Il ponte

di Natalino Piras

Il ponte

Nico Orunesu, Banditi

 

Corraineddu raccontava dell’assalto a Montespino quando fecero saltare un ponte ferroviario e fecero prigionieri altri italiani come loro che stavano con i repubblichini e con i tedeschi. Per quell’azione, il partigiano “Cavallo” fu decorato dall’ EPJ, Esercito popolare di liberazione della Jugoslavia.

“Voi avete sparato molto?”

“Be’ certo, sparavamo quando capitava di … Poi abbiamo fatto un’altra cosa, sotto Ranziano c’era una linea ferroviaria, e c’erano questi fascisti che controllavano il ponte. Erano accampati lì dove c’era la caserma. Avevano la caserma proprio lì. Allora una notte l’abbiamo attaccata”.

“Avete attaccato i fascisti?”

Come, con le bombe a mano, col mitra, come?”

“C’era tutto.”

“Anche l’artiglieria?”

“Sì, allora cominciavamo ad essere armati.”

“Anche l’artiglieria, anche cannoni avevate?”

“Sì, avevamo cannoni, ma quelli li aveva una brigata, ma non … li portavamo così. Però la notte che abbiamo fatto quell’assalto c’erano”.

“Avete attaccato con armi e artiglieria leggera. Voi che armi avevate, mitraglia e bombe?”

“Noi avevamo bombe, mitraglie e moschetti ..”.

“Avete anche fatto assalto all’arma bianca?”

“Arma bianca no.”

“Non vi è capitato?”

“No.”

“Avete solo sparato?”

“Li abbiamo beccati, quelli.”

“I fascisti che erano nella caserma?

Ne avete ucciso qualcuno?”

La risposta di Corraineddu fu in perfetto stile sardo, non dire per dire: “Mi sembra che un paio siano rimasti morti.”

“Nessuno tra i vostri?”

“No.”

“Nemmeno feriti?”

“Nemmeno feriti. Gli siamo arrivati fino alla postazione. Gli altri erano nella caserma, ma questi erano di guardia sul ponte. Gli siamo arrivati … io, Perdu Toma, un altro di quella stessa zona, si chiamava Eugenio. Questi erano là… c’era la linea ferrata, ci siamo abbassati così.”

“Siete apparsi d’improvviso, non se ne sono accorti?”

“Tutti gli altri erano dietro, ma noi eravamo proprio davanti. C’era un altro slavo, diceva: Avanti, avanti, Avanti, avanti.

Arrivati lì abbiamo lanciato un mucchio di bombe …”

“E li avete dispersi?”

“No, devono essere … sono andati via. Però gli altri, quando è arrivata tutta la compagnia, li abbiamo bloccati … dovevano essere una cinquantina o quaranta.”

“Allora avete fatto anche prigionieri?”

“Sì, li abbiamo fatti prigionieri. Li abbiamo presi.”

“E i prigionieri?”

“I prigionieri li hanno presi ed erano insieme a noi in quei monti. Questi sono rimasti separati da noi, ma sempre lì … però li teneva sempre questo Riccardo, questo comandante, che ci diceva: Guardate, non dategli tanta …

tanta confidenza …

…tanta fiducia. E questo e quest’altro. Poi hanno fatto la richiesta di unirsi ad un battaglione garibaldino, erano della zona di Udine. E gli hanno permesso di andare a questo battaglione garibaldino.”

“Tutti i prigionieri?”

“Sì, tutti, al completo com’erano, comandante e tutti.”

“Erano tutti italiani, vero?”

“Sì. Erano italiani, fascisti erano, ecco.”

“Fascisti.”

“Proprio così!”

“Dopo si sono trasferiti a questo battaglione?”

“Eh, sì” puntualizzava Corraineddu. “Quando sono andati via da lì, gli hanno mandato due portaordini della brigata, per accompagnarli…”

“Come si chiamavano i portaordini, ciaraula?”

“Caraula. C’erano i caraula, ma erano a parte. Con gli altri eravamo nel comando di brigata. Erano della caraula Pietro Maria …”

“Quindi caraula vuol dire portaordini.”

“Peppeddu Cuccu l’hanno ucciso nella caraula di Ranziano. Allora questi si son fatti accompagnare. Che cosa hanno fatto questi? Li hanno uccisi…”

“Quelli della Brigata Garibaldi?”

“…e sono ritornati con i tedeschi.”

“Ah, quindi

i prigionieri hanno ucciso i portaordini, vero?”

“Sì, hanno ucciso i portaordini.”

“Quindi doppiamente traditori. Non li avete più incontrati questi?”

“No, non sono più tornati là. Il ponte è stato fatto saltare in aria durante la notte”.

 

Natalino Piras

da “Pitzinnos Pastores Partigianos, eravamo insieme sbandati” (Edito da ANPI Nuoro 2012), ora “Teodicea di Iskurikore Kitanu” nella Pentalogia.

https://www.facebook.com/natalino.piras

Immagine: Nico Orunesu

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