Bad Dante, Bad English, Bad Opera

susanna sinigaglia

Bad Dante, Bad English, Bad Opera

Spreafico Eckly
Matteo Fargion/Andrea Spreafico

https://triennale.org/eventi/bad-dante-bad-english-bad-opera

La compagnia Spreafico Eckly ha portato in scena al teatro della Triennale a Milano una sua creazione insolita e divertente, capace non tanto di tradurre quanto di “interpretare” i versi di Dante riscrivendoli in un colorito inglese popolare senza però banalizzarli ma… estrapolandone l’essenziale in un’espressione chiave, una battuta fulminante; un’operazione non molto semplice né facile che forse poteva riuscire solo ricorrendo alla lingua inglese.

Inoltre introducendo il canto e la danza, la Divina commedia diventa un musical dove Dante è un imponente, barbuto e scatenato Matteo Fargion e Virgilio, un più minuto e un po’ timoroso Robert Johanson.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I musicisti sono tre, due uomini e una donna, mentre le cantanti-ballerine sono due – Francesca Fargion e Martha MacBean – e formano insieme agli altri due interpreti una specie di coro.

Al pubblico è stato consegnato un libretto di sala in cui è riportato il testo dei versi adattati quasi sempre in prosa e, a fronte, il testo originario di Dante. Noto che le parole o le sillabe finali di alcuni versi sono evidenziate in neretto e mi chiedo se sia un errore di stampa.

Ebbene, no! Infatti le arie si alternano ai recitativi per sottolineare certi passaggi e, danzando, i performer scandiscono cantando queste parole o sillabe in neretto quasi a “rifare il verso” al nostro divin poeta: l’effetto è esilarante.

E a proposito di battute fulminanti.

Quando Dante e Virgilio escono dall’inferno per dirigersi verso il purgatorio, si trovano in una specie di “anticamera”, l’antipurgatorio, il cui ingresso è sorvegliato da Catone l’Uticense, ritratto come un vecchio severo dalla lunga barba grigia, come la chioma. Meravigliandosi di vedere due presunti dannati uscire dall’inferno per dirigersi dalla sua parte, chiede bruscamente chi siano e come mai si trovino lì sovvertendo così la legge infernale. Allora Virgilio, prima di rispondere, si rivolge a Dante:

Lo duca mio allor mi diè di piglio

e con parole e con mani e con cenni

reverenti mi fé le gambe e ‘l ciglio.

 

In inglese il tutto viene reso con

“stay put

and shut up (sta’ fermo e zitto!)”

I sentimenti delle anime che Dante incontra in purgatorio sono simili a quelli che potremmo provare noi: tristezza, nostalgia, desiderio di restare nella memoria di chi lasciamo, soprattutto la condizione di attesa e speranza in un futuro migliore che, pur nei momenti più bui, forse in fondo non ci abbandona mai. E anche, a volte, un senso d’inutilità delle nostre azioni.

Come per esempio in Belacqua, che se ne sta ai piedi del monte del purgatorio con la testa fra le gambe e sembra immerso in uno stato d’inerzia e pigrizia. Dante lo addita a Virgilio dicendo: “… adocchia colui che mostra sé più negligente che se pigrizia fosse sua serocchia”.

 

 

 

 

 

 

E Belacqua si rivolge, seccato, a Dante con queste parole: “Or va tu sù, che se’ valente!”. In inglese le parole di Belacqua diventano: “So serious! Just keep walking, you swot! (Ehi calma! Vacci tu, se sei tanto bravo!)”

Spesso le anime che Dante incontra si meravigliano vedendo che la sua immagine non è trasparente e disegna un’ombra; perciò chiedono spiegazioni. Per esempio nel V canto due anime gli corrono incontro e chiedono: “Di vostra condizion fatene saggi”, che diventa: “We were wondering: what’s going on here (Ci chiedevamo: cos’è questa storia)?”

E infine forse il passaggio più divertente.

Dante incontra il giudice Nino Visconti che lo riconosce e perciò gli chiede: “Quant’è che tu venisti al piè del monte per le lontane acque?”

“Oh”, diss’io lui, “per entro i luoghi tristi

venni stamane, e sono in prima vita,

ancor che l’altra, sì andando acquisti”.

Versione inglese:

Nino: When did you died (Quando sei morto)?[1]

Dante: I’m still alive, actually

I’m just checking how it is after (In realtà sono ancora vivo, sono giusto venuto a dare un po’ un’occhiata a com’è dopo).

Geniale!!!

[1] Died è forma errata: in coerenza col “bad English”?; la forma corretta sarebbe “when did you die?”.

 

Susanna Sinigaglia
Non mi piace molto parlare in prima persona; dire “io sono”, “io faccio” questo e quello ecc. ma per accontentare gli amici-compagni della Bottega, mi piego.
Quindi , sono nata ad Ancona e amo il mare ma sto a Milano da tutta una vita e non so se abiterei da qualsiasi altra parte. M’impegno su vari fronti (la questione Israele-Palestina con tutte le sue ricadute, ma anche per la difesa dell’ambiente); lavoro da anni a un progetto di scrittura e a uno artistico con successi alterni. È la passione per la ricerca che ha nutrito i miei progetti.

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