Tangenziali: morbi e bugie (non solo a Bologna)

di Vito Totire (*)

Pedonalizzare la tangenziale di Bologna… lasciando spazio adeguato anche alle carrozze a cavallo

Insorgiamo prima di soccombere.

Avevamo avanzato questa proposta già nella seconda metà degli anni ottanta del secolo scorso in occasione di un seminario della Università verde. Purtroppo il movimento ecologista era fermo, in maggioranza, su posizioni «non siamo né di destra né di sinistra» (dimenticando il resto dello slogan dei Verdi tedeschi «siamo avanti») per poi diventare un satellite del Pd. Ma questi sono dettagli oggi poco utili; il movimento ecologista sta assumendo la necessaria radicalità che si esprime in termini antagonisti rispetto al ceto politico “dominante”.

La tangenziale di Bologna che qualcuno vorrebbe allargare è una realtà pesantemente morbigena.

Abbiamo più volte detto che VA CONSIDERATA E GESTITA COME UNA INDUSTRIA INSALUBRE DI PRIMA CLASSE. Ampi e approfonditi studi epidemiologici evidenziano che abitare nei pressi di strade ad alta intensità di attraversamento peggiora l’incidenza di malattie cardiovascolari, polmonari e neurodegenerative (compreso il morbo di Alzheimer).

Già nella prima metà dell’Ottocento le comunità umane definirono il concetto di “industria insalubre” da isolare rispetto al centro abitato e si è proceduto fino a oggi tenendo conto di questo principio. Però con scarsissimi risultati nel senso che l’inquinamento è diventato nel tempo sempre più pervasivo e così potente da compromettere la salubrità dell’aria, del suolo e dell’acqua anche a distanze enormi dall’insediamento insalubre. Per la Tangenziale bolognese il rumore rimane un fattore di rischio più abbordabile di altri fattori (sia pure con effetti problematici dal punto di vista paesaggistico) ma gli altri inquinanti – rilasciati dai ferodi dei freni e dai tubi di scappamento – risultano incontenibili.

D’altra parte i trasporti a Bologna e in tutto il mondo stanno diventando una carneficina anche fuori dalla Tangenziale. I dati dell’Osservatorio provinciale sono drammatici (**) e i rimedi proposti non sono esaustivi. Nè ci pare esaustiva la valutazione dei fattori di rischio; per esempio dovrebbe essere approfondito l’impatto fra organizzazione del lavoro e incidenti, anche fuori dalla tangenziale: un tema che deve uscire dalla nebulosa del cosiddetto “infortunio in itinere” ma su questo approfondiremo in altro momento.

Penoso il tentativo di certe forze politiche che per guadagnare consensi ipotizzano altre devastazioni spostando il teatro (cosiddetti Passante nord e Passante sud). Pur di reiterare questo “modello di sviluppo” capitalistico che ha già portato il pianeta sull’ orlo del baratro si vanno proponendo ipotesi subdolamente greenwashing o apertamente assurde.

La verità è un’altra: OCCORRE AGIRE UNA PROFONDA E RADICALE RIFORMA DEL MODO DI PRODUZIONE MA ANCHE DELL’OGGETTO DELLA PRODUZIONE.

Fuori da questa logica se le istituzioni ipotizzano di raddoppiare le corsie stradali fra 20 anni proporranno di triplicarle.

Purtroppo la distanza fra Paese reale e Paese legale resta enorme. Vediamo Ravenna: il Consiglio comunale approva sostanzialmente all’unanimità il progetto del rigassificatore; abbiamo inviato alla Regione Emilia-Romagna osservazioni che sono disponibili (***). Questi unanimismi istituzionali sono anche la conseguenza degli errori di una area politica che riesce a spaccarsi in tre o in quattro pur di disperdere voti… ma è anche vero che le istituzioni elettive sono sempre meno rappresentative.

Dunque nell’esprimere adesione alla manifestazione «INSORGIAMO» di oggi 22 ottobre a Bologna avanziamo alcune osservazioni:

