Cinque voci sul voto del 25 settembre

in ordine alfabetico Franco Astengo, Moreno Biagioni, Gianluca Cicinelli, Giobbe Santabarbara e Danilo Tosarelli

TIGRI DI CARTA

di Franco Astengo

L’avvio della campagna elettorale sembra far registrare alcuni passaggi sulla base dei quali dovrebbe esserne informato il successivo sviluppo:

1) la situazione internazionale ha richiamato alcuni degli attori in campo da una parte e dall’altra verso le logiche della ricerca del “complottismo” ricostruendo anche termini desueti da “logica dei blocchi”;

2) per ora manca quasi completamente la volontà di mettere al primo posto la propria elaborazione progettuale preferendo muoversi semplicemente per contrastare l’avversario e rivolgendosi in buona parte dei casi su temi marginali verso un’opinione pubblica impaurita e giorno per giorno progressivamente impoverita;

3) le due formazioni “maggiori”, almeno a giudicare dai sondaggi, lavoravano più in direzione del sottrarr spazio ai propri alleati che non a privilegiare la crescita della coalizione di cui fanno parte ( viene, infatti, data per scontata l’assegnazione preventiva dei seggi nei collegi uninominali che dovrebbe favorire fortemente il centro-destra). Per FdI la questione riguarda l’assegnazione dell’incarico a formare il governo nel post – elezioni; per il PD l’inseguimento del vecchio sogno della “vocazione maggioritaria” e della “bipartizzazione” del sistema politico;

4) risulta completamente trascurato il tema dell’astensionismo, considerato erroneamente fisiologico, e la possibilità di un recupero in quella direzione. Invece soltanto il recupero di una parte della diserzione dal voto (puntando a ridurla attorno al 25%) potrebbe far pensare di modificare alcune situazioni nel rapporto di forza che apparentemente appaiono incontrovertibili. Un recupero che si trova però di fronte a tre elementi di difficoltà: a) la semina di sfiducia verificatasi con l’avvento della politica illusionista e il conseguente crollo del consenso al M5S; b) l’assenza di strutturazione territoriale delle forze politiche; c) le liste bloccate in tempo di taglio della rappresentanza con la conseguente scelta delle candidature affidata ai “cerchi magici” e ai “paracadute da salvataggio”.

Verifichiamo allora qualche numero:

Nelle elezioni politiche 2018 i votanti sul territorio nazionale furono il 72,94% (con un totale di 32.841.025 voti validi con 1.500.000 circa di schede bianche e nulle): alle Europee 2019 il 56, 09% (26.662.962 voti validi con 1.400.000 circa di schede bianche e nulle). Le elezioni regionali successive alle Europee hanno fatto registrare questi dati: Umbria 64,69%, Emilia Romagna 67.67%, Calabria 44,33%, Veneto 61.15%, Liguria 53,42%, Campania 55,52% (La Liguria: ultima regione del Nord o prima regione del Sud?), alla ripetizione del voto in Calabria la quota di votanti è rimasta pressoché invariata al 44,36%. In sostanza il recupero dei voti validi verificatosi in alcune regioni non è apparso consolidarsi al punto da fare prevedere, almeno in questo momento, ad un ritorno alla quota del 2018.

E’ così ragionevolmente possibile prevedere un totale di votanti del 65% corrispondente a circa 29.700.000.voti validi ferma restando a 1.500.000 la quota di schede bianche e nulle. Quindi circa 3.000.000 di voti validi in meno.

Questi dati ci forniscono allora alcune indicazioni:

1) alla fine della favola è probabile che le due formazioni maggiori , nella somma dei loro consensi si collocheranno al di sotto del 50% dei voti validi. In questo senso è valida la definizione “tigri di carta” intesa come indicazione di una debolezza di sistema. Fdi e PD stanno impostando una fanciullesca campagna elettorale: da un lato puntando i piedi per reclamare un incarico che non sarà comnque assegnato dall’esito elettorale di un singolo partito e dall’altra riscoprendo una sorta di manicheismo ideologico dopo essersi trastullati per anni sulla fine delle ideologie se non addirittura sulla “fine della storia”. Materie estremamente delicate e importanti sembrano completamente fuori dal dibattito: industria, lavoro, informazione, stato sociale (al riguardo della sanità, ad esempio, appare completamente assente una discussione sugli esiti della regionalizzazione realizzata attraverso la tragica modifica del titolo V della Costituzione), scuola, università.

