Disertare in Usa
Un dossier su «A rivista anarchica»; a seguire il sommario del numero 405
Disinformati e arruolati
Un libro pubblicato dalla casa editrice militante statunitense PM Press raccoglie le testimonianze di numerosi volontari delle forze armate statunitensi, che a un certo punto hanno deciso di disertare, subendo dure conseguenze legali. Uomini e donne, naturalmente.
Riportiamo alcune di queste testimonianze, per conoscere una realtà poco pubblicizzata del militarismo USA e per spingere ad una riflessione; per favorirla, abbiamo chiesto a quattro nostri collaboratori la loro opinione.
In questa introduzione, Carlotta Pedrazzini spiega il senso di questa scelta.
Domanda: cosa accade quando informazioni assenti
o manipolate, ristrettezze economiche e mancanza
di prospettive vengono in contatto con un forte
indottrinamento e un’efficace propaganda militarista?
Risposta: un’adesione acritica al militarismo,
capace di far ingrossare le file degli eserciti, assicurando
un sempre costante apporto di volontari. Una
necessità, soprattutto in quei paesi dove la leva non
è più obbligatoria.
Gli Stati Uniti sono uno di quei paesi; per sapere
come funziona la macchina militarista che recluta,
arruola e manda alla guerra orde di giovani statunitensi,
ci si può affidare ai racconti di disertori, renitenti
e obiettori di coscienza dell’esercito americano.
Chi, in sostanza, ha sperimentato in prima persona
i meccanismi dell’indottrinamento e che, dopo una
presa di coscienza, è riuscito a liberarsene.
L’organizzazione ‘‘Courage to resist”, gruppo di
supporto per militari obiettori, ha raccolto le testimonianze
di diversi soldati statunitensi che, durante
gli anni della ‘‘guerra al terrore” (iniziata nel 2001
e ancora in corso), hanno deciso di disattendere gli
ordini e non prestare più servizio, fronteggiando
le conseguenze di una tale scelta. Alcuni di questi
racconti sono stati poi raccolti in un libro, dal titolo
«About face. Military resisters turn against war» (edito
dalla casa editrice PM Press); nelle pagine seguenti,
«A» dà spazio proprio ad alcuni di questi racconti (a
cui seguono le opinioni dei nostri collaboratori Silvia
Papi, Santo Barezini, Agostino Manni e Andrea
Papi).
Si tratta di testimonianze importanti che riferiscono
degli ingranaggi della macchina bellicista e delle
sue modalità di azione, svelandone gli inganni, le
manipolazioni e la violenza; ma sono anche racconti
con un valore intrinseco, dato dal coraggio di ribellarsi
a ciò che è contrario alla propria coscienza. Non
importa a quale prezzo.
I numeri della diserzione
I dati segnalano che negli Stati Uniti l’eliminazione
della leva obbligatoria (avvenuta nel 1973) non
ha attenuato il fenomeno della diserzione. Secondo
i numeri pubblicati sul sito del movimento contro
tutte le guerre ‘«World beyond war» (tratti dal libro di
prossima uscita di C.J. Hinke, membro del consiglio
direttivo di Wikileaks), furono più di 21mila i militari
statunitensi che disobbedirono durante il secondo
conflitto mondiale (durante il quale la coscrizione
risultava obbligatoria). A disertare nel periodo dei
combattimenti in Vietnam furono almeno 50mila
militari, molti dei quali lasciarono gli Stati Uniti per
dirigersi in Canada; un viaggio intrapreso anche da
decine di disertori delle ‘‘guerre al terrore”, ma con
esiti meno fortunati (secondo il gruppo di attivisti
canadesi War resisters support campaign, il numero
di renitenti della guerra in Iraq che ha cercato
riparo in Canada è di circa 200).
Dal 2000 ad oggi, i soldati statunitensi arruolatisi
volontariamente, che in seguito hanno deciso
di abbandonare il servizio militare, sono stati circa
40mila. Alcuni di loro hanno varcato la frontiera canadese
seguendo l’esempio di chi aveva abbandonato
l’esercito durante il conflitto in Vietnam, non
trovando però le stesse condizioni di accoglienza.
Molti disertori sono stati infatti deportati, alcuni attendono
di essere ricondotti negli Stati Uniti per apparire
di fronte alla corte marziale. È il caso anche di
alcuni dei renitenti la cui testimonianza si trova nelle
pagine seguenti. Una fra tutti, Kimberly Rivera;
texana, madre di cinque figli, arruolatasi nell’esercito
statunitense all’età di 24 anni. Dopo un turno
in Iraq nel 2006 ha rifiutato di tornare nuovamente
al fronte, lasciando gli Stati Uniti per il Canada, insieme
alla sua famiglia. Il governo canadese non ha
accettato la sua richiesta di cittadinanza, e nel 2013
è stata condannata a 10 mesi di reclusione presso
il carcere militare di Fort Carson (Colorado, USA).
