Grecia: il «17 Novembre» e altri demoni

Un testo di Mikis Mavropulos e il messaggio di Dimitris Kufodinas alla presentazione del libro di Athena Tsakalu

La più grande favola che circola nella società greca, e non solo, è che si tratta di un corpo unito e chi lo «divide», in qualsiasi modo, deve essere mandato al «fuoco eterno». Sì amici miei, compagni e tutti voi che vorrete leggere questo testo. Non c’è bugia più grande sull’«unità di un popolo»!

In ogni società ci sono interessi che separano le persone, coloro che dovrebbero essere cittadini; un’altra grande questione questa, ne parliamo un’ altra volta. Sono passati tanti anni da quando Marx ha scritto della lotta di classe, e quelli della «Nuova democrazia» fingono di vivere in una società sognante, estasiata, in cui tutti i problemi sono stati risolti. per cui gli esseri umani sono uniti dall’obiettivo comune di creare la felicità indisturbati.

La 17 Novembre è stata un’autentica figlia del focquismo, in breve del guevarismo, come tutte le altre organizzazioni rivoluzionarie armate nate negli anni ’60 e ’70. «Creare 10 100 1000 Vietnam» ha gridato con santa indignazione il Che e questo è diventato un atto da combattenti in ogni angolo del globo: uno di loro Dimitris Kufodinas. Una prassi, praxis, ideologica, etica. Voi, di destra, sparate su Dimitris – e contro Vassilis Vasilikos, che ha appoggiato i suoi inalienabili diritti – e fatelo pure contro di me, che li sostengo calorosamente.

[…]

Il mio risveglio politico è avvenuto a 18 anni, appena mi sono ritrovato a studiare nella bellissima Firenze, nel 1973. Lì, uno dei primi film che ho visto fu «Z» (come erano veramente «uniti» i greci allora!) e poi «Siege Situation», in Italia noto come «L’Amerikano», entrambi di Costas Gavras con le musiche di Mikis Theodorakis. Nel secondo si raccontava del rapimento (da parte dei Tupamaros) di Don Mitrione un arci-torturatore statunitense, addestratore delle forze di polizia uruguaiane contro la sinistra. Sono rimasto scioccato, mi sono informato e ho abbracciato quasi subito il guevarismo.

Quindi mandate al fuoco eterno questi grandi creatori che hanno “diviso” la gente affrontando argomenti così delicati, diffondendoli in lungo e in largo, in un modo che è stato apertamente simpatizzante con i Tupamaros e ostile all’imperialismo americano, il quale massacrò innumerevoli popoli nel passare degli anni. Questi nordamericani non “dividono” la gente, perché i loro proiettili sono buoni? E invece io dico che loro sono i veri terroristi!

Il grande Picasso dipinse Nikos Beloyannis, «l’uomo con il garofano» (*) uno che “divideva”, provocatorio pure lui: aveva scelto chiaramente una parte, quella Sinistra, in una società fortemente “unita” (ah ah).

[…]

Sono stato a Londra negli anni Settanta, prima dell’Italia. L’immagine del Che si trovava ovunque su magliette e felpe, dipinta sui muri, bandiere, manifesti nelle stanze giovanili del movimento competitivo globale, mi ha accompagnato e mi accompagna in tutti questi anni. Nessuno di voi destri ha il coraggio di chiamarlo assassino. Il Che, morto da decenni, tormenta il vostro sonno e la vostra veglia, riempiendo i nostri sogni di bellezza. Non c’è mai stato dalla vostra parte un uomo come lui: pur avendo letteralmente tutto, se n’è andato ad accendere fuochi in luoghi stranieri.

[…]

I ribelli si trovano ovunque. Sono braccati, scappano, vivono nell’illegalità, i meccanismi repressivi li cercano. Dimitris Kufodinas (**) è unico! Ha salvato l’onore della lotta e della sua organizzazione nel momento in cui i suoi ex compagni stavano “cantando” senza sosta: non li giudico, non so cosa avrei fatto al loro posto io, a posteriori è facile sentirsi forti. Qualcosa di simile è successo anche in Italia: alcuni compagni hanno resistito, altri si sono “pentiti”.

