Effetti collaterali climatici/5

Come la spesa militare accelera la crisi climatica.
di Mark Akkerman, Deborah Burton, Nick Buxton, Ho-Chih Lin, Muhammed Al-Kashef, Wendela de Vries

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Gli ostacoli alla riduzione delle emissioni

I frequenti riferimenti alle emissioni “zero netto” suscitano allarme circa la possibilità che i militari possano realmente ridurre le emissioni contemporaneamente all’aumento dei bilanci. Come molti scienziati del clima hanno notato, i piani per lo zero netto si basano su ipotesi errate secondo cui le emissioni in un settore – in questo caso, ad esempio, il vasto uso di benzina da parte dei caccia – possono essere bilanciate attraverso “pozzi carbonio”, come le foreste o i progetti di cattura del carbonio. Ma le tecnologie per la cattura del carbonio non esistono su larga scala, e la terra necessaria per i pozzi di carbonio richiederebbe fino all’80% dei terreni coltivati, cosa che in un momento di scarsità alimentare è chiaramente insostenibile.

Come hanno sostenuto tre eminenti scienziati del clima, lo zero netto si basa su una “fantasia” per evitare decisioni difficili sulla riduzione delle emissioni di carbonio, “guidata dalla necessità di proteggere il “business as usual”, non il clima’.94 
La maggior parte delle dichiarazioni degli ambienti militari sull’azione per il clima cita esempi di sostituzione dei combustibili fossili nelle basi militari mediante misure di efficienza energetico, elettrificazione e produzione di energia rinnovabile in loco. Viene inoltre proposta la produzione nucleare in loco, basata su reattori modulari di piccole dimensioni, noti come 26 RMS, in particolare per basi militari in località remote.95

Questi [piccoli reattori] potrebbero, tuttavia, produrre rifiuti fino a 30 volte in più rispetto alle centrali nucleari convenzionali, che li renderebbero più costosi e creando problemi di stoccaggio e proliferazione nucleare.96 Le misure di riduzione delle emissioni sugli impianti e sulle basi militari sono azioni relativamente facili. Il principale ostacolo al raggiungimento di un reale obiettivo “net zero” è che la maggior parte delle emissioni militari proviene dalla mobilità e dalle attrezzature utilizzate nelle operazioni e nelle esercitazioni, che in alcuni casi rappresentano fino al 75% del consumo totale di energia militare 97, di cui circa il 70% è costituito dal carburante per gli aerei, seguito dal carburante per la propulsione navale e, in misura minore, dai veicoli terrestri.98

Le nuove generazioni di sistemi d’arma sono ancora più inquinanti, come i caccia F-35A che consumano circa 5.600 litri di carburante per ogni ora di volo, rispetto ai 3.500 litri del motore F-16.99
Poiché i sistemi militari hanno una durata di vita compresa tra 30 e 40 anni, ciò significa legarsi a sistemi molto inquinanti per molti anni a venire. I settori militare e civile si trovano ad affrontare gli stessi problemi: le alternative alla propulsione dei combustibili fossili sono limitate, costose o insostenibili,100 e molte richiedono anche importanti modifiche alle infrastrutture e alle attrezzature. Inoltre, i combustibili fossili liquidi, come il diesel e la benzina, hanno un’alta densità di energia, il che significa molta energia in relazione al volume e al peso. Altre fonti di carburante potrebbero comportare compromessi su velocità, agilità o spazio per il personale e gli armamenti nelle piattaforme militari e nei sistemi d’arma.101

Ci sono tentativi di cercare fonti di carburante diverse, come carburanti liquidi alternativi, biocarburanti o combustibili sintetici, che non richiedano motori o sistemi di rifornimento completamente nuovi. Il problema è la disponibilità; la produzione è ancora limitata e anche la domanda civile è in aumento. Inoltre, la produzione di biocarburanti su larga scala basata sulle piantagioni è tutt’altro che sostenibile.
È dannosa per la biodiversità, è stata associata a sgomberi di popolazione e violenze in molte regioni, minaccia i mezzi di sussistenza locali e compete con la coltivazione di colture alimentari.
102

