Fuori le università dalla Fondazione Med-or/Leonardo…

…produttrice di armi e di morte. Un appello e un vademecum. Le esercitazioni in Sardegna e Sicilia…

Tre articoli di Luciana Cimino e di Antonio Mazzeo.

Una guida all’obiezione di coscienza contro l’ideologia bellicista nelle scuole

Le proposte dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università: un vademecum per docenti, studenti e genitori che si oppongono alla diffusione della cultura militarista e bellicista in classe, e fuori; una petizione che chiede le dimissioni di 13 rettori dalla Fondazione Med’Or (Leonardo).

di Luciana Cimino – dal quotidiano “il manifesto” dell’8 novembre

L’ideologia bellicista che si è diffusa in Italia ha già da tempo infiltrato la didattica. Dalla scuola primaria all’università, passando per la formazione scuola – lavoro (Pcto) nelle basi militari, le fondazioni di natura bellica, le forze armate e l’esercito hanno permeato in questi anni i processi educativi. “Una vera invasione di campo nell’ambito delle discipline scolastiche tesa a promuovere la carriera militare, presentare le forze armate e le forze di sicurezza come risolutive di problematiche che riguardano la società civile, diffondendo una ideologia bellicista che nulla ha a che vedere con la didattica e con i principi di pace di cui la scuola si dovrebbe fare portavoce” sostiene l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università.

Promosso dallo scorso marzo da alcune sedi dei Cobas e delle rispettive sedi del centro studi Cesp, da associazioni antifasciste o cattoliche come Mosaico di Pace e Padre Alex Zanotelli, Pax Christi, dai settori scuola e università del sindacato Usb, tra gli altri, l’Osservatorio ha presentato ieri alla Camera due iniziative per coinvolgere la società civile su questo tema e fare pressioni sugli atenei statali che fanno parte del comitato scientifico di Med-Or, la fondazione di Leonardo S.p.a guidata dall’ex ministro Marco Minniti. Da statuto, questa fondazione dovrebbe “promuovere attività culturali, di ricerca e formazione” per “rafforzare i rapporti tra l’Italia e i Paesi dell’area del Mediterraneo allargato fino al Sahel, Corno d’Africa, Mar Rosso e Medio ed Estremo Oriente”.

La prima iniziativa, in corso dall’apertura dell’anno scolastico, è un vademecum operativo rivolto a insegnanti, famiglie e studenti per fare opposizione negli organi collegiali. “E’ uno strumento agile perché si possa fare obiezione di coscienza – ha spiegato Candida Di Franco dell’Osservatorio – i militari nelle scuole sono previsti da un protocollo del 2014, governo Renzi ma dal 2017 sono stati inseriti tra gli enti formatori e possono proporre direttamente alle scuole la loro offerta, è molto pericoloso”. Di Franco ha sottolineato anche la propensione di questo governo a questo approccio: “come la creazione del comitato per la valorizzazione della cultura della Difesa, il presidente del Senato che propone la mini- naja, Salvini che parla di esercitazioni anti terrorismo nelle scuole”.

Per don Renato Sacco di Pax Christi, “l’esercito entra nella scuola in difficoltà dicendo ‘io sono il benefattore e con pochi soldi ti compro la fotocopiatrice, la carta igienica, il pulmino e diventa il salvatore della patria”. “Ma – nota ancora Don Sacco – c’è un linguaggio militaresco anche sulla stampa, mi ha colpito l’editoriale di Galli della Loggia sul Corriere, ora la cultura è: se riesci a vedere un nemico sei qualcuno sennò sei una schiappa”.

La seconda iniziativa proposta dall’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università è una raccolta firme per chiedere le dimissioni da Med-Or di 13 rettori di altrettanti atenei italiani. “Riteniamo che la loro presenza all’interno della maggiore azienda italiana produttrice di armi, sia incompatibile con la funzione sociale e culturale delle Università”, ha detto Giuseppe Curcio, amministrativo dell’Università di Bologna. Tra i primi 45 firmatari ci sono anche Tomaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri di Siena, il fisico Carlo Rovelli, Luca Mercalli, Vittorio Agnoletto. “È preoccupante la promiscuità di incarichi e relazioni tra alcuni rettori e società che producono armi – ha detto Elisabetta Piccolotti – mentre c’è un inasprirsi della retorica della guerra dentro le attività didattiche”. “Insistiamo affinché il governo intervenga, blocchi questi processi e si separino i due mondi come è giusto che sia, perché i giovani vanno educati al rispetto delle differenze e alla risoluzione nonviolenta dei conflitti”.