Io sono stato carne dalla carne e ossa dalle ossa dell’Autonomia operaia. Per chi non lo sapesse, ci sono infinite cose che si possono trovare nei media seri per sapere cos’era Autonomia. Dirò che autonomi e guerriglieri condividevano molte cose: i primi, militanti dentro i movimenti, praticando l’illegalità di massa; i secondi separatamente agivano da partito combattente … ed era una differenza molto grande. Però entrambi volevano battere il sistema e questo li separava dagli “assimilati”.

Quegli autonomi oggi amano il modello di società che gli zapatisti sognano e stanno già costruendo in Messico e i curdi nel nord della Siria, nei cantoni autogestiti di Rojava.

Aspettiamo con ansia e gioia che una delegazione zapatista ci venga a trovare tra qualche mese, in estate verranno anche qui a Kavala. Nel 2008, durante la grande rivolta giovanile dopo l’assassinio di Alexis Grigoropulos da parte della polizia, quando ancora una volta i greci uniti – allora sì – ne chiedevano il disarmo, colui che salutò il movimento antagonista greco era il sub comandante zapatista Marcos e tutti ricordiamo le sue parole. Dov’erano allora tutti questi ‘unitari’ quando i veri provocatori, quelli del Mega Channel, stravolgevano, deformavano i fatti?

Basta. potremmo parlare per ore di divisioni, sciocchezze, frottole. Nel frattempo, il compagno Dimitris Koufodinas si sta avvicinando alla morte, giorno dopo giorno, con il suo sciopero della fame. Non ha paura di morire perché, siccome ha scelto di opporsi concretamente e non a parole all’establishment greco malato, sapeva che la morte lo aspettava nell’angolo. Ciò non significa che non abbia gli stessi diritti di qualsiasi altro detenuto nelle carceri greche. Diritti di cui è stato privato per anni. Ne hanno parlato coloro che sono intervenuti ieri alla Radio Proini di Cavala, diritti di cui hanno parlato Vassilikos e tanti altri. Spingiamo affinché il male e la vendetta si mettono da parte, finché siamo ancora in tempo.

Grazie mille, Michele (Mikis) Mavropulos

(*) Nikos Beloyannis, l’Uomo con il Garofano, era un leader comunista. La sua fucilazione nel 1952 a Goudi, insieme ai suoi compagni di lotta, provocò un’ondata di proteste in tutto il mondo e l’omaggio di politici antifascisti e di artisti come Pablo Picasso (qui sotto il suo quadro).

(**) in “bottega” cfr APPELLO PER DIMITRI KOUFONTINAS e Dimitris Koufontinas: l’apicoltore e il comunista

Il testo di Dimitris Kufodinas letto alla presentazione del libro di Athena Tsakalu

Alla presentazione della raccolta di racconti di Athena Tsakalu (***) «Le risate dell’acqua» i «parenti ed amici dei prigionieri politici e militanti perseguitati» (che hanno organizzato l’evento) hanno chiesto anche a scrittori-prigionieri di intervenire.

Dimitris Kufodinas, un prigioniero della 17 Novembre e autore del libro «Sono nato 17 novembre» ha scritto un saluto.

Ecco il suo testo:

«Amici e compagni, buonasera!

L’ incontro di oggi è un momento di solidarietà. Un momento per far incontrare gli outsiders con gli insiders, quelli fuori con quelli dentro. Un momento di accordo ma quando quelli fuori sono attivati e si mettono in fervore con quelli dentro tutti fanno parte dello stesso movimento.

La solidarietà è la condizione che catalizza i muri. E oggi ne abbiamo tanti muri … Muri di prigione, muri di esilio, muri di condizioni restrittive. Il capitalismo sa come costruire muri di reclusione e isolamento dei suoi oppositori politici. Come sa costruire muri di alienazione e isolamento all’ interno della società, frammentare le resistenze sociali.

Noi dobbiamo abbattere i muri. Di ogni tipo.

La solidarietà è la condizione che catalizza i muri. Ma per funzionare con tutto il suo significato e dinamismo, presuppone l’unità, l’apertura di percorsi fra ogni collettività, ogni tendenza ed espressione del movimento.

Unità non vuol dire identificazione. Ognuno ha la propria identità politico-ideologica, la rivendica e la difende – è così che deve essere fatto – e questa non è una debolezza del movimento, è la sua forza, la sua portata e ricchezza.

