Caritas di Bolzano: simulazioni con pistole e coltelli…

… per gli operatori dei centri profughi

La notizia e le riflessioni di Salvatore Palidda

La notizia – cfr Il Dolomiti.it– è questa. Alla Caritas di Bolzano si è tenuto un corso di sopravvivenza in situazioni “estreme” (passamontagna e lotta corpo a corpo, armi (finte) in mano e simulazioni di sparatorie e aggressioni).

Il corso – costato 22 mila euro – è stato affidato alla Copsiaf, «una società di esperti nel settore militare» ed era rivolto agli operatori in contatto con profughi e richiedenti asilo

La “mission” della Copsiaf è la «creazione di un modello di intervento integrato e mirato per gli appartenenti alle Forze dell’Ordine coinvolti in conflitti a fuoco o che hanno tenuto sotto puntamento qualcuno, esperienza quest’ultima altrettanto forte emotivamente». Ma «questo modello è declinabile non solo in ambito militare ma anche in contesti civili».

NELL’IMMAGINE: Il materiale utilizzato durante il corso di formazione disposto su un tavolo all’interno della sede Caritas

 

IL LATO OSCURO DELLE ONG

Le considerazioni di Salvatore Palidda

L’episodio descritto da «» Il Dolomiti.it» è innanzitutto terribile, tragico e penoso per le migliaia di volontari che sinceramente sono animati da spirito umanitario dedicano tanto impegno ed energie purtroppo usate per fini assai discutibili da parte di tante ONG.

Quest’episodio non sorprende se ci si ricorda del processo involutivo avvenuto sin dalla prima guerra del Golfo del 1990 e soprattutto dopo il 2001. Un processo che ha innescato progressivamente non solo la militarizzazione delle polizie e la conversione poliziesca delle forze armate, ma anche l’irretimento, la fagocitazione e persino la parziale militarizzazione di parti di tante ONG per asservirle all’interno dei dispositivi delle cosiddette guerre permanenti, cioè all’interno delle cosiddette missioni militari che i Paesi della Nato – fra i quali l’Italia – a volte con la copertura di “missioni di pace” svolgono da decenni in molti Paesi. Non è infatti casuale che si è arrivati persino a incriminare le ONG che hanno rifiutato questo asservimento, criminalizzando quindi l’azione effettivamente umanitaria e la solidarietà; si pensi a Medici Senza Frontiere e altre ONG che soccorrevano i migranti in balia di annegare nel Mediterraneo o a rischio di morire nei tentativi di passare il confine nei pressi di Ventimiglia e altrove.

Il lato oscuro delle ONG non è una novità, purtroppo c’è sempre stato e la documentazione in proposito è abbastanza tragica, non solo per quanto riguarda il loro ruolo all’interno della colonizzazione, ma anche recentemente [1]. A parte l’accumulazione di fondi finanziari rilevanti e il mantenimento di enormi apparati di funzionari e mezzi, la collusione di varie ONG nelle operazioni militari è diventata frequente mentre quelle che rifiutano tale coinvolgimento sono oggetto di persecuzioni. L’episodio raccontato da ildolomiti.it non sorprende perché il cosiddetto problema dei migranti o dei rifugiati è da tempo incardinato nel registro delle guerre permanenti. Il proibizionismo delle migrazioni voluto dall’Europa-fortezza dal 1990 in poi è di fatto guerra a chi migra e trova consenso fra buona parte delle popolazioni europee perché passa come protezione dei privilegi reali o promessi ai cittadini comunitari attraverso appunto l’inferiorizzazione e anche la razzializzazione degli immigrati. I quali vengono sospettati di essere potenziali terroristi o criminali o “selvaggi” che pretendono usurpare i privilegi e la democrazia della Comunità europea. Così gli immigrati sono considerati soggetti pericolosi, ossia gente che va trattata con modalità poliziesche e/o militari. Ecco quindi che i solerti dirigenti della Caritas di Bolzano hanno pensato bene di essere all’avanguardia nel formare un personale adeguato alla missione della “guerra umanitaria” agli immigrati, magari sempre come «opera di bene» per salvarne qualcuno, il “buon selvaggio” o la “scimmia ammaestrata” che potrà venire utile anche come una sorta di gourkha, l’ascaro a cui lasciare il lavoro sporco nei confronti dei suoi compatrioti. La Caritas italiana ha sempre avuto tante anime e tanti “scheletri nell’armadio” per il fatto stesso di essere una istituzione spesso troppo dipendente dal finanziamento pubblico e da vertici della Chiesa i quali non sempre seguono quanto predica lo stesso papa Francesco (è del resto abbastanza noto che il razzismo nei ranghi dei cattolici sia assai diffuso). Non stupisce allora che l’animo militare di parte della Caritas possa prendere il sopravvento in una congiuntura come quella attuale che favorisce gli impegni militar-polizieschi; si pensi alla nuova missione militare in Niger promessa dal capo del governo Gentiloni [2].

C’è quindi da chiedersi: avremo sempre più operatori di ONG assimilati o in concorrenza con le forze militari e di polizia in azione sia nelle guerre permanenti che nel governo proibizionista delle migrazioni? I volontari sinceri reagiranno a questa deriva guerrafondaia?

Non si può che auspicare un salutare sviluppo dello spirito critico del volontariato sano non per salvare istituzioni (che non possono non essere quello che sono diventate) ma per praticare liberamente e senza essere manipolati la vera solidarietà e quindi la lotta per i diritti fondamentali di tutti gli esseri umani.

[1] Se si cerca sul web “Il lato oscuro delle ONG” si hanno oltre 30 mila risultati di articoli e descrizioni di fatti gravi che mostrano sino a che punto tante ONG si siano prestate o siano state attive in azioni che di fatto accompagnano crimini contro l’umanità. Fra gli altri si veda anche Loretta Napoleoni, Economia canaglia. Il lato oscuro del nuovo ordine mondiale, Saggiatore (2008) e Valentina Furlanetto, L’industria della carità, Chiarelettere (2013). Oltre alla sfacciata collusione con operazioni militari o poliziesche, tante ONG sono diventate le cosiddette “multinazionali del cuore” accumulando notevoli fondi e garantendo enormi apparati di funzionari e mezzi. Fra i tanti casi si vedano i testi di Aroup Chatterjee a proposito della poco santa opera di suor Teresa di Calcutta.

[2] Vedi https://www.avvenire.it/opinioni/pagine/italia-in-armi-sulle-vie-del-niger-armanino; «Il regalo di Natale di Gentiloni & Co»: su effimera.org (ma anche in “bottega”) e «Lo sporco baratto italo-libico e il neo-genocidio liberista dell’UE» in http://effimera.org/lo-sporco-baratto-italo-libico-neo-genocidio-liberista-dellue sempre di Salvatore Palidda.

 

Redazione
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