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Fuori le università dalla Fondazione Med-or/Leonardo, produttrice di armi e di morte

Negli ultimi anni assistiamo a un processo di trasformazione della scuola e delle università italiane che, in nome di presunte esigenze economiche, gestionali, “pedagogiche”, strategiche, rovescia il dettato costituzionale che le vorrebbe luogo di trasmissione di cultura e fucina delle idee. Tra i molti aspetti regressivi, ci pare particolarmente preoccupante, soprattutto nello scenario attuale di guerra, l’insinuarsi sempre più invadente all’interno delle istituzioni formative di una “cultura securitaria” e “della difesa”, con l’intento di renderle funzionali alle esigenze dell’industria bellica e alla diffusione dei “valori” delle forze armate.

Nelle scuole pubbliche, dall’infanzia alle superiori, la presenza delle forze militari è ormai quotidiana e l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università sta registrando centinaia di segnalazioni da ogni parte del Paese. Ma anche a livello universitario la collaborazione tra Università e industrie belliche è in costante implementazione, soprattutto per quanto riguarda i progetti di ricerca e il loro finanziamento. Come nelle scuole, dove le testimonianze militari vengono sempre accompagnate da una facciata buonista, anche nelle Università e negli Enti di Ricerca si cerca di mascherare la principale finalità di ciò che ruota intorno all’industria bellica: la produzione di strumenti di morte. Molto significativa è la nascita nella primavera del 2021 della Fondazione Med-Or del gruppo Leonardo S.p.A. (ex Finmeccanica, azienda italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza e che esporta armi in tutto il mondo) “per promuovere attività culturali, di ricerca e formazione scientifica, al fine di rafforzare i legami, gli scambi e i rapporti internazionali tra l’Italia e i Paesi dell’area del Mediterraneo allargato fino al Sahel, Corno d’Africa e Mar Rosso (Med) e del Medio ed Estremo Oriente (Or)”. Dietro a questo disegno strategico si celano percorsi di “ricerca condivisa e continuativa” o una idea della “formazione continua” che stridono con i risicati fondi destinati ai percorsi di partecipazione, innovazione e formazione all’interno degli Atenei.

La Fondazione Med-Or individua come proprio obiettivo centrale “essere funzione propositiva nello sviluppo di programmi strutturali nei settori dell’Aerospazio, della Difesa e della Sicurezza con l’obiettivo di sviluppare e consolidare le competenze e le capacità delle Aree geo-politiche di interesse di Leonardo s.p.a”.

La Fondazione Med-Or di Leonardo è un esempio di come si dispiega l’intervento del complesso militare industriale nella compagine sociale e culturale, una delle tante forme che assume la cosiddetta “cultura della difesa”: programmi culturali e di formazione nei settori della safety e della security, dell’aerospazio e della difesa; partenariati con le istituzioni accademiche e di ricerca nazionali e internazionali; iniziative di incontro e collaborazione tra università e centri di ricerca; borse di studio indirizzate a ricercatori di paesi in via di sviluppo mirate a costruire una classe dirigente asservita agli “interessi nazionali italiani e dell’Unione Europea” in una sorta di neocolonialismo formativo. Nel concreto i suoi progetti sono di vario tipo, e mescolano abilmente interessi materiali e geopolitici con gli intenti benefici. Da una parte armi, dall’altra iniziative culturali. Del comitato scientifico della Fondazione Med-Or fanno parte docenti universitari/e e tredici Rettori/Rettrici di altrettante università statali italiane:

  • Università degli Studi di Bari Aldo Moro
  • Politecnico di Bari
  • Università degli Studi di Trento
  • Università degli Studi di Roma Tre
  • Università degli Studi Ca’ Foscari di Venezia
  • Università degli Studi di Salerno
  • Università degli Studi di Napoli Federico II
  • Università degli Studi di Perugia
  • Università degli Studi di Firenze
  • Università degli Studi di Roma La Sapienza
  • Politecnico di Milano
  • Università degli Studi di Napoli L’Orientale
  • Università degli Studi della Tuscia

La presenza all’interno della Fondazione Med-Or di Rettori/Rettrici delle Università è incompatibile con il loro ruolo istituzionale di rappresentanti dei nostri Atenei: le Università devono promuovere la cultura della pace e i valori della Costituzione repubblicana, devono essere rivolte alla formazione della consapevolezza critica e pluralista della cittadinanza e per fare ciò devono essere libere dalle ingerenze di un’industria di morte come quella bellica, ancorché agita attraverso finanziamenti alla cultura, alla formazione e alla ricerca, di cui inevitabilmente condizionano l’indipendenza. Il Rettore o la Rettrice di un’Università, in particolar modo se pubblica, rappresenta formalmente non solo il proprio Ateneo, ma l’istituzione culturale per eccellenza di una città, patrimonio perciò dei cittadini e delle cittadine tutti/e.