Unità vuol dire combattere nella lotta comune, mirare comunemente per strappare punto per punto, respiro per respiro la vita e la libertà che ci vengono rubate, di innalzare barriere di resistenza comuni, di preparare piccoli contrattacchi comuni e coordinati, prepararci per quelli più grandi e ancora di più…

Athena non è con noi oggi. È passato molto tempo da quando non scende le scale del carcere con gli altri genitori di prigionieri politici per la visita mancante.

Ma i suoi genitori si son presi cura di portarci la sua voce. Siamo stati commossi dal suo modo di parlare, dal suo sguardo tenero e attento, dal suo cuore sensuale, dall’amore profondo che guida ogni persona che merita di essere chiamata essere umano, da questo grande sentimento che emana da ogni pagina de «La Risata dell’acqua».

Del valore letterario di questo libro sarà discusso da altri più competenti di me. Dirò solo che «il più sorprendente, il più imponente e il più grande è un uomo a cui è impedito di camminare».

Atena fu deportata nell’isola di Salamina, una pratica del potere che ci porta in mente epoche altre, quando la guerra sociale si stava intensificando e il regime eliminava le divisioni tra belligeranti e civili..

È stato scritto che un governo «di sinistra» avesse dovuto continuare questa selvaggia tattica di potere. Non è inspiegabile. Sebbene questa tattica venga dal passato, riguarda però il futuro che stanno preparando per noi. Il cupo futuro di una nuova colonia includerà molta repressione.

Sta a noi trasformare questi sogni dei potenti in incubi per loro e per il loro staff, il loro personale.

Sta a noi opporci con l’unità, la lotta, la solidarietà, i nostri stessi sogni. E combattere.

A presto!

(***) Athena Tsakalou è la madre dei prigionieri anarchici Christos Tsakalos e Gerasimos Tsakalos delle CCF (Cospirazione delle Cellule di Fuoco).

Redazione
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10 commenti

  • Calpestando le proprie leggi, nel caso di Kufoδina, la democrazia giustifica retroattivamente la sua azione violenta. E così il prigioniero, invece di essere sconfitto come fingono i burattini del governo, vince al momento del suo schianto.
    Lascia che la morte non prevalga in questo caso. Lascia che la vita e la democrazia vincano, anche all’ultimo minuto.
    Thanassis Kabaghiannis, avvocato

  • “Questa lotta del prigioniero politico ha un valore morale speciale nei confronti del popolo, perché è portata avanti da uno che ha rischiato la sua libertà per la causa rivoluzionaria e ora con lo sciopero della fame rischia la propria vita. Così, il messaggio di resistenza che invia rompe il carattere fondamentale della prigione, il suo isolamento dalla società, è un esempio pratico contro l’inazione, contro l’accettazione passiva dell’oppressione. Ed è per questo che risveglia la simpatia popolare e genera un movimento di solidarietà ”

    Estratto da un testo di Dimitris Kufodinas [2012] sullo sciopero della fame del GRAPO

  • Il lato vergognoso della società greca, su D. Kufodina
    24/02/2021kleovisΕπεξεργασία
    24/02/2021

    Molti di voi sanno che ho vissuto in Italia dalla fine del ’73 ai primissimi anni ’80. Sono diventato un uomo all’interno delle linee del movimento antagonista, uno che voleva rovesciare l’ordine stabilito delle cose e invece costruire un’altra società, basata sull’idea dei soviet, dove l’uomo non avrebbe sfruttato l’uomo e la natura. Organizzato in squadre che stavano mettendo in piedi i primi embrioni dell’esercito rivoluzionario di liberazione, ispirato alle rivoluzioni cubana e vietnamita.

    Negli anni in cui il movimento era «altissimo», avevamo un nemico in prima linea, il ministro dell’Interno Francesco Cossiga.

    Molti volevano dominare politicamente il movimento, organizzazioni armate e sezioni organizzate dell’autonomia operaia. tutti usammo forme di guerriglia nelle loro azioni, per alcuni la clandestinità divenne fine a se stessa, da un momento in poi troncarono i loro legami con il movimento di massa, osservando la sua azione dall’esterno, cercando di dirigerla in modi per loro desiderabili . L’esempio più classico sono state le Brigate Rosse.

