Costruire evasioni

Prison Break Project

In Italia, dal 2001 in poi, la repressione rivolta ai movimenti sociali ha visto una forte accelerazione.
Se tale giro di vite può in parte essere spiegato con una diminuita incisività delle lotte a partire dagli anni 80, esso rischia d’altro canto di ostacolare e ridurre ulteriormente la conflittualità sociale.
La repressione è l’effetto combinato di dispositivi che si muovono su binari diversi.
Non è solo materia di tribunali, ma anche di politici e media, nutrendosi di meccanismi di etichettamento, isolamento e moral panic volti a costruire e designare un nemico pubblico da sconfiggere per preservare la quiete sociale.
Per comprendere appieno il salto in avanti che si è prodotto, è tuttavia necessario considerare anche il piano giuridico, esaminando le evoluzioni di cinque dispositivi sempre più usati contro le lotte sociali: l’accusa di terrorismo, i reati associativi, il delitto di devastazione e saccheggio, le misure di prevenzione e la repressione economica.
A ciò si accompagnano alcune tendenze generali dell’attuale sistema punitivo, come l’anticipazione e la massimizzazione della pena, il recupero dei reati fascisti e la messa a punto di nuove e più dure incriminazioni.
Il testo si confronta non solo con diverse inchieste giudiziarie abbattutesi nell’ultimo decennio sui movimenti sociali, ma fa riferimento anche alle eterogenee pratiche di lotta e resistenza messe in atto in Italia e non solo, incrociando spesso la strada delle mobilitazioni No Tav.
Non ci troviamo in una situazione di emergenza democratica o in uno stato d’eccezione: la guerra senza quartiere al “nemico pubblico” è la regola di qualsiasi governo.
Possiamo allora parlare di diritto penale del nemico, per inquadrare le dinamiche attuali e considerare la questione della repressione anche a partire dai rapporti di forza tra il potere e i suoi oppositori.
Il nostro punto di vista, dal basso e dal ventre dei movimenti, non vuole dettare linee o giudizi ma, immaginando una visione ricompositiva, formulare ipotesi e suggerimenti per provare ad inceppare il meccanismo repressivo.

IL LIBRO: Prison Break Project, Costruitre evasioni. Sguardi e saperi contro il diritto penale del nemico, 2017, Bepress.

GLI AUTORI: Prison Break Project è un progetto di analisi sui fenomeni repressivi che colpiscono i movimenti sociali e intende alimentare riflessioni che possano essere di sostegno alle lotte.
Il collettivo anima un blog (prisonbreakproject.noblogs.org) e ha inoltre autoprodotto nel 2014 il libretto “Terrorizzare e reprimere”, pubblicato durante la campagna di solidarietà con i No Tav arrestati per terrorismo. Prison Break Project crede che solo rivoltando il sapere tecnico contro il potere, alleandosi tra diversi, avendo chiaro l’obiettivo comune

alexik

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *