«Lungo la strada anni di vita e di musica»

Recensione all’autobiografia di Renato Franchi, che ricostruisce sessant’anni della storia politica, sindacale e culturale del nostro Paese.

di Gian Marco Martignoni

Si legge come un romanzo l’imponente ma straordinaria autobiografia di Renato Franchi “Lungo la strada anni di vita e di musica” (pagg. 337, euro 22, Pietro Macchione editore), che ricostruisce puntualmente sessant’anni della storia politica, sindacale e culturale del nostro paese, a partire dall’impressionante mole di relazioni e contatti che Renato ha saputo tessere sui palchi di molteplici località della nostra penisola, ma anche in giro per l’Europa.

Memorabili in questo senso sono i concerti che Renato con i suoi gruppi musicali ha svolto sia nella Germania dell’est, poco prima della caduta del muro di Berlino, che nell’ex-Jugoslavia dilaniata dalle guerre inter-etniche. La musica è stata la grande passione che Renato ha coltivato con la sua chitarra fin da ragazzo, tanto che cammin facendo è entrato in interlocuzione, senza alcun timore reverenziale, con i grandi del panorama musicale italiano, da Fabrizio De Andrè a Vasco Rossi, da Claudio Lolli ai fratelli Severini (i fondatori dei Gang), ecc…

Nel frattempo con l’ingresso lavorativo alla Cantoni di Legnano in un battibaleno Renato verrà eletto delegato sindacale per la Filtea-Cgil, dimostrando una particolare attenzione al miglioramento delle condizioni di lavoro e ai problemi della sicurezza. Successivamente gli verrà proposto il distacco sindacale con la legge 300 dello Statuto dei lavoratori, per cui in prima istanza opererà sul territorio in qualità di funzionario sindacale dei tessili di Legnano, Busto Arsizio, Gallarate, finché in seguito ricoprirà il ruolo di segretario provinciale della Filcams-Cgil di Varese, verificando sul campo come l’azione sindacale dal carattere tradizionalmente collettivo mutava oggettivamente verso un approccio di tipo prettamente individuale e di servizio, in un settore così frammentato come quello del commercio.

Infine, Renato verrà nominato responsabile del Dipartimento Ambiente, Salute, Sicurezza, proprio in coincidenza con l’esigenza di applicare diffusamente la legge 626-1994 , per contrastare la piaga degli infortuni nei luoghi di lavoro e sviluppare una adeguata e costante formazione dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. Quindi, con il pensionamento nel 2007, Renato ha potuto dedicarsi anima e corpo a tutti quei progetti che serbava nella mente, in quanto in lui si fondono coscienza di classe e coscienza di specie – puntuale in questa direzione il riferimento all’essenza distruttiva del capitalocene – ma anche una profonda coscienza pacifista e anti-militarista, sulla scia del suo amato Boris Vian.

Per non parlare della sua indole antifascista, che il padre Domenico gli ha infuso fin da bambino, al punto che in memoria dei morti della strage di Piazza Fontana nel 2023 , dopo un un lungo lavoro di ricerca, farà uscire il CD “17 fili rossi” + 1 composto da vari autori. Sono ben ventidue i capitoli che compongono il libro, ed ognuno di essi rappresenta una tappa del viaggio che Renato ha compiuto nella doppia veste di autorevole dirigente sindacale e di poliedrico artista, ispirato da una sferzante vena poetica, figlia di una invidiabile formazione culturale come autodidatta.

Una vena poetica che l’ha condotto, senza risparmiarsi nell’attività quotidiana e semmai sottraendo qualche ora di sonno alla notte, ad esercitare, per dirla con Marx, le “armi della critica” in ogni campo di quella sfera che può determinare l’emancipazione delle classi subalterne. In pratica ove si verificava un evento di una certa rilevanza – dalla morte nel marzo del 2000 dell’ingegnere Ion Cazacu a quella di Carlo Giuliani a Genova nel luglio del 2001, come per l’altra tragica vicenda di Vittorio Arrigoni nell’aprile del 2011, Renato è sempre stato presente, non facendo mancare il suo supporto sia sul piano dell’impegno musicale che della solidarietà militante.

Vi sono poi gli eventi dolorosi che hanno segnato la vita di Renato, ovvero la morte del padre, di cui ricorda l’umiltà e la coerenza dei comportamenti, e dell’amata moglie Roberta, la sua musa ispiratrice, alla quale dedicherà il CD “Oggi mi meritavo il mare -Amori d’autore”, denso di quei sentimenti e di quel trasporto che li ha accomunati fin dalla gioventù. Infine, merita di essere segnalata la grande capacità di Renato nel valorizzare tutte le persone che hanno fatto parte o ancora fanno parte dei gruppi musicali che di stagione in stagione ha fondato e rifondato, così come nel libro sono davvero pregevoli i ritratti con le qualità e le affinità di tutte le persone con cui ha dialogato nel suo percorso di vita e di musica decisamente controcorrente.

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