    Un nemico comune di tutti è stato Cossiga, che poco dopo il sequestro e l’esecuzione di Moro si dimette, per essere subito eletto Primo Ministro e poi Presidente della Repubblica Italiana. Il sistema aveva vinto la guerra. Come presidente, ha iniziato il suo enorme sforzo per approvare una legge e redatto decreti presidenziali che volevano concedere l’amnistia politica ai membri di spicco delle Brigate Rosse incarcerati. Sì, avete letto bene, tre anni dopo il 1988, quando Curcio e Moretti, dei leaders storici dell’organizzazione, annunciarono l’auto-scioglimento delle Brigate Rosse, avendo imprigionata la stragrande maggioranza dei loro membri.

    sioux
    Sentitelo:

    Francesco Cossiga: “Br, eravate dei nemici politici, non dei criminali”
    Posted on 18 agosto 2010

    «Ormai la cosiddetta giustizia che si è esercitata e ancora si esercita verso di voi, anche se legalmente giustificabile, è politicamente o vendetta o paura»
    Senato della Repubblica
    Francesco Cossiga

    Signor Paolo Persichetti
    Casa Circondariale Marino del Tronto
    Frazione Navicella, 218
    63100 Ascoli Piceno

    Roma, 27 settembre 2002

    Gentile Signor Persichetti

    ho letto la Sua intervista a La Stampa (25 settembre 2002) e La ringrazio per l’attenzione che Lei e i Suoi compagni riservate alle mie valutazioni e ai miei giudizi.
    Io ho combattuto duramente il terrorismo, ma ho sempre ritenuto che certo si trattasse di un gravissimo e deprecabile fenomeno politico, ma che affondava le sue radici nella particolare situazione sociale politica del Paese, e non invece un “humus delinquenziale”.

    Il terrorismo di sinistra – frutto anche di chi nei partiti e nella Cgil lanciava la pietra e nascondeva la mano, e che insegnava la “violenza” in Parlamento e “in piazza”, ma non si é poi assunto, tutt’altro, la responsabilità delle conseguenze pratiche degli insegnamenti stessi -, nasce a mio avviso da una lettura “non storica” del marxismo-leninismo e da una “mitizzazione” della Resistenza e della Liberazione che, nel contenuto sociale e politico della sinistra, è fallita perché ha portato alla ricostituzione di un “regime delle libertà borghesi”.

    Ritengo che l’estremismo di sinistra, che era non un terrorismo in senso proprio (non credeva infatti che solo con atti terroristici si potesse cambiare la situazione politica), ma era “sovversione di sinistra” come agli albori era il bolscevismo russo, e cioè un movimento politico che, trovandosi a combattere un apparato dello Stato, usava metodi terroristici come sempre hanno fatto tutti i movimenti di liberazione, Resistenza compresa (l’assassinio di un grande filosofo, anche se fascista, che camminava tranquillamente per strada, Giovanni Gentile, da parte di Gap fiorentini si può giudicare positivamente o negativamente, ma da un punto di vista teorico è stato pur sempre un atto di terrorismo) pensando di innescare – e qui era l’errore anche formale – un vero e proprio movimento rivoluzionario.

    Voi siete stati battuti dall’unità politica tra la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista Italiano, e per il fatto che non siete stati in grado di trascinare le masse in una vera e propria rivoluzione. Ma tutto questo fa parte di un periodo storico dell’Italia che è concluso; e ormai la cosiddetta “giustizia” che si è esercitata e ancora si esercita verso di voi, anche se legalmente giustificabile, è politicamente o “vendetta” o “paura”, come appunto lo è per molti comunisti di quel periodo, quale titolo di legittimità repubblicana che credono di essersi conquistati, non con il voto popolare e con le lotte di massa, ma con la loro collaborazione con le Forze di Polizia e di Sicurezza dello Stato. Per questo, io che sono stato per moltissimi di voi: “Cossiga con la K” e con le due [N.d.R. qui viene lasciato uno spazio riempito poi con due “S” runiche, a mano], e addirittura “un capo di assassini e un mandante di assassinii”, oggi sono perché si chiuda questo doloroso capitolo della storia civile e politica del Paese, anche ad evitare che pochi irriducibili diventino cattivi maestri di nuovi terroristi, quelli che hanno ucciso D’Antona e Biagi che, per le Forze di Polizia e per la giustizia, è facile ricercare tra di voi, perché voi siete stati sconfitti politicamente e militarmente con l’aiuto della sinistra: andare a cercarli altrove potrebbe essere forse più imbarazzante…

    Purtroppo ogni tentativo mio e di altri colleghi della destra o della sinistra di far approvare una legge di amnistia e di indulto si è scontrato soprattutto con l’opposizione del mondo politico che fa capo all’ex-partito comunista.
    Leggo che Le hanno rifiutato l’uso di un computer, che onestamente non sapevo costituisse un’arma da guerra! Qualora Lei lo richieda ancora e ancora glielo rifiutassero, me lo faccia sapere, che provvederò io a farglielo dare.
    Non perda mai la Sua dignità di uomo neanche in carcere, luogo non fatto e non gestito certo per “redimere” gli uomini! E non perda mai la speranza.

