La costruzione del sultanato del Nicaragua
Il circolo di potere personale di Daniel Ortega si sta sempre più restringendo a favore di quello di Rosario Murillo.
di Bái Qiú’ēn
Apres moi le deluge! (Luigi XV)
Zugzwang è un termine tedesco che, nel gioco degli scacchi, indica la situazione in cui un giocatore si trova in estrema difficoltà, poiché qualsiasi mossa faccia è costretto a subire lo scacco matto o quanto meno la perdita di un pezzo importante. Si può tradurre con «obbligato a muovere», ma qualsiasi sia la mossa il risultato finale è destinato a non mutare.
Nel corso degli ultimi anni a partire dal 2018 in Nicaragua sono stati annullati il pluralismo, l’indipendenza della magistratura, la libertà d’impresa e la società civile. Il tutto in funzione del potere del clan familiare Ortega-Murillo, con una accelerazione evidente dopo la pandemia di Covid. La Polizia e l’Esercito (soprattutto la prima), lungi dall’essere organi istituzionali, operano come forze armate al servizio del clan.
A qualunque osservatore, anche al meno attento, non può sfuggire che il Nicaragua sta vivendo una fase di transizione con un aumento esponenziale del potere nelle mani di Rosario Murillo e una corrispettiva diminuzione di quello di Daniel Ortega. È altrettanto evidente che lo stesso Daniel è parte attiva di questa transizione: il suo circolo di potere personale si sta sempre più restringendo a favore di quello di Rosario, con la eliminazione dei suoi fedeli e fedelissimi.
Del resto, il quasi ottantenne Daniel (nato l’11 novembre 1945) è sempre più palesemente impacciato e debilitato, per cui è necessario che la “transizione” avvenga mentre è ancora in vita. Ben pochi sandinisti, anche i più fedeli al clan familiare, sono disposti a sostenere una successione di Rosario nel momento della scomparsa di Daniel. È perciò necessario eliminare tutti i danielisti ancora con un ruolo effettivo nell’apparato e sostituirli con chayisti: migliaia di funzionari a vario livello sono stati rimossi e sostituiti (alcuni sono persino finiti nelle patrie galere con accuse infamanti). Buona parte di loro combatterono con las armas en la mano contro la dinastia somozista o lottarono per sconfiggere la controrivoluzione organizzata e finanziata da Washington negli anni Ottanta. Poco importa il loro passato: tutti sono sacrificabili sull’altare della successione dinastica.
È evidente che non passa neppure per l’anticamera del cervello del clan l’utilizzo di qualche fantoccio che possa provvisoriamente assumere simbolicamente il ruolo di Daniel. La dinastia somozista utilizzò alcuni fantocci (come Leonardo Argüello o René Schick) per simulare una interruzione nel potere del clan, ma a El Carmen si vuole a ogni costo un passaggio immediato, anche se ciò dovesse significare una ulteriore incrinatura all’interno della militanza sandinista.
Poiché Rosario, pur essendo la naturale ereditiera del potere, è mal sopportata dalla maggioranza della base ancora sandinista, è assai probabile che lo scettro passi nelle mani del figlio Laureano. Il quale è già, a tutti gli effetti, il vero ministro degli Esteri. Con Rosario a dirigerlo come una marionetta. Esattamente come muove i giovani che obbediscono ciecamente ai suoi ordini in cambio di prebende e posti di (illusorio) comando.
Questo progetto non ha alcun supporto nella popolazione, mentre lo scontento e la delusione aumentano di giorno in giorno. La riscrittura di numerose leggi (a partire dalla nuova Costituzione da pochi mesi entrata in vigore e già nuovamente modificata) ha la pretesa di fondare la base legale di questo progetto, che la popolazione lo voglia o meno.
Quando il 19 luglio scorso Daniel ha detto che Todos somos Daniel ha semplicemente affermato che dopo di lui non ci sarà alcun diluvio, poiché tutto è già programmato e gestito da Rosario con il suo avvallo. In realtà è un classico Zugzwang, poiché queste mosse disperate che si stanno effettuando per la successione contribuiscono alla decomposizione del sostegno popolare. Daniel e Rosario (e famiglia) si scordano infatti la famosa parola d’ordine Nunca de rodillas: il popolo nicaraguense è storicamente ribelle e persino anarchico (per quanto a sua insaputa).
La favoletta del Pueblo Presidente ha ormai perso qualsiasi senso, sostituita dal Todos somos Daniel. Per chi non lo avesse ancora compreso, il danielismo è un vero e proprio dogma, che può e deve perpetuarsi saecula saeculorim nel clan familiare. Non potendo pronunciare con chiarezza il nome del suo successore, con questo Todos somos Daniel il regnante in carica incorona simbolicamente un componente qualsiasi della famiglia: «il re è morto, viva il re!».