Così come appare latitante la riflessione sui temi istituzionali e sul combinato disposto legge elettorale /riduzione nel numero dei parlamentari

Ebbene alla fine questi due partiti che,almeno sulla carta, sembrano contendersi la maggioranza relativa potrebbero avere all’incirca 13.500.000 voti in due. Ciò significa che fuori dai loro rispettivi recinti starebbero più di 16.000.000 di voti validi e all’incirca più di 20.000.000 astenuti, schede bianche e schede nulle comprese verso i cittadini che stanno scegliendo questa strada non si sta rivolgendo nessuno. Un sistema politico in grave crisi per una somma di ragioni , senza rinvangare antiche storie del tempo dei partiti di massa quando i protagonisti del “bipartitismo imperfetto” assommavano (1976) quasi 27.000.000 di voti validi su 36.700.000 espressi e un’astensione del 6% (2.400.000 diserzioni dalle urne) più 1.000.000 tra schede bianche e nulle :restiamo alle cifre senza ricordare compromesso storico, terza fase, conventio ad excludendum, democrazia bloccata poi consociativa: tutta materia di responsabilità della classe dirigente di allora, ma sistema solido fortemente ancorato alle contraddizioni sociali e alla capacità di rappresentanza;

2) Infine un avviso a chi si trova sulla soglia del 3%: serviranno più o meno 900.000 voti. Per chi ha dovuto raccogliere le firme per la presentazione è evidente che c’è stato un dato di mobilitazione militante, ma questo discorso vale anche per chi non ha dovuto sottoporsi a questa difficile prova. Il punto della soluzione dell’impervia ascesa al quorum (qualcuno tanti anni fa titolò sul raggiungimento del Karaquorum), in assenza di una sufficiente possibilità di apparizione mediatica, risiederà soprattutto nella presenza territoriale: e su questo punto si misurerà il dato di una organizzativamente insufficiente offerta politica, un elemento ques’ultimo che riguarda direttamente la sinistra e che dovrà essere affrontato nel dopovoto. Forse si sarebbe dovuto, per tutti, riflettere meglio sulla partecipazione dal basso nella composizione della liste.

Non mollare

Un impegno indispensabile di fronte alla prevista avanzata delle destre

di Moreno Biagioni

Ad un mese di distanza dalle elezioni del 25 settembre i giochi sembrano fatti.

I sondaggi hanno già stabilito quali saranno i risultati.

L’unica incertezza riguarda la possibilità per la destra di avere una maggioranza in grado di cambiare la Costituzione senza che tale cambiamento debba essere confermato da un referendum – perché in effetti anche questa disastrosa eventualità sembra essere a portata di mano di Meloni e soci -.

Un accordo tecnico, e non programmatico, fra tutti i soggetti che si oppongono alla destra, avrebbe impedito, o comunque ridimensionato, il quasi sicuro successo, nei collegi uninominali, dell’unico rappresentante della destra, a cui si contrappongono più candidati – quelli del centro, del centro-sinistra, della sinistra -.

Costituzionalisti come Azzariti e politologi come Floridia avevano sollecitato in più occasioni un accordo del genere, ma il PD ha scelto di muoversi in maniera schizofrenica,

da un lato andando alla ricerca di un accordo programmatico con Calenda su posizioni indigeribili per altri possibili alleati – vedi Sinistra Italiana e Verdi -, ma anche per il PD medesimo, se non rinnegando in parte le sue posizioni sull’ambiente e sulle questioni sociali, un accordo rifiutato invece da Calenda stesso un secondo dopo averlo sottoscritto,

dall’altro proponendo alleanze a difesa della Costituzione contro la minaccia Meloni, con l’esclusione però dei Cinque Stelle, colpevoli di lesa maestà nei confronti di Draghi, da tale arco costituzionale.

Il PD probabilmente pensa di ricorrere all’appello al voto utile, usato già in altre occasioni, per convogliare più voti possibili sui suoi candidati.

Ma può darsi che si riveli un’arma spuntata e che vi sia un forte aumento delle astensioni.

Va ribadito che risulta assolutamente suicida il rifiuto piddiino di un accordo con i Cinque Stelle, assieme ai quali il PD è stato al Governo e che risultano essenziali, anche dopo la forte riduzione dei consensi di quest’ultimo periodo – sempre secondo i sondaggi -, per un forte schieramento anti-destre.

