Assange, Starwars e Nicaragua

A proposito della cosiddetta «sinistra confusa».

di Bái Qiú’ēn

Canto l’armi pietose e il capitano / che il gran sepolcro liberò di Cristo (Torquato Tasso)

si è formata una mentalità sportiva che ha fatto della libertà un pallone con cui giocare a football (Antonio Gramsci)

Stamattina di buon’ora, praticamente all’alba, non riuscendo a dormire per via dell’afa, gironzolando in rete ci è capitato sott’occhio un vecchio articolo in inglese (del dicembre 2010) pubblicato nel sito Tortilla con Sal, firmato da un certo toni solo (minuscole nell’originale). Non sappiamo se siano le sue generalità effettive o uno pseudonimo richiamante il personaggio di Guerre stellari interpretato da Harrison Ford, ma la cosa ha davvero poca importanza per un cavaliere solitario che parte lancia in resta per una propria personale crociata.

Il laconico titolo è «Wikileaks and Nicaragua». Argomento assai intrigante, vista la cronaca di queste settimane sull’annosa vicenda che vede come protagonisti Julian Assange e quella che qualcuno si ostina a chiamare «libertà di stampa».

Dopo le prime righe, infatti, abbiamo fatto un salto sulla sedia e rischiato di rovesciare il caffè sulla tastiera, con danni irreparabili sia per la tastiera sia per il caffè.

Il motivo è presto detto. I primi paragrafi dell’articolo che, sempre più increduli, abbiamo riletto più volte, affermano: «Quanto scritto finora su Wikileaks tende a confondere l’aspetto ideologico delle attività di Julian Assange e dei suoi collaboratori. Wikileaks è un progetto libertario e le politiche libertarie non sono necessariamente progressiste. Questa realtà spiega la volontà di Assange di associarsi con organizzazioni svedesi – come il Partito Pirata e i Cristiano Socialdemocratici – progressiste su questioni libertarie ma antisocialiste su altre.

[…] Gli intrecci legali e politici di Wikileaks, le affinità ideologiche di Assange e i problemi personali distraggono fin troppo facilmente dalla realtà politica fondamentale della manipolazione delle informazioni rese note. I difensori di Wikileaks sostengono, nonostante i rapporti segreti di Assange con i principali media aziendali [ossia i grandi quotidiani; N.d.T], che Assange e i suoi colleghi promuovano la trasparenza.

«La libertà di espressione è stato un altro slogan brandito da persone e organizzazioni che sostengono Wikileaks. Ma vale la pena chiedersi: libertà di espressione per chi? Il principale gruppo la cui libertà di espressione è stata facilitata in modo molto efficace da Assange e dai suoi colleghi è il corpo diplomatico statunitense.

«Senza Wikileaks, le loro calunnie [degli ambasciatori gringos] sarebbero rimaste sepolte nel segreto ufficiale, senza essere attribuite ai media globali. Ora quelle calunnie sono trattate come informazioni autorevoli e notizie da prima pagina nei principali media industriali di tutto il mondo. Wikileaks avrebbe potuto coordinare la pubblicazione dei cablogrammi con TeleSur o Al-Jazeerah, per esempio. Ma Assange e i suoi colleghi hanno scelto di mettersi segretamente in rapporto con cinque principali organi di stampa industriali.

«Questi media corporativi distribuiscono regolarmente propaganda della NATO contro obiettivi come Iran, Siria e Hezbollah in Medio Oriente, contro Russia, Cina e Corea del Nord e contro i paesi dell’ALBA in America Latina. Ora quei media corporativi stanno usando la presunta sfida all’autorità di Wikileaks per pubblicare senza sosta i messaggi di propaganda di quella stessa autorità, presumibilmente contestata: il governo degli Stati Uniti.

«Questa è davvero una strana versione della libertà di espressione, che dà effettivamente la priorità ai cinici apologeti del terrore di Stato – omicidi di massa, torture, omicidi, destabilizzazione attraverso la guerra segreta e la guerra psicologica – e ai loro collaboratori dei media aziendali. Julian Assange e i suoi colleghi potrebbero sostenere che stanno promuovendo la trasparenza diffondendo le informazioni grezze in modo che ciascuno possa trarre le proprie conclusioni. Tale argomento è evidentemente falso data la brutale realtà di come funzionano i mass media globali».