L’idrogeno è un’altra fonte potenziale di energia, ma è sostenibile solo se generato da fonti rinnovabili e ha notevoli costi ambientali come l’uso molto elevato di acqua.103 Anche l’elettrificazione è in fase di studio. Alla fiera delle armi Eurosatory del 2022, ad esempio, sono stati esposti diversi veicoli corazzati ibridi o elettrici basati sulla tecnologia delle auto civili.104
Ma difficoltà nella ricarica durante le operazioni probabilmente significherà sistemi ibridi o l’uso di idrogeno. Ancora una volta i militari sono in competizione con la domanda civile. Per il prossimo futuro (cioè il breve tempo a disposizione per mantenere il pianeta al di sotto dell’aumento concordato di 1,5 ºC) potrebbe non esserci abbastanza elettricità rinnovabile per soddisfare tutte le richieste civili e militari. Una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra sufficiente a mantenere il pianeta sicuro richiederà una riduzione della domanda di energia, in particolare per le nazioni più ricche, e la fornitura di energia rinnovabile accessibile a coloro che ne sono privi – un obiettivo in contrasto con l’aumento della spesa militare.

 

Gli obiettivi militari sono al di sopra degli obiettivi climatici

Nonostante i suoi annunci climatici, la NATO rimane un’alleanza militare e quindi dà apertamente la priorità agli interessi militari rispetto agli obiettivi climatici. Per la NATO, gli interessi di sicurezza strategica nazionale sono fondamentali anche di fronte a un’emergenza climatica globale.
Non possiamo compromettere la nostra efficacia militare’, dice il Segretario Generale della NATO Jan Stoltenberg. “[L’obbiettivo della] NATO è di preservare la pace attraverso una dissuasione e difesa credibile. Niente è più importante. Se non riusciamo a preservare la pace, non riusciremo a combattere il cambiamento climatico”. 105
Le sue osservazioni sono state riprese dal segretario americano dell’Air Force, Frank Kendall, alla presentazione del piano di azione per il clima dell’Air Force nell’ottobre 2022: “Non compiamo errori – la missione del dipartimento rimane quella di volare, combattere, e vincere, sempre e ovunque. Siamo concentrati sulla modernizzazione ed il miglioramento della nostra postura operativa rispetto alla nostra sfida continua: la Cina. Rimaniamo pronti a rispondere e a raggiungere il dominio dell’aria e dello spazio quando e dove la nazione abbia bisogno di noi”.106

In effetti, la subordinazione del clima agli obiettivi militari è stata resa molto chiara quando, nel dicembre 2021, l’amministrazione Biden ha emesso un ordine esecutivo che incarica le agenzie federali di ‘guidare la nazione su un percorso fermo per le emissioni zero netto entro il 2050‘, esentando ancora le agenzie della sicurezza nazionale. In particolare, l’ordine ha dichiarato, “Nella misura del possibile e senza compromettere la sicurezza nazionale, ogni agenzia si sforza di rispettare le finalità, gli obiettivi e le misure di attuazione in questo ordine”. 107
Di conseguenza, gran parte dei tentativi ‘verdi’ del settore militare rimangono incentrati sul miglioramento dell’efficacia militare. La riduzione dell’uso di combustibili fossili è principalmente guidata dalla riduzione della vulnerabilità delle forze armate [derivante] dalla dipendenza dai combustibili, piuttosto che dall’affrontare il cambiamento climatico. Tra il 2003 e il 2007, si stima che 3.000 soldati statunitensi siano stati uccisi o feriti in attacchi a convogli di rifornimento di carburante a basi remote in Afghanistan e Iraq. 108

Allo stesso modo, l’intensificarsi dell’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 ha scoperto i costi della dipendenza dal carburante, quando la sua marcia verso Kiev è stata bloccata in parte dagli ostacoli all’approvvigionamento di carburante. La guerra contro l’Ucraina ha dimostrato che gli obiettivi climatici vengono rapidamente abbandonati di fronte agli obiettivi militari. Le spese militari e le vendite di armi sono cresciute, senza considerare i costi climatici.109 Solo nel 2022, sono stati ordinati 476 F-35, che sono i caccia maggiormente tracannatori di gas: 24 per la Repubblica Ceca, altri sei per i Paesi Bassi, 35 per la Germania, 36 per la Svizzera e 375 per gli Stati Uniti. Nel giugno 2022 il Parlamento Europeo ha risposto al European External Action Service che la road map su cambiamenti e difesa è una pia illusione quando “sottolinea che un aumento della spesa per la difesa dovrebbe, tenendo presente la necessità il mantenimento del livello di ambizione dei nostri eserciti, evitare di portare ad un aumento delle emissioni (…)”.110

