Ilaria Salis, l’Ungheria, e noi

Di ritorno da Budapest dove è andato con una folta delegazione italiana, l’autore racconta l’atmosfera nella capitale ungherese, la sentenza che conferma il carcere per la militante italiana, l’incontro con la famiglia e le realtà che sostengono Salis. E soprattutto, di quanto questa vicenda riguardi anche l’Italia e un suo possibile futuro. di Mattia Tombolini (*)

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“In cella con il guinzaglio”. Lettera di Ilaria Salis dal carcere di Budapest

Dal carcere di Budapest, dove soggiorna ormai da undici mesi, Ilaria Salis è tornata a scrivere ai suoi avvocati. Tredici pagine per raccontare un’altra volta le tremende condizioni della sua detenzione, in attesa dell’appuntamento del prossimo 29 gennaio, quando comincerà il processo in cui dovrà rispondere dell’accusa di aver aggredito, insieme ad altri, due neonazisti accorsi in Ungheria per celebrare

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Ilaria Salis, militante antifascista…

… in carcere in Ungheria da dieci mesi. E l’Italia sta in silenzio. Rinchiusa nel carcere di massima sicurezza di Budapest. 39 anni, antifascista milanese, di professione maestra alle elementari, denuncia condizioni detentive disumane. Topi e scarafaggi in cella, cibo scarso, meno di 3 metri e mezzo di spazio vitale a disposizione, l’umiliazione di essere trascinata alle udienze «legata e

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I padroni del mondo

Le multinazionali sono i padroni del mondo, ed è a loro che «Altreconomia» dedica la copertina del numero di ottobre 2016. Perché tra fusioni (l’ultima quella tra Bayer e Monsanto), lobby (in Europa le prime cinquanta hanno investito 106 milioni di euro nel 2016) e paradisi fiscali (non dimentichiamo il recente “caso Apple”) rappresentano un pericolo per la democrazia.

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