La notte

susanna sinigaglia

La notte

Pippo Delbono

È una potente orazione civile quella che porta in scena Pippo Delbono. Seduto davanti a un leggio, accompagnato dallo strumento elettrico  di Piero Corso, in un tono fra il rabbioso e l’accorato l’attore inizia parlando degli ultimi, i migranti che d’estate a volte arrivano sulle nostre spiagge affollate di bagnanti in vacanza.

E il confronto è impietoso, l’immagine è così vivida che non serve commentarla: sta lì, stampata davanti ai nostri occhi. Se il migrante riesce ad arrivare vivo sulle nostre coste, fra lui e quel che trova si apre un abisso difficilmente colmabile. Sappiamo che spesso dovrà affrontare ostacoli enormi per avere un permesso di soggiorno, per trovare un lavoro, un tetto… e se non ci riuscirà, è probabile che finisca in uno di quei centri per il rimpatrio che possiamo annoverare fra i tanti nuovi lager dei nostri tempi. Così l’attore ci racconta, ci mostra il migrante che per strada ferma il passante per chiedergli di concedergli solo cinque minuti di sonno a casa sua, offrendogli in cambio un caffè…

L’attore elabora il monologo sulla base di un testo di Bernard-Marie Koltès, La notte poco prima della foresta.

Ma si trasforma man mano in una orazione civile autobiografica, dove le immagini si sovrappongono alle immagini, le circostanze alle circostanze; un delirio che ricorda “Howl”, “Urlo”, di Allen Ginsberg. E mi vengono in mente alcune vicende che hanno segnato la sua vita; in primis l’incontro con Bobò, sordomuto internato per 47 anni all’ospedale psichiatrico di Aversa, divenuto attore, sensibilissimo protagonista della sua compagnia.

La sua morte nel 2019 gli ha spezzato il cuore.

Mi riaffiora alla mente anche l’incontro di Pippo Delbono con il brigatista Giuseppe Senzani, raccontato nel film Sangue una riflessione sulla violenza che all’attore propone proprio il brigatista. Durante la sua realizzazione muoiono quasi contemporaneamente la madre di Delbono e la moglie di Senzani. Queste vicende arricchirono il film integrandovi anche alcune riflessioni dolorose sulla morte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nella fatica che ora vedo sul suo corpo, nella sua difficoltà a camminare, mi sembra di scorgere la sofferenza che tutte le vicissitudini vissute vi hanno impresso come ferite forse mai del tutto rimarginate. Il lavoro si conclude con la lettura di una lettera che Bernard-Marie Koltès scrisse alla madre, la quale gli rimproverava di considerare l’amore soprattutto come legato al sesso. E chissà se nell’autodifesa accorata di Koltès, non possiamo immaginare una circostanza simile nel rapporto fra Pippo Delbono, omosessuale, e sua madre, fervente cattolica.

Susanna Sinigaglia
Non mi piace molto parlare in prima persona; dire “io sono”, “io faccio” questo e quello ecc. ma per accontentare gli amici-compagni della Bottega, mi piego.
Quindi , sono nata ad Ancona e amo il mare ma sto a Milano da tutta una vita e non so se abiterei da qualsiasi altra parte. M’impegno su vari fronti (la questione Israele-Palestina con tutte le sue ricadute, ma anche per la difesa dell’ambiente); lavoro da anni a un progetto di scrittura e a uno artistico con successi alterni. È la passione per la ricerca che ha nutrito i miei progetti.

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