Siamo ancora in tempo a ripartire con la spinta giusta?

di Danilo Tosarelli

I PUBBLICI DIPENDENTI

Gli impiegati pubblici in Italia, inclusi quelli degli Enti Locali, sono 3,66 milioni. Vogliamo parlarne un pò?
Sono quelli che forniscono i servizi essenziali ai cittadini. Sono quelli che svolgono un ruolo importante.
Svolgono un ruolo cruciale nel garantire il buon funzionamento della società. Spesso se ne parla poco e male.
 
La Pubblica Amministrazione (PA) italiana è quella con gli organici tra i più leggeri tra i grandi Paesi Europei.
5,7 impiegati ogni 100 abitanti. Sono 6,1 in Germania. 7,3 in Spagna. 8,1 nel Regno Unito. 8,3 in Francia.
I dipendenti pubblici in Italia sono il 14% degli occupati. In Spagna e Francia sono il 19,2%. In Svezia il 28%.
 
Ogni anno 121 mila persone lasciano il Sud per andare a lavorare al Nord.
 63 mila tornano a lavorare in Meridione.
Sono lavoratori che lasciano il centro nord in mobilità interna, per motivi familiari o di salute. Per “il costo della vita”.
Si viene al Nord, perchè ci sono più concorsi pubblici e allora chi cerca lavoro ci tenta. Se lo vinci, cerchi di restarci.
Dopodiché, hai sì vinto la tua battaglia contro la disoccupazione, ma devi fare i conti con l’enorme “costo della vita”.
Prendiamo 3 categorie di lavoratori pubblici. Forze dell’Ordine, Scuola, Uffici Postali. Proviamo ad approfondire.
Nel 2024 i poliziotti che hanno chiesto di essere trasferiti al Sud sono stati 9387. Alle Questure del Nord sono 2441.
Tra gli insegnanti nel 2024 le domande di chi lavora al Nord e vuole tornare al Sud sono state 10 mila. Accettate 4875.
I postini che hanno chiesto di cambiare sede sono stati 3782. Il 67% ha chiesto Sicilia, Campania, Puglia e Calabria.
L’ISTAT ci dice che in italia mediamente, una persona single spende 1972 euro al mese. In coppia si spende 2816 euro.
Nelle famiglie con 3 persone siamo ad una spesa complessiva di 3.291 euro e in 4 si sale a 3.659 euro mensili.
Secondo l’Osservatorio del MISE, non esiste un trend geografico dei prezzi. Ci sono prezzi diversificati nelle varie regioni.
Non sempre sono le città del Nord ad essere le più care. La vera differenza la fa però la casa. Affitto, bollette, manutenzione.
Un campano spende mediamente 691 euro al mese. Un siciliano 664. Un lombardo 1019. La differenza sta negli affitti. Cari.
A Napoli città il prezzo medio è di 15 euro al metro quadro. in provincia si scende a 11,5. A Palermo città 12 euro. Fuori 8,5.
A Milano città il prezzo medio è 24 euro al metro quadro, ma si sale anche a 38. In provincia si risparmia. Tra i 14 e i 16 euro.
Ecco allora che la questione casa diventa essenziale. Nessun ragionamento può prescindere da quanto costa avere casa.
LA QUESTIONE CASA 
Dopo l’abolizione della legge sull'”equo canone” avvenuta nel 1998, tutto è diventato più complicato e più costoso.
La legge, per chi non la conoscesse, era nata con lo scopo di calmierare gli affitti sul mercato privato. Una legge del 1978.
A 27 anni dall’abolizione dell'”equo canone” per 10 milioni di famiglie la casa resta un miraggio. Sono il 40% di quelle totali.
Inaccessibile come lo è il lusso più sfrenato per chi in tasca non dispone di fortune”. (Rapporto ANCE 2025 Sole 24ore).
 
Lo stesso rapporto descrive la casa di proprietà come “un sogno collettivo ormai diventato un diritto negato”. Triste realtà.
Per le giovani generazioni, la casa è ormai un sostanziale miraggio, in assenza di proprietà trasmesse per linea ereditaria. 
Il 60% della popolazione italiana tra i 18 e 29 anni, teme di non potersi permettere un’abitazione adeguata. Amara realtà.
Oggi il peso delle spese relative al bene Casa ( affitto, utenze, condominio, rata mutuo..) è particolarmente rilevante.
Secondo dati forniti dal sindacato ASIA USB, il peso sui redditi medi delle famiglie italiane è intorno al 60%. Cifra enorme.
 