Dunque come cittadini e cittadine, studenti e studentesse, ricercatori e ricercatrici, docenti della scuola e dell’Università italiane chiediamo che i Rettori e le Rettrici delle Università coinvolte si dimettano immediatamente e pubblicamente dalla Fondazione Med-Or. Parimenti rivolgiamo il presente appello a tutti i Rettori e le Rettrici degli Atenei italiani aderenti alla C.R.U.I., evidenziando che in applicazione dell’art.11 della Costituzione italiana (L’Italia ripudia la guerra) e dei codici etici, bagaglio culturale e educativo degli Atenei, tutti i Rettori e le Rettrici si impegnino a non aprire collaborazioni con fabbriche di armi o con Enti che forniscano strumenti militari anche informatici.

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LE RELAZIONI TOSSICHE DI NATO, AERONAUTICA ITALIANA E POLITECNICO DI TORINO – Antonio Mazzeo

Il complesso militare-industriale-finanziario-accademico italiano a Toxic Trip 2023, la maxi-esercitazione NATO nel campo della “difesa” dalle minacce di natura chimica, biologica, radiologica e nucleare (CBRN) in ambito aeronautico che si è tenuta in Belgio dal 23 al 30 settembre scorso.

C’erano pure i ricercatori della Fondazione Links e del Politecnico di Torino alle attività addestrative di guerra globale che hanno visto protagonisti nella base di Koksijde (Fiandre occidentali) oltre 600 militari specializzati di 15 paesi dell’Alleanza Atlantica (Belgio, Bulgaria, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Lituania, Paesi Bassi, Regno Unito, Romania, Spagna, Turchia, Ungheria e Stati Uniti d’America) e di Austria, Corea del Sud e Svezia (prossimo aderente NATO).

Toxic Trip è l’esercitazione aerea annuale finalizzata a testare la difesa passiva e le tecniche e procedure CBRN”, spiegano i vertici dell’Alleanza “Gli scenari addestrativi sono basati sulle operazioni multinazionali richieste in ambienti contaminati in un aeroporto di rischieramento. Gli eventi CBRN richiedono un ampio spettro di funzioni difensive da attacco chimico, biologico, radiologico e nucleare. Toxic Trip fornisce ai paesi membri della NATO e ai loro partner l’opportunità di standardizzare i sistemi di decontaminazione in caso di attacco chimico o esposizione ad agenti chimici”.

Lo Stato Maggiore dell’Aeronautica militare italiana in un dettagliato report pubblicato solo dopo la conclusione dei war games aggiunge ulteriori dettagli sulle finalità operative di Toxic Trip 2023. “Nello specifico sono state testate le capacità di risposta in un ambiente aeroportuale, verificando le procedure di rilevamento, segnalazione e gestione di un evento CBRN”, spiega l’Aeronautica. “Il personale, diviso in squadre, ha proceduto così alla decontaminazione di velivoli, mezzi, equipaggiamenti, infrastrutture e uomini, addestrandosi ad intervenire con determinazione e rapidità, caratteristiche queste fondamentali, in contesti CBRN, per individuare le modalità ottimali di intervento e bonifica, l’eventuale tipologia di ordigno impiegato, localizzare la zona colpita e valutare l’entità dei danni”.

Misure e procedimenti non solo “difensivi” ma finalizzati pure alla risposta controffensiva in un conflitto. “Toxic Trip è un’esercitazione di recupero di uno scalo aereo per ottenere la sua riapertura e il ritorno al combattimento dei velivoli e dei piloti”, ha spiegato Michael Lundell, comandante manager degli equipaggi di volo presso il quartier generale di U.S. Air Forces in Europe – Air Forces Africa. L’Aeronautica USA ha schierato in Belgio alcuni dei suoi reparti d’eccellenza nel campo delle guerre CBRN e della “decontaminazione” di equipaggiamenti e attrezzature, come ad esempio gli Squadroni di Supporto Operativo 86th OSS di stanza a Ramstein (Germania), 52nd OSS (Spangdahlem, Germania), 31st OSS (Aviano, Italia) e 100th OSS (Mildenhall, Inghilterra), nonché team di specialisti EOD (explosive ordnance disposal) del 99th Civil Engineer Squadron (Nellis Air Force Base, Nevada), del 52nd CES (Spangdahlem, Germania), del 341st CES (Malmstrom Air Force Base, Montana), del 60th CES (Travis, California) e del 2nd CES (Barksdale, Louisiana).

