Tira un’aria cattiva

articoli sulle ultime imprese del ministro”cingolato”, sugli ogm che tornano, sulla politica energetica UE “decisa” dalla guerra, sulla repressione instancabile, sull’Earth Overshoot Day

 

Incentivi auto, ambientalisti contro Cingolani “Inaccettabile difendere il diesel e attaccare i veicoli elettrici”

Campagna Sbilanciamoci!

Dura replica delle associazioni ambientaliste – tra le quali Transport & Environment, WWF Italia, Greenpeace Italia, Legambiente – al ministro della Transizione Ecologica che ha difeso i motori diesel di ultima generazione, definendo i veicoli a batteria una soluzione non ecologica

“La transizione è a rischio. Il ministro Cingolani ha dimostrato per l’ennesima volta di essere più impegnato a difendere lo status quo che a capire i gravissimi rischi connessi con la scelta di continuare a incentivare tecnologie che rappresentano ormai il passato“.

A dichiararlo sono le principali sigle dell’ambientalismo italiano: WWF Italia, Legambiente, Greenpeace Italia, Transport & Environment Italia, Kyoto Club, Cittadini per l’Aria, la coalizione italiana della campagna europea Clean Cities e la campagna Sbilanciamoci! in risposta all’intervista di Roberto Cingolani, pubblicata oggi sul periodico “Auto”, nella quale l’esponente del governo ha definito “falsa” l’idea che l’auto elettrica sia oggi una soluzione ecologica chiamando in causa la presunta mancanza di energia disponibile per alimentare le batterie dei veicoli. Ad oggi, ha aggiunto il ministro, “è molto più ecologico liberarsi di un’auto Euro 3 a favore di una Euro 6 o di un’ibrida e tenersela per 7-8 anni”.

“Le sue parole sono inaccettabili, perché contrastano con la necessità di accelerare il processo di decarbonizzazione dei veicoli come richiesto non solo dalle organizzazioni che mettono al centro l’ambiente ma anche dai sindacati e dalle associazioni industriali, come dimostrato dall’Alleanza Lavoro e Clima per la mobilità sostenibile recentemente nata a Torino”.

Affermazioni che suonano come una giustificazione degli incentivi alle auto endotermiche, annunciati e per i quali il relativo il decreto è in procinto di essere pubblicato. “Non si aiuta il settore auto finanziando le tecnologie del passato ma solo aiutando la transizione e puntando sullo sviluppo sistemico e integrato del settore della mobilità elettrica”, dichiarano le associazioni. Nel quadro dell’attuale crisi energetica, poi, le politiche di sostegno alle auto a trazione fossile rappresentano un danno per i cittadini, che vengono esposti alla volatilità dei prezzi del petrolio e sono vittime di nuovi prelievi fiscali utilizzati dallo Stato per calmierare i prezzi dei carburanti in quella che si configura come una vera e propria pratica di dumping”.

A suscitare lo sdegno degli ambientalisti, inoltre, la difesa espressa dal ministro nei confronti delle auto diesel di ultima generazione. “Il titolare del dicastero ha dichiarato che i motori non pongono alcun problema dal punto di vista delle emissioni di CO2. Un’affermazione non avvalorata dai dati scientifici ed inaccettabile, soprattutto se pronunciata da un ministro che si occupa di politiche ambientali”.

Le organizzazioni stigmatizzano inoltre come le parole del ministro arrivino ad appena 24 ore di distanza dal provvedimento con cui la Corte di Giustizia UE ha condannato l’Italia per la violazione degli obblighi previsti dalla direttiva continentale sulla qualità dell’aria. “Il superamento del valore limite del biossido d’azoto accertato dalle autorità europee dal 2010 ad oggi certifica come quello della qualità dell’aria sia un problema strutturale del nostro Paese anche a causa della mancanza di politiche sistemiche in grado di fornire una risposta efficace. L’ennesima prova di quanto sbagliata e dannosa sia la posizione del ministro Cingolani”, concludono le organizzazioni.