Il contrasto alle destre – destre di cui è ormai capofila riconosciuta Giorgia Meloni – ma anche ai centristi di Calenda e Renzi, probabili alleati delle destre perlomeno su alcune scelte, non va condotto solo per un sacrosanto rifiuto del fascismo, come da Costituzione, ma per le scelte devastanti contenute nei loro programmi, e cioè, in primo luogo,

– il rilancio delle grandi opere, compreso il ponte sullo stretto, il contrario di ciò che andrebbe fatto per opporsi alla crisi climatica e ambientale,

– la riproposta del nucleare, nonostante la bocciatura espressa attraverso un referendum, per far fronte alla crisi energetica – invece di impegnarsi a fondo sul terreno delle rinnovabili -,

– la riduzione delle tasse attraverso la flat tax, che in effetti riduce le tasse ai redditi medio-alti, attaccando la progressività della tassazione prevista dalla Costituzione, con conseguenze gravi nella erogazione, già pericolosamente ridotta, dei servizi sociali da parte delle istituzioni,

– politiche inumane contro i migranti,

– il presidenzialismo, cioè l’elezione diretta del presidente della repubblica

da parte dei cittadini-delle cittadine e non più ad opera del Parlamento, una misura populista che intacca il sistema parlamentare su cui si basa il nostro ordinamento,

– l’autonomia differenziata, che aumenta il divario fra le regioni più ricche di risorse e quelle più svantaggiate,

– la propensione a criminalizzare il dissenso e ad adoperare la forza per reprimerlo, con un uso di classe del carcere ed una visione per cui l’istituzione deve essere debole con i forti e forte con i deboli,

– l’opposizione ai diritti civili secondo una visione bigotta e reazionaria della società, ostacolando il cammino dei movimenti delle donne e lgbtq,

– l’intreccio fra populismo e neo-liberismo, che produce governi come quello di Orban in Ungheria,

– la disponibilità a seguire le indicazioni della NATO, anche quando producono situazioni di guerra, senza la ricerca ostinata e continua di soluzioni pacifiche ai conflitti,

– l’impegno a potenziare le forze armate per renderle più efficienti, senza provvedimenti che limitino invece la produzione ed il commercio delle armi.

Ce n’è abbastanza per essere decisamente contrari a quanto le destre propongono – e che, in alcuni casi, si ritrova anche nei programmi del centro-sinistra. E ce n’è anche abbastanza per non dare per scontato il loro prevalere alle prossime elezioni.

Abbiamo argomenti forti da mettere in campo per motivare al voto anche coloro che, sfiduciati, si sono rifugiati nell’astensione o nella scheda bianca.

Occorre cercare con convinzione di ricollegare le rilevanti attività in campo sociale sul terreno della solidarietà e della difesa dei diritti con l’impegno elettorale, in modo che vi sia una loro rappresentanza parlamentare.

All’interno di questa opera di contrasto alle destre è necessario anche la ricerca di una presenza di sinistra, non subalterna al PD, nel prossimo Parlamento.

Seppure per la costruzione di una sinistra visibile ed efficace nel nostro Paese occorrano tempi lunghi, una presenza del genere può costituire un punto di riferimento per l’indispensabile processo di rifondazione..

Perciò voterò convinto Unione Popolare, di cui va sollecitato un ancor più forte impegno programmatico sul tema della pace – contro l’acquisto degli F35, per l’adesione dell’Italia al TPNA, per il sostegno a sistemi di difesa non armata e nonviolenta etc. -, nella speranza di una condivisione diffusa di tale convinzione da parte di molte persone che avvertono la mancanza di una sinistra e che sono disponibili a sostenere l’inizio di un cammino comune.

E’ evidente che il gioco si sta facendo sempre più duro e che il pericolo del predominio delle destre – destre in cui è centrale la componente fascista – è altissimo.

Ma non dobbiamo comunque dimenticare ciò che dice John Belushi nel film Blues Brothers – E’ quando il gioco si fa duro che i duri cominciano a giocare.

Perciò ribadiamo, senza alcun cedimento alla rassegnazione, al disimpegno, all’indifferenza, il motto conclusivo dell’epigrafe – L’avrai camerata Kesselring il tuo monumento … –

ORA E SEMPRE RESISTENZA.

Dalla parte della società incivile

di Gianluca Cicinelli

Perdonerete se vi rompo le scatole ancora insistendo sulla necessità di un’astensione attiva, di un boicottaggio elettorale. Tra l’altro, se siete tra quelli che amano Mario Draghi, non volendo dare retta a me date retta a lui, che ha dichiarato ieri, dal meeting di Cl, che chiunque vinca le elezioni, qualsiasi governo uscirà fuori, l’Italia ce la farà. Prendetevela con lui quindi, semmai, se proprio dovete trovare il capro espiatorio di una situazione ormai irrecuperabile elettoralmente.