“Preceduta da una minuziosa pianificazione di diversi mesi, questa ventottesima edizione della Toxic Trip ha permesso di poter addestrare i militari provenienti dai Paesi appartenenti alle seguenti organizzazioni: NATO, Euro – Atlantic Partnership Council (EAPC), Istanbul Cooperation Initiative (ICI), nonché alle nazioni che collaborano con l’Alleanza in specifiche aree di interesse (Partner Across The Globe)”, ha enfatizzato lo Stato Maggiore dell’Aeronautica italiana. “In questa edizione, l’Italia ha voluto implementare le proprie componenti con una squadra specializzata nel disinnesco di ordigni esplosivi a carica biologica o chimica, utilizzando inoltre due automezzi di recente acquisizione utili alla decontaminazione dei velivoli e alla mappatura delle zone contaminate. L’attività addestrativa, coordinata dal servizio dei supporti del comando logistico dell’Aeronautica Militare, in collaborazione con lo Stato maggiore del comando logistico e il 3° Stormo di Villafranca, ha visto la componente italiana ancora una volta apprezzata per la perizia dimostrata nell’individuazione della tipologia di agente e nella decontaminazione”.

Infine la rivelazione sulla partecipazione a Toxic Trip 2023 di uno dei più prestigiosi istituti di ricerca scientifica dell’accademia nazionale. “Grande interesse ha destato, tra gli operatori, l’innovativo programma di addestramento in realtà virtuale sviluppato dal personale dell’Aeronautica Militare in collaborazione con la Fondazione Links e il Politecnico di Torino, che ha visto cimentarsi nei vari scenari anche l’addetto per la Difesa e consigliere Militare del rappresentante permanente presso la NATO, generale di divisione aerea Mauro Lunardi, presente alla giornata dedicata alle industrie”, aggiunge lo Stato Maggiore dell’Aeronautica.

L’innovativo programma, noto come “VR4CBRN”, è stato presentato al personale NATO direttamente dai ricercatori della Fondazione Links e del Politecnico. “VR4CBRN rappresenta il primo esempio di Simulazione VR per l’addestramento CBRN finanziata dall’Aeronautica Militare e portata nel contesto internazionale come Capability CBRN del contingente italiano”, spiega l’ufficio stampa della Fondazione. “In collaborazione con l’Aeronautica abbiamo avuto modo di mostrare in Belgio alle altre nazioni NATO le simulazioni in realtà virtuale già utilizzate in Italia nei corsi CBRN per l’addestramento su tre procedure NATO: Recce TeamCCA Standard e CCA Medical”.

La simulazione in realtà virtuale immersiva VR4CBRN per l’addestramento degli operatori CBRN dell’Aeronautica Militare è stata realizzata dallo specifico laboratorio finanziato dalla Fondazione Links (VR Lab), in collaborazione con il laboratorio VR@Polito del Dipartimento di Automatica e Informatica del Politecnico di Torino. Il primo corso VR4CBRN per 15 “allievi” provenienti dai principali aeroporti militari italiani si è tenuto presso il 3° Stormo di Villafranca di Verona dal 28 marzo all’8 aprile 2022.

“Fondazione Links nasce dalla volontà della Fondazione Compagnia di San Paolo – la più grande fondazione bancaria italiana – e del Politecnico di Torino di dotarsi di un ente capace di operare nella ricerca applicata, nell’innovazione e nel trasferimento tecnologico: un ponte tra ricerca di base e mercato”, spiegano i promotori.  La Fondazione opera da circa 20 anni ed è stata costituita dalla fusione di due rinomati centri di ricerca, l’ISMB – Istituto Superiore “Mario Boella” (ingegneria delle telecomunicazioni, fondato nel 2020 da Intesa Sanpaolo SpA  e Politecnico di Torino), e il SiTI – Istituto per i Sistemi Territoriali Innovativi (formazione orientata all’innovazione e alla crescita socio-economica, fondato nel 2002 ancora una volta dal Politecnico e dalla Compagnia di San Paolo).