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CON IL PRETESTO DELLA GUERRA IN UCRAINA IL PARLAMENTO INVITA IL GOVERNO AD APRIRE ALLA COLTIVAZIONE DI OGM

La Coalizione Italia libera da OGM boccia l’approvazione da parte della Camera, avvenuta l’11 maggio scorso, di alcune mozioni* che chiedono al governo di adottare misure urgenti con il pretesto di fronteggiare gli impatti della guerra in Ucraina sulla nostra economia. Fra queste, la richiesta è di intervenire sul settore agricolo e “…ricorrere alle nuove tecnologie genetiche dedicate alle piante per aumentarne, in sicurezza, la produttività. Ci si riferisce, in particolare, alle TEA – tecnologie di evoluzione assistita – che riproducono i risultati dell’evoluzione biologica naturale per migliorare la resistenza delle piante alle malattie e ai parassiti e ne aumentano la produttività, velocizzando i processi che avvengono comunque in modo naturale”. Ciò andrebbe contro la legislazione europea che considera a tutti gli effetti come OGM gli organismi ottenuti tramite le nuove tecniche di creazione varietale, con quel che ne consegue in termini di valutazione preventiva del rischio, tracciabilità ed etichettatura.

Ancora una volta, alcuni parlamentari, avventurandosi in affermazioni prive del conforto della scienza, evitando la parola stessa “OGM” – come definiti tutti i prodotti delle Nuove Tecniche Genetiche (New Breeding Techniques [NBT] rinominate in Italia TEA) dalla Corte di Giustizia Europea – cercano di utilizzare lo shock causato dalla guerra in Ucraina per aprire le porte alla coltivazione degli OGM nei campi italiani.

La richiesta al governo è infatti di: “14) adottare iniziative per sviluppare, promuovere e incentivare …. nuove tecnologie applicabili in agricoltura per il miglioramento genetico basate, ad esempio, su cisgenesi e genome editing, … e, dunque, a promuovere iniziative normative che consentano il pieno sviluppo delle tecnologie di evoluzione assistita (TEA), anche con il coinvolgimento degli istituti di ricerca nazionali e delle istituzioni universitarie”. Secondo la Coalizione Italia Libera da OGM, dare seguito a queste richieste andrebbe in senso contrario alla legislazione italiana in vigore dal 2000, ma anche di quella europea. La direttiva UE 2001/18 – grazie alla sentenza della Corte di Giustizia europea del luglio 2018 – ricomprende gli organismi ottenuti tramite le nuove tecniche di creazione varietale (definite con le sigle NBT, NGT o TEA), considerandoli OGM a tutti gli effetti e obbligandoli a valutazione preventiva del rischio, tracciabilità ed etichettatura…

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Che gas e nucleare per l’Ue siano sostenibili l’ha deciso la Russia? – Andrea Barolini

L’Europa ha discusso per anni su cosa inserire e cosa escludere dalla tassonomia  delle attività economiche che possono essere considerate sostenibili. E ora si appresta a pubblicare il progetto REPowerEU, che punta a garantire all’Unione maggiore indipendenza energetica, dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

La mano di Gazprom, Lukoil e Rosatom sui negoziati europei

Come noto, nella prima si è deciso (per ora) di aprire anche a gas e nucleare. Nonostante il primo sia incompatibile con gli obiettivi climatici fissati dalla comunità internazionale e il secondo appaia in palese conflitto con il principio di innocuità (per via delle enormi difficoltà che tuttora si incontrano nello smaltimento delle scorie). Inoltre la Germania ha annunciato che voterà contro l’inclusione del nucleare. E Austria e Lussemburgo hanno perfino minacciato di ricorrere alla giustizia in caso di via libera all’atomo. Ma come si è arrivati a tale decisione? Un rapporto di Greenpeace svela in che modo i colossi russi dell’energia Gazprom, Lukoil e Rosatom siano riusciti ad esercitare enormi pressioni su Bruxelles a tale scopo.

L’intensa attività di lobbying ha, d’altra parte, obiettivi finanziari ma anche politici. L’introduzione di gas e nucleare nella tassonomia fa comodo, infatti, soprattutto alla Russia. E concede a Vladimir Putin un potere negoziale molto più elevato nei confronti dell’Ue. Oltre a fornire introiti che potranno essere utilizzati per proseguire la guerra in Ucraina

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Combustibili fossili: censura mediatica e repressione colpiscono Italia Che Cambia e Fridays For Future – Francesco Bevilacqua

…alle 6:30 di ieri mattina tre attivisti di Fridays For Future Milano sono stati perquisiti nelle proprie abitazioni da 18 carabinieri – 6 ognuno – a seguito di un mandato di perquisizione. Sono state perquisite le loro case, sequestrati telefonini e abiti, ed è stato chiesto di spogliarsi e fare flessioni.