In un contesto più ampio, è impossibile scindere le forze armate più potenti del mondo dal loro ruolo centrale nell’attuale economia dei combustibili fossili e, più in generale, di un sistema di produzione e consumo insostenibile, né dagli obiettivi imperiali di mantenere il dominio sulle regioni del globo.
Fin dai tempi coloniali, il ruolo primario dei militari in alcune nazioni europee e negli Stati Uniti, oltre che la difesa, è stato quello di garantire o mantenere l’accesso alle materie prime strategiche e di controllare le rotte marittime e di approvvigionamento, con la forza o la minaccia della forza. 
Esempi della storia del dopoguerra includono il rovesciamento del governo di Mosaddeq in Iran, sponsorizzato dagli Stati Uniti e dagli inglesi, dopo la nazionalizzazione della Anglo-Iranian Oil Company, e il rovesciamento del dittatore iracheno Saddam Hussein nel 2003.
La protezione degli interessi occidentali è anche esternalizzata alle forze armate dei governi di paesi terzi attraverso le forniture di armi. Le vendite di armi garantiscono fedeltà a lungo termine in quanto creano dipendenze per aggiornamenti, ricambi e formazione. Un ulteriore vantaggio è che i governi occidentali possono procedere con le loro spese sui combustibili fossili grazie ai profitti delle esportazioni di armi.
111

Paesi ricchi di petrolio come l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e l’Algeria, sono in cima alla lista delle esportazioni di armi occidentali, così come l’Egitto che controlla il Canale di Suez, la rotta marittima più veloce tra l’Asia e l’Europa, attraverso la quale si muove circa il 15% del traffico marittimo globale.112 Per decenni l’Egitto è stato uno dei maggiori destinatari dello US Foreign Military Financing (FMF), ricevendo 1,3 miliardi di dollari all’anno tra il 1987 e il 2019, circa il 25% di tutti i FMF annuali degli Stati Uniti in tutto il mondo.113 
L’Egitto è tra i primi 10 importatori di armi, con un totale di acquisti equivalente a $22bn tra il 2010 e 2020.
114 Vedi lo studio specifico sull’Egitto qui.

Nonostante la recente attenzione alle questioni climatiche, è interessante notare che la maggiore ambizione dello “Strategic Concept 2022” della NATO non sia quella di rispondere alla crisi climatica, ma piuttosto di mantenere l’egemonia a guida statunitense.115
Si riferisce alla lotta contro la Russia, la “minaccia più significativa e diretta alla sicurezza degli Alleati e alla pace e alla stabilità nella zona euro-atlantica” e contro la Cina, un ”concorrente sistemico” che “cerca di controllare i settori tecnologici e industriali chiave, le infrastrutture critiche, e i materiali strategici e le filiere”.

La descrizione della NATO della Cina fa eco agli obiettivi dichiarati nel suo Strategic Concept del 2010, rivolti a “sviluppare la capacità di contribuire alla sicurezza energetica, compresa la protezione delle infrastrutture energetiche critiche e delle aree e linee di transito, la cooperazione con i partners, le consultazioni tra Alleati sulla base di valutazioni strategiche e piani di emergenza”. 116

Solo nel caso della NATO tutto ciò viene chiamato ‘protezione’ e ‘sicurezza’, mentre nel caso della Cina è volontà di controllo’. La sicurezza climatica, dove viene menzionata, è analogamente impostata in termini di controllo strategico, un “moltiplicatore di minacce” che influenzerà gli interessi della sicurezza nazionale. In effetti, gran parte della pianificazione militare legata al clima degli alleati della NATO si occupa di garantire che le loro forze possano operare in un contesto di innalzamento del livello del mare e di eventi meteorologici estremi.

La NATO ha bisogno di una migliore comprensione e adattamento al cambiamento climatico, secondo Stoltenberg perché esso “influisce profondamente sull’ambiente in cui operano le nostre donne e i nostri uomini”.117 L’adattamento alla NATO significa anche cogliere l’opportunità: sta estendendo la sua presenza militare nell’Artico, dove la calotta di ghiaccio in fusione apre nuove opzioni per l’estrazione di materie prime e di elementi di terre rare. Le forze armate stanno anche svolgendo un ruolo crescente nel soccorso in caso di disastri dopo inondazioni e tempeste, militarizzando compiti che potrebbero essere svolti dalle autorità civili. Assieme ad una crescente militarizzazione delle frontiere,118 questo crea il rischio che le forze armate siano sempre più coinvolte nella gestione delle popolazioni con l’escalation dei disastri climatici.