  • L’attuale organizzazione del traffico veicolare è il riflesso condizionato di una base produttiva che non riesce a evitare la movimentazione coatta delle merci e delle persone in quanto fattori inevitabili della competizione capitalistica.
  • Il movimento dei lavoratori deve mettere in discussione non solo il modo di produzione (fondato su criteri di costrittività che debordano sempre più nello schiavismo) ma deve anche l’oggetto della produzione: merci «sbagliate» le definiva Giorgio Nebbia; o peggio nocive.
  • A Bologna come in tutta Italia dobbiamo costruire il registro delle merci-produzioni nocive che sono le prime a dover essere eliminate. Su questo abbiamo fatto una proposta organizzativa a conclusione della MARCIA DELLA TERRA tenutasi nella provincia di Bologna a settembre 2022. Niente di misterioso, abbiamo una “lista nera” di produzioni che è necessario mettere al bando: dal tabacco riscaldato, alle armi (rilanciando quello che fu l’importante Osservatorio sulle produzioni belliche) e ai fuochi artificiali, tutte produzioni da eliminare per contrastare guerre e consumismo.
  • Nell’ambito di un programma di riduzione e mitigazione del traffico veicolare occorre definire parametri intermedi di riferimento, in vista di “pedonalizzare” la tangenziale, che facciano scattare il blocco del traffico, una volta raggiunto un certo carico. Raggiunto quel parametro, il traffico più inquinante (diesel e mezzi pesanti) si ferma e riparte quando possibile (con soste obbligate e relativo vantaggio per le strutture ricettive e per i servizi di ristorazione del territorio provinciale). Le aziende che fanno viaggiare le loro merci spargendo gas di scarico in tutto il territorio (cioè fumi cancerogeni gratis) devono sapere che è possibile, anzi è all’ordine del giorno, un blocco e che la prossima volta sarà meglio organizzare il trasporto su ferro. E comunque occorre smettere di ritenere che per l’inquinamento indotto «non si paga nulla»: i fumi diesel sono tabellati nella Lista I delle malattie professionali … LI VOGLIAMO ELIMINARE  O COSA ASPETTIAMO?
  • Assistiamo con rammarico e con incredulità al tentativo di certe organizzazioni lavorative di “tirare i remi in barca” sullo smart working. Inteso evidentemente come magnanima concessione anzichè non come misura per ridurre distress, pendolarismo e impatto ambientale, lo smart working rischia di essere rifagocitato da quello che qualcuno chiama «productivy paranoia»; discorso complesso e difficile da approfondire qui salvo sottolineare che una gestione ergonomica dello smart working (c’è voluta una pandemia perché il “sistema” lo capisse!) contribuisce fortemente alla riduzione di mobilità coatta e quindi del traffico. Non contribuiscono invece i “buoni benzina” che certi sindacati ottengono nei contratti aziendali. Ovviamente lungi da noi l’idea di criticare chi si impegna a contrattare qualche benefit in più a sostegno dei magrissimi salari dei lavoratori ma perché non chiedere piuttosto riduzioni dell’orario a coprire l’eventuale discrepanza temporale nel tragitto casa-lavoro in auto o invece con mezzi pubblici?
  • Devono essere monitorate le condizioni di lavoro di chi guida nell’ambito di un’attività lavorativa. Il disastro del 6 agosto 2018 a Borgo Panigale è stata una occasione persa dalla magistratura che non ha compreso l’importanza di valutare anche questo aspetto: mancanza di “cultura”? Più semplicemente una parte della magistratura dell’organizzazione del lavoro sa poco e forse se ne disinteressa.
  • Greenwashing, pannicelli caldi eccetera ma le chiacchiere “stanno a zero”. E non serve a nulla rimuovere i problemi. Abbiamo chiesto all’Arpa di Bologna se sia stata monitorata l’eventuale dispersione e quindi presenza nell’aria di fibre poliaramidiche che hanno sostituito l’amianto nei freni a partire dal 1992-1994. Non facciamo in questa sede una valutazione differenziale della nocività fra amianto e fibre poliaramidiche, ma è certo che queste ultime non risultano essere innocue. Nessuna valutazione è stata fatta né sarà fatta se non richiesta o sollecitata da enti istituzionali. Questo atteggiamento conferma la necessità di rigettare l’idea che il «passante di mezzo» possa avere qualcosa a che fare con l’ecologia e il rispetto dell’ambiente e della salute. Piantumazioni, biossido di titanio (che dovrebbe assorbire gli inquinanti… ma è sospetto cancerogeno) o motori elettrici (con quello che comporteranno per l’accaparramento di litio e cobalto): si tratta appunto di “pannicelli caldi” o a volte di rimedi peggiori del male che vengono usati per un tentativo di ipnosi verso i cittadini e intanto certi Consigli comunali si sono fatti ipnotizzare al 100%.
  • Il tema centrale rimane uno. Non esistono alternative al cambiamento radicale del “modello di sviluppo” approdato ormai a saccheggio e distruzione delle risorse naturali, con lavoro schiavistico. Di recente sono comparsi ulteriori soggetti ipnotizzati: chi ha aderito ad esempio all’idea di catturare la CO2; non solo per neutralizzarla, dicono i proponenti, ma addirittura per riutilizzarla nel ciclo produttivo. E un progetto di questo tipo incombe ancora una volta su Ravenna. Insomma si va ad alta velocità verso l’abisso e nonostante questo si spinge l’acceleratore.
  • La ricattura della CO2 è presto spiegata: UN MODO PER CONTINUARE A INSISTERE SU QUESTO MODELLO DI SVILUPPO/DISTRUZIONE. Per usare una metafora medica equivale a fare la flebo a un cadavere.

DUNQUE INSORGIAMO CON GLI OPERAI DELLA GKN E CON TUTTO IL MOVIMENTO AMBIENTALISTA E DEI LAVORATORI

(*) Vito Totire è portavoce della «RETE NAZIONALE LAVORO SICURO»

(**) Gli eventi mortali da traffico sono stati 29 dal primo gennaio al 17 maggio 2022, rispetto agli 11 dei primi 5 mesi del 2021.

(***) Per avere il testo delle osservazioni – inviate come prevede la procedura entro il 13 ottobre – scrivere a vitototire@gmail.com: sappiamo che sono inutili in quanto inviate al commissario … che ha già deciso; ma possono essere interessanti per chi non valuta a priori.

 

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