Anche io conosco persone che meritano il voto come persone. Per esempio se abitassi a Sesto S.Giovanni neanche ci penserei un attimo e andrei direttamente a votare per Emanuele Fiano del Pd contro Isabella Rauti all’uninominale perchè ha un richiamo morale fortissimo come scontro. Oppure a Roma metterei una crocetta dove si presenta Sara Zuffardi per Unione Popolare, che rappresenta l’attivismo contemporaneo che deve spazzare via quei vecchi tromboni che stanno dentro l’Unione Popolare, oppure dove sta Enrico Calamai,che ha messo in salvo più di trecento perseguitati dal regime militare argentino.

Ma tutti, credo, conosciamo persone comunque degne di stima che stanno in liste che non meritano stima. E quindi?
L’astensione attiva in questa fase deve avere un obiettivo preciso da cui si può far ripartire anche una presenza istituzionale solo successivamente: prendere atto di tutto quanto si muove al di fuori del Parlamento. Rendere visibile la società incivile e portarla dinanzi agli occhi di tutti.

Mai come oggi il conformismo, che è in sostanza il rispetto delle regolette che favoriscono i forti, mai come oggi il conformismo sta espellendo la ribellione dal corpo sociale. E questo è oltre che anti democratico proprio contro natura, un fisico potrebbe spiegarlo bene, illustrando come a una forza che agisce corrisponda una forza che gli si contrappone. Se pensiamo alla forza politica soltanto come una forza elettorale oggi sembrerebbe il contrario.

Siete mai stati a Tor Bella Monaca o all’Albuccione o a Quartaccio o alle Bastogi? Non passando con la macchina intendo, ma abitandoci o frequentando qualcuno che abita là. Conosco la periferia romana ma troppe ce ne stanno ovunque. Se voi poteste conoscere quelle realtà lì, quando pronunciate la parola “legalità”, che tanto piace a tutti associare al bisogno di mettere in galera quanta più gente possibile, vi accorgereste di quanto è ormai vuota quella parola. di quanto la coazione a delinquere in quei territori dovrebbe farvi cambiare idea sulla materialità della vita di decine di migliaia di persone.

Se i miei amici “rivoluzionari” fossero onesti e non si limitassero all’omertà malavitosa che deriva dai gruppi, armati e non, degli anni ’70, per cui sarebbe un infame chiunque si rivolga alla polizia o allo stato per chiedere aiuto, metterebbero in piedi interventi sociali in quelle aree. Rischierebbero la pelle però, per questo non ci mettono più piede e fanno un cartelletto elettorale senza futuro oltre che senza presente.

La vita mi ha regalato la possibilità di vivere a lungo in quartieri come quelli, non parlo per sentito dire. Sono stato costretto a scappare, perchè inviso ai malavitosi locali, mica perchè pensavano che potessi nuocergli, semplicemente perchè comunque alla fine non ero dei “loro”. Mangiavamo insieme, bevevamo insieme, fumavamo insieme, ma alla fine non ero dei “loro”. E gli serviva la casa dove abitavo perchè era al piano terra, ottimamente posizionata per lo spaccio. Io e la mia compagna di allora siamo stati pedinati a volto scoperto per mesi dai mafiosi dell’Albuccione, come intimidazione affinchè lasciassimo la casa affittata qualche mese prima. Non ne parlo per raccontare la mia poco noiosa vita, ma per spiegare quanti mondi esistono totalmente al di fuori della politica, del controllo delle istituzioni, dai discorsi della gente “perbene”, veri e propri contropoteri territoriali.

Altro che trattativa Stato-Mafia, se le persone che abitano lì non avessero fatto tutti i giorni la loro trattativa con la criminalità per poter vivere in pace, non otterrebbero nemmeno la parziale tregua per far entrare nel quartiere assistenti domiciliari per i figli con problemi, roulotte che danno siringhe sterili, e pochi altri coraggiosi, altri precari oltretutto, e non per caso, che portano generi di prima necessità, beneficenza più che servizi. Qualche associazione culturale che porta teatro, qualche corso di formazione artistica, ma davvero poco altro. Se quei cittadini non avessero fatto un tacito patto di non vedere e non denunciare quanto succede sotto i loro occhi, non potrebbero più nemmeno uscire di casa per fare la spesa.

