Romances inciertos – Un autre Orlando

Romances inciertos [1]

Un autre Orlando

François Chaignaud & Nino Laisné

 

di Susanna Sinigaglia

Spettacolo decisamente insolito e originale questo elaborato dai due francesi, che trae ispirazione da un lato dall’Orlando di Virginia Woolf e dall’altro da quello mitico e leggendario della Chanson de Roland che ha la sua più celebre interpretazione letteraria nell’Orlando furioso dell’Ariosto, passando anche dalla poesia di Federico García Lorca. Il risultato è un mix geniale, dove l’uso sapiente delle luci, l’accostamento dei colori, la scelta dei personaggi e dei brani musicali, quindi degli strumenti, avvolgono gli spettatori in un’atmosfera magica e sensuale, a tratti surreale.

Lo spettacolo si svolge in 3 atti intervallati da brani musicali per lo più della tradizione barocca e spagnola. Inizia al buio. Entrano i musicisti ed eseguono un tango di Astor Piazzolla, Tristeza de un doble A. Sullo sfondo si scorgono pannelli al cui centro dominano delle macchie bianche. Ispirandosi all’Orlando della Woolf, che attraversa varie epoche e varie mutazioni incarnandosi in personaggi femminili e maschili, a ogni atto corrisponde un Orlando diverso.

Nel primo è la donzella guerriera dell’omonima romanza popolare (Romance de la doncella guerrera)[2]. Chaignaud entra in scena vestito da soldato spagnolo cinque-seicentesco.

Nel frattempo alle sue spalle i pannelli, ora debolmente illuminati, mostrano come quelle che sembravano macchie bianche siano in realtà scorci di cielo su un paesaggio silvestre, tipico dell’epoca barocca con i suoi verdi intensi e figure bizzarre in primo piano.

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La fanciulla-soldato mi riporta alla mente un film visto qualche anno fa su Bruegel il Vecchio e ambientato nelle Fiandre durante la dominazione spagnola, qualche anno prima della Guerra degli ottant’anni[3]. E mi sorprende il contrasto fra quei crudeli, spietati, soldati e il personaggio in scena che malgrado indossi la loro stessa uniforme ha un che di tenero e indifeso, si rotola a terra con movenze che ricordano quelle di un infante o di un cucciolo e canta il proprio dolore.

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Il secondo atto, introdotto dal brano musicale intitolato Sonata 16, è ispirato al San Miguel di García Lorca. Chaignaud entra in scena sui trampoli con gonna e turbante gialli, uno strano corsetto arancione formato da due strisce che s’incrociano sulla schiena e sul petto e un grande scialle dai colori sgargianti. I pannelli alle sue spalle si sono accesi e mostrano il paesaggio ma anche figure di animali e arabeschi colorati.

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È impressionante la bravura con cui riesce a volteggiare sui trampoli facendo roteare la gonna, a saltare, percorrere il palco in lungo e in largo giocando con il suo grande scialle.

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Per via dei trampoli e della postura che gli impongono, il performer mi ricorda le marionette del teatro siciliano dei pupi, di cui Orlando è uno dei personaggi chiave. In veste di San Miguel, rievoca le processioni religiose spagnole. Durante quella dedicata a Maria Maddalena ad Anguiano, Spagna settentrionale, alcuni giovani percorrono le strade del paese su trampoli indossando gonne gialle e corsetti colorati.

 

 

 

 

 

 

 

 

Si chiama danza de los zancos (i trampoli) in cui i paesani scortano la statua della santa e ballano eseguendo un movimento circolare. È una danza propiziatoria dalle origini pagane; il movimento rotatorio vorticoso vuole imitare quello del sole intorno alla terra (!) per incoraggiarlo a intensificare la sua energia così che i campi diano buoni raccolti.

Nella nostra performance, e con uno strano sincretismo fra la processione per Maria Maddalena e quella della Settimana santa in cui gli uomini portano a spalla le proprie icone, i musicisti sollevano San Miguel portandolo a spalla, poi lo adagiano al suolo e gli tolgono i trampoli.

Così Chaignaud può continuare a danzare con le scarpette da ballo sulle cui punte si slancia in ripetuti salti.

Il terzo atto è annunciato dal brano musicale intitolato La falsa monea; il personaggio dominante qui è la Tarara, che significa pazza, loca in spagnolo, fuori di senno ma che in questa incarnazione di Orlando rappresenta la gitana andalusa, tipica figura del folklore spagnolo. Qui Chaignaud appare in una lunga veste e tacchi a spillo per slanciarsi in danze che riecheggiano il flamenco, i capelli nerissimi raccolti dietro la nuca.

Poi si disfa della gonna e resta in tuta nera con le spalline, a mostrare la potente muscolatura. Bisogna osservare che tutte e tre le incarnazioni di Orlando hanno caratteristiche fortemente androgine ed è soprattutto vero nell’interpretazione della Tarara dai decisi tratti sensuali, languidi, che a momenti mostra una sorta di disperazione per qualche segreto dolore ma anche una vitalità sorprendente e travolgente sui tacchi a spillo che usa come molle per spiccare il volo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E il pubblico, alla fine dello spettacolo, scoppia in lunghi applausi entusiasti e strabiliati.

 

[1] La parola romance ha varie accezioni. Significa “romanzo cavalleresco” ma anche “storia d’amore” o “relazione amorosa” nel senso di “relazione clandestina”.

[2] Una giovane vuol diventare soldato e andare in guerra. Una volta arrivata sul campo di battaglia, il re si accorge che ha voce di donna e se ne innamora. Per smascherarla la invita a fare il bagno nel fiume insieme agli altri soldati e la fanciulla, per non rivelarsi, si lancia fra le onde e scompare.

Il tema della ragazza che si traveste da uomo per difendersi da insidie, come in La dodicesima notte di Shakespeare, o per esercitare attività che altrimenti le sarebbero precluse è un archetipo antico che si ritrova anche nella cinematografia moderna (vedi Victor Victoria di Blake Edwards, interpretato da Julie Andrews) fino ad arrivare alla realtà storica e attuale delle vergini giurate dei Balcani.

[3] Il film a cui mi riferisco è I colori della passione di Lech Majewski.

Susanna Sinigaglia
Non mi piace molto parlare in prima persona; dire “io sono”, “io faccio” questo e quello ecc. ma per accontentare gli amici-compagni della Bottega, mi piego.
Quindi , sono nata ad Ancona e amo il mare ma sto a Milano da tutta una vita e non so se abiterei da qualsiasi altra parte. M’impegno su vari fronti (la questione Israele-Palestina con tutte le sue ricadute, ma anche per la difesa dell’ambiente); lavoro da anni a un progetto di scrittura e a uno artistico con successi alterni. È la passione per la ricerca che ha nutrito i miei progetti.

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