Il Nicaragua tra numeri ufficiali e propaganda

Analisi della sanità nel Paese al tempo del Covid-19

di Bái Qiú’ēn

Non si discute per aver ragione, ma per capire (Jorge Luis Borges)

Non tutte le verità sono per tutte le orecchie (Umberto Eco)

Il concetto stesso di verità oggettiva sta scomparendo dal nostro mondo. Le bugie passeranno alla storia (George Orwell)

Traduciamo letteralmente dalla Mappa della Salute nel sito del MINSA: «Nel 2018 in Nicaragua sono decedute 24.296 persone, che rappresenta un tasso di mortalità di 37,6 per 10.000 abitanti; nel 2019 sono morte 25.338 persone, che rappresenta un tasso di mortalità di 35,6 per 10.000 abitanti; nel 2020 sono morte 33.650 persone, che rappresentano un tasso di mortalità di 51,0 per 10.000 abitanti e nel 2021 33.582 morti, che rappresenta un tasso di mortalità di 50,4 per 10.000 abitanti».

Se si verificano però le singole tabelle, anno per anno, queste cifre fornite nella parte descrittiva non si equivalgono: per quanto l’andamento sia comunque in crescendo, tra i dati sui decessi riportati nella parte descrittiva e quelli delle tabelle, a colpo d’occhio si nota una notevole discrepanza. Il che ci porta a ritenere che siano errati i primi o siano errati i secondi. O addirittura entrambi. Quale logica sottenda a questa discrepanza non riusciamo a comprenderlo, però facciamo notare ai lettori che nel Mapa Nacional non sono indicati i decessi dovuti al Covid, mentre sono riportati quelli relativi agli incidenti stradali (accidente de transporte) e ai suicidi, oltre a varie patologie. Non ne comprendiamo la logica, essendo la pandemia che ancora viviamo in tutto il mondo la causa principale di decessi nel 2020 e nel 2021. Lo stesso dicasi per la successiva tabella relativa alle vaccinazioni di vario tipo: il dato Covid non esiste (come se non ne avessero fatte). Il dato è assente pure nella tabella relativa alle Infermità epidemiche, ma è riportato a parte in quella specifica «Situazione Covid-19». Pure qui, la logica ci sfugge, ma scorporare i dati significa voler coscientemente confondere le idee e mascherare i dati.

Parecchi anni or sono, sui quotidiani nicaraguensi comparve l’annuncio di una università, nel quale si offrivano un certo numero di borse di studio per la facoltà di matematica. Alla scadenza del bando, comparve un nuovo annuncio che prorogava la data per la presentazione delle candidature, visto che nessuno si era ancora presentato. Non sappiamo se in seguito qualcuno si sia fatto avanti, a causa del nostro rientro in Italia. In ogni caso, i numeri e i nicaraguensi sono due mondi assai distanti e destinati, forse, a non incontrarsi mai. Tutti noi siamo stati assillati fin dalla prima elementare per lo studio a memoria delle tabelline (tavola pitagorica), che in Nicaragua nessuno conosce, men che meno gli insegnanti. Per loro fortuna oggi esistono le calcolatrici, senza le quali pure la semplice somma 100+100+80 sarebbe per molti impossibile: ci accadde davvero con una ragazza di circa vent’anni in una libreria in Plaza El Sol al centro del triangolo formato da tre strade, poi trasformata in succursale bancaria e oggi chissà in cosa. Non era e non è un caso limite e isolato: senza l’ausilio di una calcolatrice, davvero pochi nicaraguensi riescono a fare mentalmente una semplice somma come quella sopra indicata.

Tornando ai dati del MINSA, per rendere più evidente quelli generali sulla mortalità, abbiamo compilato la seguente tabella (il dato del 2022 è relativo al periodo gennaio-giugno):

 

anno

Decessi totali

tasso su 10.000 ab.

