Gli sportivi che misero fine alla fuga del Duce

Il 27 e 28 aprile 1945 furono il pallanuotista Ivo Bitetti e il calciatore Michele Moretti a bloccare Mussolini  e i gerarchi fascisti diretti verso la Svizzera.

di David Lifodi

Foto tratta da www.sslazionuoto.it

La storia è nota: il 27 aprile 1945 il convoglio di tedeschi e repubblichini in fuga nel tentativo di portare al sicuro, in Svizzera, Mussolini, viene intercettato da un gruppo di partigiani nei pressi di Dongo. Travestito da soldato nazista, il Duce viene identificato da Ivo Bitetti, pallanuotista. Nella cattura, e nella fine, di Mussolini, gli sportivi antifascisti hanno ricoperto un ruolo di primo piano. Fu infatti il calciatore Michele Moretti, nome di battaglia Pietro Gatti, a fucilare il dittatore.

Chiamato dalla 52esima Brigata Garibaldi in qualità di interprete, Bitetti fu il primo a riconoscere il travestimento di Mussolini. Campione olimpico, nell’estate 1945, con il Settebello, e, pochi mesi dopo, protagonista anche della vittoria dello scudetto di pallanuoto della Società sportiva Lazio, Bitetti non fu soltanto un pallanuotista di rilievo, ma anche un rugbysta di primo piano indossando la casacca del Rugby Roma.

Questa storia, rimasta del tutto sconosciuta per lungo tempo, è stata divulgata grazie all’intervista allo stesso Bitetti, risalente all’agosto 2003 da parte dello storico, scrittore e giornalista Marco Impiglia, allora direttore editoriale della Società italiana di storia dello sport, presentata per la prima volta il 18 aprile 2015 a Marzabotto nell’ambito del convegno “Sport e seconda guerra mondiale”, promosso dalla stessa SISS.

Bitetti aveva deciso di rendere pubblica la sua partecipazione nella cattura di Mussolini solo quando fosse già morto: “Ci sono tanti matti n giro, nostalgici del fascismo, e non vorrei che un bel giorno me li trovassi davanti casa a darmi delle noie. E poi io sono della Lazio…”. Il padre, ha scritto Impiglia, era stato prima tra i fondatori, e poi presidente, della Società sportiva Lazio, e assieme al figlio aveva praticato anche il canottaggio con il Circolo Canottieri Lazio. Nella sua intervista, Ivo Bitetti racconta che scoprì Mussolini che fingeva di dormire ubriaco all’interno di un camioncino.

Gli sportivi antifascisti, che rivestirono un ruolo fondamentale nella cattura di Mussolini, rappresentarono un ulteriore smacco per un regime che aveva cercato, in tutti i modi, di utilizzare lo sport per ottenere consenso, emarginando o perseguitando esplicitamente tutti gli atleti che non si riconoscevano nella dittatura. Per questo motivo, come legge del contrappasso, non poteva venire che da un altro sportivo, il calciatore Michele Moretti, la raffica di mitra che il 28 aprile 1945 uccise il Duce. Terzino destro della Comense tra il 1929 e il 1934, dalla 1° Divisione (la nostra odierna Lega Pro, ex serie C) era riuscito anche a raggiungere la Nazionale, convocato per un allenamento dal ct Vittorio Pozzo, ignaro che l’ostico difensore avrebbe scambiato una serie di colpi proibiti con il fuoriclasse del Napoli Attila Sallustro.

Sfuggito alla deportazione in Germania e ricercato per la sua militanza nel Partito comunista clandestino, l’ormai comandante Pietro Gatti è indicato come colui che giustizia Mussolini, anche se alcuni sostengono che abbia in realtà fornito al partigiano Walter Ausidio, la cui arma si era inceppata, il mitra che ucciderà il Duce. Figlio di un ferroviere licenziato nel 1922 per aver partecipato ad una serie di scioperi, per quanto possibile Gatti aveva cercato di conciliare la militanza politica e la sua passione per il calcio, interrotta anche a seguito di un brutto infortunio.

Gli allontanamenti degli sportivi sgraditi al regime per le loro idee politiche e le leggi razziali utilizzate, anche nel mondo dello sport, per fare pulizia degli antifascisti, non sono servite per cancellare le loro gesta e le loro memorie: il cestista faentino Vittorio Bellenghi, calciatori come Bruno Neri, Miro Luperi, Carlo Castellani, gli allenatori Ernest Erbstein e Arpad Weisz ancora oggi sono ricordati, a testimonianza dei valori sportivi uniti all’insegna della memoria, della tolleranza e dell’antifascismo.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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