Quando voi andate a votare siete costretti a fare finta che quelle realtà lì non esistano, altro che Draghi o Pnrr o Unione Europea. Per sentirvi con la coscienza in pace dovete far finta che un quarto di cittadini italiani che abitano nelle cinture periferiche delle varie città siano dei fantasmi alla cui esistenza qualcuno crede e qualcuno no.

Io non ho intenzione di rendermi mai più complice di questa omissione di milioni di cittadini dal dibattito sulla politica italiana. Non mi sento migliore di chi vota per questo, ma ancora cerco una strada politica per evitare che vinca quella gran voglia di spaccare tutto che devo contrastare ogni giorno dentro di me. Quando torneremo a parlare della vita vera sarò in prima fila, ma adesso mi rifiuto di partecipare a questo teatrino borghese. Riportiamo sulla scena la società incivile con i suoi milioni di problemi e poi avremo qualcosa di concreto di cui parlare. Io so farlo soltanto con le parole e questo strumento uso a costo di essere molto noioso.

GIOBBE SANTABARBARA: ALCUNE NON RETICENTI PAROLE SULLE ELEZIONI DEL 25 SETTEMBRE, E GRAZIE FIN D’ORA A CHI VORRA’ RAGIONARNE
Una premessa sgradevole, cosi’ il resto sara’ facile: negli ultimi cinquant’anni a chi mi chiede cosa faccio nella vita, quando non ripeto quella battuta di Rick in Casablanca sempre rispondo: sono un militante politico del movimento delle oppresse e degli oppressi che lotta per la liberazione dell’umanita’. Lo so che fa ridere, ma e’ proprio cosi’.
Ho cominciato nel “Manifesto”, ho proseguito nel Pdup, ed eccomi qui che la penso ancora come allora: un militante della sinistra egalitaria antitotalitaria e un amico della nonviolenza (le due cose per me coincidono).
Cosi’ da decenni non mi riconosco nella grottesca videocrazia al servizio del capitale finanziario che ha sostituito e annichilito l’organizzazione, l’alfabetizzazione e la lotta politica del secolo scorso.
Nella societa’ dello spettacolo so di essere la minoranza delle minoranze, nel mondo reale so che l’immensa maggioranza dell’umanita’ vive come e peggio di me, e la pensa piu’ o meno come me, ma non ha gli strumenti organizzativi, politici e giuridici per far valere i suoi diritti.
E tuttavia quegli istituti della democrazia ancora residui, come il voto, vorrei preservarli e valorizzarli per quanto possibile.
Cosi’ di solito vado a votare anche se nessuna lista mi rappresenta: scelgo la meno peggiore o la meno pericolosa, e so che il piu’ delle volte il mio voto e’ nient’altro che mera testimonianza pressoche’ del tutto ininfluente all’atto del conteggio dei voti.
*
Alle elezioni del 25 settembre si presentano quasi solo liste di destra: di estrema destra come il blocco neofascista e filomafioso, come i grillini e come qualche restante rimasuglio neonazista e psicopatico che usa lo pseudonimo di sovranista ed affini; di destra tecnocratica e turbocapitalista come il Pd e cortigiani vari e come la lista bifamiliare che si autoproclama pomposamente ed antiaristotelicamente terzo polo.
Nelle elezioni del 25 settembre vorrei votare per una lista ovvero per dei candidati di sinistra, rigorosamente antifascisti, che proponessero le seguenti azioni, che divido in programma minimo e programma massimo (e scusate il linguaggio ottocentesco e protosocialista).
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Programma minimo:
– cessazione immediata della scellerata fornitura di armi all’Ucraina e delle folli “sanzioni” alla Russia. Sei mesi di stragi bastano e avanzano. Occorre agire per l’immediato cessate il fuoco ed immediati negoziati di pace. Sapendo che ogni esito sara’ ingiusto, ma e’ sempre meglio una brutta pace che una bella guerra, che – en passant – sta portando l’umanita’ al rischio dell’estinzione;
– ingenti aiuti rigorosamente umanitari a tutti i popoli vittime della guerra e della fame con l’obiettivo di salvare tutte le vite in pericolo;
– pellegrinaggio di tutti i governanti dei paesi dell’Unione Europea col cilicio ed in ginocchio fino a Mosca per chiedere l’immediato ripristino delle forniture energetiche;
– avvio di una vera transizione energetica ecologica verso solare ed eolico;
– avvio della sostituzione dell’esercito e delle armi con la Difesa popolare nonviolenta ed i Corpi civili di pace, e conseguente riconversione delle spese militari a fini assistenziali, sanitari, educativi, di riconversione ecologica delle attivita’ produttive, difesa del territorio e promozione della qualita’ della vita per tutte e tutti;
– riconoscimento del diritto di voto in Italia a tutte le persone che vivono in Italia;
– sostegno all’Onu nel suo impegno “contro il flagello della guerra” e per il bene comune dell’umanita’.
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Programma massimo (ma sarebbe meglio dire medio-massimo, che e’ una formula meno supponente e piu’ saporita):
– non diro’ la socializzazione dei mezzi di produzione, ma almeno il ferreo controllo pubblico su tutte le decisioni ed attivita’ economiche per impedire che i potentati, l’ideologia e la prassi della massimizzazione del profitto distruggano il mondo vivente e realizzino una societa’ pienamente fascistizzata con la forza dell’alta tecnologia;
