1979: l’anno della grande rivolta in Brasile

Il 27 settembre 1979 l’operaio di uno stabilimento Fiat brasiliano, Guido Leão dos Santos, viene ucciso da un’auto della polizia nel tentativo di fuggire dalla repressione della dittatura. Nel solo 1979 furono proclamati ben 246 scioperi in tutto il Paese e furono numerosi i lavoratori a cadere sotto i colpi della polizia militare.

di David Lifodi

È il 27 settembre 1979 quando l’operaio di uno stabilimento Fiat brasiliano, Guido Leão dos Santos, viene ucciso a Betim (stato di Minas Gerais) nel tentativo di fuggire dalla repressione della polizia militare a seguito di uno degli innumerevoli scioperi di quel periodo storico.

Quella del 1979 fu una stagione calda. In un solo anno furono proclamati ben 246 scioperi in tutto il paese, a partire dall’Abc (acronimo delle città industriali nella Regione metropolitana di San Paolo: Santo André, São Bernardo do Campo, São Caetano do Sul e Diadema) e più di tre milioni di brasiliani incrociarono le braccia. Non furono solo gli operai a scontrarsi con la dittatura militare, ma si astennero dal lavoro anche i raccoglitori della canna da zucchero nel Pernambuco, i docenti della scuola pubblica nel Minas Gerais, i giornalisti nello stato di San Paolo, gli autisti degli autobus e perfino i bancari. Di fronte a questa manifestazione di forza del mondo del lavoro brasiliano, lo Stato rispose esclusivamente con la violenza.

Poco più di un mese dopo la morte di Guido Leão dos Santos, la polizia militare uccise a colpi di pistola Santo Dias da Silva, tra i promotori di un picchetto di fronte allo stabilimento Sylvania che produceva apparecchi televisivi, mentre il governo fece in modo di licenziare i dirigenti dei principali sindacati, tra cui Olívio Dutra, sindacalista dei bancari di Porto Alegre.

In tutto il paese cresceva l’insoddisfazione per i bassi salari e le insostenibili condizioni di lavoro, ma anche verso le organizzazioni sindacali ufficiali, non a caso, alcuni scioperi avvennero in maniera spontanea e auto-organizzata nei confronti dei cosiddetti sindacati gialli filopadronali.

Ad anticipare gli omicidi di Guido Leão dos Santos e Santo Dias da Silva vi fu quello del 30 luglio 1979 di Orocílio Martins Gonçalves, anch’esso freddato a colpi di pistola dalla polizia militare durante uno sciopero di diecimila operai edili per le strade di Belo Horizonte.

Si trattò di un periodo storico simile, sotto certi aspetti, al biennio rosso italiano. In Brasile, all’epoca, i sindacati erano stati banditi dalla dittatura, che sarebbe rimasta al potere fino al 1985, l’indebitamento del paese aveva raggiunto un livello record e le parole d’ordine dell’epoca, sul fronte dei lavoratori, erano due: rivendicare migliori salari e maggiori diritti.

Denominata la Revolta dos Pedreiros, quella del 1979 fu una rivolta condotta contro le strutture di uno Stato ormai percepito come vecchio e superato. Bastoni e pietre vennero utilizzati dagli operai come strumenti di difesa a seguito dell’omicidio di Orocílio Martins Gonçalves. L’unica risposta del governo, nel tentativo di contenere la rabbia popolare, fu esclusivamente la repressione. Alcune città, a partire da Belo Horizonte, capitale del Minas Gerais, rimasero per giorni in stato d’assedio. Fu in quel contesto che i sindacati si divisero tra quelli più concilianti e quelli maggiormente combattivi, riuniti nell’organizzazione sindacale Marreta.

Nel gennaio 1979 era stato revocato l’odioso AI-5, varato dalla dittatura per perseguitare sindacati e movimenti sociali e censurare la stampa, ma questo non servì a calmare le proteste. Il 17 aprile 1979 fu dichiarato “O Dia Nacional de Lutas”, e, nel mese successivo, idranti e lacrimogeni accolsero le manifestazioni dei docenti della scuola pubblica nelle piazze.

Il documentario 1979: 40 Anos da Greve dos Trabalhadores dos Correios do Estado de Minas Gerais ripercorre le origini delle proteste di quell’anno.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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