    Cordialmente,
    Francesco Cossiga

    Questo scriveva Francesco Cossiga, in una lettera che aveva inviato al incarcerato Paolo Persichetti, esponente delle ultime Brigate Rosse, alla fine del lontano e ottuso 1992. Una delle tante che Cossiga aveva inviato a prigionieri politici in quel tempo. Come a Renato Curcio, storico leader delle Brigate Rosse, che, da segnalare, ha visitato nel carcere di Rebibbia dove era detenuto, nel novembre 1992. Anche Prospero Galinari, autore materiale del rapimento dell’ex presidente del Consiglio Aldo Moro. E a Toni Negri, poi autoesiliato in Francia, che ha fornito asilo ai politicamente perseguitati di tutto il mondo, grazie alla famosa «dottrina Mitterrand». Lettere che ha inviato pochi mesi dopo la fine del suo mandato nel 1992.

    Qualsiasi corrispondenza con la realtà greca di questo momento provoca solo tristezza!

    Μichele ‘Mikis’ Mavropulos

    ALDO MORO AUTONOMIA OPERAIA BRIGATE ROSSE FRANCESCO COSSIGA GUERRIGLIA MOVIMENTO ANTAGONISTA ORGANIZZAZIONI ARMATE RIVOLUZIONE CUBANA RIVOLUZIONE VIETNAMITA SQUADRE

    • Intervento nel porto di Kavala per Kufodinas
      Gruppi di solidarietà hanno appeso striscioni e distribuito testo sull’immediato trasferimento di Dimitris Koufontinas alla prigione di Korydallos
      23 | 02 | 2021 | 22:47

      L’intervento sulla strada costiera di Kavala, nel porto “Apostolos Pavlos” è stato effettuato nel pomeriggio di martedì 23 febbraio 2021 per solidarietà con Dimitris Koufontinas, una settimana dopo l’intervento in piazza Kapnerghati, chiedendone l’immediato trasferimento alla prigione di Korydallos, in modo che termini lo sciopero della fame iniziato l’8 gennaio 2021, mentre per ordinanza del Procuratore del Tribunale di primo grado di Lamia, emessa su richiesta dei medici dell’Ospedale di Lamia, dove ssi trova in cura, sono state ordinate tutte le necessarie misure mediche per salvare la vita del prigioniero.

      https://www.kavalapost.gr/top-news/254303/paremvasi-sto-limani-tis-kavalas-gia-ton-koyfontina/

  • Per Dimitri
    08/03/2021
    Dimitris Kufodinas, ricoverato per il 18 ° giorno in terapia intensiva, oggi 5 marzo 2021, ha presentato insufficienza renale acuta a seguito del prolungato rifiuto di ricevere cibo e liquidi.
    Il personale medico e infermieristico della terapia intensiva, visto il persistente rifiuto del paziente di alimentarsi e ricevere liquidi, nel pieno rispetto della normativa vigente ed in esecuzione di un ordine del pubblico ministero, ha immediatamente intrapreso le necessarie azioni di rianimazione a supporto delle sue funzioni vitali, nonché ogni possibile sforzo per garantire la sua salute, come proposto dall’etica medica e dalla legislazione correlata.
    Attualmente è in cura in condizioni critiche.
    Il personale medico continua a fornire i propri servizi, sempre nel rispetto del codice deontologico medico.

    Seguendo la persuasione dei medici personali di D. Kufodinas, lo scioperante della fame ha accettato di ricevere un siero idratante. I medici di D. Kufodina avvertono che le sue condizioni cliniche sono critiche e che in qualsiasi momento potrebbe cadere in coma o morire.

