Paraguay: le fumigazioni di agrotossici avvelenano il paese

di David Lifodi

La morte di due bambine nell’asentamiento paraguayano di Húber Duré (dipartimento di Canindeyú) a causa delle fumigazioni effettuate dai sojeros brasiliani riapre ancora una volta la questione degli agrotossici. Adelaida (3 anni) e Adela (sei mesi) inizialmente hanno presentato sintomi di vertigine, vomito e diarrea, poi è sopraggiunta l’insufficienza respiratoria e non ce l’hanno fatta.

Nell’asentamiento di Húber Duré casi del genere sono la norma: da anni gli abitanti denunciano continue intossicazioni, aborti spontanei e la morte repentina del bestiame. Canindeyú e San Pedro sono le zone dove maggiore è l’estensione delle piantagioni di soia, ma anche la resistenza contro gli agrotossici opposta dalle comunità contadine. Nel 2011, a seguito della morte dell’agricoltore Rubén Portillo, fu presentata una denuncia nei confronti dello stato paraguayano di fronte al Comitato per i diritti umani dell’Onu. Il decesso di Portillo fu reso pubblico solo quando la direttrice dell’ospedale di Curuguaty decise di presentare la denuncia, che pagò con l’immediato allontanamento a seguito del colpo di stato che rovesciò l’ex presidente Fernando Lugo: in quell’occasione i registri del nosocomio furono distrutti. In un’intervista rilasciata a Radio Mundo Real, Teodolina Villalba, dirigente della Federación Nacional Campesina (Fnc), ha evidenziato come l’oligarchia che governa il paese continui a negare il nesso tra le morti della popolazione e le fumigazioni di agrotossici. Nell’ asentamiento di Húber Duré, vicino alla città di Curuguaty, abitano circa 300 famiglie: solo negli ultimi giorni di luglio una quarantina di persone sono state ricoverate in ospedale, tra cui molti bambini. La Federación Nacional Campesina denuncia che in Paraguay l’agronegozio è in continua crescita, a beneficio delle multinazionali e a discapito di centinaia di persone che vanno incontro al desplazamiento., (sfollamento). Secondo la Fnc la sojización rappresenta attualmente uno dei maggiori problemi del paese, provoca l’avvelenamento di intere comunità, delle fonti di acqua e danneggia irrimediabilmente le coltivazioni dei piccoli agricoltori. Il modello agroesportatore del Paraguay riflette la struttura diseguale di un paese dove la maggior parte della terra è nelle mani dei grandi proprietari terrieri. Nel 2009 la Camera approvò la Ley de Control de Productos Fitosanitarios de Uso Agrícola, che sanciva la supremazia degli interessi economici su quelli delle persone e sminuiva la normativa che fino ad allora sanciva la supremazia della salute e dell’ambiente sugli agrotossici. I movimenti indigeni e contadini seguirono passo passo i lavori della Camera che portarono all’approvazione della legge, manifestarono tutto il loro sdegno, ma non poterono far niente per bloccarla. La legge fu soprannominata Ley de Muerte e fu il primo segnale che la politica paraguayana dette ai grandi agroesportatori. Del resto, il progetto fu approvato a tempo di record escludendo da qualsiasi consultazione il Ministerio de Salud Pública y Bienestar Social. La legge fu poi modificata da Lugo con l’avvento a Palacio de López dell’ex vescovo dei poveri, che utilizzò il termine “terrorismo” riferendosi ai bambini morti a causa delle fumigazioni da agrotossici. È per questi motivi che adesso la Federación Nacional Campesina parla di violazione della Ley 3742 de Control de Productos Fitosanitarios, che all’articolo 68 raccomanda di mantenere una distanza di almeno cento metri tra l’area delle fumigazioni e gli insediamenti urbani. Nei giorni successivi alla morte delle piccole Adelaida e Adela, figlie di una coppia di agricoltori anch’essi intossicati, la Fnc ha promosso una serie di manifestazioni di fronte al palazzo del Governo e ai ministeri della Sanità e ell’Agricoltura e lo stesso è avvenuto ai piedi dell’edificio del Servicio Nacional de Calidad y Sanidad Vegetal y de Semillas. Il presidente Horacio Cartes è il principale responsabile delle fumigazioni agrotossiche, concesse nell’ambito di un processo di svendita del paese condotto tramite la Ley de Alianza Público-Privada (App). La legge concede al presidente Cartes la possibilità di privatizzare e mettere in vendita tutti i beni, i servizi e le risorse pubbliche del Paraguay senza la necessità di passare attraverso l’approvazione del Congresso. In particolare, l’App è orientata verso le infrastrutture pubbliche (ferrovie, porti, aeroporti), sociali, di sviluppo urbano e di gestione delle risorse idriche: tutto ciò può essere acquisito e gestito dalle imprese private per un periodo di 30 anni. Inoltre, e questo è l’aspetto più inquietante, la Ley de Alianza Público-Privada cancella la sovranità giuridica del Paraguay e genera forti disuguaglianze sociali.

La storia dei sojeros brasiliani che giungono in Paraguay perché trovano una normativa molto più permissiva rispetto al loro paese è nota: considerando l’indirizzo dell’attuale maggioranza al potere ad Asunción, forse dovrebbe o potrebbe muoversi anche il Brasile, le cui istituzioni, però, sono spesso prigioniere dei ricatti della potente lobby trasversale agli schieramenti politici della bancada ruralista.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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