Tutto ciò indica come le forze armate della NATO abbiano aumentato la propria impronta di carbonio, in termini di spesa, infrastrutture ed emissioni. Suggerisce anche una crescente militarizzazione del mondo e rivalità interstatale in un momento in cui la crisi climatica richiede una cooperazione globale. Come ha sottolineato Lindsay Koshgarian, direttrice del programma del National Priorities Project: “Non esiste un’egemonia militare globale sostenibile”.119

(5.Continua)

* Traduzione di Ecor.Network


Climate Collateral: How military spending accelerates climate breakdown
Mark Akkerman, Deborah Burton, Nick Buxton, Ho-Chih Lin, Muhammed Al-Kashef, Wendela de Vries
Transnational Institute (TNI), Stop Wapenhandel, Tipping Point North South, Global Campaign on Military Spending (GCOMS) – November 2022 – 48 pp.

Download:


 


Immagini:

a) F35 di Airwolfhound

b) F35 di Airwolfhound

c) NATO OTAN Insignia by Jetijones

d) NATO OTAN Insignia by
M103 Heavy Tank Prototype by Armchair Aviator


Note:

94 Dyke, J., Watson, R. and Knorr, W., Climate scientists: concept of net zero is a dangerous trap, The Conversation, 2022.

95 US Army, United States Army Climate strategy, 2022.

96 Small modular reactors may produce far more nuclearwaste, study says, Bloomberg, 30/05/22.

97 Ministry of Defence France (2022), op. cit.

98 Crawford, N. C. (2019), op. cit.

99 Stream News, Norway worries that F-35 pollutes the environment, 18 ottobre 2019.

100 Asher, F., The mirage of zero-emissions flying, Responsible Science, April 2022.

101 International Military Center for Climate and Security, The World Climate and Security Report 2022: Decarbonized Defense – Combating Climate Change and Increasing Operational Effectiveness with Clean Military Power, The Need for Clean Military Power in the Age of Climate Change, 2022.

102 Friends of the Earth, 4 Reasons biofuels aren’t the answer to climate change, 14 settembre 2017.

103 Barnard, M., Assessing EU plans to import hydrogen from North Africa: The cases of Morocco, Algeria and Egypt, Transational Institute/Corporate European Observatory, 17 maggio 2022.

104 Machi, V., Vehicle makers court armed forces with hybrid, electric rides. Defense News Luglio 2022, pp 14–15.

105 Stoltenberg J. (2022) Op.cit.

106 US Air Force Department of the Air Force rolls out plan addressing climate change, 5 ottobre 2022.

107 Crawford N.C., US army plan to combat climate change lacks the fighting spirit, Bulletin of Atomic Scientist, 17 marzo 2022.

108 Rosenthal E., U.S. military orders less dependence on fossil fuels, The New York Times, 4 ottobre 2010.

109 Echols, C., US foreign arms sales spike to nearly 20b in the dogdays of summer, Responsible statecraft, 10 agosto 2022.

110 European Parliament, European Parliament resolution of 7 June 2022 on the EEAS’s Climate Change and Defence Roadmap.

111 Wearing D., AngloArabia. Why Gulf Wealth Matters to Britain, Cambridge: Polity, 2018.

112 Reuters Staff, Factbox – The Suez Canal: a vital oil transit route with an ancient history, 26 marzo 2021.

113 Hartung, W.D., Binder S., U.S. Security assistance to Egypt – Examining the Return on Investment, Project on Middle East Democracy and Center for International Policy, 2020.

114 Uddin, R., Britain, the Middle East and arms sales: A breakdown, Middle East Eye, 7 ottobre 2020.

115 NATO, Strategic Concept 2022.

116 NATO, Active Engagement, Modern Defence. Strategic Concept For the Defence and Security of The Members of the North Atlantic Treaty Organisation Adopted by Heads of State and Government at the NATO Summit in Lisbon, 2010.

117 Stoltenberg J. (2022), op.cit.

118 TNI, Border Wars The arms dealers profiting from Europe’s refugee tragedy, 4 luglio 2016.

119 Kitchlew, I., Is super-polluting Pentagon’s climate plan just “military-grade greenwash”?, The Guardian, 10 marzo 2022.

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alexik

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