L’ISTAT dice che vivono in affitto la fascia di famiglie con i redditi più bassi, soggette poi a sfratto per morosità incolpevole.
Stiamo assistendo allo smantellamento del sistema di Edilizia Residenziale Pubblica, senza calmierazione del mercato.
Secondo dati CGIL vi sarebbe un fabbisogno di 600 mila abitazioni. Sono 700 mila le case popolari in attesa di agibilità.
Ciò significa che la soluzione è a portata di mano, ma si preferisce non spendere e incrementare la disperazione dei poveri.
 
Oggi la situazione è in rapido deterioramento. Il mercato è ancor più respingente ed orientato esclusivamente al profitto.
Si privilegiano gli affitti brevi per turismo ed aumenta la carenza di alloggi per singole persone e famiglie. Questo è deleterio.
Questi soggetti devono fronteggiare un mercato, che propone prezzi che sono fuori scala rispetto ai salari medi percepiti.
E allora vediamole queste buste paga, perchè i soliti detrattori sono sempre pronti nel dire che stiamo esagerando. E’ così?
I dati sono stati forniti in un recente servizio, preparato per il Corriere della Sera da Milena Gabanelli e Andrea Priante.
 
Un poliziotto delle Volanti con 5 anni di anzianità, prende 1931 euro netti al mese. A prescindere dalle Questure dove lavora.
Un insegnante delle scuole superiori percepisce 1769 euro netti fino agli 8 anni di anzianità. Vale da Milano a Palermo.
Un postino neo assunto guadagna 1600 euro lordi al mese, fino ad arrivare ai 1800 lordi dopo anni di servizio. Fate i conti.
Ciò significa che con il suo stipendio non riesce a coprire neppure la sua spesa media. Mi dite come tutto ciò sia possibile?
 
La questione degli stipendi è sempre più inderogabile. I nostri stipendi sono tra i più bassi in Europa. Non si può fare nulla?
UNA NUOVA SCALA MOBILE
Il 24 luglio 2025 il partito Alleanza Verdi Sinistra (AVS) ha presentato alla Camera una proposta di legge “Sblocca stipendi”.
E’ una “nuova scala mobile”, che consentirebbe un adeguamento automatico degli stipendi in base all’aumento dei prezzi.
Se il costo della vita sale, lo stipendio deve aumentare di pari passo. La legge è composta di 2 soli articoli, ma molto chiari.
 
Entro il 30 settembre di ogni anno il Presidente del Consiglio, dopo aver consultato sindacati e imprese, emette un decreto.
Va stabilito quale sia la differenza tra inflazione programmata e inflazione reale. La prima è la quota prevista dal Governo.
La seconda e cioè l’inflazione reale, è misurata dall’ISTAT e riguarda l’aumento effettivo dei prezzi. Quale è la differenza?
Questa quota verrà distribuita ai lavoratori dal gennaio dell’anno successivo, in 12 rate mensili insieme allo stipendio.
 
Il secondo articolo della proposta di legge, riguarda il soggetto che dovrà pagare questo adeguamento salariale. Dici poco?
Per il dipendente pubblico dovrà farsene carico lo Stato e per il dipendente privato dovranno essere le imprese.
Lo Stato dovrà aumentare dal 26 al 30% l’imposta sostitutiva sui redditi finanziari (dividendi, interessi, plusvalenze).
Per i lavoratori privati va da sé, saranno le imprese a decidere dove pescare i soldi per l’adeguamento. Tra i loro profitti.
La legge naturalmente non lo dice esplicitamente, ma la logica porta lì ed allora si alzeranno gli scudi a difesa dei padroni.
 
Non mi soffermo sulle polemiche e sulla logica che “aumentare gli stipendi significa incrementare la spirale inflazionistica”. 
Lascio spazio a chi ne sa più di me e cioè a quei tanti economisti che sono pronti a smentire tale ipotesi, dati alla mano.
Altri sostengono che solo i piccoli Paesi possono adeguare. E citano Belgio, Cipro, Malta e Lussemburgo dove già esiste.
I leader di AVS sostengono che questa è una narrazione tossica che è passata nelle vene del Paese negli anni 80 e 90.
Quali i risultati? Da 30 anni abbiamo salari inadeguati. Dal 2021 i salari reali si sono ridotti del 7,5%. Cenerentola in Europa.
 
