Ricordando ancora Angelo Baracca che…

che lottava perchè la scienza fosse un bene comune.

di Alvise Riccio.

A seguire una nota affettuosa – ma poco seria – della “bottega”.

Durante una passeggiata nel bel centro di Firenze chiedo ad Angelo: «come ti collocheresti nel complicato e variegato mondo della Fisica contemporanea?». Risposta: «Un fenomenologo». Eravamo nei primi Anni Settanta ed era vivo – in quasi tutti i Paesi “sviluppati” – il dibattito (e acuto lo scontro) su “neutralità e non neutralità della Scienza”, parte integrante di un assai più grande scontro, le grandi lotte politiche, sociali, culturali nettamente anticapitaliste e antiimperialiste di quell’epoca.

Dicevano i sostenitori della visione scientista della neutralità: «la Scienza è in grado di risolvere ogni problema, è intrinsecamente progressiva ed è neutrale per quanto riguarda qualsiasi implicazione filosofica, religiosa e politica proprio perché essa ci appare, nelle sue attuali connotazioni storiche, come l’unica possibile» (*).

Si ribatteva dall’altro lato: «la Scienza non è solo soluzione di problemi che si incontrano casualmente per la strada, è un processo in cui posizione e formulazione di problemi nuovi procedono di pari passo con la loro soluzione. Nella fase della scelta e della posizione dei problemi, i rapporti di produzione capitalistici giocano un ruolo tanto più determinante quanto più ingenti sono gli investimenti in uomini e mezzi necessari, e quanto più importanti sono gli obiettivi ai fini dello sviluppo e del rafforzamento del sistema. Come negare che oggi saremmo di fronte ad una scienza diversa, come contenuti, metodi, importanza stessa delle diverse discipline, se la ricerca negli Stati Uniti non fosse stata negli ultimi vent’anni condizionata in larga misura dalle necessità economiche, politiche e militari di espansione del capitalismo?».

Angelo Baracca con la sua sintetica risposta non intendeva certo sostenere quella che Marx chiamava «cattiva empiria», posizione che sfocia nel meccanicismo e nel materialismo volgare, ma sottolineare la sua estraneità e la sua opposizione – come fisico e non solo – a quel lungo processo che ha portato in definitiva alla rinuncia a capire le cose, sostituendo contenuti (complessi quanto si vuole ma concreti e comprensibili) con schemi matematici sempre più formalizzati ed astratti.

Infatti precisava, prendendo le distanze da qualsiasi posizione idealista e soggettivista: «Non diciamo, sia chiaro, che la natura è un prodotto dell’attività umana o, peggio, del pensiero. Il punto è che, man mano che l’uomo sviluppa ulteriori forze produttive, queste pongono in essere ‘fenomeni’ nuovi, schiudono nuovi ambiti di ‘sperimentazione possibile’, trasformando radicalmente (e non allargando soltanto) il contesto di fenomeni che si presentano poi ormai come assolutamente ‘naturali’; dunque, questo contesto muta storicamente e si presenta sempre intrinsecamente mediato dalla realtà produttiva e sociale di una data epoca, intesa come insieme dei mezzi tecnici tramite i quali l’uomo si appropria della natura e dei rapporti sociali specifici nei quali la produzione si inquadra».

Non pensate si trattasse di dispute dotte o di contrasti astratti e avulsi dalla realtà. Al contrario: dalla realtà delle lotte nascevano e ad esse restavano strettamente legati. Un esempio per tutti: c’era stata in quegli anni l’aggressione Usa in Indocina e l’eroica resistenza (poi vittoriosa) del popolo vietnamita; il Napalm, le bombe a frammentazione, i bombardamenti con diossina erano il frutto della collaborazione strettissima fra gli scienziati del progetto Jason, alcuni di loro premi Nobel, e l’esercito statunitense.

Non neutralità della scienza dunque; e conoscibilità del mondo: Angelo Baracca è stato un sostenitore di questa posizione ma anche un militante politico in prima fila nelle lotte a partire dagli Anni Sessanta. Per questo aspetto centrale e per tante altre preziose sfaccettature della sua vita rinvio ad altri contributi apparsi in “bottega” ma anche al «Ricordo» di Flavio Del Santo comparso sul sito della Sisfa (Società Italiana Storici della Fisica e dell’Astronomia) e ripreso poi da Contropiano. Aggiungo solo che Angelo è stato un elemento decisivo, pur non facendone formalmente parte o meglio non avendo il tempo per essere sempre presente, per la nascita e l’attività del Ccs, il Collettivo Controinformazione Scienza, operante tra Roma e Firenze dal 1971 al 1976 (**).