“Forte della collaborazione di oltre 160 ricercatori, la Fondazione Links presidia discipline tecnico-scientifiche che rientrano negli ambiti delle tecnologie digitali e dello sviluppo territoriale quali: l’Intelligenza Artificiale, i sistemi connessi e l’IoT, la cybersecurity, i sistemi avanzati di calcolo, i sistemi satellitari, per realizzare progetti innovativi in vari settori applicativi: l’Industria 4.0, la Mobilità Intelligente, l’Agritech, la Space Economy, le infrastrutture Smart, i Beni Culturali”, aggiungono i promotori-finanziatori del centro pigliatutto di ricerca dual (civile-militare). “Con un bilancio di circa 16 milioni di euro, Links vanta molteplici collaborazioni con Accademie e Centri di Ricerca nazionali ed internazionali e ha stretti contatti con il mondo imprenditoriale (rapporti con più di 250 aziende)”.

Così come negli USA ed Israele, università, banche e aziende tech italiane sono sempre più strategicamente connesse con il complesso militare-industriale. E la ricerca è sempre più di guerra e per la guerra…

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Esercitazioni aeronavali Nato in acque italiane. E ci sono pure le Università – Antonio Mazzeo

Giochi di guerra nelle acque del centro-sud Italia ininterrottamente per 25 giorni. Una potenza di fuoco navale senza precedenti per testare le nuove tecnologie belliche dell’Alleanza, lanciare inequivocabili messaggi di “deterrenza” contro i potenziali nemici che operano nel Mediterraneo e nel Mar Nero (Federazione Russa, le milizie di Hamas a Gaza e gli Hezbollah in Libano) e finanche per fornire ineguagliabili opportunità di stage e formazione geostrategica militare agli studenti delle più importanti universitarie italiane.

 

Nel mar Tirreno e nei cieli di Sardegna e Sicilia hanno preso il via il 23 ottobre le maxi-esercitazioni aeronavali “Dynamic Mariner 23” della NATO e “Mare Aperto 23-2” delle forze armate italiane. Due eventi strettamente collegati l’uno all’altro e non solo per la condivisione degli scenari territoriali e marittimi. A “Dynamic Mariner” che si concluderà lunedì 6 novembre partecipano 14 paesi (Belgio, Canada, Francia, Germania, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Romania, Spagna, Turchia e Stati Uniti d’America) con oltre 6.000 militari, una trentina di unità navali (tra esse la portaerei italiana “Cavour”, nave ammiraglia dell’esercitazione), sottomarini, elicotteri d’attacco e cacciabombardieri di quarta e quinta generazione (gli Harrier a decollo verticale e gli F-35B Lightning II Joint Strike Fighters). All’esercitazione è pure presente la forza navale permanente di pronto intervento “Standing NATO Mine Countermeasures Group Two (SNMCMG2)”, composta dalla nave da rifornimento e trasporto “ITS Stromboli” e dal cacciamine “Gaeta” della Marina Militare italiana e dal cacciamine spagnolo “ESPS Tambre”.

A pianificare e coordinare le attività addestrative il Comando delle forze marittime alleate “MARCOM” con quartier generale a Northwood (Regno Unito). “Dynamic Mariner è una delle più importanti esercitazioni per il dominio marittimo”, ha dichiarato il vicecomandante dello staff esecutivo di “MARCOM”, l’ammiraglio Stefan Pauly. “Essa non solo consente di rafforzare la cooperazione navale tra le tante nazioni partecipanti, ma potenzia inoltre la prontezza operativa, così siamo preparati a contrastare l’aggressione e difendere l’Alleanza”.

“I partecipanti all’esercitazione sono impegnati in un ampio spettro di attività addestrative, incluse la guerra anti-sommergibili e anti-aerea, le operazioni anfibie, le contromisure mine, gli abbordaggi, la protezione del transito tra gli Stretti e delle infrastrutture critiche sottomarine”, aggiunge il Comando di Northwood. “Le capacità NATO saranno testate in multipli domini – aerei, terrestri e navali – così come in quello dello spazio di battaglia asimmetrico inclusa la guerra cibernetica”.