    Allo stesso tempo, Dimitris Kufodinas, è esausto, ma ha lucidità e contatto con l’ambiente, e insiste su quello che ha detto giovedì:

    «Continuerò lo sciopero della fame fino a quando il mio trasferimento illegale a Domokos non sarà cancellato e sarò trasferito a Korydallos, come previsto dalla loro legge, che haννο votato proprio per me. La decisione di trasferirmi a Domokos è politica, qunque, devono risolvere la situazione politicamente».

    I nuovi sviluppi nello stato di salute del compagno in combinazione con gli ultimi sviluppi in campo legale mostrano sempre di più che il governo di ND si sta comportando sempre più come una mafia. L’attuale soppressione dell’ ultima manifestazione di solidarietà ad Atene parla da sé.

    Dall’ altro lato, si stima che siano oltre 300 le incursioni-ronde anarchiche (nella foto, vernice lanciata all’ingresso dell’Unione ellenica americana) contro obiettivi della polizia, banche, ecc. Molti incidenti riguardano incendi dolosi di auto e moto di uomini della Polizia ellenica.

    Nelle prime ore di giovedì, ad esempio, ignoti hanno causato danni alle banche di Maroussi, mentre poche ore prima antiautoritari hanno appiccato il fuoco a una motocicletta della polizia davanti alla casa del agente a Keratsini.

    Attacco con molotov, fumogeni e pietre contro il commissariato di polizia a Kaisariani domenica scorsa. Anche attacchi agli agenti di polizia in via Ulof Palme a Zografou.

    In fine, «Il governo greco nega giustamente di fare favori a Dimitris Kufodinas, condannato per terrorismo», ha detto in un post su Twitter l’ex ambasciatore degli Stati Uniti ad Atene Nicholas Burns.

    «Non dimenticheremo mai», sottolinea.

    Invece, noi tutti diciamo: Contro il cadaverismo del regime restauriamo la verità. La vera tassa sul sangue nella guerra sociale è pagata dalla base sociale. Difenderemo le persone della nostra classe che hanno scelto la via della resistenza intransigente.

    Mikis Mavropulos

  • INTERVENTI / RADUNI DI SOLIDARIETÀ ALLO SCIOPERANTE DELLA FAME DIMITRI KUFODINA, KAVALA

    Giovedì 04/03/2021, ci siamo riuniti sulla costiera del porto di Kavala, di fronte alla sede di ND, il partito di destra che sta al governo, circa 30 compagni solidali allo scioperante della fame D. Kufodina. I poliziotti erano ovunque e in tanti. Sono stati distribuiti volantini e sono stati gridati diversi slogan!

    INTERVENTO DI SOLIDARIETÀ A DIMITRIS KOUFONTINA, MERCATO DI KAVALA

    Sabato 06/03/2021 alle 10:00, ci siamo radunati una quindicina di compagni, di fronte all’ingresso del mercato pubblico di Kavala. Abbiamo appeso striscioni per D. Kufodinas, distribuito un testo e gridato slogan di solidarietà allo scioperante della fame D. Kufodinas. I poliziotti erano di nuovo intorno a noi e quasi accanto a noi! Dopo un’ora siamo ce ne siamo andati e la polizia ha fermato a quasi 2 metri due compagni per la verifica. Tattiche che vengono spesso seguite ultimamente, dopo ogni raduno.

    VITTORIA ALLA LOTTA DI DIMITRIS KUFODINAS

    I DIVIETI SI INFRANGONO SULLE STRADE!

  • …La manifestazione di oggi davanti all’ambasciata degli Stati Uniti è un’altra pietra miliare nella difesa politica del compagno e una manifestazione di avversione sociale e di classe per i veri assassini e terroristi…
    …È chiaro che l’ambasciata degli Stati Uniti ei suoi lacchè locali sono sensibilizzati delle vite umane solo quando provengono dal loro stesso campo. Questo atteggiamento ipocrita che invoca costantemente l’autostima della vita umana mentre allo stesso tempo cerca di depoliticizzare l’azione rivoluzionaria del comunista D. Kufodina, caratterizzandolo come un serial killer, mira a nascondere i propri crimini…
    …per questo il slogan “il più grande covo dei terroristi è l’ambasciata americana” esprime pienamente una parte importante della società che comprende che le motivazioni e le azioni dell’ organizzazione rivoluzionaria 17N e di altre organizzazioni armate sono mirate, altruiste e politiche…..

    …Perché quando l’ambasciata fa riferimento al valore della vita umana, odori carne umana.

    Assemblea di solidarietà con lo scioperante della fame D. Kufodina

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