Jerzu-Ulàssai: Cada Die, teatro, montagne, Maria Lai

di d. b. (*)

Questa estate (3-9 agosto) sono tornato al «Festival dei tacchi», 26esima edizione di una rassegna che la compagnia Cada Die Teatro porta avanti con pochi soldi e passione miliardaria.

Chi faceva l’abbonamento poteva vedere 3-4 spettacoli al giorno ma c’erano anche laboratori e iniziative collaterali. Immergersi per 7 giorni nel teatro e dintorni fa bene alla salute… e infatti, tutto ringalluzzito, mi accingo a raccontarvi qualcosa, sapendo che dirvi ogni cosa è impossibile.

«Istorias» a esempio è una meravigliosa narrazione – in lingua italiana ma contaminata dal “sardo ogliastrino” – che Pier Paolo Piludu conduce in dialogo con il quartetto Su Cuncordu Iscanesu (cfr https://it.wikipedia.org › wiki › Canto_a_tenore). Ancora una volta Piludu torna ai narratori (fra cui suo nonno) e alle narratrici di Scano Montiferro: tra favole, ricerca antropologica e le molte facce della realtà. Beati gli adulti che conservano un lato “bambino” perchè di questi racconti godranno due volte.

Il giorno seguente vengo stregato da «Marie» di e con la bravissima Silvia Elena Montagnani, sola in scena. La donna del titolo è una polacca che diventò francese, ovvero Maria Salomea Skłodowska-Curie che vinse due Nobel (chimica e fisica) schiantando l’idea che le scienze non fossero affari per donne. Mi permetto di consigliare a chi insegna nelle scuole di inserire lo spettacolo… nelle ore di lezione; forse Valditara non capirà ma studentesse e studenti apprezzeranno molto.

Chi gira per i teatri sa che Roberto Mercadini è travolgente quanto geniale; dunque nessuna sorpresa se il suo «Felicità for Dummies- falicità per negati» riceve ovazioni… anche quello andrebbe benissimo nelle scuole se purtroppo non fossimo nell’Italia attuale.

«Il matto, la Terza Repubblica» di Massimiliano Loizzi è lo spettacolo che ha più sconvolto Daniele (che sono io) e Tiziana (che è lei). Ci piacerebbe girasse per mille motivi, fra cui la concreta solidarietà di Loizzi alle navi che salvano i migranti in mare dai naufragi che potremmo definire “di Stato”. Siamo dalle parti di Lampedusa: da solo in scena Jozzi interpreta buoni, cattivi, assenti e iper-presenti alternando momenti drammatici e altri apertamente comici. Tutto può tornare utile (perfino il Dio maiuscolo e il mussolini benito, nano preferito di certi italici) per districare qualche paradosso.

La sinistra è morta, da tempo. E non se ne può più di sentirlo dire, soprattutto se serve a giustificare le piccole viltà quotidiane. Ma se a sviluppare il discorso è Sabina Guzzanti, le cose cambiano: tanto più che l’attrice ci propone di fare come lei , cioè consigliare segretamente sia Giorgia Meloni fascio-romana che Elena Ethel Schlein, detta Elly (tripla nazionalità: italiana, statunitense e svizzera). Va beh, ma allora come si spiega che quelle due combinano quasi sempre disastri? E giustamente Sabina “nostra” risponde: ogni tanto hanno seguito i miei suggerimenti, se no andrebbe tutto ancora peggio.

Fra gli assassini della peggiore sinistra (e dunque salvando altre sinistre possibili) iscrivo il duo Niccolò Fettarappa e Lorenzo Guerrieri che in «La sparanoia: Atto unico senza feriti gravi purtroppo» fanno morire – di amare, irrefrenabili risate – tutti ma proprio tutti: dai “bolscevichi sul divano” agli estremisti veri, dai carabinieri che si trasformano in psichiatri democratici alle mamme che spiano i giovani con voglie di rifondazione e con paure a go-go.

Molto bello anche «Mi chiamo Andrea, faccio fumetti». Qui l’Andrea si sdoppia o forse raddoppia: c’è Andrea Santonastraso (solo in scena a raccontare e a disegnare su un grande telo bianco) e Andrea Pazienza che «in cor ci sta».

