Frammenti di quotidianità palestinese -10

articoli di Medici Senza Frontiere, Pagine Esteri e Qassam Muaddi

Jenin, morti e feriti: ostacolata l’assistenza medica durante il raid

di Medici Senza Frontiere

Jenin, Palestina, 4 luglio 2023. A seguito del raid israeliano, sia aereo che con blindati via terra, nella città di Jenin, Medici Senza Frontiere sta supportando l’ospedale Khalil Suleiman fornendo assistenza medica al pronto soccorso.
Il raid, avvenuto via terra e per via aerea, ha causato danni anche alle strutture sanitarie. Diverse bombole di gas lacrimogeno sono cadute nel cortile dell’ospedale Khalil Suleiman, dove dalle 2 del mattino i nostri team stanno curando i pazienti con ferite da arma da fuoco.
Inoltre, i bulldozer militari hanno distrutto le strade che portano al campo profughi di Jenin, impedendo alle ambulanze di raggiungere i pazienti che necessitano di cure.
Jenin, 4 luglio 2023. Morti e feriti: stiamo continuando a fornire cure mediche d’emergenza dopo il raid delle forze israeliane, e condanniamo gli impedimenti per portare assistenza sanitaria alle persone colpite.
Durante l’attacco, che ha causato vittime e feriti e ha colpito le strutture sanitarie, i bulldozer militari israeliani hanno distrutto diverse strade che portano al campo di Jenin, rendendo quasi impossibile alle ambulanze di raggiungere i pazienti.
Inoltre, i paramedici palestinesi sono stati costretti a procedere a piedi in un’area dove erano in corso spari e attacchi di droni. Tutte le strade che conducono al campo sono state bloccate durante l’operazione militare, nonostante la presenza di persone che necessitavano di cure.
Qui l’audio di una testimonianza.

Jenin, morti e feriti: ostacolata l’assistenza medica durante il raid

Le forze israeliane a Jenin ricorrono sempre più spesso al supporto aereo durante i raid, con un intensificarsi preoccupante della violenza. Ieri sono stati segnalati almeno 10 attacchi aerei nell’area. Inoltre, dopo quest’ultimo attacco – il più massiccio in Cisgiordania dal 2002 – sale a 48 il numero di persone uccise dai raid israeliani dall’inizio di quest’anno.
Diverse bombole di gas lacrimogeno sono cadute nel cortile dell’ospedale Khalil Suleiman, dove dalla mattina di ieri i nostri team sono in azione per supportare i feriti, curando finora 55 pazienti con ferite da arma da fuoco.
MSF è presente nei Territori Palestinesi Occupati dal 1989 e attualmente svolge attività medico-umanitarie a Jenin, Nablus, Hebron e Gaza.

Tre palestinesi uccisi dall’esercito israeliano in Cisgiordania

da Pagine Esteri

25 luglio 2023 – Tre giovani palestinesi sono stati uccisi la scorsa notte sul monte Gerizim nei pressi della città di Nablus, nella Cisgiordania sotto occupazione militare. Saad Al-Kharraz, Montaser Salama e Nour Al-Arda, tutti di Nablus, sono stati colpiti, secondo la versione fornita dalle autorità israeliane, quando hanno aperto il fuoco contro una pattuglia militare.
Secondo testimoni oculari palestinesi, si sarebbe trattato invece di un agguato dell’esercito israeliano a un’auto con a bordo i giovani, probabilmente membri di un gruppo armato e ricercati dalle forze di occupazione. Sempre i palestinesi denunciano che i militari israeliani avrebbero impedito alle ambulanze di raggiungere l’auto con a bordo di tre colpiti.
Sabato scorso, un palestinese di 18 anni era stato ucciso dall’esercito israeliano a Sebastia. Il giovane Mohammad Mhalfa, era in auto quando è stato colpito, secondo fonti mediche palestinesi.

Saremo noi a pagare il prezzo”: i palestinesi reagiscono alla crisi della revisione giudiziaria di Israele

di Qassam Muaddi – The New Arab, 26 luglio 2023.
Tradotto e pubblicato in italiano da Assopace Palestina.