2017

17.010

26,6

2018

17.139

26,5

2019

16.321

25,0

2020

26.183

39,7

2021

25.774

38,7

2022

9.928

 

Il raffronto più eclatante, comunque, resta la differenza tra i decessi del biennio 2020-2021 rispetto a quelli degli anni precedenti (il primo caso ufficiale di decesso per Covid è del 18 marzo 2020): la somma dei due anni 2020 e 2021 (51.957) è superiore a quella dei tre precedenti (50.470). Come sempre, quando è possibile, utilizziamo le fonti ufficiali, non smentibili con la semplice affermazione che provengono dall’opposizione. In questo caso, ci pare evidente che i dati forniti nel Mapa Nacional de la Salud contraddicano palesemente quello, altrettanto ufficiale sempre fornito dal MINSA, sul numero dei decessi dovuti al Covid dal marzo 2020 al 22 novembre 2022: 245 (contagiati: 15.232; guariti: 14.966). È sufficiente confrontare i decessi per polmonite (neumonía) negli stessi anni per osservare che, mentre tra il 2017 e il 2019 si presenta una lieve ma costante diminuzione anche per le vaccinazioni anti-influenzali e anti-polmonite, proprio in concomitanza con la pandemia si verifica un notevole quanto inesplicabile picco:

 

anno

Decessi per polmonite

tasso su 10.000 ab.

2017

786

1,2

2018

566

0,9

2019

539

0,8

2020

2.844

4,3

2021

2.330

3,5

2022

259

 

Contro il Covid, nel giugno di questo 2022 il Nicaragua aveva ufficialmente vaccinato con due dosi l’82,11% della popolazione, stando ai dati forniti dall’Organizzazione panamericana della sanità (OPS), collocandosi al decimo posto tra tutti i Paesi del subcontinente (5.503.047 con vaccinazione completa), mentre all’inizio dell’anno era solo il 43,35% (2.905.785), comunque propagandato come un successo ineguagliabile e ineguagliato. E, guarda caso, se la cifra dei decessi relativa al 2020 è lievemente calata l’anno successivo, i dati del primo semestre 2022 sono di poco superiori alla metà di quelli del periodo pre-pandemia. Poiché non è credibile che i casi di polmonite siano improvvisamente quintuplicati nel 2020, quando il Governo organizzava senza sosta raduni e manifestazioni di vario tipo, nel periodo in cui non esistevano ancora i vaccini («nos unamos en barrios, comarcas y comunidades para cuidarnos junt@s»), e “solo” quadruplicati nel 2021, per poi tornare alla quasi normalità man mano che si vaccinava contro il Covid (a partire dal luglio 2022), la logica porta a ritenere che i decessi per la pandemia siano stati opportunamente mascherati con altre patologie, specialmente con la polmonite. Qualsiasi medico potrà chiarire come la polmonite iterstiziale sia tipica di tutte le infezioni virali (comune sia alla semplice influenza fino al Covid), che nella maggior parte dei casi sono curabili con semplici antibiotici che costano pochi centesimi (normalmente la terapia prosegue per cinque giorni), ma inefficaci contro il Covid (sarebbe come curare un tumore con un’orzata o un tamarindo). Oltretutto qualsiasi antibiotico costa pochi centesimi.

La notevole discrepanza tra i dati relativi ai decessi del periodo pre-Covid e a quello Covid, a nostro parere, non può essere imputato ad altro che alla pandemia. Un’altra spiegazione non riusciamo a trovarla. Se qualche lettore ha suggerimenti logici da fornirci, saranno bene accetti.

Un altro raffronto è necessario: i ricoveri per polmonite nel corso degli anni, dal quale risulta che nel biennio 2020-2021 sono stati decisamente inferiori ai periodi precedenti. Per cui non è comprensibile il motivo per cui invece siano aumentati i decessi, a meno che non siano peggiorati quelli che da noi si definiscono Livelli essenziali di assistenza, LEA).

 

anno

ricoveri per polmonite

tasso su 10.000 ab.