Ho visto anche «Un’ultima cosa: cinque invettive, sette donne e un funerale» con Concita De Gregrio accompagnata dalla ricchissima voce di Erica Mou: una bella idea e alcuni incantevoli frammenti di storie… ma nell’insieme mi è sembrato poco riuscito.

Credo che nella scuola “valditarizzata” resista (per quanto?) anche l’insegnamento di storia dell’arte. Temo però che certe/i prof ne diano una versione nozionistica e noiosa, certamente maschio-centrica; così ascoltando «Perfette sconosciute» di Jacopo Veneziani io e Tiziana pensavamo quanto sarebbe bello se fosse lui… a formare i formatori e le formattrici. Talmente entusiasmante questa “lezione” che quando Veneziani ha detto «forse sono stato un po’ lungo» il pubblico ha urlato «no, ancora ancora». Mi dicono che Veneziani  – oltre che professore universitario e autore di testi divulgativi sull’arte – sia presente in programmi della 7 e di Raitre; da sempre io sto ben lontano dalla tv ma sono disposto a credere che la sua presenza porti un po’ di luce nel buio catodico, confermando che ogni regola (la tv fa schifo) ha la sua eccezione.

Dopo 5-10 volte che hai visto Ascanio Celestini tu/io pensi di conoscere i suoi trucchetti ma stai sbagliando. E infatti «Poveri cristi» contiene due storie inattese e straordinarie… anche se la cornice va meglio pensata. Lo dico in romanesco così mi intendo meglio con Ascanio: «aho, l’introduzione nun serve e a tratti fa cacare».

Qualcosa mi è sfuggito purtroppo ma una rassegna così lunga e ghiotta comporta, quasi obbligariamente, brevissime astinenze.

Viva il teatro e chi lo sa fare.

E le montagne di Ulassai? Riassume Wikipedia che «sono caratterizzate dai Tacchi d’Ogliastra, formazioni calcaree a strapiombo con cime piatte e pareti verticali, ideali per l’arrampicata e il trekking. Tra i rilievi più noti c’è il Monte Tisiddu, mentre l’area circostante è arricchita da suggestive cascate come le Lequarci e le grotte di Su Marmuri

 

Il museo di Maria Lai è alla «Stazione dell’arte» di Ulàssai dove fino al 14 settembre è prorogata l’ammaliante mostra: «Mirò incontra Maria Lai, il fascino della sorpresa»; se potete andarci, chiedete in che orari c’è la “visita guidata” perchè la giovane donna che racconta è… da applausi a scena aperta. Molte opere di Maria Lai sono disseminate nel territorio, informatevi.

(*) db non è un “critico teatrale” ma solo un appassionato oltrechè (si era capito?) un militante. Il suo nome sarebbe Daniele Barbieri ma esita a usarlo peer molte ragioni, una delle quali è che vuole infastidire il meno possibile un suo (assai simpatico) omonimo bolognese che, fra l’altro, insegna al Dams.

In “bottega” cfr Cada Die Teatro in prima pagina , Festival dei Tacchi Per chi è in Sardegna o (beato lui, beata lei) ci andrà, Io teatro e forse anche tu teatri

Su MARIA LAI vedi Scor-data: 27 settembre 1919 (di Maria Paola Masala) ma cercate in rete la vicenda (e i video) di Legarsi alla montagna, ideato da Maria Lai, a cui partecipò l’intera comunità di Ulassai l’8 settembre del 1981: prima opera di “Arte relazionale” a livello internazionale.Potete partire da qui: https://www.youtube.com/watch?v=UY8INLwBivU oppure da qui https://www.youtube.com/watch?v=BsroVFXpOUY

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

Un commento

  • Confesso?
    Abbastanza “ringalluzzito” per scrivere qualcosa (dopo lunga astinenza) ma ancora poco lucido al punto da scrivere Jozzi invece di Loizzi.
    Ho corretto ma mi scuso con chi avesse letto la versione con errore.
    E se mi è scappato qualche altro errore o refuso, ditemelo con cautela (magari offrendomi un gelato): in fondo sono un cardiopatico…
    (db)

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