«Eden» di Stanislaw Lem torna in edicola ma…

affrettatevi che poi sparisce. Daniele Barbieri fa i conti – in tre tempi – con la «nuova traduzione integrale» di un romanzo importante e del suo autore «razionalista ironico» più mooooolto altro.

1 – Buongiorno, sono il signor Lem-Solaris

Il libro più celebre del polacco (anagraficamente) Stanislaw Lem è «Solaris» del 1961 e  quella storia generò due film tanto strombazzati quanto agli antipodi.

Il primo nel 1972 è di Andrej Tarkovskij, un sovietico che ebbe molti scontri con l’estetica (burocratica) del realismo “socialista”. Fra lodi e censure, silenzi e accuse, fece pochi film. Nel 1982 festeggiò i 50 anni da esule in Italia e quattro anni dopo morì. Gli è stato dedicato «l’asteroide 3345 Tarkovskij».

Nella colonna sonora di Ėduard Nikolaevič Artem’ev di quel primo «Solaris» ricorre un adattamento di Johann Sebastian Bach ma gli effetti erano di un sintetizzatore fotoelettrico sovietico (un “cugino” dell’occidentale Moog: all’epoca la gara fra le due superpotenze era ovunque: dallo spazio alle vibrazioni).

Lanciato – parole del tutto insensate – come “risposta della cinematografia sovietica a 2001: Odissea nello spazio” il film apparve in Italia nel 1974. Come spiega Wikipedia: «mutilato dei primi 40 minuti, stravolgendone i dialoghi ed i profili dei personaggi, tutto deciso dalla casa di distribuzione italiana senza consultare il regista, onde snellire il film per fini di cassetta». Nonostante le proteste del regista quel «Solaris» italianizzato ottenne consensi di pubblico e di critica.

E’ un filmone statunitense il secondo «Solaris»: arriva nel 2002 da Steven Soderbergh che lo definisce un “adattamento”. A mio giudizio un film orribile, senza il coraggio di scegliere uno stile: finge di essere un prodotto culturale ma punta alla cassetta ricorrendo a mezzucci. Così dalla storia sparisce l’Oceano “pensante” ma spunta un sacco d’amore. Mostrare il culo nudo di George Clooney basterà per conquistare il pubblico?

Chi ha letto «Solaris» e/o visto i film 1-2 ancora litiga con zii, cugine e posteggiatori part-time sui significati. Ma per la critica italiana, sempre più pigra, comunque il gioco è fatto: staˈɲiswaf ˈlɛm è un tipo strano ma Stanisław Herman Lem è «Solaris» e così sarà … per sempre.

2 – Buongiorno, sono ancora Lem: e se mi chiamaste Eden?

Per sempre un solo libro? Macché, è uomo di cambiamenti Lem, come la Leopoli dove è nato: che nel 1921 era polacca, oggi ucraina, domani chissà.

Una verifica? Visto che costa solo 6,90 euri (per 284 pagine) sarebbe il caso di andare in edicola – entro novembre – e prendere «Eden» di Lem nella «nuova traduzione integrale» di Lorenzo Pompeo per Urania Collezione. A seguire un ottimo approfondimento di Salvatore Proietti su «Stanislaw Lem, il razionalista ironico» ma anche filosofo, cibernetico, giocatore dell’assurdo, futurologo, antropologo dissidente, recensore di libri inesistenti, gatto-e-topo con la censura polacca e cantore della bellezza “universale”… nonostante tutto.

Il romanzo «Eden» era già apparso su Urania (collana Classici 235 del 1996) nella traduzione di Vilma Costantini.

Dopo la seconda lettura mi sono imposto di cancellare «Cosaris» (o come si chiama) dalla mia testa e di giudicare «Eden» senza fare paragoni. Un romanzo complicato? A volte. Discontinuo? Certamente. Difficile da tradurre? A fiuto direi di sì. Ma qualsiasi difettuccio vogliate trovare io credo che leggerlo è d’obbligo. Perchè è – a mia conoscenza – uno dei pochissimi romanzi che dà un senso al gioco infinito di «potrebbe sembrare che le cose siano andate così ma…». E soprattutto può scompigliare le ipotesi con un netto: «Siamo uomini, facciamo associazioni e comprendiamo sewcondo le modalità terrestri e per questo motivo possiamo commettere gravi errori, quando concepiamo fenomeni estranei secondo i nostri princìpi di verità, inquadrando cioè determinati fatti dentro schemi che ci portiamo dietro dalla Terra».