– pace, disarmo e smilitarizzazione subito. Lo ripeto: pace, disarmo e smilitarizzazione subito. Per la terza volta, come nelle formule apotropaiche: pace, disarmo e smilitarizzazione subito;
– riconoscimento di tutti i diritti sociali, civili e politici a tutte le persone che vivono in Italia e pieno rispetto del diritto di ogni essere umano che nel suo paese non ha riconosciuti questi stessi diritti a trasferirsi nel nostro.
– integrale vigenza della Costituzione della Repubblica italiana (e ancora una volta infinita gratitudine a Lelio Basso);
– una politica internazionale fondata sul convincimento che siamo una sola umana famiglia e che si ha il dovere di aiutare ogni essere umano bisognoso di aiuto;
– centralita’ dell’Onu per l’unificazione dell’umanita’ come unico popolo di persone tutte dotate dei medesimi diritti, nel rispetto e nella difesa della preziosa ricchezza della pluralita’ delle culture.
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Una postilla sulla guerra in Ucraina:
– gli Stati Uniti d’America hano colto l’occasione della guerra scatenata dal folle e criminale governo russo per mirare a far impoverire abissalmente e quindi asservire ulteriormente la popolazione dell’intera Europa; tutti i membri dei governi e dei parlamenti europei che hanno assecondato questa infame operazione meritano di essere allontanati per sempre da tutti i pubblici uffici;
– la popolazione ucraina merita ogni aiuto, il suo demente e criminale governo no. E il primo e solo vero aiuto alla popolazione ucraina e’ far cessare la guerra e le stragi di cui essa consiste. Salvare le vite e’ il primo dovere. Lo ripeto: salvare le vite e’ il primo dovere. Per la terza volta: salvare le vite e’ il primo dovere.
Obietta l’egregio signor Quidam de Populo: ma cosi’ la si da’ vinta al fascista Putin. No, cosi’ si salvano le vite delle vittime del fascista Putin.
Insiste l’egregio signor Quidam de Populo: e che fine fa l’Ucraina? Qui c’e’ puzza di Monaco 1938… No. La popolazione ucraina deve decidere del proprio paese e del proprio destino: anche se dopo sei mesi di stragi e devastazioni tutto e’ puo’ doloroso e complicato, si puo’ e si deve tornare agli accordi che erano facilmente realizzabili sei mesi fa: Ucraina smilitarizzata, ampia autonomia delle regioni che la richiedano, tener conto della volonta’ delle popolazioni della Crimea e del Donbass.
E la Nato? La Nato va sciolta e i suoi vertici processati per i crimini di guerra e contro l’umanita’ commessi nel corso di decenni di terrorismo istituzionale.
Insomma, cosi’ il criminale Putin la fa franca e noi caliamo le braghe ancora una volta in attesa che invada la Polonia con sottofondo wagneriano, conclude l’egregio signor Quidam de Populo.
Una risposta e’ d’uopo e mi si perdoni l’ineleganza:
a) gli Stati Uniti d’America fanno in tutto il mondo quello che la Russia fa in Ucraina, e nessun governo europeo ha imposto sanzioni o armato le resistenze alle aggressioni americane;
b) c’e’ una sola strategia possibile per promuovere la democrazia e i diritti umani nei paesi autoritari e peggio: sostenere le esperienze nonviolente che ai regimi criminali oppongono la forza della verita’ e della solidarieta’, la lotta per la giustizia e la responsabilita’, la legalita’ cosi’ come definita dalla formula per cui la legge deve essere la difesa del debole dagli abusi del forte;
c) quest’unico mondo vivente realmente esistente e’ un mondo imperfetto, chi propugna il “fiat iustitia, pereat mundus” e’ uno Zeno Cosini che non sa quel che si dice, poiche’ veramente l’umanita’ intera e l’intero mondo vivente possono perire in una guerra atomica o per le conseguenze dello sfruttamento dissennato della natura imposto dal predatorio capitalismo. Occorre riconoscere la realta’ e lottare per modificarla col vincolo di non correre il rischio di fare ancora piu’ danni. Soccorre il motto gandhiano per cui tra i mezzi e i fini vi e’ lo stesso legame che tra il seme e la pianta;
d) cominciamo col lottare contro la violenza che opprime la stragrande maggioranza dell’umanita’; cominciamo col soccorrere, accogliere, assistere ogni persona bisognosa di aiuto; il resto verra’ da se’.
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Una postilla alla postilla e poi amen
Solo la nonviolenza puo’ salvare l’umanita’ dalla catastrofe.
La nonviolenza e’ l’unica ragionevole politica dell’umanita’ nell’ora presente.
Per contrastare il fascismo, il razzismo, il maschilismo, l’oppressione di classe e la devastazione del mondo vivente c’e’ una sola risorsa: la lotta nonviolenta per difendere la vita, la dignita’ e i diritti di tutti gli esseri umani e dell’intero mondo vivente.
C’e’ qualche lista elettorale di sinistra rigorosamente antifascista o almeno qualche candidato di sinistra rigorosamente antifascista che piu’ o meno condivide queste opinioni e queste proposte? Piacerebbe saperlo.