Propaganda e promesse
La disparità di trattamento nei confronti degli
attuali renitenti rispetto ai disertori della guerra in
Vietnam è giustificata da alcuni con la mancanza
della coscrizione obbligatoria. A differenza di conflitti
combattuti nel passato, nessuna lettera di chiamata
alle armi è stata recapitata a chi ha preso parte volontariamente
alle “guerre del terrore”. Infatti, i racconti
riportati in queste pagine hanno tutti inizio con
l’esercizio del libero arbitrio; formalmente, nessuna
recluta è stata obbligata ad entrare nell’esercito.
Eppure chi testimonia afferma, col senno di poi,
che quelle scelte sono state il frutto di un indottrinamento
pervasivo. Ce lo dicono i loro racconti sulla difficoltà
di una eradicazione della dottrina patriottica e
militarista a cui sono stati sottoposti sin da bambini
tramite scuola-tv-famiglia, ce lo confermano i dati
sulle spese sostenute per la propaganda militare.
Sappiamo, per esempio, che nel 2005 l’esercito
degli Stati Uniti si è trovato di fronte ad una crisi
di reclutamento. Il numero di nuovi arrivi risultava
al di sotto dell’obiettivo da raggiungere. Per uscire
dall’intoppo, sono stati spesi milioni di dollari
in pubblicità, eventi pubblici sponsorizzati, video
games, serie tv, stand nelle scuole, siti web, messaggi
sui cellulari. Insieme alle pubblicità, sono aumentate
anche le promesse; bonus più alti, ingaggi
più corti, future borse di studio per il college, assicurazione
medica garantita per tutta la famiglia.
Una campagna di marketing massiccia che secondo
alcune stime è costata 10mila dollari per ogni
nuova recluta, senza contare le migliaia di dollari
di buona-entrata (diversa a seconda dell’arma, ma
comunque cospicua).
Alla guerra con il marketing
L’efficacia di un tale programma di propaganda è
verificabile con l’osservazione dei dati; quattro anni
di sforzi in marketing e convincimento e scopriamo
che l’anno 2009 ha registrato un boom di arruolamenti,
complice anche la crisi economica.
Le testimonianze riportate nelle prossime pagine
riferiscono con quali effetti propaganda, promesse e
difficoltà economiche agiscano in un ambiente fortemente
militarista e patriottico quale quello statunitense.
Un mix di fattori che ha reso difficile lo sbocciare
di un sentimento anti-militarista, facilitando
invece un’adesione generalizzata alle guerre.
Ciò che, in queste pagine, raccontano i renitenti,
gli obiettori e i disertori è che la disinformazione, la
povertà e l’indottrinamento rendono il terreno fertile
alle guerre. Lungi dal trovare un’attenuante rispetto
alle azioni compiute da chi ha scelto di partire
per il fronte, siamo però di fronte a fatti che è bene
raccontare. Conoscere i meccanismi che concorrono
all’adesione incondizionata alle guerre è infatti utile
a tutti coloro che si battono per l’eradicazione dei
sentimenti militaristi.
Poiché solo capendo in che modo attecchisce il
bellicismo è possibile trovare la maniera per depotenziarlo
e, infine, estirparlo.
Carlotta Pedrazzini
ECCO IL SOMMARIO di «A» 405, UN NUMERO DAVVERO BELLO… COME SEMPRE DEL RESTO
Sommario A 405 (marzo 2016)
7 la redazione
ALLE LETTRICI, AI LETTORI
8 Sergio Staino
PENSIER LIBERO
9 Andrea Papi
SOCIETÀ/La sinistra e l’emancipazione
11 Alberto “Abo” Di Monte
ECOLOGIA/Che aria tira
13 Tiziano Cardosi
GRANDI OPERE.1/TAV Firenze, un tunnel di problemi
FATTI&MISFATTI
18 Gerry Ferrara
La terra è di chi la canta/Dal Sannio, i Sancto Ianne
19 Franco Bertolucci
Pisa/In ricordo di Alessandro Marianellii
20 Giovanni D’Ippolito
Calabria/In ricordo di Antonio De Rose
21 Paolo Pasi
LETTERE DAL FUTURO/L’elettromutanda
22 * * *
TAMTAM/I comunicati
25 Santo Barezini
LETTERA DA NEW YORK.5/Stato di polizia
29 Marco Pandin
MUSICA & IDEE/Ta-pum
31 Alessio Lega
…E COMPAGNIA CANTANTE/
Le estensioni del Club Tenco. Uomini, opere, giorni.