Fantascienza, no?

Però, perom-pompero-però. La frase precedente mi sa che mio cugino (quello scettico: Homo Barbix detto “mescola”) potrebbe riproporvela così: «Siamo europei, facciamo associazioni e comprendiamo secondo le nostre modalità e per questo motivo possiamo commettere gravi errori, quando concepiamo fenomeni estranei secondo i nostri princìpi di verità, inquadrando cioè determinati fatti dentro schemi che ci portiamo dietro». Oppure così: «Siamo maschi, facciamo associazioni e comprendiamo secondo le modalità di “ometti” e per questo motivo commettiamo gravi errori, quando concepiamo fenomeni estranei secondo i nostri princìpi di verità, inquadrando cioè determinati fatti dentro schemi che ci portiamo dietro dalla centralità “del cazzo”…».

Stiamo cambiando discorso? Sì e no.

Non raccontando trame potrei cavarmela a “ingolosirvi” (spero) con qualche citazione di «Eden»: sul primo contatto (presunto?); sugli «spermatozoi meccanici»; sulle bestie muta-forma (forse); sul «non c’era un minimo di senso»; e sul «per dominare il mondo prima lo devi nominare».

A proposito del “primo incontro” (con l’alienità) Lem riassume qui le «tre possibili opzioni» (classiche che più non si può): «tentare di stabilire un contatto; provare ad attaccarli; oppure farsi prendere dal panico». Forse quattro perchè subito dopo aggiunge: «ci sarebbe anche un quarta possibilità: l’indifferenza totale». Ma se vai ad esplorare lo spazio con un razzo probabilmente la filosofia zen non rientra nelle tue simpatie e/o capacità.

3 -Sempre buongiorno: ma se io (Lem) fossi Pirx?

Così questo «Eden» precede di due anni «Solaris». Ma se appena occhieggiate potrete vedere che Lem ha scritto molto e che – fra Editori Riuniti, Urania/Mondadori e altri – tanto è stato tradotto in italiano. Qualche recensione o segnalazione c’è anche in “bottega” ma sinceramente è poco. E c’è da chiedersi perchè. Prima ipotesi (da verificare): se fai il filosofo il nostro Stanislaw è troppo fantascientifico e ti spiazza; se invece ami “il pilota Pirx” con viaggi spaziali e alieni beh staˈɲiswaf ˈlɛm incasina in labirinti intellettuali. Io colpevolmente non ho letto la raccolta «Micromondi» (tradotta anche da noi). Mentre «Golem XIV» del 1981 – in italiano Editrice Il Sirente, 2017 – mi è parso troppo complicato. Qui mi fermo ma in “bottega” cfr La grandezza di Stanislaw Lem e… (di Alberto Mittone) e Stanislaw Lem: viaggio nel pianeta del silenzio (di Gennaro Serio) ma anche #SolarisWeek: dal 21 al 28 settembre su YouTube! (di Riccardo Dal Ferro) e due romanzi, se vuoi, di fantascienza (di Franz).

RIPENSANDO ALLE DATAZIONI

Come sarebbe a dire che sul calendario oggi è mercoledì? Queta recensione doveva uscire di “Marte-dì” come capita per fantascienza e dintorni? Protesto sdegnato con questa confusione; diciamocelo non è più il Kronos di una volta. O forse… si muove in coerenza con i dubbi di Lem.

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

Un commento

  • Pierluigi Pedretti

    La Bottega fa il suo mestiere.
    Grazie
    P.S.
    Il bicorpo a un tratto rilassò il torso, chiuse gli occhi e si accasciò sul cuscino stendendo contemporaneamente le piccole dita nodose di entrambe le mani in modo strano. (p.230).

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