Sempre secondo il Comando alleato per le operazioni navali, “Dynamic Mariner 23” rappresenta un “addestramento vitale” per la Marina Militare italiana che a inizio 2024 sostituirà la Turchia alla guida della Forza di Pronto Intervento navale della NATO. Da qui il continuum spaziale e operativo con l’altra grande esercitazione avviata nel Tirreno, nello Ionio e nel Canale di Sicilia il 23 ottobre scorso, “Mare Aperto 2023-2”. “La Mare Aperto mira ad addestrare gli equipaggi delle unità della Squadra Navale, la componente operativa della Forza Armata, nelle principali forme di lotta sul mare e dal mare (antiaerea, antinave e antisommergibile), nelle Operazioni di Interdizione Marittima (embargo, controllo del traffico mercantile, compilazione della Maritime Situational Awarenes, ecc.), nelle attività anfibie, idrografica e di cacciamine”, spiega lo Stato Maggiore della Marina. Per lo svolgimento delle intense attività militari e tiro a fuoco che si concluderanno il 17 novembre sono state dichiarate off limits diverse aree prospicenti la costa orientale della Sardegna e quella settentrionale e meridionale della Sicilia. Inoltre è stato imposto di rispettare i divieti di volo nelle zone e nei corridoi aerei impiegati dai velivoli da guerra e dai droni nazionali e NATO.

In occasione di “Mare Aperto 2023-2” la Marina Militare ha offerto ancora una volta alle università italiane l’opportunità di stage per gli studenti a bordo della portaerei “Cavour” che, come abbiamo visto, è anche la nave-comando di “Dynamic Mariner 23” NATO. Il programma “formativo” prevede l’imbarco degli universitari a Civitavecchia (dal 21 al 23 ottobre); un Corso propedeutico in navigazione) a cura del Centro Studi di Geopolitica e Strategia Marittima (CESMAR) di Roma; il rientro e sosta in porto a Civitavecchia (6-7 novembre); la presenza ai war games veri e propri dal 7 al 17 novembre.

“La partecipazione a Mare Aperto 2023-2 è un tirocinio formativo a 0 CFU riservato agli studenti iscritti al Corso di Laurea in Scienze Politiche e delle Relazioni internazionali e alla Facoltà di Giurisprudenza”, riporta il bando predisposto dall’Università Cattolica del Sacro di Cuore di Milano, tra le prime a rispondere positivamente all’invito della Marina Militare. Requisiti richiesti agli studenti per candidarsi alle attività addestrative belliche l’ottima conoscenza lingua inglese parlato e scritto e il superamento dei corsi di Relazioni internazionali o Studi strategici; Diritto internazionale pubblico e Diritto internazionale. “Gli studenti selezionati avranno la possibilità di imbarcarsi con la Marina Militare e di affiancare i Political Advisor e i Legal Advisor del CINCNAV (Comando in capo della squadra navale) in una simulazione di minaccia estera”, si legge ancora nel bando. “Gli studenti faranno parte di un gruppo di studio il cui compito sarà quello di fornire una legittimazione politica e un inquadramento giuridico alle decisioni prese dal CINCNAV durante l’esercitazione”. I costi di vitto e alloggio sono coperti dalla Marina Militare mentre gli spostamenti per raggiungere gli imbarchi a Civitavecchia e “altri costi accessori di vitto e/o alloggio” sono a carico degli studenti. Miglior trattamento è riservato agli studenti prescelti dal Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università “Aldo Moro” di Bari: ad essi saranno riconosciuti a fine stage 10 CFU. Requisiti per gli studenti-advisor dell’università pugliese “il superamento di almeno tre esami nell’ambito delle discipline politico-sociali e/o giuridiche”.

Alla prima edizione 2023 di “Mare Aperto” svoltasi dal 13 aprile al 6 maggio hanno partecipato 6.000 militari e 41 unità navali tra navi e sottomarini di 12 Paesi NATO e 11 partner extra-NATO, oltre ad aerei ed elicotteri dell’Aviazione Navale, reparti anfibi della Brigata Marina “San Marco”, incursori e subacquei del COMSUBIN, mezzi navali e aeromobili del Corpo delle Capitanerie di Porto, con l’aggiunta di mezzi e personale di Esercito, Aeronautica, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza e personale civile proveniente da diversi istituti universitari, centri di ricerca e associazioni di categoria rientranti nel cluster marittimo (Confitarma e Assarmatori).

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redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

Un commento

  • IN SARDEGNA C’È UNA SCUOLA

    In Sardegna c’è una scuola
    Dove si insegna una cosa sola
    Come si fa coi Caccia a bombardare
    Senza rimorsi o coscienze da lavare
    La scuola l’ha aperta la LEONARDO
    Che giustamente ha scelto il suolo sardo
    Dove già una fabbrica produce bombe
    E non vede l’ora dii riempire altre tombe

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