Concludo con il ricordo di un episodio un po’ avventuroso e, sospeso fra tragedia e ironia, come spesso accade. Ad aprile 1975 era necessario portare subito un certo numero di copie a Firenze di non ricordo che pubblicazione in vista di non so quale scadenza. I corrieri costavano troppo, un’automobile non era disponibile. Così mi incaricai io, che a Firenze ero di casa; molte altre copie sarebbero arrivate con l’automobile di un compagno, qualche giorno dopo. Arrivo dunque alla stazione di Santa Maria Novella con due valige pesantissime, mi avvio verso l’uscita e sento – inconfondibili – verso via Nazionale e via Faenza gli scoppi di lacrimogeni e il sibilo di sirene. Rientro prudentemente in stazione: con quel carico ero lentissimo e impacciato. Nessuno mi aveva avvertito e non sapevo che fare. Ed ecco comparire Angelo (che avevo informato, giorni prima, del mio arrivo): trasferiamo una parte del carico in due bustoni che lui aveva saggiamente portato, usciamo veloci dalla parte opposta e, con la sua auto, portiamo in salvo noi e i libri. Per la cronaca, era il 18 aprile, il giorno in cui durante la manifestazione la polizia sparò e uccise Rodolfo Boschi, un giovane compagno del PCI; nei giorni successivi fu fatta circolare la voce che il responsabile fosse un militante dell’Autonomia Operaia soprannominato, per la sua magrezza, “Osso”.

Così mi piace ricordare Angelo Baracca: fisico impegnato, militante politico, uomo pratico. Colto, competente, lontano da ogni forma di dogmatismo e, allo stesso tempo, profondamente coerente.

(*) Questa e le altre citazioni sono tratte da «La spirale delle alte energie» di Angelo Baracca e Silvio Bergia (Bompiani 1975).

(**) Per notizie sul Collettivo Controinformazione Scienza e sulle sue pubblicazioni vedi il catalogo «50anni di Stampa Alternativa» consultabile online.

LE IMMAGINI

Un mix di «Science for the People», «Labo contestation», «Testi & Contesti» e «La scienza contro i proletari»

UNA NOTA (POCO SERIA) DELLA “BOTTEGA”

Alvise Riccio appare e ricompare nella storia del movimento proletario in lotta contro l’orrore del capitalismo (antico e moderno). Già luogotenente di Spartacus e poi attivo nel “Tumulto dei ciompi”, certamente aiuta Marx nelle sue inchieste da cui naquero poi i notissimi libroni e libretti. Prima e a che poi studia la saggezza degli Irochesi e le prime organizzazioni sindacali dei ferrovieri. Consiglia (inutilmente) Bordiga, incoraggia Picelli e gli Arditi del popolo, litiga (su alcune questioni minori) con Victor Serge ma anche con il giovane Mao. Verso la fine del ‘900, laureato in fisica, dibatte privatamente con Fred Hoyle e Thomas Kuhn ma anche con Dario Paccino e Marcello Cini; come qualificato correttore di bozze – il suo quinto lavoro salariato – individua un errore “metodologco” in un libro di Stephen Jay Gould che lo ringrazia regalandogli un piccolo uovo (scherzoso) di triceratopo. C’è chi sostiene che Riccio abbia aiutato anche Stampa Alternativa contro una congiura poliziesca e abbia dato asilo per anni ai misteriosi Artigiani Creativi. Altre voci riferiscono che Riccio organizzasse lezioni gratuite di falegnameria per i poeti e contemporaneamente curasse la formazione politica degli edili romani. Di certo rubava abiti dei ricchi negli spogliatoi quando era maestro di tennis, il suo nono lavoro (malpagato) e una volta l’anno toglieva i regali ai figli dei capitalisti dal sacco di Babbo Natale (quel travestimento era il suo 12esimo lavoro salariato). Pensare che si tratti sempre della stessa persona, praticamente immortale, è un modo semplicistico di affrontare la questione: c’è sempre un Alvise Riccio da qualche parte; con William diremmo che ci sono più misteri (vero Orazio?) nel materialismo storico che in tutte le stelle di tipo sognante. In ogni caso la “bottega” spera di ospitarlo ancora: NON Shakespeare ma Riccio.

Redazione
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Un commento

  • Maria Teresa Messidoro

    Negli anni 70, quando studiavo fisica all’Università di Fisica e facevo parte di un gruppo di lavoro misto student@ e docent@ sulla non neutralità della scienza, sponsorizzato proprio da Angelo Baracca, un riferimento importante era il libro di Marcello Cini, “L’ape e l’architetto”.
    Abbiamo imparato che la scienza non è neutrale, dipendendo dal modo di pensare e concepire il mondo da parte delle persone, e quindi gli scienziati, dell’epoca. E ci siamo imbevuti delle riflessioni di Khun, scoprendo nel suo libro “La struttura delle rivoluzioni scientifiche”, che l’abbandono di un vecchio paradigma e l’avvento di una nuova maniera di concepire il mondo dipende necessariamente dal contesto storico politico circostante.
    Concetti oggi molto attuali, anche se spesso dimenticati, o trascurati, quando l’essere neutrali, l’equidistanza da parti opposte diventa una moda, molto pericolosa.

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