34 * * *
37 ANNI FA/“A” 73
35 Francesca Palazzi Arduini
CONTROSSERVATORIO GIUBILEO/
Ti perdono, per Dio
37 DISERZIONE/Voltare le spalle alla guerra
38 Carlotta Pedrazzini
Disinformati e arruolati
40 DIETROFRONT!
40 Brad McCall
Ma io non sono come loro
41 Kimberly Rivera
L’indottrinamento tra i banchi di scuola
43 Robin Long
Una famiglia di militari e un destino già segnato
44 André Shepherd
Tutto ciò che non sapevo
45 Matt Mishler
La guerra non è un videogame
45 Samantha Schutz
Niente giornalismo, solo propaganda
46 Brandon Hughey
Diserzione. Unica scelta possibile
48 IO LA PENSO COSÌ
48 Silvia Papi
L’ignoranza, spartiacque tra ricchi e poveri
49 Santo Barezini
Ma non criticano l’esistenza degli eserciti
50 Agostino Manni
Storie praticamente identiche
52 Andrea Papi
Disertare non solo il militarismo, ma anche…
53 Andrea Staid
ANTROPOLOGIA E PENSIERO LIBERTARIO/
Comprendere le migrazioni
55 CARRARA/La voce della memoria
56 Archivio Germinal Carrara
Cantare la lotta alla guerra e al fascismo
58 Veronica Bazzichi
Carrara, sul 12 dicembre 2015
61 Marco Giusfredi
LA BUONA STAMPA
62 Valeria De Paoli
SENZA CONFINI / Ande, le guardiane dei semi
66 Assemblea delle comunarde di Urupia
AGRICOLTURA/Parassiti e profitti
RASSEGNA LIBERTARIA
71 Silvestro Livolsi
New York 1911/Quelle 126 donne (quasi tutte siciliane) morte tra le fiamme
72 Silvia Papi
Donne/Auspicando la fine del patriarcato
73 Claudia Ceretto
Libero e non-benpensante/
Un racconto (erotico) di formazione
74 Paola Pronini Medici
Cinema sociale/Un posto nel mondo
75 Renato Foschi
Combattere l’inferno / Storia degli psichiatri che sconfissero i manicomi
76 Daniele Barbieri
Nordest, Occidente e altre allucinazioni/ Prima (e terza?) guerra mondiale
77 Franco Bunuga
Pablo Echaurren e l’arte contro/“Make art not Money”
79 Marta Becco
Mangiare e bere/Il gusto ribelle per la vita
80 Pasquale Iuso
Anarchici italiani / All’attenzione della polizia
81 Claudia Piccinelli
Parkinson / Non compassione, ma aiuto per l’autonomia (possibile)
83 Costantino Paonessa
STORIA/Ma quali anarchici d’Egitto!
87 Felice Accame
À NOUS LA LIBERTÉ/Due obiezioni di coscienza, anzi tre
89 Vincenzo Consolo
INTERVISTA/Un incontro con Licia Pinelli (1971)
93 Francesco Codello
ETICA/Perché siamo anarchici (e tanti altri no?)
95 Giulio Spiazzi
PEDAGOGIA LIBERTARIA/Un arcipelago di esperienze
96 Le scuole in libertà
101 Uno sguardo pubblico
106 Carmelo Musumeci
9999 FINE PENA: MAI/Le carceri minorili? Abolirle
106 Carlotta Pedrazzini
Ragazzi, fuori! Un report sulla situazione italiana
108 Nicoletta Vallorani
LA GUIDA APACHE/Il tempo dei padri
109 ANARCHICI/Ettore Molinari
109 Giorgio Mangini
La scienza per l’anarchia
113 Franco Bertolucci
Ettore Molinari. Chi?
CASELLA POSTALE 17120
119 Silvia Papi
Un’idea è soltanto un’idea
120 Raúl Zecca Castel
Dibattito Isis.2/Alcune riflessioni su Islam, terrorismo e Occidente
122 Monica Giorgi
Anarchia, letteratura e le mistiche
123 * * *
I NOSTRI FONDI NERI/
Sottoscrizioni e abbonamenti sostenitori
124 Roberto Ambrosoli
ANARCHIK/Guerra e pace
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