Questo intervento è avvenuto su richiesta di Gazprom, la multinazionale del gas russa, che accusa gli attivisti di aver oscurato le telecamere di sorveglianza con l’accensione di un fumogeno e di aver imbrattato di vernice l’esterno della sede di un rivenditore milanese della compagnia, durante la partecipazione a un’azione organizzata da collettivi studenteschi in data 19 marzo. Il movimento globale Fridays For Future, nell’esprimere il proprio supporto agli attivisti coinvolti, evidenzia l’intento intimidatorio delle operazioni e noi di Italia Che Cambia ci uniamo alla solidarietà e alla denuncia del movimento, invitando anche voi a fare lo stesso.

Tre attivisti di Fridays For Future Milano sono stati perquisiti nelle proprie abitazioni da 18 carabinieri

Fridays For Future Milano ha invitato la cittadinanza a una conferenza stampa che si terrà di fronte alla sede di Gazprom a Milano sabato 21 maggio alle ore 15 in solidarietà agli attivisti colpiti e per denunciare gli accordi commerciali tra il nostro Paese e la multinazionale russa, che è la terza compagnia per emissioni di gas climalteranti al mondo e la principale beneficiaria dell’importazione europea di gas e petrolio russo. I rapporti commerciali con il nostro paese non si sono interrotti neppure con la guerra: l’Europa ha continuato ad acquistare combustibili fossili da Gazprom, finanziando direttamente la guerra in Ucraina e le aggressioni militari russe.

Sembra che il livello si sia ulteriormente alzato. La condotta ecocida di aziende e istituzioni che pongono il profitto e il potere politico davanti al benessere delle persone e del pianeta è inaccettabile. Ciascuno di noi ha sempre potuto, può e potrà apporre il propri tassello grazie alle scelte quotidiane – quale e quante energia usare, che prodotti acquistare, come alimentare, dove investire il proprio denaro – ma questa escalation suggerisce che si sta avvicinando il momento in cui alle buone pratiche di vita ecologica sarà necessario unire la partecipazione attiva e concreta nella rivendicazione dei diritti nostri e della Terra.

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Le “relazioni pericolose” di Cingolani  – Andrea Degl’Innocenti

CINGOLANI, ENI E SNAM

Mi sono recuperato l’ultima puntata di Report dopo aver ricevuto diverse segnalazioni a riguardo, e devo dire che è molto valida. Parla di gas, di idrogeno, di Pnrr e di Cingolani. Vi faccio un super riassunto dei punti principali che emergono dalla puntata e poi la commentiamo un po’.

Primo punto: il nostro paese sta cercando di risolvere la crisi del gas russo cercando altro gas in Quatar, Egitto, Angola, Congo, Algeria, tutti paesi governati da dittatori, autocrati o democrazie molto fragili. Come chiosa il conduttore Sigfrido Ranucci “Si sostituisce uno spacciatore con un altro, invece dovremmo guarire dalla dipendenza”.

Come si guarisce dalla dipendenza dal gas e dagli altri combustibili fossili? Con le rinnovabili (e il risparmio energetico). Su questo Report intervista Agostino Re Rebaudengo, imprenditore nel campo delle rinnovabili e presidente elettricità futura, la principale associazione di imprese che producono energia elettrica in Italia, dentro Confindustria, insomma una roba istituzionale. L’intervistato parla a nome di un gruppo di imprenditori che hanno proposto allo Stato italiano di poter costruire 60 Gw di nuovi impianti di rinnovabili e così dimezzare importazioni di gas russo.

Sostengono che così facendo le bollette scenderanno dell’80%. Non chiedono soldi allo stato, anzi sono disposti a investirne 80 miliardi nei prossimi 3 anni. Gli serve solo l’autorizzazione per partire, che però non arriva.

Ed ecco che entra in scena Cingolani, che pone un problema. Dice, il ministro, che noi potremmo anche installare tutti questi GW di energia elettrica ma che sarebbe inutile, perché le rinnovabili sono intermittenti – significa che producono energia solo in certe condizioni, normalmente sole o vento – e mancano i sistemi di accumulo e la rete elettrica non è stata pensata come smart grid e quindi è inadatta a gestire carichi elettrici disomogenei.

Ma subito arriva la smentita: Nicola Lanzetta, direttore generale Enel Italia lo smentisce e dice che tecnicamente è possibile, che l’Italia ha una rete elettrica molto avanzata e che potremmo sfruttare questi 3 anni e fare investimenti per renderla sempre più adatta, invece di negare i permessi alle rinnovabili.