2017

32.259

7,3

2018

27.883

6,6

2019

32.632

6,7

2020

22.130

5,9

2021

22.205

5,3

2022

10.798

 

Eppure, nonostante questa evidente contraddizione tra i decessi e i ricoveri, la propaganda insiste sul sistema sanitario efficiente ed efficace del Nicaragua.

Poiché è un meccanismo ineluttabile il rifiuto pregiudiziale di qualsiasi messaggio o informazione che vada contro le convinzioni personali, è assai probabile che stiamo perdendo il nostro tempo nel tentativo di ribaltare la comoda e antiscientifica narrazione ufficiale: «Un presidente come Daniel Ortega che ha a cuore il suo popolo e un governo che attua politiche che dovrebbero essere prese a modello, visti i risultati» («Nicaragua, modello contro pandemia», 16 aprile 2020). Chi è fermamente convinto che il nero sia nero, che il bianco sia bianco e che non possano esistere i grigi, rifiuterà sempre e comunque tutto ciò che può mettere in crisi il proprio pensiero. «Una volta il Centro cattolico cinematografico compilava una lista dei film per tutti, di quelli solo per adulti e di quelli sconsigliati. Il buon cattolico si fidava di questa indicazione e si comportava di conseguenza», ebbe a ricordare Umberto Eco a Pisa nel 2004, evidenziando come l’obiettività dei fatti sia divenuta meno rilevante rispetto alle convinzioni personali. Possiamo aggiungere che non esiste solo la Chiesa cattolica apostolica e romana, bensì numerosissime altre, spesso laiche e altrettanto spesso teoricamente di sinistra ma egualmente dogmatiche e settarie, che non hanno dubbi e prendono per oro colato la propaganda, ripetendola come pappagalli ammaestrati. Del resto, per millenni la maggioranza degli esseri umani ha creduto che il sole girasse intorno alla terra (geocentrismo) e molti tuttora ne sono convinti, nonostante che l’astronomo greco Aristarco di Samo già un paio di secoli prima di Cristo la pensasse diversamente e proponesse l’eliocentismo contro l’errata visione tolemaica (meritandosi pertanto l’accusa di empietà).

Nonostante il XX Congresso del PCUS e il rapporto segreto di Nikita Chruščëv sui crimini di Stalin (febbraio 1956), nella nostra attività politica giovanile, quanti vetero-stalinisti abbiamo incontrato, ancora convinti dopo alcuni lustri che fosse tutta propaganda borghese e anticomunista? E ogni volta che Armando Cossutta rientrava da Mosca, la battuta di rito era: partito comunista italiano, tornato comunista sovietico. Poiché la mentalità stalinista è assai dura a morire, non molto diversamente, purtroppo, accade con gli esaltatori dell’odierno Nicaragua pseudo-sandinista.

In mancanza di un minimo di elasticità mentale e in presenza del meccanismo che fa selezionare solo le opinioni che sappiamo concordare a priori con le nostre, neppure di fronte a un’evidenza si è disposti a rivedere il proprio modo di pensare e le proprie convinzioni personali, riformulando il proprio giudizio in base a innegabili dati di fatto (neppure quando sono ufficiali, ma letti con un occhio più criticamente attento rispetto a quello ottuso della propaganda). L’assioma essenziale e irrinunciabile per chi è di sinistra è che la destra mente sempre, la sinistra (anche quando è pseudo-sinistra) mai. All’interno di questa neo-gesuitica echo-chamber, come la definiscono gli anglofoni (a partire da Marshall Mcluhan), non esiste la verità dei fatti, ma solamente le irrinunciabili opinioni delle quali siamo già convinti. Per cui, se i numeri dicono che anche la supposta sinistra su un determinato fatto sta mentendo, come nello specifico del Covid in Nicaragua, allora sono i numeri ufficiali a non dire la verità. In tal modo, coscientemente o meno, si costruisce un mondo parallelo nel quale prolifera la post-verità, termine che il Dizionario di Oxford definisce: «relating to or denoting circumstances in which objective facts are less influential in shaping public opinion than appeals to emotion and personal belief [relativo a, o che denota, circostanze nelle quali fatti obiettivi sono meno influenti nell’orientare la pubblica opinione che gli appelli all’emotività e le convinzioni personali]» (Post-truth). Tradotto in una formula più rapida e immediata: la realtà è meno importante e meno vera delle convinzioni personali, rafforzate costantemente dalla propaganda interessata alla diffusione del contrario. Il vecchio Blaise Pascal, parlando dei gesuiti, affermò che tra loro era più facile trovare dei frati che delle buone ragioni.

