Per un’edizione integrale dell’opera di Valerio Evangelisti

di Alberto Sebastiani (*)

Con una trentina di romanzi, decine di racconti e un numero incalcolabile di saggi e testi sparsi, l’universo narrativo di Valerio Evangelisti coincide con il territorio politico di un immaginario complesso, sconfinante, multiforme. Un’edizione integrale del suo lavoro appare ora un passaggio naturale, facendo seguito alla revisione del ciclo di Eymerich avviata da Titan Edition.

 


In
oltre cinque lustri di carriera, Valerio Evangelisti ha pubblicato una trentina di romanzi, una quarantina tra racconti brevi e lunghi, usciti in volume, online e su riviste cartacee, spesso in più varianti redazionali, e un numero ancora da precisare di prefazioni, postfazioni, introduzioni, recensioni di libri e film, “saggetti” (come li chiamava) con analisi sociali e politiche per periodici e volumi, nonché interventi accademici (Evangelisti nasce infatti come storico) e addirittura una rubrica musicale, “Metal Classics”, su “Rolling Stone”, dove scriveva tra il 2005 e il 2007 delle sue band heavy metal favorite e non. Si tratta quindi di una produzione quantitativamente rilevante, in parte ancora da recensire. Se quindi si vuole iniziare ad affrontare seriamente (come lettori e come studiosi) il suo lavoro, questo è il punto di partenza: capire che il quadro relativo all’opera di Evangelisti è complesso, articolato e ad oggi non ancora del tutto definito.

Tale quadro si complica ulteriormente se, focalizzando l’attività narrativa nella sua interezza, nei volumi apparsi per Mondadori, ma anche per Einaudi, Cento Autori e “Urania”, dove esordisce nel 1994, si riscontra l’esistenza di una sorta di “continuity”, insolita nella tradizione italiana. L’inquisitore Eymerich, il suo personaggio più noto, seriale, vive le sue avventure in un Ciclo specifico, ma le sue storie, articolate tra XIV secolo, XX secolo alternativo e futuro remoto, sono interconnesse con altri Cicli e Trilogie di Evangelisti. Infatti, nei suoi scritti non ha solo fatto dialogare i generi e le tradizioni della letteratura popolare, dalla fantascienza al poliziesco, dal western al romanzo storico, ibridandoli, muovendosi tra personaggi ed eventi storici e la dimensione fantastica e dell’invenzione letteraria, ma ha anche istituito un discorso complesso e articolato che attraversa i secoli, incentrato sul conflitto tra chi detiene il potere e chi lo subisce, e cerca di ribellarsi.
A volte lo ha raccontato dalla parte dei primi, altre da quella dei secondi e, se quasi mai questi vincono, la riflessione che sottende alla narrazione è che comunque la loro ribellione sia necessaria, e già una vittoria in sé. La posizione critica dell’autore nei confronti dello stato di cose esistente è nota, e in un tale “universo orrendo” anche il solo pensare un’alternativa è da considerare un atto rivoluzionario; agire per essa è quindi qualcosa di titanico, ma allo stesso tempo umano, e va raccontato, sempre. Il fine, come è noto, è per Evangelisti portare il conflitto politico nel territorio dell’immaginario per “decolonizzarlo” dalle narrazioni ideologiche (neo)liberiste, “sobillando” alternative al “realismo capitalista”.

