Breviario 1 – Questo è il calcio

Mauro Antonio Miglieruolo(*) torna al 26 maggio 2022, giorno di festa, e ai precedenti guai della Roma Calcio

Il 26 maggio non appena sveglio – quando non ho ancora preso contatto con il mondo esterno – mia moglie suggerisce l’opportunità che scriva due righe sull’avvenimento della notte appena trascorsa. La vittoria della Roma a Tirana nella finale della Conference Legue (mamma mia, che nome!).

Sul momento ho scosso la testa ma poiché insisteva (ed essendo dovere primo dell’uomo quello di andare incontro ai voleri della consorte; o comunque della persona che ama) ho deciso di tentare. Qualcosa, pur essendo inefficace commentatore di vicende calcistiche, sarei comunque riuscito a mettere insieme.

Comincio. Dallo stesso dato enfatico che citano tutti. 50 anni senza coppe. Più volte arrivata a un passo della vetta, in Coppa Italia e in Europa, più volte precipitata nell’abisso della sconfitta.

L’esito della finale della dei Coppia dei Campioni che sembrava possibile vincere (perdonate, non ricordo l’anno) anzi già quasi vinta; viene compromesso da eventi casuali. Il centroavanti non rientra dall’intervallo del primo tempo, la Roma non segna e rotola in basso. Viene sconfitta. La delusione è cocente. Più cocente ancora dello scudetto perso all’ultima giornata, con l’ultima della classe (il Lecce) che all’Olimpico sconfigge la Roma per 3 a 2. Non solo delusione, anche incredulità.

Qualcuno ha poi malignato affermando che i giocatori si fossero venduti il primo tempo (calcio scommesse) e non avevano trovato poi la forza di rimontare. Anche perché si erano trovati di fronte un Lecce inedito, leonino, quale non si era mai visto durante il campionato e quale non si sarebbe mai più visto. La reazione del Presidente di allora (Viola) a proposito è significativa. I presunti responsabili della disfatta fecero tutti una brutta fine, finendo nella periferia del calcio.

Altri invece hanno sostenuto che la Juventus, seconda in classifica, avesse offerto ai giocatori del Lecce e alla società ingenti compensi se fossero riusciti a battere la Roma (per quanto abbia poco stima della società, non ce li vedo gli insigni dirigenti della Juve presentarsi con mazzette e cappello in mano a quelli del Lecce). Cosicché il Lecce aveva giocato quella sua gran partita, quasi ne dipendesse della vita; e invece riguardava la morte della squadra capitolina.

Transeat.

Notti magiche (alla Bennato-Nannini) mi ha anche suggerito di titolare. Invece da filosofo da strapazzo qual sono titolerei: «QUESTO È IL CALCIO». Anche quello – tutto costruito – del 26 maggio. Sostanzialmente mentendo.

Questo non è il calcio, non lo è più. Se lo è, merito di giocatori come Totti, che ha rinunciato a una carriera ancor più brillante se avesse accettato di trasferirsi altrove. È calcio, dunque, nella misura di quel che avanza dalle necessità dei bilanci, dei diritti televisivi, delle regalie al popolo. Feste, farina e forca, come sempre. QUESTO È IL CALCIO. Un colossale affare, con il quale fare carriera, anche politica; e con il quale distrarre il popolo; che, pur avendo molte brutte gatte da pelare, accetta di consolarsi con l’aglietto dell’essere primi in una delle competizioni europee. Non per stupidità. Perché non c’è scelta. O quello oppure neanche quello.

Poco, ma a me basta. Me lo faccio bastare. Devo impegnarmi molto. Uno come me che ha imparato ad apprezzare questo sport negli anni cinquanta, assistendo alle imprese di calciatori veri (e immensi) tipo: Di Stefano, il più grande di tutti; Pelé, Eusebio (chi lo ricorda ancora?), Pouskas, Gento… che univano abilità calcista a una passione vera e sincera; uno come me dunque fa fatica a adattarsi ai centroavanti pur bravi che cambiavano casacca ogni anno per aumentare l’ingaggio.

Cosicché, capite, la vittoria non ha avuto veri effetti consolatori. Neppure un sollievo è stato.

Ma quando ho visto lo stadio Olimpico pieno zeppo di gente e d’entusiasmo, l’esaltazione traboccante, tante donne che festeggiavano, il cuore mi si è aperto. Il tutto me stesso racchiuso nel nome Mauro è andato oltre, oltre ogni possibile immediata soddisfazione.

Quella gioia era troppa, sufficiente a fornire sollievo a chiunque se ne lasciasse riempire il petto. Anche a me, dunque. Una Tantum ho visto la gioia avere ragione su ogni altro umore. Anche sulla consapevolezza fredda fornita della ragione del carattere strumentale di quell’offerta al popolo: eventi insignificanti al posto di significativi cambiamenti di stato, di vita, di prospettive.

Ma non può essere che sia quello che la vita sta diventando. Sempre lacrime e sangue. Non deve essere sempre lacrime e sangue

Ma intanto quel 26 maggio abbiamo chiuso gli occhi e ci siamo esaltiati insieme ai tanti che hanno accettato di farlo.

(*) Avete presente il film «Cinque pezzi facili»? Ecco, Mauro Antonio regala alla “bottega”… 10 pezzi facili. Evviva. Uno ogni sabato. E se poi saranno di più chi si lamenterà potrebbe ricevere a casa l’Opera Omnia di Veltroni, così si impara.

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

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