In questo contesto nel quale è del tutto assente lo spirito critico (che dovrebbe essere patrimonio inalienabile della sinistra), è senza dubbio più semplice e più comodo credere che nel biennio 2020-2021 il Nicaragua abbia subìto un cambiamento climatico contrario e opposto al riscaldamento globale, per cui, in un Paese tropicale senza cappotti né sciarpe, il calo repentino e prolungato della temperatura ha provocato un’epidemia incontrollata di raffreddori, influenze e polmoniti mortali. Se, poi, i dati forniti da SINAPRED sulle temperature registrate all’aeroporto di Managua attestano che non si sono affatto abbassate in modo rilevante, ancora una volta sono errati i dati forniti ufficialmente. E, pure in presenza di un sistema sanitario dotato di numerosi ospedali e centri di salute, i casi erano talmente elevati che queste strutture sanitarie non risultavano sufficienti e, oltretutto, come in tutti i Paesi del mondo, queste stesse strutture intervengono su persone già malate, ma non servono per prevenire le infermità, specialmente quelle contagiose.

Quando ci si è autoconvinti di qualcosa, però, si continua a ignorare la realtà e a valutare i dati di fatto in modo del tutto soggettivo, scambiando il sogno con la realtà. Dall’autoconvinzione e autoinganno il passo verso l’allucinazione è assai breve. Il terrapiattismo insegna… e, chissà?, forse è vero che Gesù bambino era Babbo Natale da giovane (tanto che la mucca e l’asinello si sono miracolosamente trasformati in renne con tanto di campanelli e la mangiatoia è diventata una slitta). Del resto, quanti consultano giornalmente l’oroscopo pur affermando «so che non è vero, ma ci credo ugualmente»?

Quasi sempre la verità fa male. Quindi, tanto vale respingerla, anche se si tratta di negare l’evidenza. Si può confutare persino la presenza della famosa mucca nel corridoio, ignorandola o minimizzandola nella convinzione di evitare il problema.

Umberto Eco, che ha ragionato a lungo su quella che definiva “la forza del falso” ed era ben cosciente che la post-verità è una potente arma di propaganda politica (fenomeno già rilevato da Mcluhan), mettendoci in guardia sui rischi che la realtà venga confusa con le sue simulazioni, affermava che «Non è la falsificazione singola che maschera, nasconde, confonde, e per far ciò tenta di sembrare “vera”. È la quantità delle falsificazioni riconoscibili come tali che funziona come maschera, perché tende a rendere inattendibile ogni verità» (Dall’albero al labirinto, Bompiani, Milano 2007, p. 252). Le barzellette propagandistiche sui risultati eccezionali ottenuti dal Nicaragua in relazione alla pandemia si connettono strettamente e indissolubilmente a svariate altre invenzioni (chiamiamole così), utili a presentare un mondo capovolto rispetto alla realtà. Insomma, sempre stando al pensiero geniale di Eco: l’unico e vero complotto è quello dei complottisti che presentano come esistente l’isola che non c’è di Peter Pan, siano essi in buona fede o embedded con una supposta ma non provata «competencia e integridad ética, moral y profesional» e soprattutto cossuttianamente fedeli nei secoli, succeda ciò che succeda.

Redazione
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