Abu Safiya. Notizia che non leggerete sulla stampa scorta mediatica del genocidio. Chiunque pronuncerà il mantra “Israele paese democratico”, riceverà uno schiaffo sonoro.
Pubblicato sul nostro sito il testo in italiano dell’appello per la liberazione del dott. Hussam Abu Safiya. clicca. Eventuale firma dell’appello va segnata sul sito indicato più sotto.
Firmate l’appello per chiedere la liberazione del direttore dell’ospedale Kamal Adwan, preso in ostaggio dall’esercito israeliano il 27 dicembre 2024, poi dopo 10 giorni annunciata la sua detenzione. Contro di lui non ci sono accuse. Il coraggioso medico è reo di non aver abbandonato il posto di lavoro, malgrado l’assassinio di suo figlio primogenito, Ibrahim, e le gravi ferite da lui stesso subite. clicca per aderire.
Solidarietà/Al-Najdah – ADOZIONI A DISTANZA
Abbiamo trasferito il 20 agosto 2025, tramite bonifico bancario internazionale, la seconda tranche delle somme raccolte fino al 31 luglio 2025 a favore delle adozioni a distanza di bambini e bambine di Gaza e per la fornitura di pasti caldi. La somma trasferita è di 14.675 euro. Grazie a tutti i donatori.
Sono arrivate altre 2 adozioni a distanza, portando il numero totale a 48. Abbiamo comunicato i dati all’associazione Al-Najdah (Soccorso Sociale), per mandarci la documentazione.
Grazie ai contributi arrivati da tutto il mondo e anche dagli affidatari italiani (siamo già a 48 realtà di singoli, famiglie, associazioni e gruppi di amici), al-Najdah ha potuto nei giorni scorsi tornare a fornire pasti caldi a tutti e non solo agli orfani custoditi. È una goccia nel mare dei bisogni, ma è un’azione necessaria per alleviare le sofferenze del popolo di Gaza che sta subendo una minaccia di tipo nazista: il genocidio e la deportazione.
Alla manifestazione di sabato a Milano contro il genocidio israeliano a Gaza, alcuni affidatari hanno portato cartelli con i nomi dei bambini adottati a distanza.
L’offensiva di terra israeliana su Deir Balah sta costringendo le militanti di al-Najdah a sfollare verso sud per salvare gli orfani e le madri. Il centro delle attività di al-Najdah a Deir Balah è stato colpito tre giorni fa a mezzanotte da una bomba d’artiglieria. Nessuna vittima, né uccisi né feriti, semplicemente perché non c’erano attività a quell’ora. Il centro era vuoto. “Come ogni volta si ricomincia daccapo. Non ce ne andremo. Siamo già al lavoro per rimetterlo in funzione”, ci ha scritto un’attivista dell’organizzazione delle donne di sinistra di Gaza.
Abbiamo ricevuto da molti affidatari dei messaggi e disegni dedicati ai bambini e bambine in adozione a distanza tramite Anbamed. Abbiamo tradotto e spedito il tutto all’associazione Al-Najdah. Sono state lette le lettere e distribuite le immagini durante gli incontri collettivi educativi e per l’istruzione, che si tengono nelle tende delle insegnanti o in spazi dell’associazione, sempre in tende di dimensioni più grandi per accogliere i bambini ed i giovanissimi per non far perdere loro un altro anno scolastico. Sono incontri importanti anche dal punto di vista psicologico.
Molti lettori ci scrivono per sapere maggiori info sulla campagna “Ore Felici per i Bambini di Gaza”. È arrivata due giorni fa una nuova adozione a distanza. Continuano ad arrivare contributi una tantum per i pasti caldi. La gara di solidarietà con la popolazione ed i bambini di Gaza non perde vigore. Le adozioni sono arrivate al numero di 48, nell’arco di soli 5 mesi.
Per chiedere info o aderire, scrivete a: anbamedaps@gmail.com
Potete leggere la cronologia delle azioni del progetto Ore Felici per i Bambini di Gaza, la campagna di adozioni a distanza clicca
TUTTE LE VIGNETTE SONO DI BENIGNO MOI
Nei prossimi giorni la “bottega” riprenderà un dossier sulle armi della Leonardo. Vi ricordiamo anche i libri di francesca Albanese.