Morire di Covid nella società delle classi

Le riflessioni di Umberto Franchi. A seguire il difficile dialogo tra Francesco Cappuccio (dei Cobas) e una lavoratrice della Sanità

IL COVID E LA SALUTE DI CLASSE

di Umberto Franchi

La correlazione fra salute, ridotta aspettativa di vita e condizione sociale è documentata da molti studi. La salute non dipende solo dall’accesso alle soluzioni tecniche e assistenziali della medicina, tra cui il vaccino, ma dalla capacità di fare prevenzione, da come le persone vengono curate e dalla natura della società capitalista.

E’ evidente che le condizioni in cui la gente nasce, cresce, vive, lavora e invecchia hanno una profonda influenza sulla salute, su durata e qualità della vita. Il gradiente sociale nell’aspettativa di vita va esattamente dall’alto verso il basso.

Nella classe sociale più alta non ci si sente semplicemente meglio, si sta meglio. Non solo si vive più a lungo ma la qualità della vita è migliore, si trascorre maggior tempo senza malattie e disabilità mentre i poveri campano meno e trascorrono più tempo delle loro brevi vite affetti da “disabilità”. Fra i 150mila deceduti in Italia per il covid probabilmente i ricchi sono pochi.

Credo che le maggiori cause delle diseguaglianze in salute risiedano nelle condizioni socio-economiche in cui gli individui sono nati, cresciuti, vissuti, lavorano e invecchiano. Quindi per migliorare la salute sono determinanti soprattutto le azioni; quanto più le classi sociali sono subordinate e povere, tanto più si ammalano e muoiono anche di covid.

Anche se i nostri governanti e gli “esperti” ci dicono che calano i nuovi contagiati da covid e così hanno allentato alcune restrizioni (e aperto le discoteche) in Italia i morti giornalieri continuano a essere molto alti – fra i 300 e i 400 – mentre siamo l’ottavo Paese al mondo per numero di decessi con 150.000 morti di covid in 2 anni; all’interno della UE siamo messi peggio rispetto anche a Paesi dell’Est.

Diventa chiaro che il rischio non è omogeneamente distribuito fra le comunità. L’Istat – cioè l’istituto  nazionale di statistica –  ha analizzato il numero dei decessi da covid considerando i livelli di povertà socio-economica e il tasso di mortalità dei soggetti nelle zone meno agiate risulta più del doppio di quello delle aree ricche.

Sono soprattutto gli anziani delle categorie medio/basse – che hanno anche altre patologie e non possono permettersi cure in cliniche private “alla Berlusconi” – a finire in terapia intensiva dove non vengono curati a causa della mancanza degli strumenti (di diagnosi e cura) necessari e soprattutto per la mancanza  personale specialistico. Per cui molti di loro vengono fatti morire, altrimenti non si capirebbe perché i morti per covid restino tanti.

La prima responsabilità di un governo dovrebbe essere prevenire le malattie, prima ancora del favorire la ripresa economica: quindi assistere e curare gratuitamente (nei territori e nelle proprie abitazioni) i suoi cittadini più bisognosi, come è stabilito dall’articolo 32 della nostra Costituzione. 

Un numero così alto di  morti in Italia è il frutto di un destino cinico e baro ma il frutto di scelte operative e politicamente sbagliate fatte negli ultimi 30 anni con i tagli sulla sanità, con la mancanza di medici specialisti soprattutto in terapia intensiva,  con le politiche sullo Stato sociale che hanno accresciuto le disuguaglianze.

A nessuno  può sfuggire che la distruzione strisciante del SSN (servizio sanitario nazionale) non è avvenuta perché non potevamo permettercelo ma perché da circa 30 anni è perseguita una scelta politica a sostegno di precisi interessi economici, partendo dalle cliniche private che in alcune Regioni come la Lombardia proseguono anche oggi con la richiesta “dell’autonomia differenziata”.

Tutto ciò a favore delle classi ricche dominanti ma con risultati deleteri sulla prevenzione. La sanità privata ha bisogno di ammalati per fare profitti. Le scelte sbagliate sul Welfare State portano alla distruzione della sanità pubblica ma anche all’incremento della disoccupazione, alla controriforma delle pensioni e altre scelte di privatizzazione delle aziende e dei beni pubblici. Un sistema economico predatorio che favorisce sempre le classi dominanti .

