Colombia: la rivincita de los de abajo

Nel ballottaggio di ieri, 19 giugno, Gustavo Petro e Francia Márquez conquistano Palacio Nariño. Per la prima volta la sinistra governerà il paese.

di David Lifodi

Ce l’hanno fatta! Contro le minacce di morte e le intimidazioni che li hanno costretti a sospendere per un breve periodo la campagna elettorale, in un clima caratterizzato da estrema violenza, e affrontando la guerra sporca delle destre che hanno cercato di utilizzare Rodolfo Hernández come il cavallo di Troia dell’uribismo, Gustavo Petro e Francia Márquez si sono presi Palacio Nariño. Lo hanno fatto sostenuti da quella parte di Colombia democratica e progressista che adesso può guardare con rinnovata speranza al processo di pace, stanca di un conflitto infinito che, anche nei giorni antecedenti al ballottaggio di ieri, ha provocato nuove vittime, purtroppo sempre leader sociali.

Il 19 giugno, per la Colombia e per tutta l’America latina, sarà considerata una giornata storica. Per la prima volta un governo di sinistra raggiunge il potere, l’uribismo è stato sconfitto nelle urne (Petro e Márquez hanno ottenuto circa il 3% in più di Hernández) e la coppia presidenziale è quella di un ex guerrigliero e di una donna proveniente dai movimenti sociali, in particolare dall’afrofemminismo colombiano.

Hernández, ex sindaco di Bucamaranga, ha cercato in tutti i modi di sbarrare la strada a Gustavo Petro. Ci ha provato presentandosi come candidato solo suppostamente anti-sistema e alfiere dell’anticorruzione in un paese dove le istituzioni sono divorate dalla corruzione, ha utilizzato al meglio il latifondo mediatico a sua disposizione, ma non è riuscito a frenare il voto di quei milioni di colombiani resi invisibili dall’oligarchia terrateniente, dalle mafie dei cartelli del narcotraffico, dalle milizie paramilitari e da quelle elites corrotte (quelle si, realmente) che hanno svenduto per decenni le risorse del paese alle multinazionali.

Il Pacto Histórico, la coalizione che ha condotto Gustavo Petro e Francia Márquez, più volte ha cercato il contraddittorio con Hernández, il quale, a sua volta, ha sempre preferito evitare un confronto pubblico, convinto che le fake news sui social e le sue parole d’ordine misogine, populiste e razziste bastassero per farsi votare dai colombiani, dimenticando che gran parte del paese è composto da indigeni, operai, neri e tutte quelle organizzazioni popolari che, con coraggio, hanno promosso una serie di scioperi a tempo indefinito a partire dalla grande rivolta popolare dell’aprile 2021 sfidando, con coraggio, la repressione del duqueuribismo.

La vittoria di Gustavo e Francia è dedicata a loro, che non si sono mai arresi e riscatta tutti quei leader sociali, sindacalisti, studenteschi, militanti lgbt, attivisti per i diritti umani e delle organizzazioni afrocolombiane, contadine, indigene e di sinistra massacrate per anni e anni.

La Colombia non si meritava come presidente un personaggio come Hernández. Al contrario, il programma di Gustavo Petro e Francia Márquez rappresenta una sorta di difesa dei diritti civili, sociali e politici del paese.

L’economista ed ex sindaco di Bogotá ha promesso che si impegnerà per un’istruzione pubblica, gratuita e di qualità, per l’attribuzione del salario minimo alle donne capofamiglia, difenderà le pensioni dagli attacchi di cui erano state oggetto durante la presidenza del suo predecessore Duque e farà tutto il possibile per restituire la terra ai campesinos, con prestiti a basso interesse del Banco Agrario.

Altrettanto significativa è la volontà di Gustavo e Francia di riformare la polizia, smobilitare gli squadroni antisommossa dell’Esmad e mettere fine alla politica di criminalizzazione della protesta sociale, cercando, al tempo stesso, di far ripartire gli accordi di pace e adoperandosi in ogni modo possibile per il rispetto dei diritti umani in un paese tra i più violenti del pianeta.

E ancora, rappresenteranno una priorità, per il presidente e la presidenta, la lotta alla fame, il finanziamento dei programmi sociali, l’impegno reale contro la corruzione della politica e della pubblica amministrazione, lo stop alle facilitazioni economiche di cui finora hanno sempre goduto le multinazionali, il contrasto all’evasione fiscale delle grandi imprese e dei potentati economici, al proliferare dell’agroindustria e del narcotraffico.

La sospensione dei progetti legati al fracking e alle fumigazioni, l’invio di brigate mediche nelle zone più dimenticate e isolate del paese, il ristabilimento delle relazioni diplomatiche con il Venezuela bolivariano (da anni interrottesi a causa delle provocazioni uribiste con il sostegno degli Stati uniti) e l’impegno per costruire l’unità dei popoli latinoamericani rappresentano altri aspetti chiave del progetto di Gustavo Petro e Francia Márquez.

Si tratta di un programma ambizioso, non semplice da realizzare, ma che apre una speranza, quella di veder ripristinato lo stato di diritto in un paese portato alla rovina da decenni di amministrazioni di destra, estrema destra e neoliberiste e caratterizzato finora da una sorta di democratura.

Per l’economista Petro, noto in gioventù con il nome di battaglia “Comandante Aureliano” , risalente a quando militava nel gruppo guerrigliero M-19, di cui fu protagonista anche nel percorso di transizione verso la politica istituzionale, le sfide sono molte: riuscirà a vincerle con l’appoggio fondamentale di Francia Márquez e la dignità del popolo colombiano, ormai stanco di vedere il paese nelle mani dell’oligarchia.

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David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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