Sarebbe interessante conoscere quale significato l’autore attribuisca a determinate parole, poiché alcuni passaggi non ci sono chiari. Per esempio: poiché si sa benissimo su quali quotidiani sono stati pubblicati i dispacci diplomatici, come si può affermare che «Assange e i suoi colleghi hanno scelto di mettersi segretamente in rapporto con cinque principali organi di stampa industriali»? Dove sarebbero i rapporti segreti intercorsi, se sono di dominio pubblico le testate incriminate da toni solo? Chi può, capisca.

Quanto poi al calderone nel quale ha mescolato Iran, Siria e Hezbollah, Russia, Cina, Corea del Nord e i paesi dell’ALBA, ci sorge il dubbio che consideri allo stesso livello il “tasso” di capitalismo raggiunto in Paesi come gli Stati Uniti e il Burundi o il Togo.

Sia come sia, se non abbiamo capito male, questa serie di oltre 250mila documenti pubblicati il 28 novembre 2010 da Julian Assange (soprattutto dispacci dei vari ambasciatori USA in giro per il mondo, alcuni riservati e altri segreti su intrighi politici, cospirazioni dietro le quinte, morti “invisibili”, strategie diplomatico-militari e guerre inumane) ha fatto il gioco degli stessi Stati Uniti che lo accusano di spionaggio, ergo lo stesso Assange è come minimo al soldo della CIA, la quale, come evidente copertura, aveva lasciato trapelare il proprio piano per rapirlo dall’ambasciata dell’Ecuador per potarlo negli States. Invece che a questi giornali borghesi (The New York Times, The Guardian, Der Spiegel, Le Monde, El País), avrebbe dovuto passare le sue informazioni a media alternativi.

Richiesta comprensibile e da un certo punto di vista sottoscrivibile, ma non riusciamo a spiegarci come «Senza Wikileaks, le loro calunnie [ossia i 250mila dispacci diplomatici confidenziali o segreti degli ambasciatori USA al Dipartimento di Stato] sarebbero rimaste sepolte nel segreto ufficiale». A parte che pure se fossero stati consegnati a media alternativi dette calunnie sarebbero venute alla luce, di quali maldicenze si tratta?

Prima di poter rispondere a questa semplice domanda, è necessario ricordare che qualsiasi dizionario spiega che la calunnia equivale a «Menzogna denigratoria; falsa accusa». Tanto per dare un senso alle parole.

Un paio di esempi: toni solo si sofferma sui dispacci che confermano che nel 2009 in Honduras ci fu un golpe, al quale l’ambasciata gringa a Tegus non era estranea. Dove sarebbe la calunnia o la diffamazione? Forse, grazie a un comodo strabismo, si riferiva esclusivamente ai dispacci inviati dagli uffici diplomatici all’epoca ubicati al km 4,5 della Carretera Sur di Managua, però si sapeva già da tempo che pure in pubblico l’allora ambasciatore Paul Trivelli aveva definito «dittatore» Daniel Ortega, dichiarando in televisione che «ha concentrato il potere nelle sue mani» (Canal 12, dichiarazione del 18 luglio 2007)? La si può ritenere una calunnia, ma non serviva Wikileaks per diffonderla, bastava la stessa dichiarazione pubblica dello stesso Trivelli, all’epoca riportata in vari siti. Un’altra diffamazione, a quanto pare, potrebbe essere quella dell’incaricata d’affari a Roma Elizabeth Dibble, la quale definiva Berlusconi «feckless, vain, and ineffective», ossia inetto, vanitoso e incapace. Anche per questa “maldicenza” non serviva Wikileaks per renderla di pubblico dominio, specialmente tra noi italiani, che non avevamo bisogno di Assange per scoprire che «è incapace e stanco per i festini selvaggi» (sempre parole di Dibble).

Checché ne dica toni solo, paradossalmente, la pubblicazione di documenti diplomatici può essere assai più dannosa che la diffusione di documenti militari, poiché spesso vi sono contenute considerazioni, analisi e riflessioni in grado di creare non pochi imbarazzi tra i vari governi pseudo-alleati o avversari.