Occorre anche rilevare che il gran numero di morti da covid è frutto dell’incapacità del governo centrale ma anche delle Regioni che non intervengono in modo adeguato con la medicina di prevenzione nei territori e con la ricostruzione della sanità pubblica senza limiti di spesa, preferendo invece inseguire il virus attraverso il vaccino e misure di contenimento parziali. I medici di base non osano andare oltre le indicazioni dell’ISS (istituto supetriore di sanità) e l’unica terapia che propongono per telefono ai pazienti è quella “della vigile attesa” con tachipirina in caso di febbre, per poi far finire molti loro ricoverati in terapia intensiva .

L’ottimismo non basta per risolvere i problemi. Dopo la prima, seconda e terza ondata la negligenza governativa regionale e nazionale continua portando alla evitabile morte di migliaia di cittadini e contribuendo al diffondersi dell’epidemia.

Leggo spesso interventi in rete di persone – alcune si autodefiniscono “di sinistra” – contrarie a vaccini che scendono in piazza perché pensano vada garantita a tutti la libertà di scegliere se fare o non fare il vaccino…  A questi “compagni” dico che questa è una battaglia (di tipo liberale) per garantire la libertà individuale che ogni sistema  capitalista tollera ma è di retroguardia mentre la vera lotta da fare in Italia è rifare la sanità pubblica stanziando le risorse necessarie e non la miseria di 15 miliardi in tre anni. Inoltre occorre lottare per fare togliere i brevetti alle multinazionali del farmaco sui  loro vaccini dando la possibilità a tutti i subordinati e diseredati del mondo di vaccinarsi a tutela della salute.

MAI DIMENTICARE CHE ESISTONO LE CLASSI …

Dialogo tra Francesco Cappuccio (dei Cobas) e una lavoratrice della Sanità

Credo di dare un contributo pubblicando questo scambio di opinioni intercorso fra me e una infermiera che muove rilievi al SI Cobas sull’obbligo vaccinale. Il tema è di stringente attualità ed è finalizzato (almeno da me) alla ricomposizione degli interessi di tutti i lavoratori. Il nostro sforzo dovrebbe essere rivolto a decrittare in modo corretto da che parte vengono le minacce e meglio individuare i nostri nemici per sottrarre la nostra classe all’influenza delle ideologie aclassiste.

Ciao Francesco,

concordo sostanzialmente con le tue affermazioni, e nemmeno noi vogliamo le guerre di religione. Ma… sarai consapevole che la posizione del tuo sindacato é per sua natura non oggettiva. Quando affermi «noi siamo x le vaccinazioni» intendi che siete per l’obbligo vaccinale? Perché é lì il nodo cruciale.

Si può essere al fianco di TUTTI i lavoratori, difendendo la libertà di scelta, senza entrare nel merito di quale sia quella giusta, in quanto per la specifica situazione del singolo individuo la scelta sul SUO corpo può essere quella giusta.

Dell’etica del fare il bene della collettività si poteva parlare nella prima fase della campagna vaccinale, ora non più. Per molteplici ragioni, oltre a quelle già dette: cure sbagliate, se non addirittura cure negate. Avrebbero salvato migliaia di vite, c’erano già dopo pochi mesi ma sono state boicottate, ora lo sappiamo tutti. E una marea di effetti collaterali (oltre a effetti avversi gravi, e talvolta fatali) dopo prima, seconda o terza dose, che si cerca ancora di nascondere, ma é sempre più difficile, perché sono i vaccinati stessi a rendersene conto.

Si potevano difendere i diritti di tutti, vaccinati e non, e difendendo il diritto al lavoro anche di chi ha fatto una scelta diversa dalla vostra (perché sì, voi avete preso una precisa posizione) avreste contribuito un poco a contrastare le divisioni, mentre così avete fatto anche voi il gioco del governo, e dei confederati.

Naturalmente questo è unicamente il mio parere.

Ciao «Y»,

siamo per la vaccinazione anti covid-19 come siamo per le molte applicazioni della scienza medica. Siamo ad esempio per l’utilizzo dell’insulina per curare il dismetabolismo dei glucidi. Siamo per l’utilizzo delle trasfusioni per i casi gravi di anemia e via di questo passo.

Non ci nascondiamo affatto che i vaccini più usati in Occidente (quelli a Mrna) sono stati apprestati in fretta e furia, bruciando i tempi della sperimentazione, magari per riuscire a battere sul tempo Cina e Russia.