Il suo universo narrativo affronta l’eterna dialettica del servo-padrone, e la lotta di classe, ma mostrando da entrambe le parti eroi che sono antieroi, senza cedere al manierismo, anzi cercando a volte di far innamorare il lettore dei personaggi negativi, dei tiranni oppressori e totalitari come Eymerich, per mostrare l’orrore/errore di cui si è capaci in quanto uomini, se si cede – mi si passi l’espressione – al “lato oscuro”, alla fede acritica, al piacere per la sopraffazione dell’uomo sull’uomo, che in campo economico è incentivata nella “competizione” insita nelle politiche (neo)liberiste. Il processo a cui stiamo accennando è messo in scena da Evangelisti secolo dopo secolo in tutta la sua opera, la cui ossatura, il cui alfa e omega, sono i tredici volumi del Ciclo di Eymerich, che attraversano la storia del medioevo al XXXII secolo, tra romanzo storico, what if e fantascienza. In quest’arco temporale, però, l’autore racconta anche di Nostradamus (Magus, 1999-2000), cioè del conflitto tra paradigma scientifico e magico del XVI secolo, o dei pirati dell’isola di Tortuga (Trilogia dei pirati, 2008-2012), offrendo un’interpretazione dell’origine del liberismo nel XVII secolo, o ancora racconta di pistoleri come Pantera nei territori dell’America del nord e centrale, un tempo messicani, che dal XVIII secolo sono colonizzati dagli USA, e poi, tra XIX e XX secolo, le lotte sindacali nordamericane (“Ciclo del Metallo”, 1998-2003; “Ciclo americano”, 1998-2011) e la rivoluzione messicana (Il collare di fuoco, 2005 e Il collare spezzato, 2006), per arrivare alle saghe di braccianti e contadini romagnoli tra il Risorgimento e la Resistenza (1849. I guerrieri della libertà, 2019 e Gli anni del coltello, 2021; Il Sole dell’Avvenire, 2013-2016).

Non si tratta solo della copertura di un arco temporale, ma anche di un intreccio solido e articolato di personaggi, situazioni, riferimenti, eventi, espressioni, parole chiave che ricorrono o transitano tra le storie e i relativi Cicli e Trilogie, istituendo a tutti gli effetti un universo narrativo coerente e coeso, che altrove ho definito “One Big Novel”, giocando sul titolo del suo romanzo One Big Union. Alcuni dei suoi volumi sono veri e propri crocevia tra i cicli, come Metallo urlante, in cui compaiono sia Eymerich che Pantera, o come Black Flag, perché l’avventura di Lilith si conclude in Rex Tremendae Maiestatis. In questo quadro, i racconti sono a volte spinoff, altre prove di scrittura, ipotesi narrative poi da sviluppare nei testi “principali”, i romanzi, magari combinando più testi già editi. Si pensi a Gocce nere, uscito prima su “Liberazione” (2001), poi in volume, composto dalla rielaborazione di tre racconti distinti, già noti: Il nodo Kappa, pubblicato la prima volta nel 1997 in Tutti i denti del mostro sono perfetti (“Urania” n. 1322, a cura di Valerio Evangelisti e Giuseppe Lippi), Fuga da Gotham City, su “Internet News” nel 1998 (a. IV, n. 7), e Sepultura, uno dei racconti di cui è composto Metallo urlante.

Ovviamente, nulla vieta di leggere solo alcuni dei testi di Evangelisti, ma se qualcuno volesse avere coscienza dell’universo narrativo che ha creato, nel suo complesso, allora dovrebbe affrontare la sua intera produzione per avere il quadro completo del suo discorso. Al momento, però, di Evangelisti non tutto risulta in commercio.
In libreria sono senz’altro reperibili una quindicina di titoli,[1] di cui 3 di saggistica, editi da Odoya: Il gallo rosso. Precariato e conflitto di classe in Emilia-Romagna 1880-1980 (2015), Storia del Partito Socialista Rivoluzionario, 1881-1893 (con Emanuela Zucchini, 2013), Le strade di Alphaville. Conflitto, immaginario e stili nella paraletteratura (postumo, 2022).
Di narrativa, per Mondadori, sono invece reperibili 1849. I guerrieri della libertà, Gli anni del coltello, il secondo volume del Sole dell’Avvenire, Chi ha del ferro ha del pane, il postumo La fredda guerra dei mondi. Romanzi brevi e racconti ritrovati (a cura di Franco Forte, 2023), i volumi Trilogia americana, che raccolgono Antracite, One Big Union e Noi saremo tutto, e Trilogia dei pirati, con Tortuga, Veracruz e Cartagena.
Infine, sempre per Mondadori, il Ciclo di Eymerich è pubblicato nell’edizione definitiva del 2019, la Titan edition da me curata in tre volumi, ma sono reperibili anche, singolarmente, Eymerich risorge (2017), Il fantasma di Eymerich (2018) e Metallo urlante (l’edizione 2020), mentre per Transeuropa è disponibile la sceneggiatura L’inquisitore e i portatori di luce (2011).
Sono nel complesso circa due terzi dei suoi romanzi, compreso il postumo incompiuto La fredda guerra dei mondi incluso nel volume omonimo. Per fortuna poi esistono le biblioteche e i circuiti dell’usato, oltre al fatto che molti titoli sono reperibili sui portali online anche in formato digitale, ma il problema è pensare a un “piano” specifico di edizione integrale. Una tale “continuity”, infatti, richiederebbe ora, dopo la morte dell’autore avvenuta il 18 aprile 2022, anche una pianificazione specifica per la riedizione completa delle opere.