Nel febbraio 2024 il Governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta fece una dichiarazione molto impegnativa ed esplicita.
E’ assai improbabile che un intervento in grado di far crescere gli stipendi, produca una spirale inflazionistica”.
Voi pensate che tra i grandi partiti presenti in Parlamento qualcuno abbia prestato orecchio? “Panetta è stato frainteso…
Sono contento che AVS abbia elaborato questa proposta di legge. Sostengo la necessità di una “nuova scala mobile”.
 
Rimprovero però ad AVS, di aver voluto percorrere questa strada da soli. Perchè non creare un “comitato di sostegno”?
Non credo sarebbe stato difficile. E’ poco utile voler apparire a tutti i costi come i primi della classe. E’ inutile e dannoso.
Temo che quella proposta di legge verrà dimenticata in qualche cassetto della Presidenza della Camera. Figurati La Russa.
E’ un tema troppo scomodo, troppo dirompente, troppo “di classe” per poter trovare benevolenza tra quegli scranni. O no?
 
Sarebbe stato più utile farne una campagna politica sostenuta da centinaia di banchetti in ogni piazza del Paese. 
Una raccolta di firme a sostegno, per far diventare questa “nuova scala mobile” un argomento importante e condiviso.
Una tematica trasversale, perchè riguarda elettori di ogni schieramento politico. Quale lavoratore non sarebbe interessato?
Ma quanti lavoratori sono a conoscenza di questa proposta di legge? Ecco l’importanza di banchetti e sana informazione.
 
Oggi purtroppo, la stragrande maggioranza degli italiani non sa neppure di cosa stiamo parlando. Questo è il vero gap.
Provate a chiedere ad un giovane, se conosce come funzionasse il meccanismo della “scala mobile”. Resterete delusi.
Vi posso garantire, che quando l’ho chiesto in assemblea con tanti lavoratori giovani, nessuno ha risposto positivamente.
Non mi sono demoralizzato. Molti di loro hanno provato un certo imbarazzo ed io sorridendo ho spiegato che cosa fosse.
Ho raccolto consensi e persino gratitudine fra questi giovani, che non conoscevano perchè nessuno glielo aveva spiegato.
 
CONCLUSIONI
Questa Italia, dove un elettore su due non va più a votare, va indagata palmo a palmo. Lavoratori, pensionati, giovani. Tutti.
Mi desta grande preoccupazione l’astensione di milioni di italiani. Chi non si reca alle urne rinuncia ad essere protagonista.
Mi spaventano le persone disinformate, che rinunciano a voler conoscere, perchè l’ignoranza ti protegge dalla delusione.
Mi spaventano le persone che non si sforzano di avere un’opinione. Un giorno sono sul pero e un giorno sono sul melo.
Purtroppo, abbiamo in campo una politica che preferisce disinformare piuttosto che cercare di costruire una prospettiva.
Purtroppo i vecchi partiti di massa non esistono più e quindi le palestre di confronto tra idee sono sempre più marginali.
I partiti politici a stento governano il presente e non sono in grado di prospettare un futuro per i nostri giovani in cui credere.
Sono sempre più arroccati nella difesa dei loro interessi. Sono interessati solo alle logiche elettorali, perchè conta vincere.
 
Vincere per governare. Ma governare per chi e per che cosa? E’ la grande questione. A volte è difficile saper distinguere.
Queste mie considerazioni come sempre nascono dal cuore, ma sono assolutamente il prodotto del mio pragmatismo.
Queste mie critiche verso AVS vogliono essere costruttive. Riconosco il loro impegno, ma da soli dove vuoi mai andare?
I lavoratori dipendenti di questo nostro Paese sono circa 19 milioni e quelli autonomi circa 5 milioni. Tutti nella stessa barca.
Ho citato la drammaticità della questione CASA. Ho evidenziato l’insufficienza dei SALARI. Aumenta il grado di POVERTA’.
Non si può non vedere che oggi il mondo del lavoro ha bisogno di una rappresentanza forte e qualificata. Che oggi manca.
Mi chiedo spesso, se siamo ancora in tempo a ripartire con la spinta giusta.
Enrico Semprini

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