Hai concionato abbastanza? Si’, ho concionato abbastanza.


Con osservanza, Giobbe Santabarbara, un vecchio militante politico egalitario, antitotalitario e amico della nonviolenza che pensa che occorre condividere fra tutte e tutti tutto il bene e tutti i beni

La mia scelta consapevole

di Danilo Tosarelli

Mi sto preparando. Non c’è partita. 

Il 25 settembre 2022 vincerà il centrodestra. Ecco perché. 

Dalla sua innanzitutto i sondaggi. Troppo frequenti e persino ossessivi. 

Da mesi, stanno oggettivamente condizionando gli elettori. 

Il faccione della Meloni imperversa ovunque.

Salvini e Berlusconi non hanno problemi nel mobilitare i media. 

Bonomi di Confindustria strizza l’occhio e torna in campo Tremonti.

Anche Washington, alla fine, ha concesso la sua benedizione. 

Tutto ciò non mi fa piacere, ma la volontà popolare è sovrana.

Molto ci sarebbe da dire sulle manipolazioni di media e social.

Assistiamo ad una campagna elettorale fortemente polarizzata.

Centrodestra, centrosinistra, Conte e Calenda-Renzi.

Le liste minori come Unione Popolare, appaiono raramente. 

L’AGCOM non è in grado di garantire la prevista parcondicio.

Troppo facile farla rispettare nelle tribune elettorali. Chi le guarda?

Sono gli infiniti talk show televisivi a fare la differenza. 

I politici invitati rappresentano sempre le coalizioni sopracitate. 

E le formazioni minori? Hanno forse meno dignità delle altre? 

Puo’ l’AGCOM assistere sorda ed impotente?

Tutto ciò è grave ed inaccettabile. È un danno per la democrazia. 

Ormai, drammaticamente, va a votare mediamente 1 elettore su 2.

Chissà, molti di loro potrebbero riconoscersi in formazioni minori. 

Perché non consentire loro lo spazio dovuto? 

La risposta non ve la devo dare io. Va da sé…

Ma i numeri che usciranno da quelle urne saranno vincolanti. 

Lo dice la nostra Costituzione. Sono le regole della democrazia. 

Se posso dire, una democrazia forse un po’ strapazzata.

Se adesso gli italiani voteranno a destra, un motivo ci deve essere.

Se ciò accadrà, è perché la sinistra ha rinunciato al suo ruolo storico. 

E adesso, le conseguenze potrebbero essere ancora più gravi. 

Voglio lanciare una provocazione. Seguitemi.

Paradossalmente, non tutto il male viene per nuocere. 

Un Paese serio deve avere un governo politico. Non governi tecnici. 