Ma, dopo somministrazione di miliardi di dosi (ripeto: miliardi) si può dire che sono utili a evitare le forme più gravi e, in molti casi, la morte, anche se non sono in grado di immunizzare completamente e di impedire, quindi, che il vaccinato contagi.

Per queste ragioni siamo contrari all’obbligo vaccinale, anche per il personale medico e sanitario, perché comprendiamo che ci siano esitazioni, dubbi e resistenze a vaccinarsi, fondate proprio su queste circostanze.

Ritenere utili i vaccini (con una preferenza per quelli tradizionali) è altra cosa dall’essere per l’obbligo vaccinale. Spero ti sia chiaro.

Scelte di questo tipo non sono ne’ soggettive ne’ oggettive, sono il punto d’arrivo di acquisizioni medico scientifiche. Questo approccio non impedisce valutazioni critiche sui benefici e sui rischi. Fra questi le reazioni avverse legate alla natura dei farmaci e dei vaccini. Di tutti i farmaci e di tutti i vaccini, però.

Farmaco è una parola che deriva dal greco e significa rimedio ma anche veleno. Non c’è solo l’azione del farmaco sull’organismo (farmacodinamica) ma anche l’azione dell’organismo sul farmaco (farmacocinetica).

La scelta di vaccinarsi o non vaccinarsi va riferita a questi parametri. Parametri che vanno osservati e verificati secondo criteri statistici. Un ruolo in questo può essere assolto anche dal buon senso.

Ritorno all’esempio del diabete: se le cellule del langerhans non producono a sufficienza l’insulina e vado a correggere il deficit con gli ipoglicemizzanti o con l’insulina, verificando se ciò ristabilisce l’equilibrio metabolico, non sto a pormi problemi filosofici-esistenziali di libera scelta.

Ne discende che mi sentirei di consigliare a chi soffre di quella malattia l’utilizzo di questi farmaci. Avendo chiaro, e facendo chiaro, che tutto è relativo.

Noi abbiamo ragionato in questi termini nel ritenere utile la vaccinazione per contrastare la diffusione del covid-19, e soprattutto per parare le sue conseguenze più gravi. Ma abbiamo anche ampiamente argomentato che per contrastare le epidemie che sono un’aggressione non al singolo organismo (non tutti hanno il diabete), occorre alzare scudi di difesa collettivamente, attraverso una molteplicità di strumenti, perché il virus aggredisce tutti e non selettivamente.

Mi rendo conto che a questo punto del mio ragionamento hai tutte le ragioni per dire “che palle” ma se non affrontiamo la questione dal punto di vista epidemico (disciplina medica particolare) invece di ragionare secondo parametri scientifici, facciamo discorsi astratti, astrusi e metafisici.

Tutto qui. Di fronte a 5.705.754 vittime dell’epidemia (e circa 150.000 in Italia) a noi è sembrato responsabile e doveroso indicare la scelta del vaccino. Nella misura in cui questi vaccini sono solo parzialmente efficaci, auspichiamo la messa a punto di vaccini più efficaci (vedi il nostro ultimo comunicato). Questo al netto del fatto che i percorsi della ricerca scientifica sono condizionati dalla proprietà che è un tutt’uno con la ricerca del profitto.

Certamente in un assetto sociale senza proprietà privata non avremmo questi limiti e condizionamenti, ma la direzione da intraprendere sarebbe la stessa – lo faremmo, è ovvio, con molti meno pensieri e dubbi. Consapevoli dei limiti e dei condizionamenti della ricerca e della sanità al tempo del capitalismo e dentro una società capitalistica (qui viviamo: in una società capitalistica) dobbiamo condurre battaglie di resistenza allo strapotere di interessi che nulla hanno a che vedere con la salute e il benessere delle popolazioni.

Non possiamo aspettare che il sole dell’avvenire illumini la strada per difenderci dall’irrazionalità di un sistema che non si attaglia affatto ai bisogni dell’umanità, e che anzi vive dello sfruttamento di chi la ricchezza sociale produce.

Per questo a marzo 2020 dicemmo: ci asteniamo dal lavoro, non ci fidiamo dei padroni, che se ne fregano della nostra salute, vogliamo misure di protezione efficaci – mettendo così a rischio anche il posto di lavoro.