In che modo questi “pettegolezzi” potevano servire alla propaganda dell’Impero? Noi non abbiamo una risposta convincente, però neppure toni solo ce ne fornisce una quanto meno plausibile nel suo articolo (mai il complottismo fornisce “scuse” plausibili). A quanto pare, attacca per il solo gusto di attaccare… per distinguersi da tutti gli altri e per contrabbandare l’idea che lui è più furbo di chiunque altro essere vivente e che ha capito tutto fin dall’inizio dei tempi, da quando ancora «La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque», come recita l’inizio del Genesi, versione CEI 2008. Vorremmo ricordargli che «È troppo facile essere originali facendo il contrario di ciò che fanno tutti; è una cosa meccanica. È troppo facile parlare diversamente dagli altri… il difficile è distinguersi dagli altri senza perciò fare acrobazie. Avviene proprio oggi che si cerca un’originalità e personalità a poco prezzo. Le carceri e i manicomi sono pieni di uomini originali e di forte personalità» (Gramsci).

In prima battuta, comunque, verrebbe da dire che questo tortillero, più che salato, pare alquanto insipido («simple», si direbbe in Nicaragua). Ma ci pare più corretto rivolgere ai redattori di questo sito, peraltro tutti anglofoni (per quanto residenti in Nicaragua), una semplice domanda: quale diffusione avrebbero avuto le informazioni di Assange se le avesse date a voi, che vi autoproclamate alternativi? Avreste avuto la capacità tecnico-politica di diffonderli in tutto l’orbe terracqueo? Sareste riusciti a realizzare quella «amplificazione della notizia» che la teoria della comunicazione definisce indispensabile affinché faccia il giro del villaggio globale, fin negli angoli più reconditi della sfera terrestre? E al tempo stesso, sareste riusciti a impedirne l’uso propagandistico da parte di Washington? In quale modo?

È storicamente provato da innumerevoli esempi che il potere riesce non solo a digerire, ma persino a cooptare l’idea più alternativa e controcorrente. Esempio limite, l’esposizione in vari musei delle copie dell’orinatoio trasformato in fontana da Marcel Duchamp.

Inoltre, quanti tra coloro che stanno leggendo queste righe, prima di leggerle sapevano dell’esistenza di Tortilla con Sal (vero e proprio ombelico del mondo secondo toni solo)? Quanti, invece, sapevano dell’esistenza del New York Times o del Guardian?

Certo gli “alternativi” Al-Jazeerah e TeleSur sono decisamente più noti di Tortilla con Sal e hanno un bacino senza dubbio maggiore, ma le informazioni sarebbero state immediatamente squalificate poiché provenienti da dichiarati avversari-nemici di Washington. Tornando indietro nel tempo, quanta risonanza avrebbe avuto la documentazione che l’incidente del golfo del Tonkino con il quale iniziò l’escalation di Lyndon B. Johnson nella guerra del Vietnam era una bufala studiata a tavolino, se fosse stata diffusa esclusivamente dalla Pravda, invece che dal Los Angeles Times? E che dire del Watergate (The Washington Post) o di Abu Ghraib (The Economist, che il suddetto Silvio chiamava Le Communist)? E via smascherando. Stavano tutti facendo il gioco della Casa Bianca?

Per fare un esempio chiarificatore nostrano, qualcuno ricorda il vecchio titolo del manifesto: «Misteriosa tragedia sul cielo di Ustica. Colpa dei soliti DC9 di scarto o di un’esercitazione segreta della NATO?» (domenica 29 giugno 1980). Del tutto ignorato. Quando, però, sulle colonne del Corriere della Sera, alcuni giorni dopo Andrea Purgatori iniziò a parlare di missile, in tutto il mondo la notizia venne ripresa e si diffuse a macchia d’olio. Sarà la logica dell’Impero, ma è pure la realtà di fatto. Negarla è una ingenuità più unica che rara.

Andando più indietro nel tempo, se il buon Simone di Betsaida, in arte Pietro, si fosse fermato a Roccacannuccia invece di andare a Roma caput mundi, era assai difficile che il cristianesimo si potesse diffondere così rapidamente. A suo tempo Gramsci aveva scritto: «E il cattolicismo stesso si sarebbe sviluppato se il Papa, invece di risiedere a Roma, avesse avuto la residenza a Scaricalasino?» (Q. 22, § 4). Quasi cent’anni fa, aveva capito il meccanismo essenziale della comunicazione. Altro che Cent’anni di tonisolitudine…

Inutile essere ipocriti, per quanto l’ipocrisia regni sovrana sul pianeta Terra, a ogni latitudine. Nel nostro piccolo, se avessimo documenti segreti o scottanti da rendere di pubblico dominio, non ci rivolgeremmo di certo al Gazzettino di Roccacannuccia, bensì al CorSera o simili.