Ma occorre anche un’opposizione che sappia rappresentare i NO.

La destra, se vincerà, non si farà scrupoli nelle sue scelte di campo.

Chi allora vorrà e saprà opporsi con coerenza e determinazione?

Non credo di poter contare su questo PD. Occorre altro. 

Da tempo lo sostengo, ma molti ancora non vogliono ammetterlo. 

Innanzitutto, il PD non è l’erede del vecchio PCI. È un’altra cosa. 

Ha abbracciato il pensiero neoliberale e ha scelto diversamente.  

Si è sempre più allontanato dai ceti popolari e dal mondo del lavoro. 

Meno difesa dei loro diritti e meno lotta per la giustizia sociale. 

La lista delle gravi responsabilità del PD è davvero lunghissima.

Basterebbe citare la Fornero, il jobact, articolo 18 e Rosatellum. 

Tutti bravi nel voler difendere la nostra bella Costituzione. 

Ma nessuno ti dice, che è già stata sfregiata nel settembre 2020.

Il referendum che ha decretato la riduzione dei parlamentari. 

Il PD e tutti i partiti lo sostennero, su proposta del M5stelle.

Nessun vero risparmio, bensì una riduzione della rappresentatività. 

Insieme a questa legge elettorale, il potere dell’elettore è infimo. 

Il Rosatellum è una creatura del PD. Nasce nel 2017.

Ettore Rosato era deputato del PD. Se ne andrà con Renzi nel 2019.

Ma il PD ha anche gravi responsabilità per il ruolo svolto in CGIL.

La sua componente maggioritaria detta legge.

Anche l’eccellente Landini non è lo stesso conosciuto con la FIOM.

In FIOM vi erano spazi diversi. Oggi quel Landini appare sbiadito. 

A conferma di tutto ciò, la candidatura di Susanna Camusso.

È il segno, di un imprimatur del PD ancora esistente sulla CGIL.

5 milioni di iscritti ormai rassegnati a digerire i sassi…

Ma se vincerà la Meloni, la nascita di una opposizione seria è vitale. 

Questa necessità diventerà inderogabile.

Con chi costruire le basi, per un possibile riscatto dei ceti popolari?

Servirà mobilitare le coscienze e tornare a riempire le piazze. 

Non è pensabile, che oggi  i nostri salari siano inferiori a 30 anni fa. 

Non è accettabile, che i contratti vengano rinnovati ogni tanto. 

Non è concepibile che i nostri salari perdano potere d’acquisto. 

Urge una nuova scala mobile. Stiamo diventando sempre più poveri. 

Io voterò UNIONE POPOLARE con De Magistris.

Una coalizione piccola e appena nata, ma orgogliosa e coerente. 

Certo, avrei preferito avere in campo una coalizione più forte.

Unione Popolare, Sinistra Italiana e Verdi, Movimento 5 Stelle.

L’esperienza francese con Melanchon, rimane un miraggio.

De Magistris ci ha provato, ma hanno prevalso altri interessi. 

In Italia prevalgono gli egoismi di parte e il calcolo dei posti. 

Voterò UNIONE POPOLARE, perché lì ci sono le mie radici. 

La mia storia politica arriva da lì e non intendo rinnegarla. 

Non ho mai creduto che il PD possa rappresentarmi. 

Mi piace il programma elettorale di UNIONE POPOLARE. 

Me lo sono letto attentamente e apprezzo quelle proposte. 

Lì ho trovato anche ciò che cercavo. 

La richiesta di una nuova scala mobile. Per me essenziale. 

I nostri salari devono consentirci di vivere dignitosamente.

Oggi, chi ha la fortuna di lavorare o è in pensione, è sempre più povero. 

Provate a cercare tale proposta nel programma degli altri. 

Non la troverete. Per me invece fa la differenza.

Ho consapevolezza che il percorso di UNIONE POPOLARE è in salita. 

Si raggiungerà almeno il quorum del 3%? Chissà…

Certamente, la volontà di ricostruire in questo Paese una sinistra. 

Una sinistra, che sia degna di rappresentare un popolo che attende. 

Non intravedo al momento altra scelta. 

E non mi parlate del voto utile, per favore. 

Utile per chi?

Non credo neppure che l’astensionismo possa aiutarci…

NOTICINA DELLA “BOTTEGA”

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LE IMMAGINI – di Mauro Biani, di Energu, di Benigno Moi, di Giuliano Spagnul e di Vauro – sono scelte dalla “bottega”.

 

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