Economia politica e disuguaglianze in America latina

Recensione al libro edito da Clacso (Consejo Latinoamericano de Ciencias Sociales) e dedicato ad analizzare il nesso tra la produzione della ricchezza e lo sviluppo della democrazia in un contesto in cui il neoliberismo ha preso piede grazie ai regimi militari sorti negli anni Settanta del secolo scorso.

di David Lifodi (*)

La economía política de la desigualdad en América Latina y el Caribe. El ciclo neoliberal y el giro a la izquierda è un ampio lavoro edito da Clacso (Consejo Latinoamericano de Ciencias Sociales) e dedicato ad analizzare il nesso tra la produzione della ricchezza e lo sviluppo della democrazia in un contesto in cui il neoliberismo ha preso piede grazie ai regimi militari sorti negli anni Settanta del secolo scorso nel continente latinoamericano per poi consolidarsi, in un secondo momento, con l’ingombrante presenza di governi autoritari che hanno contribuito a far compiere dei pericolosi passi indietro sul tema dei diritti, tanto da esprimere delle forme politiche non troppo distanti dal fascismo.

In paesi come Argentina, Brasile, Cile e Colombia, le grandi megalopoli si sono trasformate rapidamente in territori dove il modello capitalista si è espanso più in profondità approfittando della costante migrazione dalle campagne alle città che, unita all’arrivo di flussi sempre più massicci di persone provenienti da altri paesi della regione, ha finito per generare pericolosi conflitti tra poveri nelle periferie urbane in continua crescita.

Gli analisti del progetto politico Telar – Territorios Latinoamericanos en Resistencia, di cui fanno parte il Frente Popular Darío Santillán (Argentina), il Movimiento de pobladores UKAMAU (Cile), i Sem techo (Brasile) e il Congreso de los Pueblos (Colombia), tra coloro che hanno contribuito maggiormente a questo lavoro, sono partiti dallo sviluppo diseguale provocato dal neoliberismo combinato con il potere delle élites locali, costrette comunque a confrontarsi, e scontrarsi, con le lotte sociali e democratiche delle organizzazioni popolari.

Proprio quest’ultime, insieme ai governi progressisti dei primi anni Duemila, riuscirono a rimandare al mittente l’Alca, l’Alianza de Libre Comercio de las Américas che, nel 2005, rischiava di trasformare l’America latina in una gigantesca area di libero scambio che avrebbe fatto la felicità di Washington prima della crisi economica del 2008, da cui ne scaturì un periodo di violenza politica e istituzionale contro i movimenti sociali e i partiti di sinistra.

Prima i colpi di stato contro Zelaya (Honduras), Lugo (Paraguay) e Rousseff (Brasile) e, successivamente, una nuova egemonia neoliberale con presidenti quali Macri, Temer e successivamente Bolsonaro, Piñera e il duqueuribismo (Santos e Duque), hanno caratterizzato un fase storica di restaurazione sancita, tra le altre cose, dalla nascita di Stati corporativisti e paramilitari in paesi come Ecuador ed El Salvador e da forme di disuguaglianza strutturale combinate con colonialismo, estrattivismo, controllo sociale e patriarcato.

È su nuove relazioni di potere e sulla redistribuzione della ricchezza che scommettono movimenti sociali e governi progressisti per contrapporsi alla teoria fondata sulla possibilità che i paesi ritenuti poveri possano raggiungere lo sviluppo allineandosi e percorrendo la stessa strada dei paesi sviluppati, i quali hanno seguito le politiche di aggiustamento macroeconomico del Fondo monetario internazionale creando però enormi disuguaglianze sociali.

Il copione di fondo, impostato sulla sottomissione ai paesi del nord globale che si identificano nel potere finanziario occidentale, pretende di cancellare i diritti del lavoro e di rapinare quelle risorse naturali di cui l’America latina è ricca per riprodurre quel sistema di accumulazione da cui è derivato il rafforzamento delle destre all’insegna di quelle asimmetrie economiche che da sempre contraddistinguono la regione sudamericana.

La economía política de la desigualdad en América Latina y el Caribe. El ciclo neoliberal y el giro a la izquierda

AA.VV

Consejo Latinoamericano de Ciencias Sociales, 2025

Pagg. 400

Scaricabile gratuitamente in formato digitale da libreria.clacso.org

(*) Recensione pubblicata sull’edizione di luglio 2025 di Le monde diplomatique/il manifesto

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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