Se questo è il quadro, di quale libertà di scelta parliamo? La scelta di vaccinarsi, pur nelle condizioni che oggi la scienza medica può offrire, non è altro che una necessità (per limitare i danni). Oltre questo perimetro medico che è il punto d’arrivo di secoli di studi – punto d’arrivo non definitivo perché è proprio della scienza approdare ad altri arrivi e ripartenze – cosa si può proporre in alternativa?

Il Nulla? Oppure altri farmaci apprestati dalla stessa scienza borghese, e nonostante questo “miracolosi”? La libera scelta di non scegliere e di negare per non scegliere?

E’ una scelta lasciar fare alla natura, non sempre benigna, al fato, al destino o alla immunità di gregge? Avremmo salvato la libera scelta accompagnata, però, da un corteo di morti con ogni probabilità ancora più lungo.

Chi esalta in modo acritico l’immunità naturale passa sopra un piccolo particolare che è questo: il nostro sistema immunitario è il risultato delle condizioni economico-sociali-ambientali in cui viviamo, il genoma è sociale, e il sistema immunitario degli appartenenti alla classe lavoratrice è di sicuro più malandato di quello delle classi proprietarie, che non a caso vivono in media 5-7 anni, e anche di più, dei lavoratori, specie degli operai. Non a caso la tesi “lasciamo circolare liberamente il virus” chi l’ha sposata? Johnson, Trump, Bolsonaro che non chiamerei amici nostri.

Alle volte mi sembra che compagne/i come te facciano propria questa logica. Ma in questo modo di procedere c’è solo lo spianare la strada al dilagare della pandemia che troverà consenziente chi tutto sacrifica agli interessi economici, costi quel che costi in termini di vite e di salute. Questi hanno messo in conto che un certo numero di morti è più che compatibile per la tenuta del sistema, anzi è una utile riduzione dei costi.

Le politiche sanitarie – oltre a non attuare una serrata lotta al covid-19, che dovrebbe partire dalla medicina preventiva e di comunità – non offrono risposte alla domanda generale di salute, ed è cosi che il governo ha buon gioco nell’indicare nei “no vax” i responsabili della situazione.

Si è veramente convinti che la scelta di non vaccinarsi non faccia dormire sonni tranquilli allo Stato padrone? Beh, allora c’è molta, molta ingenuità.

Vorrei in conclusione che mi spiegassi in che modo siamo collaterali al governo. Se almeno per un momento non si guardasse il panorama sociale attraverso l’oblò della pandemia, potremmo meglio osservare quello che tu definisci “diritto del lavoro” per scoprire chi sta con il governo e i padroni e chi no. Si scoprirebbe che questo cosiddetto diritto del lavoro dipende dalla forza che mettiamo in campo, dipende dalla lotta contro i licenziamenti; e anche chi è sottoposto all’obbligo vaccinale dovrebbe collegarsi agli altri comparti del mondo del lavoro per difendersi dando e ricevendo sostegno nella lotta.

Noi questo stiamo facendo.

Adil Belakhdim è morto in questa lotta, decine e decine di lavoratori sono segnati quasi quotidianamente a sangue dalla violenza padronale e statale. Questo ci costa fogli di via, licenziamenti, intimidazioni, denunce, processi e altro ancora.

In questa nostra azione siamo andati oltre le differenze di credo religioso, di etnia, di lingua: ci siamo ritrovati come fratelli nella lotta contro questo governo. Ti assicuro che il nostro impegno non ci lascia neanche un respiro per intavolare giochi con governo e confederali. Per cui trovo senza nessuna base di realtà questa accusa, la avverto francamente gratuita.

In conclusione noi siamo per la difesa dei lavoratori, anche di chi sulla questione dei vaccini la vede diversamente da noi.

Abbiamo nemici comuni: governo, direzioni sanitarie, organi professionali, sindacati di regime, Ichino, partiti, media eccetera tutti allineati contro i lavoratori sin dal 19 febbraio 2021 quando noi prendemmo posizione contro la strumentalità dei provvedimenti che si andavano annunciando.

Da allora non abbiamo cambiato posizione di una virgola.

Esiste un mondo oltre il mono-tema covid e i vaccini. Dobbiamo restare uniti perché c’è un sistema da combattere.