Già, perché mentre i nostri ministri viaggiano per il mondo a cercare gas il più in fretta possibile, per chi vuole produrre rinnovabili i permessi hanno iter lunghissimi, fino a 7 anni.

L’inchiesta vira poi ad indagare le relazioni pericolose fra Cingolani ed Eni, l’azienda partecipata per il 30% dallo stato italiano e per il 70% da fondi enormi come BlackRock, Vanguard, Mediolanum, che incassano dividendi enormi. Che poi il Ceo di Blackrock non aveva detto che avrebbero smesso di investire in aziende che finanziano le fonti fossili?

Ancora oggi non sappiamo quanto spende Eni nei suoi contratti di fornitura e quindi quanto margine fa sulle bollette. Lo stesso Cingolani aveva gridato alla speculazione, senza mai però rivelare i contratti. Anzi, nello stesso periodo riceveva varie volte rappresentanti di Eni e Snam nel suo ufficio. Quante volte? Secondo Recommon ci sono stati 102 incontri fra industria fossile e ministeri chiave dello stato, fra luglio 2020 e maggio 2021. E Cingolani è stato uno dei più attivi, spalancando le porte del suo ministero. Ha incontrato Eni e Snam dieci volte in due mesi. Molte di più rispetto ai governi precedenti. Pensate invece a quanto tempo e energia c’è voluta per incontrarlo da parte degli attivisti di Ultima Generazione.

Ad ogni modo l’ipotesi di Report è che questi incontri abbiano influito sulle politiche del governo, soprattutto in due ambiti: quello della tassonomia verde europea e quello dell’idrogeno. Di tassonomia verde europea abbiamo parlato tante volte qui su INMR, e anzi dopo facciamo anche qualche aggiornamento. Fatto sta che viene fuori, da una rivelazione di Bas Eickhout, vicepresidente della commissione ambiente dell’europarlamento che il governo italiano, pur dichiarandosi neutrale, avrebbe fatto pressioni per l’introduzione del gas nella tassonomia verde.

Anche qui Cingolani nega e non nega. Dice il governo non ha mai fatto pressioni, ma dice anche che il gas è il modo migliore per abbandonare il carbone. Che è una totale assurdità, nell’emergenza climatica in cui siamo adesso. E sentirla uscire dalla bocca del ministro della Transizione Ecologica fa specie.

Oltre alla tassonomia europea, sono cambiate incontro dopo incontro anche i fondi stanziati per l’idrogeno all’interno del Pnrr. Idrogeno che come abbiamo visto è un vettore energetico molto energivoro, in più se disperso in atmosfera genera un potentissimo effetto serra, e in più in genere lo si produce a partire dal metano. Il che dovrebbe spingere il nostro governo, scoperta dopo scoperta, a disinvestire dall’idrogeno. E invece il nostro governo ci investe sempre di più. Questo perché, ipotizza Report, l’idrogeno è al centro dei piani industriali di Eni e Snam.

Nella prima bozza del Pnrr, del 2020 – Governo Conte – viene stanziato 1 miliardo all’idrogeno. Nel gennaio 2021 – sempre governo Conte – diventano 2 i miliardi. Nella bozza finale, governo Draghi. I miliardi passano a 4. E non solo: si parla improvvisamente, oltre all’idrogeno verde, prodotto da fonti rinnovabili attraverso l’elettrolisi, anche di idrogeno blu, blu, prodotto dal gas con cattura di CO2.

Anche qui Cingolani smentisce, dice che lui ha scritto solo idrogeno verde nel Pnrr, ma la bozza lo smentisce (si parla di low carbon), e lo smentisce – involontariamente, anche la sua portavoce. Per fortuna è intervenuta l’Unione europea che ha chiesto rassicurazioni all’Italia che il gas non fosse in alcun modo incluso nel Pnrr.

Ora, questo è il sunto. Che dire, il quadro che emerge del nostro governo e del nostro Ministro Cingolani è abbastanza desolante. Non ce la possiamo proprio fare a fare le cose mettendo il senso al centro delle nostre strategie politiche. In questo ho la sensazione che andare a scegliere ministri “tecnici” non aiuti, perché questo governo è troppo profondamente calato all’interno di un sistema di relazioni con le grandi aziende per prendere scelte indipendenti.