Non so dove fossero questi manifestanti per la democrazia quando missili e bombe sono stati lanciati sulle nostre case”, ha dichiarato Najat Abu Butmeh, direttrice del centro femminile di Jenin.
Saranno i palestinesi a “pagare il prezzo” della crisi israeliana sulle riforme giudiziarie, hanno detto concordemente i residenti Cisgiordania occupata rispondendo alle domande di The New Arab di martedì 25 luglio.
Lunedì sera, 24 luglio, le proteste si sono intensificate nella Gerusalemme occupata e in Israele dopo che la Knesset ha approvato il disegno di legge sulle riforme giudiziarie, dopo ore di discussioni.
I manifestanti israeliani hanno bloccato le strade principali di Tel Aviv e Gerusalemme, mentre centinaia di persone hanno circondato gli edifici del governo e della Corte Suprema.


Non credo all’idea che gli israeliani si mobilitino per difendere la democrazia. Quale democrazia?” ha dichiarato a The New Arab Nader Hanna, un operatore umanitario di Betlemme.
La democrazia israeliana è una democrazia per soli ebrei, dove i quasi cinque milioni di palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza vivono sotto la legge marziale dell’ininterrotta occupazione militare israeliana, mentre i coloni che occupano abusivamente le nostre terre godono di tutte le libertà civili”, ha affermato.

In questa ‘democrazia’, il milione e mezzo di cittadini palestinesi di Israele sono cittadini di seconda classe, con decine di loro villaggi non riconosciuti e soggetti a demolizioni e discriminazioni; quale democrazia difendono allora gli israeliani?”, ha sottolineato Hanna.

La reazione più ipocrita finora è stata quella dei 1142 riservisti dell’aviazione israeliana che hanno rifiutato di presentarsi in servizio per protesta contro la riforma giudiziaria, come se la loro bussola morale fosse inconciliabile con la riforma giudiziaria, mentre bombardare civili e bambini a Gaza non ha provocato loro alcun problema”, ha sottolineato.
Inoltre, a luglio e giugno, per la prima volta in vent’anni, le forze aeree israeliane hanno usato droni ed elicotteri in Cisgiordania durante le incursioni nel campo profughi di Jenin.
Non so dove fossero questi manifestanti per la democrazia quando missili e bombe venivano lanciati sulle nostre case“, ha dichiarato a The New Arab Najat Abu Butmeh, direttrice del centro femminile di Jenin.

Una cosa che abbiamo capito, in tutti questi anni di occupazione, è che –quali che siano le differenze tra i capi politici israeliani– sono tutti d’accordo nel continuare a occuparci e a brutalizzarci”, ha osservato la donna.

Quando ero più giovane, credevo che un cambiamento nella politica israeliana avrebbe potuto portare qualche cambiamento per noi, almeno ridurre la violenza dell’occupazione”, ha osservato. “Invece siamo sempre noi, i palestinesi, a pagare il prezzo di questi cambiamenti”, ha sottolineato.
D’altra parte, Jamal Jumaa, coordinatore della campagna palestinese di base “Stop The Wall”  contro il muro e gli insediamenti israeliani, ritiene che “le riforme giudiziarie renderanno possibile la confisca de-facto delle terre palestinesi in Cisgiordania”.
Liberare le azioni governative dalle sentenze della Corte Suprema dà al governo israeliano una scorciatoia per annettere la Cisgiordania senza dichiararlo ufficialmente”, ha affermato Jumaa.
Questo si avvertirà soprattutto nell’area ‘C’ della Cisgiordania, come Masafer Yatta e la Valle del Giordano, e molto probabilmente sarà accompagnato da un’impennata senza precedenti nell’espansione degli insediamenti”, ha sottolineato.
Tuttavia, secondo Jumaa, “il piano di annessione è stato presentato prima di questo governo e l’agenda degli insediamenti è stata portata avanti dai governi precedenti, quindi la riforma giudiziaria non porterà un cambiamento nella politica israeliana, ma faciliterà solo la politica in corso”, ha aggiunto.

Prima dell’inizio della controversa crisi per la riforma giudiziaria, nel maggio dello scorso anno, la Corte Suprema israeliana si è pronunciata a favore dei piani di Israele per l’espulsione di circa 1000 palestinesi dalle loro case a Masafer Yatta, dopo una battaglia legale durata 22 anni.
Nel 2018 la Corte si è anche pronunciata, con il voto unanime di un collegio di tre giudici, a favore dell’uso della forza letale da parte di Israele contro i manifestanti pacifici palestinesi a Gaza, durante gli eventi della “Grande Marcia del Ritorno”.
Circa 223 manifestanti palestinesi disarmati sono stati uccisi durante le proteste, 61 solo nel giorno della Nakba del 2018.**

****

alexik

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *