I padroni del mondo
Le multinazionali sono i padroni del mondo, ed è a loro che «Altreconomia» dedica la copertina del numero di ottobre 2016. Perché tra fusioni (l’ultima quella tra Bayer e Monsanto), lobby (in Europa le prime cinquanta hanno investito 106 milioni di euro nel 2016) e paradisi fiscali (non dimentichiamo il recente “caso Apple”) rappresentano un pericolo per la democrazia.
«Altreconomia» dedica la copertina del numero di ottobre 2016 alle multinazionali, i giganti dell’economia che – per promuovere e accrescere il proprio potere – minacciano uguaglianza e democrazia.
Negli ultimi vent’anni, nonostante la crisi iniziata nel 2007-2008, le prima 200 corporation hanno visto crescere del 340% i propri utili.
L’inchiesta di Duccio Facchini si concentra su due elementi: il primo è rappresentato dai processi di fusione che contribuiscono a creare soggetti sempre più forti. Nell’ultimo anno e mezzo, il valore di merger&aquisition è stato pari a 7.200 miliardi di dollari (l’ultimo episodio è quello che ha riguardato Bayer e Monsanto); il secondo elemento è la capacità di influenzare l’azione dei governi, attraverso attività di lobby svolta spesso in modo non trasparente: tra il 2012 e il 2016, le prime cinquanta imprese attive in quest’ambito in Europa hanno accresciuto del 40% la spesa per iniziative di pressione sulle istituzioni comunitarie, portandola a oltre cento milioni di euro. Tra queste, i giganti del digitale (come Microsoft e Google) e anche Volkswagen.
Arricchiscono il numero 186 di «Altreconomia» tre reportages.
In Turchia abbiamo raccolto la voce di docenti e studenti critici nei confronti del regime di Erdogan, nel Paese dove 15 università sono state chiuse dopo il tentato golpe del 15 luglio 2016. «Se avevi dormito a Gezy Park (durante le proteste del 2013, ndr) eri un nemico della Turchia. Nelle aree rurali qualcuno ci ha rimesso la pelle per le sue idee» ci ha raccontato Emre, studente di 22 anni. E il professor M., uno dei 2.218 “Accademici per la pace”, ci ha spiegato il mobbing che sta subendo.
A Budapest, in Ungheria, abbiamo visitato i quartieri popolari e solidali, come Wekerle, dov’è presente un forte tessuto associativo, che promuove l’accoglienza e le economie alternative. La presenza di queste “reti”, fondate sulla partecipazione, riesce a spiegare perché oltre la metà degli ungheresi non abbia partecipato al referendum sui rifugiati del 2 ottobre, portando alla sconfitta della posizione di chiusura “radicale” del premier Viktor Orban.
Negli Stati Uniti d’America abbiamo intervistato i latinos che l’8 novembre voteranno Donald Trump, nonostante il candidato repubblicano abbia più volte definito questi cittadini come narcos e violentatori. Sono almeno 2,7 milioni. Quasi il dieci per cento degli elettori statunitensi che si riconoscono come latinos, oltre la metà dei quali però dovrebbe disertare le urne.
Il sommario completo della rivista è su http://altreconomia.it/
(*) Come promesso, ogni mese la “bottega” rilancia il sommario della rivista che è fra le poche cose leggibili rimaste in Italia; qui C’è un’alternativa al mercato delle balle? ho provato a spiegare perché la rivista merita e merita. Trovate «Altreconomia» in alcune librerie, in quasi tutte le botteghe del commercio equo – se no… chiedete che ve la facciano arrivare, come ho fatto io a Imola – oppure potete abbonarvi. (db)