Un lettore abbonato del Fatto scrive in un breve articolo che sta girando molto”C’è stato un tempo in cui non era necessario aver commesso un reato per dimettersi. Mentire pubblicamente con tanta disinvoltura ed essere sbugiardati così clamorosamente e senza margini di recupero sarebbe stato sufficiente per dimettersi immediatamente.” Ecco, non ha tutti i torti.

REPOWER EU

Intanto ieri Ursula Von Der Leyen ha presentato il piano Repower Eu, un piano di investimenti da 300 miliardi di euro – 225 in finanziamenti e sovvenzioni, 75 come prestiti – con cui l’UE prova a rispondere sul piano energetico all’invasione russa dell’Ucraina e a dire addio alle fonti fossili importate dalla Russia nel giro di 5 anni. In tre mosse più una. Cambiare fornitori per il gas (e dotarsi dell’infrastruttura necessaria), far crescere più velocemente le rinnovabili con obiettivo alzato di 5 punti, al 45%, entro il 2030, più impegno sul fronte del risparmio energetico. A cui si aggiunge una nuova strategia solare.

Ne parla Rinnovabili.it. Del totale degli investimenti previsti “il 95% andrà a finanziare la transizione energetica europea”, assicura la presidente della Commissione Ursula von der Leyen in conferenza stampa, provando a spegnere sul nascere le polemiche per il denaro che finirà a nuove infrastrutture del gas.

La nuova strategia solare prevede che venga raddoppiata la capacità fotovoltaica europea entro il 2025 e installati 600 nuovi GW entro fine decennio. Con una raccomandazione: la Commissione taglia i tempi delle autorizzazioni, tassello fondamentale per dare gambe all’intero piano e renderlo credibile. La maggior parte degli impianti dovrà ricevere l’ok entro 1 anno al massimo. Non 7, come in Italia.

Commentando la strategia Europea Angelo Bonelli e Eleonora Evi di Europa Verde parlano di luci e ombre. “La presenza di misure legislative e di obiettivi vincolanti più ambiziosi per le energie rinnovabili e l’efficienza energetica non può che essere accolta favorevolmente, ma il livello proposto è ancora troppo basso per porre fine quanto prima alla nostra dipendenza dalla Russia e combattere la crisi climatica”, dichiarano.

Bene l’obbligo legale di installare l’energia solare su tutti i nuovi edifici pubblici e commerciali di dimensioni superiori a 250 mq entro il 2026 e su tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2029. Positiva anche la proposta di raddoppiare il tasso di diffusione delle pompe di calore, con un obiettivo di 10 milioni di unità nei prossimi 5 anni. Ma ci sono diverse ombre, come la possibilità per gli Stati Membri di derogare al principio del non arrecare danno significativo all’ambiente per investimenti in petrolio e gas.

FONTI E ARTICOLI

#Cingolani
Report – Puntata del 16/05/2022
Il Fatto Quotidiano – Report, dopo il servizio su Cingolani stupisce che nessuno ne chieda le dimissioni

#RePower Eu
Rinnovabili.it – Che cosa prevede il maxi piano Repower EU da 210 miliardi?

da qui

 

Presto esauriremo le risorse della terra per il 2022 – Ugo Leone

Il 1° maggio molti degli intervistati così come da Assisi i tre segretari delle maggiori organizzazioni sindacali, hanno lamentato la crescente difficoltà di far fronte a tutte le esigenze personali e familiari. Significa che con i soldi a disposizione non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese. Non, certo, perché hanno sperperato i soldi che avevano (stipendio, pensione, eccetera…) ma perché quanto percepito è inferiore a quanto richiesto dal mercato dei beni (alimentari, trasporti e altri servizi di uso necessario; gas., acqua, luce…) che sono costretti a consumare per sopravvivere. Per arrivare alla fine del mese dovranno chieder soldi a parenti e amici o indebitarsi con “estranei” talora con tassi di interesse esorbitanti.

I paesi ricchi continuano a saccheggiare quelli poveri

Nella stessa Società in cui ciò avviene e nella quale una elevata percentuale di cittadini si trova in condizioni di difficoltà c’è anche una sia pur minima percentuale di concittadini che detiene gran parte delle risorse economiche di quella Società, e, pur sperperandone in quantità, arriva tranquillamente a fine mese prendendo a destra e manca quello che gli serve.

Quanto ho detto non è proprio confrontabile con quanto mi accingo a scrivere, ma le due situazioni si possono assimilare. Con l’aggravante che la seconda incide ancora più negativamente sulla prima.

