First Love

First Love

Marco D’Agostin

di Susanna Sinigaglia

Ovvero, quando la danza incontra lo sci formando una bella coppia. E guardate il video.

Vorrei innanzitutto ringraziare chi mi ha consigliato di andare a vedere questo lavoro di Marco D’Agostin, magnificamente interpretato.

Prima dell’entrata in sala, ci distribuiscono una busta grigio perla e ci invitano ad aprirla una volta accomodati in poltrona. Contiene la foto sorridente di un bambino accanto a una signora bionda anche lei sorridente. Dietro la foto, c’è un’annotazione scritta con grafia infantile:

1995, passo croce d’aune, belluno

io e stefania belmondo dopo una gara

io sono arrivato diciannovesimo

è la prima volta che la incontro!

 

Sotto c’è anche la versione in inglese, scritta dallo stesso bambino.

Marco d’Agostin, da piccolo, amava moltissimo lo sci e a questa sua passione rimanda il titolo che, quasi sicuramente, si riferisce anche all’infatuazione per l’atleta. E infatti la performance è la reinterpretazione, in forma di cronaca sportiva in diretta, della più celebre gara della campionessa piemontese di sci di fondo Stefania Belmondo, la 15 km a tecnica libera delle Olimpiadi di Salt Lake City 2002 che le procurò l’oro al termine di una formidabile rimonta.

Il racconto è avvincente. Marco D’Agostin inizia adagio, fotografa l’attesa prima della partenza indicando il nome delle altre atlete in gara fra cui le russe Larisa Lazutina e Yuliya Chepalova, le italiane Gabriella Paruzzi e Sabina Valbusa, la ceca Katerina Neumannova.

Poi arriva il via e il disegno della scena comincia a comporsi davanti ai nostri occhi. Possiamo immaginare-vedere le sciatrici che si slanciano lungo la pista rincorrendosi ancora senza fretta ma stando attente a mantenere il passo. Man mano che le atlete sfrecciano sugli sci la cronaca si fa più concitata, e il performer accompagna il suo racconto muovendosi come se anche lui avesse ai piedi gli sci, dondolandosi da un lato all’altro. Adesso inizia la contesa, la tensione cresce e il movimento di D’Agostin accelera sincronicamente; sembra che le russe abbiano la meglio sulle altre mentre le italiane le tallonano senza perdere troppo terreno.

In arrivo alla salita decisiva prima del traguardo, sale anche l’entusiasmo del cronista perché Stefania è in testa davanti alla russa Lazutina ma, acc.!, ha un incidente: le si rompe un bastoncino. Anche se le viene sostituito in tempi brevi, perde secondi preziosi e la vediamo respinta indietro, quasi alle ultime posizioni. Però lei non si scoraggia, anzi! Riparte in quarta e riesce a doppiare tutte le avversarie finché non raggiunge la russa Lazutina, in testa, la tallona da vicino. E a poche centinaia di metri dal traguardo schizza in avanti, l’affianca, con formidabili bracciate la supera e la lascia indietro

fino a tagliare vittoriosa il traguardo. Il racconto si è fatto travolgente, la voce di Marco D’Agostin, in crescendo, è rotta dall’emozione mentre il suo corpo e le sue parole ormai danzano insieme sugli sci. Dopo la delusione dovuta all’incidente non sembrava più possibile che Stefania potesse vincere e invece con una rimonta straordinaria ha guadagnato la medaglia d’oro [1].

https://www.youtube.com/watch?v=-2vryJeCx6I

Vi consiglio di guardare il video. È davvero emozionante!

[1] Non solo. Le cronache narrano che Larisa Lazutina fu in seguito squalificata perché nel sangue le trovarono una sostanza dopante. Così fu la ceca ad arrivare seconda e le altre due italiane avanzarono di un posto: Gabriella Paruzzi da settima divenne sesta e Sabina Valbusa da undicesima, decima.

Susanna Sinigaglia
Non mi piace molto parlare in prima persona; dire “io sono”, “io faccio” questo e quello ecc. ma per accontentare gli amici-compagni della Bottega, mi piego.
Quindi , sono nata ad Ancona e amo il mare ma sto a Milano da tutta una vita e non so se abiterei da qualsiasi altra parte. M’impegno su vari fronti (la questione Israele-Palestina con tutte le sue ricadute, ma anche per la difesa dell’ambiente); lavoro da anni a un progetto di scrittura e a uno artistico con successi alterni. È la passione per la ricerca che ha nutrito i miei progetti.

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