«Storie in movimento» con il nuovo Zapruder e…

… e un doppio Zapcast. Ma anche Harnet Streets (strade di liberazione), appunti e memoria.

News dalla Redazione di Zapruder

Eccoci con il numero estivo … nel quale raccontarvi come è stato incontrare e incontrarci.
Anche quest’anno è andato bene, le risposte e i rimandi da parte di chi ci è stato sono stati tutti molto positivi e ne siamo molto contenti.
Siamo tornati al Rifugio Re_Esistente di Marzabotto per incontri, camminate e dibattiti. Abbiamo ricaricato le pile, vorremmo raccontarvi tutto e fare un report lunghissimo ma non lo faremo, non qui quantomeno.
Così il prossimo anno chi di voi non è venuto, verrà.

Per il resto che dire: en passant è uscito un nuovo «Zapruder», il numero 61; è uscita una nuova puntata di Zapcast, l’ultima ispirata al numero 59; abbiamo liberato due numeri, il 57 Pierino torna a scuola e il 58 Ambienti ostili.

Se bruciasse la città: il n. 61 di «Zapruder»

Un numero che intreccia tanti temi del nostro presente e degli ultimi tre anni.
Si lega agli interrogativi sulla pandemia e ragiona su come si determinano e si sviluppano i conflitti urbani.
Quali e quanti margini sono generati e contenuti all’interno delle città? Il numero, muovendosi tra tendenze globali e casi studio locali, e utilizzando come prospettiva la segregazione formale e informale, analizza le tante sfaccettature attraverso le quali lo spazio urbano, la sua definizione, rappresentazione e consumo si rivelano in una dimensione conflittuale.

Se bruciasse la città.

Opinioni e commenti

Abbiamo legato tre puntate del podcast al numero 59 di «Zapruder».
Le abbiamo chiamate Fosforo e abbiamo indagato il rapporto tra la storia e la memoria, anche se forse sarebbe meglio dire le storie e le memorie, e gli spazi urbani.
Siamo stati a Milano, a Bologna e ora con l’ultima di queste puntate siamo a Roma.
Qui abbiamo incontrato l’associazione/colletivo Tezeta, che in tigrino significa sia nostalgia che memoria, che ci ha raccontato dei suoi trekking UrbAfricani, attraverso i quali si muove tra l’odonomastica e la storia postcoloniale d’Italia.
Il progetto Harnet Streets, che può essere tradotto come strade di liberazione, è la narrazione in questi trekking che il collettivo Tezeta ha realizzato per promuovere la propria attività di ricerca, disseminazione culturale e didattica sul colonialismo italiano e il fenomeno migratorio contemporaneo.
La storia orale viene quindi intrecciata alla mappa e al camminare, l’ascolto delle testimonianze diventa fondamentale.

Fosforo. Roma, Tezeta, la memoria e la nostalgia.

Vecchie glorie

Come forma di reazione a una notizia della quale sicuramente avrete sentito parlare ma alla quale non vogliamo lasciare ulteriore spazio, vi riproponiamo un articolo scritto da Patrick Bernhard, Giovani senz’armi. Il servizio civile nella Germania federale tra riforma e rivolta (1961-1982) e inserito nella sezione In cantiere del numero 2 di «Zapuder», Clio e Marte.

Fuori da SIM

L’Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa ed Extinguished Countries hanno prodotto un podcast molto ben fatto e interessante.
Un viaggio in quattro puntate lungo il confine che poco più di un secolo fa ha visto combattersi l’esercito italiano e quello austroungarico per raccontare dell’incontro tra uomini portatori di lingue e culture diverse e spesso percepite come molto lontane – in particolare bosniaci, serbi e rappresentanti delle diverse nazionalità dell’Impero russo – con la popolazione locale rimasta sul territorio nonostante le operazioni militari.

Zent. Genti, culture e incontri nel trentino della grande guerra.

Calendario civile

Il 16 agosto 1989 venne sgomberato a Milano il centro sociale Leoncavallo.
Il Leo o Leonka o come lo chiamate, è stato un simbolo e ha avuto molte evoluzioni ne corso degli anni. Quella giornata di lotta ha lasciato una traccia nella città di Milano che viveva i famelici anni ‘80 e si preparava ai Mondiali di calcio dell’anno successivo.
Le immagini di quello sgombero, che potete vedere qui in un breve documentario, mostrano un pezzo di città molto diverso da oggi, in una zona che da anni sta subendo un processo di gentrificazione e costruzione. Noi, come spunto di ragionamento vi lasciamo l’editoriale scritto da Ferruccio Ricciardi e Ivan Severi per il numero 35 di «Zapruder», Capital city.

un estratto

Le città sono il frutto di un processo storico che ne ha articolato e differenziato la forma e con questa il tessuto sociale che le compone. Oggi sono immediatamente visibili le aree in cui sono suddivise e che risultano più accoglienti, e quindi accessibili, per alcune fasce sociali e meno per altre. Le trasformazioni materiali e sociali che caratterizzano la storia delle città dipendono in gran parte dall’azione degli interessi economici che contribuiscono a riconfigurare i bisogni e le aspettative degli abitanti, spesso creando situazioni di conflitto o quantomeno d’attrito con le realtà locali.

Città contese. Spazi urbani e frontiere sociali.

***

alexik

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *