Mirlitons
susanna sinigaglia
Fog – rassegna di danza e teatro – Triennale
Teatro dell’arte Milano
Mirlitons
Aymeric Hainaux, François Chaignaud
Avevo già visto due spettacoli di François Chaignaud alla Triennale, Romances inciertos – Un autre Orlando nel 2021 (https://www.labottegadelbarbieri.org/?s=Romances+inciertos) e Symphonia Harmoniæ Cælestium Revelationum (https://www.labottegadelbarbieri.org/triennale-teatro-stagione-2023-lo-sguardo-sul-mondo/) lo scorso autunno. Ho così potuto apprezzare la grande versatilità dell’artista, ma mai come durante l’interpretazione di questo Mirlitons avevo visto in azione la sua energia esplosiva. È un personaggio unico, maestro del crossdressing (travestitismo).
Aymeric Hainaux da parte sua è musicista e rinomato interprete nell’arte del beatboxing, con cui crea suoni disarmonici a volte quasi strazianti; è anche poeta.
La performance si svolge nel retropalco del teatro, al centro di una pedana. Inizia con François Chaignaud che sembra “accudire” Aymeric Hainaux, il quale giace completamente inerte, e lo rianima poco a poco. Si definiscono così i ruoli: Aymeric è la voce che si contrappone a François, il corpo.
Fra i due inizia un singolare duetto-duello. Sembrano giullari-guerrieri medievali, sia per la foggia degli abiti sia per la forma del combattimento, con lunghi bastoni.
Chaignaud calza scarpe coi tacchetti quadrati che sbatte sulla pedana in un tip-tap scatenato. È una sfida continua al suo compagno che gli risponde, oltre che con i suoni emessi dalla bocca contro un microfono o un’armonica, percuotendo il bastone cui sono appesi tanti campanelli a rievocare atmosfere pastorali.
I due lottatori accrescono continuamente il ritmo della competizione ma non vogliono che l’avversario crolli per la fatica: vogliono alzare la posta in gioco ma senza che l’altro si dichiari sconfitto.
Anche se sembra una lotta all’ultima goccia di sudore, all’ultimo respiro, è come se potessero proseguirla all’infinito; a tratti temiamo che uno dei due non ce la faccia più, poi si risolleva e ricomincia la tenzone. Se l’avversario cede, che gusto c’è?
È uno schema antico, molto presente in sport come la boxe o il tennis, quando la sfida è a due; riproposto al cinema e in letteratura, compresa quella dei fumetti. Qui però assume la veste tutta particolare che gli conferisce l’interpretazione di Aymeric Hainaux e François Chaignaud. Simboleggia forse la lotta fra agricoltura e pastorizia? Fra stanziali e nomadi? Fra Caino e Abele, ma senza spargimento di sangue?
La performance ha tante sfaccettature proprio perché rimanda a rituali antichi e la sua poliedricità, come quella dei suoi autori-interpreti, è ben rappresentata proprio dalla parola del titolo, che ha tanti significati: può indicare un piccolo flauto, un copricapo, una moneta d’oro e un tipo di dolce. Nella sua presentazione in francese si legge:
“Musica e danza, suoni e movimento: sono due direttrici lungo le quali si dipanano quasi tutti i rituali da sempre. I piedi e la bocca si oppongono, i corpi si scolpiscono e definiscono attraverso queste due estremità. Suoni e corpi sono lacerati, presi fra la malinconia dei rituali scomparsi e l’aggressività del presente.”