La logica è logica in qualunque epoca storica e a qualsiasi latitudine, ma a quanto pare difetta un tantino nella mente del contrabbandiere Ian Solo che prende coscienza e decide di combattere le trame dell’Impero Galattico. Pardon, ci siamo confusi: Toni Solo (stavolta gli regaliamo le maiuscole, perché se le merita).

L’équipe di Tortilla con Sal si autodefinisce: «una fonte di notizie e informazioni indipendente finanziata dai suoi redattori e dai loro sostenitori. Non riceviamo alcun sostegno finanziario da alcuna organizzazione politica. […] Ci impegniamo a produrre informazioni solidali con la maggioranza impoverita globale da un punto di vista antimperialista».

Ottimo programma, più che condivisibile; ma, dopo la lettura di questo articolo, abbiamo seri dubbi che le loro possano davvero essere definite «informazioni» e di certo non sono «controinformazioni». Ci paiono più delle elucubrazioni elaborate in una notte insonne e popolata da mostri extraterrestri tutti con le sembianze di Uncle Sam (con tuba a stelle e strisce e il classico dito puntato verso l’osservatore), solo per dare la parvenza di essere sempre e comunque “contro”. E dubitiamo ancor di più sul fatto che l’antimperialismo possa giustificare qualunque corbelleria figlia dell’ossessione complottista: «Forse la questione fondamentale in gioco negli argomenti sui cablogrammi resi noti da Wikileaks è se la politica della loro pubblicazione – chi li ha resi disponibili e come – sia in grado di promuovere un resoconto mediatico più vero ed equo degli eventi mondiali. Attualmente, sembra più probabile il contrario», poiché «La pubblicazione del materiale su cui il governo degli Stati Uniti basa la propria politica estera serve principalmente a rafforzare la propaganda del governo degli Stati Uniti». Conclusione ovvia e scontata di tutto il ragionamento, che non tiene conto della richiesta di estradizione e degli innumerevoli anni di galera che Assange rischia se processato negli Stati Uniti per spionaggio. Alla faccia del «resoconto mediatico più vero ed equo» auspicato dall’autore, che non rischia nulla per ciò che scrive, se non una lieve tirata d’orecchie da parte nostra, che contiamo come il due di coppe quando si gioca a scacchi.

Portando all’estremo logico il suo ragionamento, si tratterebbe di un segreto gioco mediatico studiato dal governo gringo per rendere Assange sempre più popolare, al fine di dare maggiore credibilità a ciò che pubblica Wikileaks. Infatti, il risultato previsto (sempre traducendo dal testo di toni solo): «In America Latina, i cablogrammi di Wikileaks alimenteranno sicuramente la falsa guerra di propaganda degli Stati Uniti e dei loro alleati contro i governi progressisti della regione». Logica alquanto distorta delle premesse del nostro toni solitario triste e finale (per citare Osvaldo Soriano). Come possa un cablogramma che conferma gli intrallazzi golpisti di Washington, fare il suo gioco propagandistico contro i governi di sinistra, è un mistero più misterioso della Santissima Trinità e della fecondazione assistita di Maria. Logica che non tiene conto che, prima di questo suo articolo, il presidente Rafael Correa si era dichiarato disponibile a fornirgli un salvacondotto speciale e poi gli concesse “asilo” all’interno dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, che ci pare di ricordare che all’epoca fosse uno dei «governi progressisti della regione». Correa, ignaro della realtà che solo toni conosceva, non aveva ancora potuto leggere la sua profondissima analisi.

Peccato, poi, per l’ipotesi avvincente di questo tortillero sin sal che, un decennio dopo, questi stessi cablogrammi, invece di essere utilizzati dall’Impero per la sua propaganda contro la sinistra latinoamericana, siano diventati un atto di accusa del governo del Nicaragua (ossia della coppia che vive a El Carmen) nei confronti di alcuni oppositori condannati con giudizi sommari e attualmente incarcerati nelle patrie galere: in primis Dora María Tellez che, assieme a Herty Lewites (nipote), risulta essersi incontrata varie volte con diplomatici gringos negli anni di Trivelli.

