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La Bottega del Barbieri

Gaza: denuncia alla Corte Penale Internazionale per genocidio e…

… per altri crimini (articolo 15.1). Iniziativa presa da un gruppo internazionale di avvocati.

di L’inammissibile deve essere combattuto con ogni mezzo

Presentata all’Aia sarà presentata alla Corte penale internazionale una denuncia per genocidio e altri crimini (art. 15.1) riguardante in particolare la Palestina. L’ispirazione di fondo è “la giustizia è la risposta alla violenza”. L’iniziativa è stata presa da un gruppo internazionale di avvocati coordinato da Gilles Devers (Lione). Diverse associazioni (100), tra cui l’Agorà degli Abitanti della Terra, hanno agito come testimoni.

È risaputo che, nel contesto attuale, il ricorso alle istanze giuridiche internazionali non ha il peso che dovrebbe avere. Tra gli Stati che hanno le maggiori responsabilità nel caso in questione, gli Stati Uniti e Israele non hanno riconosciuto la legittimità della CPI e impediscono agli ispettori di entrare nel loro territorio. Inoltre, le Nazioni Unite hanno approvato una serie di mozioni che chiedevano un cessate il fuoco, ma gli Stati Uniti hanno posto il veto e le hanno bloccate.

Nonostante ciò, la presentazione della denuncia è di grande importanza perché si tratta di difendere con le unghie e con i denti la legge, il diritto internazionale, i diritti dei popoli! Si tratta di salvaguardare il primato del diritto e della giustizia rispetto a qualsiasi altra emergenza o “imperativo” opportunista politico, economico, culturale, tecnologico, religioso.

Le nostre società sono (ri)diventate molto violente nei confronti della vita perché hanno fatto della violenza una delle modalità “legittimate” del loro comportamento. Si pensi alla distruzione della natura (ecocidio) sull’altare della crescita economica e dell’arricchimento dei ricchi. Pensate alla violenza negli stadi e in altri ambiti, anche politici.

Non dobbiamo tacere di fronte alla barbarie di chi, nel mondo della politica, è responsabile di questa violenza. Non dobbiamo tacere di fronte alla barbarie di quei leader che, nel caso della guerra in Ucraina per esempio, hanno predicato e continuano a predicare, con un consenso assai diffuso tra la popolazione, “la guerra fino alla vittoria”.

Mai restare silenziosi di fronte ai predicatori di violenza e di odio. Non è possibile restare in silenzio quando, come sottolineano i promotori della denuncia: Nel giugno 1967, Israele ha effettuato un’operazione militare che l’ha portato a prendere il controllo di tutto il territorio della Palestina mandataria, sotto il regime di occupazione militare, della Cisgiordania, di Gaza e di Gerusalemme Est” e, successivamente, ”ha annesso la parte orientale del territorio di Gerusalemme e 38 municipalità limitrofe, violando il principio del divieto di acquisizione del territorio con la forza armata.(….). Dal 1967, Israele ha mantenuto lo status di potenza militare occupante su tutto il Territorio Palestinese Occupato, compresa Gaza. Le Nazioni Unite hanno denunciato la natura illegale dei suoi insediamenti, ma non sono state adottate misure né per gli insediamenti né per Gerusalemme(….). Nel 2008, 2012, 2014 e 2021, Israele ha lanciato operazioni militari che hanno causato perdite significative di vite umane e distruzione. Queste azioni sono state ben documentate dalle Nazioni Unite, ma nonostante gli sforzi compiuti, non è stato avviato alcun procedimento legale”.

È possibile che la comunità internazionale perseveri nel mancato rispetto del diritto internazionale e delle risoluzioni delle Nazioni Unite? Come possiamo pretendere che i nostri siano considerati “Stati di diritto”?

Inoltre, in nome dell’umanità, dobbiamo protestare contro le affermazioni citate nella denuncia:

“Il 9 ottobre 2023 il ministro della Difesa Yoav Gallant ha ordinato il completo assedio della Striscia di Gaza: ‘Non ci sarà elettricità, né cibo, né carburante, tutto è chiuso. Stiamo combattendo contro animali umani e ci comportiamo di conseguenza”.
Ha anche minacciato di “bombardare chi cerca di fornire aiuti alla Striscia di Gaza”. Oggi a Gaza non c’è più acqua, petrolio, elettricità… anche gli ospedali sono stati bombardati o funzionano in condizioni disperate.

Il generale dei riservisti Giora Eiland ha scritto su Yedioth Ahronoth: “Creare una grave crisi umanitaria a Gaza è un mezzo necessario per raggiungere l’obiettivo. Gaza diventerà un luogo dove nessun essere umano potrà esistere”. Obiettivo quasi raggiunto.

Secondo il ministro dell’Energia Israel Katz: “A tutta la popolazione civile di Gaza è stato ordinato di andarsene immediatamente. Noi vinceremo. Non riceveranno una goccia d’acqua o una sola batteria fino a quando non lasceranno il mondo”.
Effettivamente, molti lo hanno già lasciato…

Il Segretario generale delle Nazioni Unite aveva assolutamente ragione quando il 13 ottobre ha riaffermato che “il diritto internazionale umanitario non è un menu à la carte da applicare selettivamente. Tutte le parti devono rispettarlo, compresi i principi di precauzione, proporzionalità e distinzione“.

La giustizia è l’unica risposta alla violenza. Le azioni in corso stanno portando alla decostruzione dell’umanità e siamo già nell’abisso. È criminale non ascoltare e seguire le drammatiche grida per fermare i massacri. Non dobbiamo proporre soluzioni realistiche per far approvare il cessate il fuoco. La ricerca di soluzioni non può iniziare che con un cessate il fuoco.

La denuncia presentata dagli avvocati è un elogio alla giustizia.

(*) Tratto da Pressenza.

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alexik

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