La questione, inoltre, si fa più spinosa se ci si interroga su quali versioni dei romanzi circolino. Come è noto, il problema dell’esistenza di edizioni con edizioni diverse delle storie di Eymerich appartiene alla storia del Ciclo. Prendiamo ad esempio il caso di Nicolas Eymerich, inquisitore, romanzo che ha dato inizio al Ciclo e alla carriera di Evangelisti: la prima edizione, “Urania” n. 1241 (1994), presenta una narrazione assai diversa, in particolare per il secondo livello temporale (quello che ha per protagonista Marcus Frullifer), rispetto alla successiva, che esce nel 2000 nei “Classici Urania” (n. 278) con la dicitura in copertina «edizione riveduta dall’autore», e che poi verrà riproposta, con la correzione di alcuni refusi, sia nell’edizione Mondadori del romanzo (Piccola Biblioteca Oscar 2004), sia nella raccolta del 2014 dello stesso editore L’ombra di Eymerich. L’inizio della saga (con anche Il corpo e il sangue di Eymerich e Le catene di Eymerich). Il Ciclo, d’altronde, è stato realizzato in fasi diverse.[2]
Come è noto, il primo volume edito non è quello scritto per primo, inoltre Evangelisti ha lasciato una lunga pausa tra Rex Tremendae Maiestatis (2010) e Eymerich risorge e Il fantasma di Eymerich (2017, 2018).
Per motivi anche personali, riteneva infatti di aver chiuso il Ciclo nel 2010, ma poi l’ha ripreso e portato a conclusione con altri due volumi, a distanza di lungo tempo. Questa ripresa stava per avere un risvolto comico, e mi si permetta un aneddoto personale: nel 2018 Evangelisti mi mandò in anteprima Il fantasma di Eymerich da leggere (stavo chiudendo la monografia Nicolas Eymerich. Il lettore e l’immaginario in Valerio Evangelisti), in cui faceva incontrare l’inquisitore e Caterina di Svezia “per la prima volta”.
Aveva dimenticato che i due avevano agito insieme in Cherudek; gli feci notare l’errore e riscrisse la parte specifica prima di andare in stampa. A onor del vero, però, se il passaggio del tempo da un lato aveva allentato la memoria degli eventi, dall’altro gli aveva permesso di arrivare a elaborare meglio una concezione del tempo a spirale e “permeabile”, centrale per l’idea poetica e politica che sottende alla sua opera.[3]

Nel 2019, in preparazione della Titan edition, è avvenuta un’operazione di revisione generale, e sono stati rivisti tutti i romanzi del Ciclo con l’autore, quindi corretti i refusi e – cosa più importante – gli errori di coerenza interna: indicazioni temporali errate, nomi sbagliati non per errore storico ma per confusione tra i personaggi all’interno della narrazione, nello stesso romanzo (come appunto in Nicolas Eymerich, inquisitore).
Gli interventi sono spiegati nella Nota all’edizione di ogni volume della raccolta, che stabilisce l’ultima volontà dell’autore rispetto ai testi del Ciclo.[4] Sembrerebbe dunque un punto finale, ma non è così. Qui infatti cominciano i paradossi: attualmente, oltre alla Titan edition, risulta ad esempio in commercio il volume I sentieri perduti di Eymerich (Mondadori, 2000 e 2016, con l’introduzione di Severino Cesari), che contiene i romanzi Il mistero dell’inquisitore Eymerich, Cherudek e Picatrix, la scala per l’inferno. Si hanno quindi in commercio redazioni diverse (anche se a volte con varianti minime) degli stessi romanzi. Non è una situazione nuova nella storia della letteratura, specie popolare, ma certo crea confusione.