A questo punto, ci torna alla mente un vecchio racconto lucchese, raccolto da un letterato del luogo, tal Ildefonso Nieri (1853-1920): «Una volta un uomo andava per un viottolo in una macchia; intrampola, e giù boccone, un picchio per le terre! C’era lì uno stecco, uno zingoncello ritto; gli entra in un occhio e glie lo cava. Si rialza e comincia a gridare “Che fortuna! Che fortuna!”. La gente che era nel vicinato corre a vedere che era mai stato, e ti trovano quest’uomo con un occhio pendoloni, e gridava – “Che fortuna!”. Si sentiron friggere dal ribrezzo. – “Pover uomo! altro che fortuna! Che disgrazia! Avete a dire”. – “Io dico che fortuna a non esser forcelluto! (e accennava il broncone) se era forcelluto, me li cavava tutti e due!”» (Cento racconti popolari lucchesi, Raffaello Giusti Editore, Livorno 1903 [p. 105]).

Esattamente come questo personaggio della fantasia popolare, pure toni solo può continuare a saltellare felice e contento, perché il solo occhio rimastogli, modello Polifemo (trad. dal greco antico «colui che parla molto») gli fa comunque vedere metà della realtà (piuttosto che niente è sempre meglio piuttosto): la metà che ignora è che Julian Assange sarà pure di tendenze anarcoidi, ma ci pare di ricordare di aver letto in vari libri che un certo Sandino (chi sarebbe costui? un novello Carneade?), nel periodo in cui lavorava a Tampico e a Vera Cruz come meccanico, era in stretti rapporti ideologico-politici con un messicano che rispondeva al nome di Ricardo Flores Magón. Del tutto casualmente anarchico e fondatore nel 1906 del Partito Liberale Messicano di tendenza libertaria (morto nel carcere statunitense di Fort Leavenworth nel 1922). E pare che lo stesso Sandino, durante il suo soggiorno in Messico prima di iniziare la lotta guerrigliera contro l’Impero fosse un appassionato lettore degli scritti di un principe russo di nome Kropotkin e di un napoletano che non faceva il pizzaiolo ed era noto come Errico Malatesta (per un periodo, esule in Argentina). Del resto, la sua parola d’ordine Patria y Libertad non era forse derivata dallo slogan libertario ¡Tierra y Libertad! (dell’anarchico Emiliano Zapata)? E la bandiera rosso-nera?

Non sarebbe male, pertanto, che sfogliasse Sandino’s communism (1992) del marxista e organizzatore del Partito comunista statunitense Donald C. Hodges. Forse riacquisterebbe un po’ della vista perduta a causa dello stecco nel quale è inciampato. A meno che non preferisca continuare a godere del fatto che in un mondo di ciechi (come lui ritiene i miliardi di abitanti terrestri), un orbo è il re.

Seguendo pari pari il ragionamento di toni solo, si potrebbe affermare pertanto che, essendo «un progetto libertario» e poiché «le politiche libertarie non sono necessariamente progressiste», Sandino, con la sua lotta contro l’Impero, in realtà stava facendo il gioco dell’Impero stesso. Anzi, era lautamente finanziato dalla Casa Bianca per praticare il «corte de chaleco» ai marines delle truppe di occupazione e far così risparmiare un po’ di soldi all’erario statunitense.

Non pare che negli anni successivi si sia minimamente ricreduto e abbia pubblicato due righe in solidarietà con Assange. Perciò, attendiamo un nuovo articolo di toni solo sui nuovi files resi noti da Wikileaks all’inizio di luglio di questo 2022, tra i quali 1.400 cablogrammi diplomatici da Managua a Washington. In uno, datato 27 aprile 2009 l’ambasciatore Robert Callahan afferma che Aminta Granera, all’epoca capo della polizia, gli aveva testualmente detto che «il presidente Daniel Ortega è completamente pazzo e rappresenta una minaccia per il Paese». E aveva aggiunto che «l’unica persona che ha influenza su Ortega è sua moglie Rosario Murillo».

Come ciliegina sulla torta, Aminta Granera aveva rivelato che Daniel era letteralmente ossessionato da un gruppo di anziane monache che pregavano costantemente affinché morisse. Vero o meno che fosse, all’inizio di luglio furono espulse le suore di Teresa di Calcutta. E, per non saper né leggere né scrivere, ha iniziato a infierire sui religiosi in varie parti del Paese. Non si sa mai che pure loro, nelle loro orazioni, invochino dal Signore la sua precoce dipartita.

Per i più curiosi, o increduli, qui il testo completo in inglese dell’articolo di toni solo: https://www.tortillaconsal.com/wikileaks.html

Redazione
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