Il movimento ha un volto di donna

di Marcela Olivera

(«Water Is Where Everything Intersects» in «Birthing Justice: Women Creating Economic and Social Alternatives»; Traduzione di Maria G. Di Rienzo). Marcela Olivera giocò un ruolo determinante nell’organizzare le proteste di massa nel 2000 a Cochabamba in Bolivia, quando i residenti della città forzarono la Bechtel Corporation a rinunciare al controllo del sistema idrico municipale e ridiedero all’acqua il suo status di diritto umano.

C’erano state una serie di politiche implementate in Bolivia il cui intento era privatizzare le nostre risorse naturali. Una di queste era di grande impatto nelle vite quotidiane delle persone: era la privatizzazione della fornitura d’acqua municipale e di altre fonti, che erano consegnate per contratto a corporazioni multinazionali. In Bolivia ci fu un’enorme sollevazione contro questa scelta nel 2000 e nel 2005; alla fine, riuscimmo a rovesciarla. Adesso quel che gira è la versione ufficiale, romanticizzata, della vicenda, e nessuno vede cos’è accaduto da allora: la lotta sul controllo dell’acqua è continuata. Nessuno sembra neppure cogliere quanto le questioni relative all’acqua siano strettamente collegate ad altre cose urgenti che stanno accadendo in Bolivia.

L’acqua è una questione dove tutto si interseca, è trasversale a istanze politiche ed economiche in ogni nazione. Nella lotta per l’acqua, le persone hanno anche combattuto perché le loro voci fossero udite e per migliorare le loro condizioni di vita. Penso sia davvero importante capire questo. Persino il fatto che Evo Morales è ora presidente è un risultato della “guerra dell’acqua” che scoppiò nel 2000. Quello per cui stiamo lottando è il controllo partecipato, effettivo, delle persone sulle risorse sociali quali acqua, salute e istruzione, come alternativa al controllo privato. Questo sta accadendo in tutta l’America Latina.

Non stiamo cercando una soluzione unica, o un singolo modello, per come fare le cose. Non credo esista una soluzione unica ai nostri problemi. Le nostre realtà sono così differenti che sarebbe impossibile dire: “Questo funzionerà per chiunque”. Ci sono moltissime possibilità diverse. La cosa che diventerà molto importante ora, nel mezzo delle nostre lotte per il controllo delle risorse, sarà connettersi alle persone a livello umano. E’ qui che le cose hanno inizio, al livello umano e poi, da lì, puoi fare passi più grandi, costruire ponti sulle distanze che ci separano: non solo quelle fisiche, ma i divari nella tecnologia, nelle comunicazioni e a volte anche nei linguaggi. Una cosa che stiamo prendendo dalla globalizzazione è che non si tratta unicamente di politiche economiche imposte su di noi, è anche il contatto che possiamo avere gli uni con gli altri. Stiamo costruendo alleanze che rispettano le differenze e le diverse esperienze: questa è la cosa davvero grandiosa.

Una delle connessioni che stanno accadendo è quella fra donne. Il gruppo con cui io lavoro, Red VIDA (Rete Inter-Americana di Vigilanza per la Difesa e il Diritto all’Acqua) è diretto da donne. In effetti è la più vasta rete latino-americana di sindacati, organizzazioni non governative, gruppi spontanei di base: e le donne sono la sua forza trainante. Se guardi al comitato direttivo sono tutte donne: veniamo dal Salvador, dall’Uruguay, dal Messico, dalla Bolivia, dal Brasile e dagli Stati Uniti. Il nome dice tutto. La parola “rete” è femminile in spagnolo.

Io credo che noi donne siamo organizzatrici naturali, perché siamo sensibili e perché abbiamo la capacità di mostrare i nostri sentimenti. Ma veniamo ancora marginalizzate. C’è una sorta di invisibilità che circonda il lavoro che le donne fanno sulla questione acqua. Per esempio, io noto che il lavoro organizzativo è principalmente svolto da donne, ma poi se qualcuno deve alzarsi in piedi a spiegare all’assemblea quello stesso lavoro si tratta di un uomo. Penso sia fantastico che le donne siano uscite in prima fila e stiano guidando la via nella lotta per il diritto all’acqua. Nel nostro continente, almeno, il volto del movimento è un volto di donna.

(Per saperne di più sul lavoro di Marcela Olivera: www.laredvida.org Il sito è in spagnolo.)

UNA BREVE NOTA

(*) Queste preziose traduzioni di Maria G. Di Rienzo sono riprese – come i suoi articoli – dal bellissimo blog lunanuvola.wordpress.com/


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