Mi riferisco a quello noto come Earth Overshoot Day: il giorno, cioè, nel quale si calcola che, per l’anno in corso, la Terra abbia esaurito le risorse che annualmente ci mette a disposizione. Più precisamente significa che è il giorno dell’anno in cui si stima che quelle risorse abbiano esaurito la propria capacità di rigenerazione. La natura vorrebbe che questo giorno cadesse il 31 dicembre. Cioè con il finire dell’anno durante il quale la popolazione terrestre si accinge a esaurire il consumo di tutte le risorse che la Terra le ha messo a disposizione prima di cominciare a rigenerarle per l’anno seguente e così via, di anno in anno.

Invece poiché siamo capaci di sperperare tutto ciò di cui disponiamo, questo giorno capita sempre prima: anche mesi prima del 31 dicembre.
Il calcolo di questo andamento lo illustra molto bene Telmo Pievani (Quante terre stiamo consumando, “La lettura” 1 maggio 2022): “Mettiamo su un piatto della bilancia le risorse che la Terra è in grado di rigenerare ogni anno, cioè la sua bio-capacità. Se l’umanità consumasse la stessa quantità di risorse, o meno, sarebbe ‘sostenibile’ parola oggi abusata che non dovrebbe perdere il suo significato originario, ovvero: in quel caso virtuoso le attività economiche e sociali della nostra specie brucerebbero risorse compensate e rinnovate ogni anno dal pianeta, dunque senza lasciare debiti alla generazione successiva. Purtroppo, non è così da almeno mezzo secolo e ci stiamo sempre più allontanando da questo equilibrio”.

E anche quest’anno siamo arrivati prima del tempo a consumare le risorse a nostra disposizione sulla Terra. Di conseguenza per sopravvivere dobbiamo attingere al futuro.,,

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Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Un commento

  • Giorgio Ferrari

    Del tutto condivisibile l’irritazione delle associazioni ambientaliste per la politica del Ministero della transizione ecologica (anche se quando fu varato i loro commenti davano ad intendere che c’era una certa apertura di credito https://www.economymagazine.it/transizione-ecologica-cosi-mario-draghi-conquista-gli-ambientalisti/). Decisamente sconcertante è invece la rivendicazione dell’auto elettrica che queste associazioni continuano a fare in nome della “decarbonizzazione dei veicoli” trascurando di prendere in considerazione le contraddizioni che il modello tutto elettrico, così come concepito, porta con sé in termini di inquinamento, maggiore estrattivismo e disuguaglianza sociale tra nord e sud del pianeta (https://www.labottegadelbarbieri.org/127121-2/).
    Quanto poi all’articolo Che gas e nucleare per l’Ue siano sostenibili l’ha deciso la Russia? vorrei ricordare che la “sostenibilità” del nucleare è stata accreditata (già da parecchi anni) dall’ IPCC e dall’IEA le cui valutazioni sono state prese a riferimento proprio dalla UE per inserire il nucleare nella tassonomia. Analogo discorso vale per il gas (giudicato green se utilizzato con tecniche di retrofitting, post-bruciamento e/o abbinate al CCS) con l’aggravante che è stato proprio l’attuale governo tedesco a volerlo nella tassonomia, addirittura rivendicando limiti di emissione più alti dei 270 grCO2/Kwh, come è evidente dalla lettera ufficiale inviata alla UE: https://www.bmwi.de/Redaktion/DE/Downloads/S-T/stellungnahme-bundesregierung-taxonomie.pdf?__blob=publicationFile&v=8.
    Addossare ogni responsabilità alla Russia (che non è certo la prima a fare opera di lobby) tacendo degli interessi USA a bloccare il Nord Stream 2 per vendere il proprio gas all’Europa, o propagandare in tal senso un rapporto di Green Peace, ignorando che l’attuale suo co-presidente , Jennifer Morgan, è stata chiamata a rappresentare la Germania in tutti i negoziati globali sul clima (https://www.corriere.it/esteri/22_febbraio_10/ambiente-boss-greenpeace-jennifer-morgan-americana-nuova-inviata-tedesca-il-clima-ce9efb7c-8a56-11ec-afd5-bce3c64c5293.shtml?refresh_ce), oltre che fornire una informazione distorta, è indice di arroganza culturale, tipicamente europea, che tende sempre ad addossare agli “altri” responsabilità di cui per prima dovrebbe rispondere.
    Giorgio Ferrari

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