Non sappiamo se Evangelisti pensasse a un’edizione integrale del suo lavoro. Probabilmente è un’ambizione naturale per qualunque scrittore, e di certo la Titan edition è stata un primo passo in quella direzione, ma senz’altro la “continuity” dei suoi libri invita a un tale traguardo. Tra l’altro, permetterebbe di osservare meglio anche un elemento fondamentale della sua scrittura. Evangelisti aveva infatti una particolare attenzione anche ai dettagli, come dimostra pure la disponibilità a correggersi in caso di errori.
Come ha infatti riscritto l’episodio di Caterina di Svezia, così ha partecipato attivamente alla revisione del Ciclo di Eymerich per la Titan edition, ed era pronto a intervenire su altri testi già editi in previsione delle successive edizioni. Mi si conceda a questo proposito, in conclusione, un secondo aneddoto: nel 2021 esce Gli anni del coltello, ambientato in larga parte a Parma, ed Evangelisti aveva in più scene raccontato i pranzi consumati dai personaggi.
Le indicazioni gastronomiche, però, per quanto dettagliate, erano in larga parte sbagliate: le lasagne, le tagliatelle e il friggione non appartengono alla cucina parmigiana, bensì bolognese, mentre i “tortelloni” e i “ravioli” si chiamano “tortelli” (e hanno una ricetta diversa per il ripieno) a Parma, dove non si dice “crescentina” o “gnocco fritto” ma “torta fritta”, né “crescentine salate” ma “torta salata”; è invece corretto parlare di cappelletti in brodo, di lambrusco e di salame di Felino.
Ne avevo scherzato con Evangelisti, che però ne era rimasto colpito, tanto che il 13 luglio di quell’anno mi scrisse chiedendomi di indicargli «gli errori maggiori che ho commesso» per «rimediare in una prossima edizione». Basti questo aneddoto per mostrare che, per quanto potesse sbagliare, Evangelisti fosse tutt’altro che indifferente alla cura dei dettagli, e che anzi lo preoccupavano la precisione dei riferimenti, anche – o specie? – di cultura materiale. Essi infatti caratterizzano la sua opera in generale, nella dimensione della “visibilità” di calviniana memoria, e le danno così un’uniformità stilistica a prescindere da Cicli e Trilogie interconnessi e generi ibridati.
La cura nella scrittura va dunque dal micro, dall’attenzione ai dettagli, al macro, alla ricerca di coerenza e coesione generale nell’opera, tanto nella dimensione ideologica della sua poetica quanto in quella narrativa della “continuity”, con costanti riferimenti intertestuali. Anche per questo ci si augura che si pensi presto a un progetto editoriale complessivo, organico, del lavoro di Evangelisti, che possa farne riconoscere e apprezzare adeguatamente il valore.

(*) Tratto da Pulp Magazine.

NOTE

  1. Ringrazio l’agenzia letteraria Grandi & Associati per il prospetto generale, e per i controlli su giacenze e libri in commercio le librerie Feltrinelli, Librerie.coop, Irnerio Ubik, Modo Infoshop e Trame (di Bologna).
  2. Senz’altro però la confusione è stata generata anche da scelte editoriali dello stesso Evangelisti: per restare nel Ciclo di Eymerich, ad esempio, La sala dei Giganti, prima redazione di La luce di Orione (2007) con varianti sostanziali nei livelli futuri, è uscito nel 2006 in allegato alla Guida dello studente 2006/07 dell’Università di Padova e nel 2016 nel volume Anime oscure (Cento Autori).
  3. Rimando per la questione a Il futuro che incombe, introduzione a Eymerich. Libro tre della Titan edition.
  4. Si aggiunga poi che Evangelisti non ha mai interrotto la sua collaborazione con “Urania”: tutti i titoli del Ciclo vi sono infatti apparsi, anche più volte, in vita e postumi, in più serie e collezioni. Per limitarci agli ultimi casi, in cui però è stata riportata la lezione definitiva della Titan edition, vi esce nel 2019 La luce di Orione (n. 1669), nel 2020 Rex Tremendae Maiestatis (n. 1685), nel 2021 Eymerich Risorge (n. 1694), nel 2022 Il fantasma di Eymerich (n. 1706) e Nicolas Eymerich, inquisitore nella collana celebrativa del settantennale di “Urania” (“Urania” n. 9).

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alexik

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