Ti saluto con affetto, Francesco Cappuccio

 

Redazione
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2 commenti

  • Mariano Rampini

    Mi permetto – e non me ne vorranno gli autori – due piccole osservazioni. La prima riguarda le morti per Covid che, secondo i dati dell’Iss (assai più specialisti dei dati Istat) hanno riguardato in gran parte soggetti sì vaccinati, ma in genere affetti da altre patologie tutte aggravate dall’infezione virale e, comunque, appartenenti a fasce di età per loro stesse considerate “deboli” (soprattutto gi ultra ottantenni). Leggo nell’intervento dell’amico Franchi un’affermazione assai grave: “Sono soprattutto gli anziani delle categorie medio/basse – che hanno anche altre patologie e non possono permettersi cure in cliniche private “alla Berlusconi” – a finire in terapia intensiva dove non vengono curati a causa della mancanza degli strumenti (di diagnosi e cura) necessari e soprattutto per la mancanza personale specialistico. Per cui molti di loro vengono fatti morire, altrimenti non si capirebbe perché i morti per Covid restino tanti”. Resto d’accordo sui mali del Ssn e sui processi ormai nient’affatto striscianti di privatizzarlo (la Lombardia berlusconiana ha fatto e disfatto in questo senso). Ma se si parla di pazienti “lasciati morire” si parla di un reato. E allora bisogna fare i nomi dei colpevoli e corredare le affermazioni di prove. In caso contrario si vanifica il sacrificio di quanti si sono adoperati (e scarificati con opre e ore ininterrotte di lavoro) per salvare vite.
    Il secondo appunto lo rivolgo all’amica “Y” citata da Francesco Cappuccio (ne condivido in larghissima parte la risposta, soprattutto quando ricorda che la lotta non è contro un virus ma contro un sistema). Mi riferisco alla sua affermazione relativa alle “cure sbagliate, se non addirittura cure negate. Avrebbero salvato migliaia di vite, c’erano già dopo pochi mesi ma sono state boicottate, ora lo sappiamo tutti. E una marea di effetti collaterali (oltre a effetti avversi gravi, e talvolta fatali) dopo prima, seconda o terza dose, che si cerca ancora di nascondere, ma é sempre più difficile, perché sono i vaccinati stessi a rendersene conto”. Ebbene, è recentissimo il rapporto Iss sulle morti per Covid e sugli effetti collaterali (o reazioni negative) dei vaccini. Non ce n’è alcuna citazione. Inoltre si parla di cure “negate”. Sarebbe opportuno anche in questo caso, fare nomi e indicazioni. Se sono state negate c’è un reato (di natura penale come il precedente): quali sono queste cure? Chi le ha negate? Non intendo andare a cercare il pelo nell’uovo. Ma finora ho ascoltato e letto talmente tante informazioni come queste che oso definire (perdonatemi il bisticcio) “indefinite”. Fanno impressione, è vero: ma dov’è la precisione necessaria quando si fanno affermazioni simili? Il rischio (ma forse è un pericolo) è che vengano riprese da chi ha interesse a mestare nel torbido e amplificate all’inverosimile. Contribuendo ala fine a creare quella “disinformazione” contro cui gli stesi amici citati dichiarano di voler lottare.

  • Gian Marco Martignoni

    Purtroppo l’individualismo neo-liberale ha fatto proseliti anche nel nostro campo, e questo spiega l’astratta ma sbagliata rivendicazione della ” libertà di scelta , senza entrare nel merito di quale sia quella giusta “. Mi si accappona la pelle nel leggere quanto ho evidenziato, perchè a due anni dall’inizio della sindemia dobbiamo considerare quanto è avvenuto e le scelte fatte, pur in assenza di un obbligo vaccinale. I dati riportati da Umberto Franchi sono di dominio pubblico, ed è indubitabilmente grazie alla vaccinazione di massa che il nostro paese ha frenato sui i dati relativi alla mortalità. Se avessimo seguito la linea Bolsonaro, Trump, Salvini, Meloni , chissà a quali cifre in termini di morti saremmo arrivati . In determinati frangenti servono scelte collettive e qualificate sul piano delle indicazioni mediche e sanitarie, così come recitano gli articoli della nostra costituzione, che sono stati richiamati più volte dalla nostra Corte costituzionale in numerose e recenti sentenze .Le organizzazioni sindacali confederali si sono mosse in quest’ottica, al di là delle critiche infondate e gratuite tese a rivendicare un diritto al lavoro separato dall’altrettanto importante diritto alla salute .

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