Migranti

Parole che sembrano antiche – di E. D. A. – per chi oggi parte (*)

Biani-morireDaNeri

Cogli occhi spenti, con le guance cave,
pallidi, in atto addolorato e grave,
sorreggendo le donne affrante e smorte,
ascendono la nave
come s’ascende il palco de la morte.
E ognun sul petto trepido si serra
tutto quel che possiede su la terra.
Altri un misero involto, altri un patito
bimbo, che gli s’afferra
al collo, dalle immense acque atterrito.
Salgono in lunga fila, umili e muti,
e sopra i volti appar bruni e sparuti
umido ancora il desolato affanno
degli estremi saluti.

[…]
Ammonticchiati là come giumenti
sulla gelida prua morsa dai venti,
migrano a terre inospiti e lontane;
laceri e macilenti,
varcano i mari per cercar del pane.
Traditi da un mercante menzognero,
vanno, oggetto di scherno allo straniero,
bestie da soma, dispregiati iloti,
carne da cimitero,
vanno a campar d’angoscia in lidi ignoti.
Vanno, ignari di tutto, ove li porta
la fame, in terre ove altra gente è morta;
come il pezzente cieco o vagabondo
erra di porta in porta,
essi così vanno di mondo in mondo.

Vanno coi figli come un gran tesoro
celando in petto una moneta d’oro,
frutto segreto d’infiniti stonti,
e le donne con loro,
istupidite martiri piangenti.

Pur nell’angoscia di quell’ultim’ora
il suol che li rifiuta amano ancora;
l’amano ancora il maledetto suolo
che i figli suoi divora,
sove sudano mille e campa un solo.
[…]
E ognuno forse sprigionando un grido,
se lo potesse, tornerebbe al lido;
tornerebbe a morir sopra i nativi
monti, nel triste nido
dove piangono i suoi vecchi malvivi.
Addio, poveri vecchi! In men d’un anno
rosi dalla miseria e dall’affanno,
forse morrete là senza compianto,
e i figli nol sapranno,
e andrete ignudi e soli al camposanto.
Poveri vecchi, addio! Forse a quest’ora
dai muti clivi che il tramonto indora
la man levate i figli a benedire….
benediteli ancora:
tutti vanno a soffrir, molti a morire.
[…]
Chi al lido che dispar tende le braccia.
Chi nell’involto suo china la faccia,
chi versando un’amara onda dagli occhi
la sua compagna abbraccia,
chi supplicando Iddio piega i ginocchi.
[…]
Addio, fratelli! Addio, turba dolente!
Vi sia pietoso il cielo e il mar clemente,
v’allieti il sole il misero viaggio;
addio, povera gente,
datevi pace e fatevi coraggio.
Stringete il nodo dei fraterni affetti.
riparate dal freddo i fanciulletti,
dividetevi i cenci, i soldi, il pane,
sfidate uniti e stretti
l’imperversar de le sciagure umane.
E Iddio vi faccia rivarcar quei mari,
e tornare ai villaggi umili e cari,
e ritrovare ancor de le deserte
case sui limitari
i vostri vecchi con le braccia aperte.

(*) Forse la lingua – in qualche punto “antiquata” – vi ha fatto sospettare chi fosse l’autore di questi versi. In effetti «E. D. A» è l’italiano Edmondo De Amicis che in «Gli emigranti» (del 1882) parla degli italiani: partivano dalla fame sperando di approdare a un lavoro e a un mondo migliore. Poco più di 100 anni fa. Ho tolto solo alcuni versi che facevano capire subito che si parlava di “noi”; come questi: « Salgono, e ognuno la pupilla mesta / sulla ricca e gentil Genova arresta, / intento in atto di stupor profondo, / come sopra una festa / fisserebbe lo sguardo un moribondo». Se avete letto i versi pensando a qualche giovane poeta maghrebino o eritreo… avete fatto la cosa giusta. Chi invece cerca le differenze fra quel vecchio “noi” e questi nuovi “loro” fa la cosa sbagliata.

Grazie ad Andrea per avermi fatto conoscere questi “vecchi” versi. La vignetta è di Mauro Biani.

Oggi la “bottega” dalle 7 in poi ospita solo post legati alla guerra (non dichiarata) dell’Occidente a migranti e profughi. Chiediamo a chi ci legge di aiutarci prossimamente ad approfondire i temi che affrontiamo oggi; anche raccontando le storie di chi viene accolto e di chi viene respinto, di chi è dalla parte dei migranti e dei profughi e per questo viene “intimidito”(esemplare la vicenda di Radio Onda D’urto a Brescia), di chi nelle istituzioni alimenta il razzismo dei fascioleghisti ma anche le voci di molte/i che si oppongono a ogni razzismo e fascismo.

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *